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DOPO 20 ANNI LA RINASCITA NEL 2011 COME TOUR MONVISO TRAIL
Scritto da Carlo Degiovanni   
Sabato 16 Giugno 2018 08:42

 

 

 

DAL GIRO DEL MONVISO AL

 

 

 TOUR MONVISO TRAIL

 

- 4 -

 

7 GIUGNO 2011 

 

IL LUNGO SONNO ED IL RILANCIO DELLA

 

  PODISTICA VALLE VARAITA

 

 

 

Dopo l’esperienza mutilata del 1989 il Giro del Monviso, in versione sportiva, entrò

“in sonno” e vi rimase per 22 anni!!!

 

 

Non ebbe vita facile Valerio Bergerone a trovare un sostituto che prendesse il

timone della “sua” creatura.

 

In attesa di tempi migliori il Monviso divenne protagonista di altre imprese sportive

quali il record di salita alla vetta di Dario Viale (al vero realizzato, in sordina, nel

1986) ed il record di salita e discesa realizzato da Paolo Bert nel 2011.

 

Per tutti quegli anni i sentieri del Monviso furono percorsi solo dagli semplici

escursionisti, “randonneur” francesi in testa.

 

Fu anche “teatro”, il Monviso, del triste cerimoniale dell’ampolla d’acqua prelevata

annualmente alle sorgenti del Po ignorando, i protagonisti, che l’acqua raccolta

discendeva direttamente da una Punta che ha come nome, ironia della sorte, 

Punta Roma! Segnalo la carenza della “geopolitica padana” e mi taccio.

 

monviso-2995196 1280

 

 

Intanto in Valle Varaita nasceva e prosperava una nuova creatura sportiva: la

Podistica Valle Varaita coordinata da Giulio Peiracchia che aveva messo il

competente sguardo su due gemelli di Rore dal cognome altisonante per lo sport

valligiano.

 

 

Dematteis era, infatti, sinonimo di grandi atleti valvaraitini soprattutto nello sci di

fondo. Loro si chiamavano (e si chiamano ancora) Martin e Bernard e contribuirono

in modo determinante alla crescita quantitativa e qualitativa della compagine sportiva.

 

La sera di martedì 7 giugno 2011 a Manta, nel saluzzese, si svolgeva l’ennesima

edizione di una particolare manifestazione sportiva a cronometro individuale di Corsa

in Montagna,la Cronoscalata (con annessa discesa) al Castello

 

Protagonisti furono proprio i gemelli Dematteis già assunti oramai agli onori dei podi

riservati ai campioni.

 

Ma quella sera la classifica della competizione divenne un fatto secondario: i

convenevoli del dopo gara (e forse qualche bicchiere di vino) determinarono

l’imminente necessità di allestire, seduta stante, una riunione.

 

Protagonisti della riunione gli stessi gemelli Dematteis, Matteo Dematteis, Simone

Peyracchia, Silvio Barra, Giorgio Pelissero, Paolo Fusta, Daniele Catalin, Carlo

Degiovanni e, forse, qualche altro atleta.

 

Ordine del giorno: FARE RIVIVERE IL GIRO DEL MONVISO!!!

 

 L’accorato appello veniva in particolare modo dai giovani atleti della Podistica Valle

Varaita desiderosi di misurarsi con un’impresa dal sapore mitico.

 

La riunione si concluse con impegno: appuntamento domenica 26 Agosto alle ore

7,00 a Pontechianale per una verifica del tracciato della “futura gara” cercando

sentieri alternativi che valorizzassero anche i nuovi Rifugi Bagnour e Alpetto.

 

Alla data indicata un nutrito gruppo di atleti si ritrovò sulla piazza di Pontechianale: ai

protagonisti della serata mantese (con limitate defezioni) si aggiunsero altri atleti ed il

gruppo raggiunse la quindicina di partenti.

Giornata splendida ed i giovani Valvaraitini scomparvero subito dalla vista dei più

“esperti” partecipanti al “numero zero” del progettando nuovo Giro del Monviso.

 

I vari gruppi sperimentarono vie diverse: il semplice “Giro”, il transito al Rifugio

Bagnour ed all’Alpetto, il transito al Rifugio Giacoletti con discesa ardita dal Couloir

del Porco…qualcuno di corsa (i più giovani) e qualcuno rigorosamente al passo

compirono l’”impresa”.

 

L’avventura si concluse, per i più lenti, alle 19,30 dopo avere percorso chi 40, chi 50 e

chi addirittura 57 Km alla ricerca del migliore tracciato.

 

 

La valutazione finale fu umanime: IL GIRO DEL MONVISO DEVE RIVIVERE!!!

 

E si…ma chi prenderà il testimone lasciato da Valerio Bergerone 22 anni prima?

