SUL CAMPO DI BATTAGLIA DELLA MARSAGLIA / CORRERE TRA ORBASSANO,VOLVERA E PIOSSASCO |
Scritto da Vittorio Duregon |
Lunedì 28 Gennaio 2019 00:22 |
Correre in un luogo dell'anima
SUL CAMPO DI BATTAGLIA DELLA MARSAGLIA Una carneficina europea poco nota alle porte di Torino
Da Tetti Francesi un anello di 24 km nella piana tra Piossasco, Orbassano e Volvera
Questo suggerimento di percorso è riferito ad un terreno ideale per ciclisti e i runners che mirano a qualche ora di tranquilla attività sportiva in spazi facili, aperti e panoramici. Si tratta di un lembo della piana che da Piossaco digrada verso Orbassano e Volvera ed è attraversata dai corsi dei torrenti Chisone e Chisola e varie bialere.
L’aspetto e la viabilità della parte inferiore di questo quadrilatero pedemontano a sud-ovest di Torino, è rimasta quella classica delle zone agricole di pianura, con poche cascine sparse su un ampio territorio e collegate ad una essenziale rete di strade asfaltate o ancora sterrate.
La parte superiore invece, poco sotto la sponda destra del Sangone, dove sono ora i centri di Bruino, Sangano, Tetti Francesi e Orbassano, è stata pesantemente modificata dallo sviluppo industriale degli anni 60 e 70. Qui inoltre insiste l’enorme stabilimento ex Fiat di Rivalta con quanto di abitativo vi sta vicino.
Questa trasformazione del territorio, ormai esaurita, ha comportato un grande consumo di suolo fertile e ha lasciato la gravosa eredità di zone disordinatamente urbanizzate, periferiche e anonime.
LA CROCE BARONE E LA BATTAGLIA DELLA MARSAGLIA (o di Orbassano)
Sulla strada che da Tetti Francesi va a Volvera e costeggia a lungo il muro che cingeva la pista di collaudo dello stabilimento Fiat, si farebbe fatica a porre interesse ad una grande croce isolata a lato della strada, la Croce Barone. E' stata collocata postuma nel 1913 e sul cippo di supporto ha incisa una iscrizione retorica e quasi invisibile che non ne chiarisce il significato. Per fortuna c'è una serie di pannelli, seguenti ad un concorso tra artisti, posti sul muro fronteggiante, a ricordare che è riferita alla Battaglia della Marsaglia, un triste evento di oltre trecento anni fa.
Risulta quasi impossibile, oggi, sapere che nei dintorni della Croce Barone,si compì, in campo aperto, una battaglia tra grandi masse, trascurata anche nei libri di storia, se si escludono qualche studio specialistico e le rievocazioni in costume che da qualche anno sono inscenate nel comune di Volvera da vari gruppi di volontari.
Era il 4 ottobre 1693 e una fitta nebbia gravava sulla zona. Quando verso le nove del mattino la nebbia si alzò, due corposi eserciti scoprirono di essere a poche centinaia di metri uno dall’altro. Lo scontro era inevitabile.
Siamo nel periodo delle guerre tra il re di Francia Luigi XIV°, che tentava di imporre la sua egemonia in Europa, e la Lega di Augusta(1686-1697) formata dai suoi avversari uniti: Olanda, Spagna, Inghilterra, Sacro Romano impero, cui si era aggregato da poco il Ducato di Savoia di Vittorio Amedeo II°.
Si fronteggiano da un lato 35.000 francesi guidati dal maresciallo di Francia Nicolas De Catinat, ai quali è aggregato un contingente irlandese. Dall’altro 25.000 Alleati, un composito esercito europeo costituito da Piemontesi, truppe ‘imperiali’ del Sacro Romano Impero, spagnoli e italo meridionali, bavaresi e principati tedeschi, milanesi, e infine ‘religionari’ con apporti ugonotti e valdesi.
La vittoria arrise ai francesi in virtù della superiorità numerica e di una maggiore compattezza e disposizione tattica.
