UN ECCELLENTE MONTE BIANCO SEGRETO / MERIDIANI Montagne n.96 / Dicembre 2018 |
Scritto da Vittorio Duregon |
Mercoledì 02 Gennaio 2019 21:37 |
MERIDIANI MONTAGNE n. 96 Dicembre 2018
UN ECCELLENTE
Parlando di riviste di montagna,rivolte al popolo degli escursionisti e alpinisti, come sappiamo, ormai da qualche anno La Rivista della Montagna, Alp, e l’edizione italiana di Vertical hanno chiuso.
E’ rimasto un grande vuoto nel settore.
E vero che molto, tantissimo,è stato scritto in mille pubblicazioni e che c’è tutt’ora una abbondante offerta di libri di vario argomento e livello.
A tutto questo si è aggiunto il Web e in particolare You Tube che possono soddisfare e al contempo alimentare ogni più particolare e originale curiosità.
Tuttavia un interesse primario, un quadro generale da cui iniziare la ricerca devono pur esserci.
Se parliamo di Monte Bianco poi, più ne sappiamo e più ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con un sistema enorme, che non ne avremo mai una conoscenza soddisfacente ed esaustiva,come si può ad esempio conoscere una singola montagna, pur importante, come il Monviso, il Cervino, il Sassolungo,o anche il K2.
La testata MERIDIANI Montagne, bimestrale di fascicoli monografici dedicati ai principali gruppi montuosi italiani e nel mondo, ha messo in edicola a fine dicembre 2018 il suo n° 96 significativamente intitolato ‘MONTE BIANCO SEGRETO’.
D’altronde il lettore esigente deve pure accontentarsi,condividere, e ringraziare. Già le sole cartine allegate, originali e di grande dettaglio, valgono il prezzo.
Non è questo comunque il caso di ‘MONTE BIANCO Segreto’, un fascicolo molto denso dedicato a settori e temi meno noti del vasto gruppo alpino.
E’ vero che le guide del CAI descrivono metro per metro e in modo estremamente democratico ogni settore, ma per comprendere veramente ed eventualmente accendere dei desideri di nuove esperienze nel Monte Bianco,oltre le mete più battute, ci vogliono racconti, suggestioni, foto, e un senso generale più ampio.
Molto spesso si tratta di fare delle riscoperte, e in questo senso questo il fascicolo risulterà non solo consigliabile, ma indispensabile e degno di entrare in qualsiasi ampia raccolta di testi e guide dedicate al Monte Bianco.
Entriamo nel merito.
Il direttore Marco Albino Ferrari ci guida alla riscoperta di una via di grande fascino. Avevo dimenticato, o forse non l’avevo mai notato, perché non valorizzata nemmeno nella guida del CAI a firma Gino Buscaini, edizione 1994, in evidente assenza di info dettagliate, che esiste una magnifica via di cresta della premiata cordata Burgener - Kuffner del 1887 sulla Aiguille des Glacers, nella zona sud del gruppo. Una zona alpinisticamente poco frequentata ma facilmente accessibile a costo zero dal Rifugio Elisabetta e dal Bivacco Hess, peraltro ben nota ai trailers perché qui, sul Col de la Seigne, in piena notte, l’UTMB entra in territorio italiano.
Da poco ristrutturata dopo un secolo di semi abbandono, è una meta splendida ma ha un approccio ancora difficile, in attesa che venga attrezzato ex novo un nuovo tracciato in sostituzione del vecchio, ormai impraticabile a causa del ritiro del ghiacciaio..
Piero Crivellaro, storico dell’alpinismo sempre originale, effettua una ricostruzione della via dei primi salitori al Monte Bianco, quella della Jonction, ora abbandonata per la sua pericolosità, ma di grande interesse, ricchissima di foto, disegni e con una interessante scoperta di archivio: una mappa della via disegnata dal primo salitore il dottor Paccard.
Un altro settore mai abbastanza conosciuto, anche perché complesso e difficile è quello dell’alta Val Ferret, il versante di nord est del gruppo, oggetto di una proposta di Enrico Camanni.
Una escursione sicura al Bivacco Comino permette di entrare nel mondo selvaggio e severo del piccolo bacino del Giacciaio del Mont Greuvetta, anticamera dei più grandi e successivi bacini del Triolet e Prè de Bar, dove svettano cime importanti come le Aiguilles de Triolet, di Talèfre, Dolent .
Il nome Greuvetta suona un po' sinistro perché evoca ancora oggi la morte dell’alpinista di punta genovese Paolo Armando avvenuta nel 1971 in un tentativo sulla tetra parete Nord. Il versante qui descritto però, è quello sud est, più solare, ma comunque grandioso e ricco di magnifici itinerari su roccia, anche se riservati ad una ristretta élite. Viene anche rievocata da Camanni con ampiezza di dettagli la figura di Gianni Comino, importante innovatore e realizzatore, agli albori della tecnica piolet traction alla fine degli anni 70. Ricco il corredo fotografico tra cui suscita particolare emozione una bella foto che ritrae insieme tre amici, tre grandi che hanno amato troppo la montagna: Gianni Comino, Giancarlo Grassi e Renato Casarotto.
Nella letteratura di montagna il settore dedicato al Monte Bianco è ampio e sempre continuamente alimentato, ma questa pubblicazione, ricca e così accessibile, non solo aggiunge cultura nuova e utile, ma crea per chi è giovane adesso qualche nuovo orizzonte in più, qualcosa di nuovo da sognare.
FOTO
|