 

 

Lo scopriremo solo vivendo, o meglio, leggendo la prosecuzione del “racconto”.

 

 

 

 

 

DAL GIRO DEL MONVISO AL

 

 

TOUR MONVISO TRAIL

 

 

- 5 - 

 

L’INCONTRO CON IL PARCO DEL PO CUNEESE

 

 

Il progetto del “nuovo” Giro del Monviso rimase nel “libro dei sogni” dei promotori

per un anno intero!

 

 

Mancava un punto di riferimento quale un’Associazione Sportiva,

una Pro Loco, un Comune o qualsiasi altro soggetto che potesse fare

da contenitore del progetto.

 

 

Non che non si sia cercato ma la nuova avventura spaventava per le dimensioni

tecniche e, soprattutto, per i costi economici specie in tempi nei quali le casse degli

Enti pubblici non garantivano più la generosità degli anni ’80.

 

Incontri ufficiali ed ufficiosi si sono susseguiti per tutto il 2011 e parte del 2012

conclusi tutti con un “nulla di fatto” fino a che sul finire del 2012 successe il

“miracolo”!

 

La “convocazione” giunse per telefono: l’invito ad un incontro perveniva dal Parco del

Po Cuneese e l’oggetto dell’incontro stesso era proprio la possibilità di riproporre

il vecchio Giro del Monviso.

 

Un incontro del tutto casuale generato da due progetti paralleli: da una parte i

 protagonisti della riunione Mantese che avevano finalità sportive e dall’altra il Parco

che pensava alla manifestazione quale veicolo per promuovere il territorio del

Monviso.

 

L’incontro si svolse negli uffici saluzzesi del Parco presenti il Presidente Silvano

Dovetta ed il Direttore  Massimo Grisoli.  Giorgio Pelissero, Paolo Fusta ed io

rappresentavamo, invece, il nucleo sportivo.

 

Avendo un obiettivo comune non fu difficile trovare l’intesa per una proficua sinergia.

Si avviò subito un tavolo tecnico per affrontare i primi problemi tra i quali il più

rilevante era costituito dalla necessità diottenere dalle autorità francesi del Parco del

Queyras il permesso a transitare interra francese.

 

E si perché, nonostante la caduta di muri e l’Europa di Scenghen le

cose, in materia, erano profondamente cambiate rispetto agli anni ’80 del secolo

scorso.

 Occorreva poi predisporre il tracciato ad iniziare dalla individuazione della località di

partenza ed arrivo.

 

I soggetti interessati erano due ovvero i Comuni di Pontechianale e Crissolo.

La scelta cadde su Crissolo anche perl’indisponibilità manifestata dal Comune

varaitino.

 

Il percorso individuato prevedeva la salita, da Crissolo, al Colle delle Traversette

via Pian Regina e Pian del ReNiente transito nel “Buco di Viso” in quegli anni

ancora impraticabile. Proseguimento classico al Refuge du Viso, Passo Vallanta,

Grange Gheit, Passi San Chiaffredo e Gallarino, Pian del Re e Crissolo.

 

Per espresso volere dell’Ente promotore si pensò anche ad un percorso più breve ed

a una “camminata” per fare in modo che la manifestazione sportiva coinvolgesse il

maggior numero di persone possibile.

 

La “guida” tecnica venne affidata alla Podistica Valle Infernotto che costituì un

Comitato Organizzatore con all’interno le Associazioni che avevano dato la

disponibilità a sostenere l’iniziativa: il Cai Sezione Monviso di Saluzzo, gli Amici

del Po di Villafranca, la Pro Loco di Crissolo, i “Pisteur” divenuti oggi

Salvamento Monviso, la Podistica Valle Varaita, il Cai di Barge, lo Sci Club

Monviso e l’u.s. Sanfront Atletica.

 

 

Hervè Tranchero la storica guida e gestore del Rifugio Quintino Sella non poteva

non essere della partita!

 

A quel punto non rimaneva che individuare la data, 1 Settembre 2013, ed il nome

della manifestazione:

 

 

TOUR MONVISO INTERNATIONAL TRAIL per la distanza più lunga

TOUR MONVISO RACE per la distanza più breve e

TOUR MONVISO WALK per gli appassionati di camminate.

 

 

Il lavoro organizzativo partì fin dal mese di Novembre 2012 sulle ali dell’entusiasmo

ma una brutta sorpresa attendeva gli Organizzatori!

 

Il fattaccio successe nella francese Ristolas ed era l’8 giugno 2013…

 

 

 

 

 

 

DAL GIRO DEL MONVISO AL

TOUR MONVISO TRAIL

 

 

- 6 -

“TRA I FRANCESI CHE SI INCAZZANO”

L’OTTO GIUGNO DI RISTOLAS

IL GIRO “VIETATO” E LA “SCOPERTA” DEL PASSO CALATA’

 

 

Pare strano ma ciò che fu possibile in tempi di dogane e frontiere (fine anni ’80)

divenne impossibile nell’Europa di Shengen!