Già nel pomeriggio il Catinat restò padrone del campo, e le sue truppe si abbandonarono agli abituali 'diritti' di saccheggio e violenze sul territorio investendo Volvera e le cascine dei dintorni fino a Piossasco. I due principali comandanti degli Alleati, il duca Vittorio Amedeo II di Savoia e il cugino, principe Eugenio di Savoia, comandante degli imperiali, furono costretti a ritirarsi e a rifugiarsi nel castello di Moncalieri.
Fu una cocente sconfitta per il Duca di Savoia, ex alleato fedifrago di Luigi XIV°. Una replica, ancora più pesante, della sconfitta subita nella battaglia della Staffarda, avvenuta tre anni prima, sempre contro il Catinat. La rivincita, importante e definitiva, sarebbe arrivata tre anni dopo, con la rottura dell’assedio di Torino, il ritiro dei francesi dal Piemonte e il riconoscimento del Ducato come riconosciuta entità diplomatica
europea, quello che era il vero obiettivo strategico del Duca di Savoia.
Staffarda e Marsaglia, furono quindi solo episodi militari sfortunati, non decisivi,destinati ad entrare rapidamente nell’oblìo e ad essere espunti dal futuro racconto agiografico nazionale. Ancora oggi a fatica se ne scorge qualche citazione, in stridente contrasto con le celebrate battaglie dell’Assedio di Torino e dell’Assietta, di poco successive e con un numero ampiamente inferiore di vittime.
Una carneficina
Alla Marsaglia poche ore si svolse una orribile carneficina, gli storici parlano di 10-12.000 morti. Le tracce nelle cronache locali dicono che i cadaveri erano troppi e rimasero insepolti. A causa del fetore le popolazioni dovettero abbandonare le case per rientrarvi solo a Pasqua,
delle squadre per raccogliere in fosse comuni i resti umani ancora rimasti, dopo essere stati a lungo esposti a fiere e sciacalli.
Sui campi di Orbassano e Volvera rimase per lungo tempo lo choc tra la popolazione.
E per lungo tempo fu solo la pietà popolare tenere viva la memoria.
Vennero poste sui campi decine di croci di legno e periodiche processioni venivano effettuate come per esorcizzare incubi e fantasmi e purificare una terra ritenuta maledetta e ammorbata.
Le croci rimasero per molti anni, e alcune vennero poi trasformate nei piloni e capitelli votivi presenti in gran numero nella campagna.
La dinamica dello scontro
I francesi avevano effettuato un capolavoro logistico, calando in val di Susa attraverso il Colle delle Finestre, anziché dalla val Chisone, e cogliendo così alle spalle gli alleati che stavano cingendo d'assedio la piazzaforte di Pinerolo. Dopo aver devastato Avigliana e razziato e incendiato il castello di Rivoli e la reggia della Venaria, si erano schierati in una linea retta, suddivisa in tre segmenti, che andava da Piossasco fino a Prabernasca, frazione tra Rivalta e Orbassano.
Gli alleati, che avevano precipitosamente smontato l'assedio a Pinerolo, erano schierati in posizione speculare con i piemontesi di Vittorio Amedeo II° sul segmento destro, gli imperiali del Principe Eugenio al centro, Spagnoli, Milanesi, portoghesi e italo meridionali sulla sinistra. I due segmenti esterni francesi sopravanzavano leggermente gli alleati per via della superiorità numerica.
Pochi metri davanti ad ogni segmento,sia i francesi che gli alleati avevano schierato l’artiglieria, che aveva il compito di scompaginare e sfoltire le fila nemiche nella prima fase della battaglia. Le cavallerie erano schierate sulle ali. Il Catinat, eccellente tattico aveva anche provveduto ad occupare il giorno prima con una compagnia di cavalieri l’altura di Piossaco per avere eventualmente una maggiore visuale dall’alto. Questo fattore sarà importantissimo il giorno dopo quando ad un certo punto realizzerà che lo schieramento nemico era più aggredibile sul fianco sinistro. Alle ore 9 quando la nebbia si alzò gli eserciti erano a distanza di qualche centinaio di metri e si vedevano chiaramente tra di loro. Il Catinat fece avanzare lentamente i suoi mantenendo l’allineamento fino a quando, giunti a distanza utile, diede alle artiglierie l’ordine di iniziare a sparare. Analogamente risposero gli alleati. Dopo due ore di martellamento quando il Catinat ritenne il momento maturo,fece partire l’assalto con la fucileria e la baionetta. Gli assalti francesi al centro dello schieramento furono ripetutamente respinti da piemontesi e imperiali, tanto che coltivarono per un certo tempo l'illusione di poter vincere.
Ad un certo punto però arrivò la notizia che i francesi avevano messo in rotta l’ala sinistra dello schieramento alleato, nonostante alcuni episodi di eroismo come quello degli spagnoli del tercio Lisbona che fu completamente annientato mentre cercava di resistere sulla linea di quella che ancora oggi si chiama la 'Bealera Lisbona'.
La posizione del Principe Eugenio al centro, ora attaccato anche sul fianco sinistro, divenne ben presto molto pericolosa e per evitare guai maggiori, con il cugino, fu decisa la ritirata.
La cavalleria piemontese fu mandata all’attacco in prima linea in modo da coprire lo sganciamento del grosso dell’esercito che ripiegò con un
certo ordine prendendo la via del castello di Moncalieri.
Il Catinat rimase padrone del campo ma rinunciò all’inseguimento e, alle soglie dell'inverno, scelse di dirigersi verso un territorio sicuro, la piazzaforte francese di Pinerolo. La guerra di Luigi XIV° contro la Lega di Augusta, combattuta su due fronti, quello maggiore del nord-centro Europa e quello piemontese,minore, era per i francesi molto onerosa e complessa.
Era importante preservare la forza degli effettivi e non mettere a rischio la saldezza strategica imperniata sul possesso francese della Val Chisone e di Pinerolo.
Il campo oggi
Quali tracce di questo evento rimangono oggi? Tracce minime, quasi nulla.
La principale è la croce postuma collocata nel 1913 a Tetti Francesi, la Croce Barone, punto di partenza e di arrivo del presente percorso. Nei dintorni della croce vi fu l’epicentro della battaglia.
Un altro monumento, una lapide sempre di posa recente, si trova davanti al castello-cascina della Marsaglia, ora in stato di abbandono ma ancora imponente. Marsaglia è una località che dista alcuni chilometri dal campo di battaglia, oltre il torrente Chisola, nel territorio di Cumiana.
Quivi però la sera del 4 ottobre il Catinat scrisse il primo dispaccio per Luigi XIV denominando ‘della Marsaglia’ quella che più propriamente avrebbe dovuto essere chiamata ‘ battaglia di Orbassano’.
Rimangono anche due targhe commemorative, una posta all’esterno del Municipio di Orbassano, l’altra alla cascina Doirone, nel territorio di Rivalta, posata dallo storico torinese Claretta e dedicata al Catinat, che lì aveva posto la sua base il giorno prima della
battaglia.
Vivono ancora i toponimi delle località nel cui perimetro si svolsero gli scontri, da Marchile di Piossaco, punto estremo dello schieramento francese fino alla regione Gerbole, dove vi fu l'epicentro della battaglia.
Qui, nel suolo non occupato dall’ex stabilimento Fiat di Rivalta, esistono tuttora le cascine di Gerbole tra le quali maggiori furono gli lo scontri e maggiori i ritrovamenti di armi,oggetti e ossa : cascina Canta, cascina Scaglia, località Zucche, tetti Favari.
Nella lapide, posta recentemente in anni di unità europea, di fronte alla cascina della Marsaglia sta scritto:
300° ANNIVERSARIO BATTAGLIA DELLA MARSAGLIA 4 OTTOBRE 1693 - 24 OTTOBRE 1993
ATTENTO, UOMO QUESTA TRANQUILLITA’ NON E’ PACE QUESTI PROFUMI QUESTO SILENZIO NON E’ SPIRITO
ASCOLTA PIU’ PROFONDAMENTE SI SENTONO ANCORA I GEMITI DELLE AGONIE DEI GIOVANI D’EUROPA MASSACRATI IL 4 OTTOBRE 1693
NEL TUO PASSARE RITIENITI FORTUNATO ALLARGA LE MANI AFFINCHE’ IN ALTRE TERRE, IN ALTRE DATE NON SI SENTA NEL VENTO IL RIMORSO DELL’UMANITA’
FOTOPERCORSO
LA PARTENZA
Croce Barone. La direzione di corsa è verso Tetti Francesi.
La Croce Barone si raggiunge dalla rotonda di Tetti Francesi prendendo a sinistra Via Enrico Mattei e successivamente a sinistra in Strada Antica di Pinerolo.
Dopo c 500 m prendere la stradina asfaltata sulla ds in direzione Cascina Canta.
Sulla sinistra una vecchia discarica e un fosso: è la bealera dell'Airabroc. Fu sfruttato come minimo riparo naturale e vi furono accaniti scontri. Siamo nel cuore della battaglia.
Arrivo a Cascina Canta, ora hotel ristorante.
Dopo Cascina Canta proseguire per qualche centinaio di metri, poi prendere una stradina asfaltata sulla sinistra.
Al fondo del rettilineo si arriva in località Tetti Favari. Svoltare a destra in via Gerbole. Siamo sempre nell'epicentro della battaglia.
All'incrocio tra via Gerbole e la statale Orbassano-Volvera proseguire diritti oltre la statale. Qui siamo in regione Zucche, anche questa citata nelle antiche cronache come luogo di combattimenti.
Svoltare a destra in via Bongiovanni e proseguire verso il cavalcavia sull'autostrada Torino - Pinerolo.
Dopo il cavalcavia proseguire diritti, poi svolta a sinistra e dopo 100 metri svolta a destra in corrispondenza di un capitello. Di qui sempre diritti fino all'arrivo sulla ciclovia sterrata proveniente da Stupinigi, che si prende a destra verso Volvera.
Sulla ciclovia sterrata andando verso Volvera.
Ora stiamo allontanando dall'epicentro, zona Gerbole, per dirigerci verso la Cascina della Marsaglia.
Passeremo per Volvera,borgo saccheggiato dalle truppe del Catinat dopo la battaglia.
Passato il cimitero si entra in Volvera per arrivare sulla statale Volvera - Airasca .
Passare il ponte sul Torrente Chisola.
Proseguire in direzione Airasca fino a trovare le indicazioni per svoltare a destra verso varie cascine con le denominazioni.
Siamo sempre nella ciclovia.
Addentrarsi nella campagna proseguendo sempre diritti e saltando le indicazioni sulla destra per Cascina Fantasia,Cascina Crimea,Cascina Galletta.
Finalmente prendere per Cascina Baronera, da cui in poche centinaia di metri si arriverà alla nostra meta : la cascina della Marsaglia.
Cascina-castello della Marsaglia è abbandonata e chiusa. Oltre il muretto si vede la sua imponenza.
La lapide posta sulla strada.
Proseguire oltre Marsaglia sino ad arrivare poco dopo cascina Castelletto, ad un trivio di strade asfaltate, dove si prende di fronte a noi una pista sterrata interpoderale che ci porterà al guado sul Torrente Chisola.
A questo punto , siamo già al 19° km, e in linea d'aria il punto di partenza non è lontano. Però c'è il torrente Chisola di mezzo e non c'è nessun ponte o passerella. Bisognerà guadare. Piedi in acqua quasi al ginocchio; guado effettuato a gennaio 2019 con inverno secco.
Superato il Chisola si prosegue mempre diritti lasciando sulla sinistra le deviazioni per Cascina delle Albere Nuove e Brentatori.
La strada diventa ora asfaltata. Proseguire sempre diritti, superando anche la rotonda della strada Piossasco-Volvera che si para davanti. Dopo la rotonda c'è ancora c 1 km per arrivare alla Croce Barone.
LE FOTO
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