 

Il progetto era partito sulle ali dell’entusiasmo ancorché, causa soprattutto

l’indisponibilità di Pontechianale, occorresse riprogettare il tutto prevedendo

l’innovativa partenza ed arrivo a Crissolo in alta Valle Po.

 

La data, come già scritto, era definita nella domenica 1 settembre rispettando la fine

della stagione turistica ed anticipando la “sacra” fiera di San Chiaffredo.

 

Il tracciato, descritto al precedente “racconto”, prevedeva il transito in terra francese

essendo impossibile effettuare in giro del Monviso (in forma escursionistico / sportiva)

senza superare la frontiera.

 

 

A tale fine il Parco del Po Cuneese, titolare della manifestazione sportiva, aveva

provveduto in tempo a chiedere (ed ottenere) l’autorizzazione al transito da parte del

francese Parco del Queyras. D’altra parte gli stessi sentieri sono percorsi

da migliaia di escursionisti ogni anno…

 

Tutto chiaro, scontato ed organizzato, dunque, senonché nei primi giorni del mese di

Giugno, a organizzazione ampliamente avanzata, giunse una missiva dalla terra

francese a nome della “Réserve Naturelle Nationale de Ristolas

contenente una convocazione nella sede della Réserve per il giorno  8 Giugno con

l’obiettivo di valutare l’impatto ambientale del transito della manifestazione sul

territorio di loro esclusiva competenza pur essendo inserito nel più

territoriale Parco del Queyras.

 

A me, direttore di gara e momentaneamente impegnato in una vacanza in terra

sarda, giunse una telefonata “ufficiosa” che mi annunciava l’infausto esito della

riunione francese: le autorità non autorizzavano il transito del Tour Monviso Trail

nel tratto di loro competenza (Passo Traversette – Passo di Vallanta)!

 

 Tradotto in termini reali: il Tour, così come progettato, non si può fare!

 

allegato racconto n. 6

 

Giunse poi anche la telefonata ufficiale dell’ovviamente preoccupatissimo Direttore

del Parco del Po Cuneese sorpreso dal cambio di opinione dopo l’assenso del Parco

del Queyaras…

 

La motivazione ufficiale fu il non avere ancora previsto (l’Ente francese) un

dispositivo di regolamentazione delle manifestazioni sportive sul proprio territorio

ma appariva chiaro che la risposta formale era una “copertura” ad un diniego

che partiva da altre motivazioni.

E’ interessante raccontarle, queste ultime, attingendo ai fondati ricordi dei presenti

all’assise…

 

La convocazione non riguardava solo il Tour Monviso Trail ma anche la “Iron Bike”

che intendeva transitare, nella edizione 2013, sullo stesso territorio in senso opposto

con mountain bike, moto di servizio ed elicottero per le riprese e l’assistenza.

 

Fu questa manifestazione a creare i problemi di natura ambientale che portarono al

diniego che, per non creare “figli e figliastri”, venne esteso anche ad entrambe le

manifestazioni!

Conseguentemente, l’Iron Bike deviò dal Rifugio Vallanta verso il Passo San

Chiaffredo ecc… mentre per il Tour Monviso Trail fu completamente stravolto nella

sua essenza ovvero effettuare il Giro del Monviso!

 

“Che fare?” In questo caso non si tratta della celebre opera politica di Lenin di inizio

‘900 ma del quesito che assalì il Comitato organizzatore a fronte del diniego

francese! La tentazione di fare cadere il progetto fu grande; furono analizzate

anche idee piuttosto ardite se non impraticabili al fine di realizzare ugualmente la

manifestazione del tipo “invece del Passo Traversette saliamo direttamente il Passo

Due Dita…”.

Superato lo sconforto iniziale prese consistenza una idea originale: trasformare il

Giro “del” Monviso nel Giro “nel” Monviso!

Un tracciato che mantenesse le difficoltà tecniche ma che si sviluppasse interamente

sul versante italiano.

 

Nacque così un Percorso spettacolare sotto lo sguardo costante del Monviso:

Partenza ed Arrivo sempre a Crissolo ma, dal Pian del Re salita al Rifugio

Giacoletti, transito al Rifugio Quintino SellaPasso San Chiaffredo, Rifugio

BagnourVallone dei Duc, Passo Calatà e transito al Rifugio Alpetto.

 

 

Distanza e dislivello invariati, ma quel Passo Calatà quante sofferenze avrebbe

prodotto Domenica 1 settembre, la data individuata per la ripresa…

 

 

 

 

DAL GIRO DEL MONVISO AL

TOUR MONVISO TRAIL

- 7 -

DOMENICA 1 SETTEMBRE 2013 

A CRISSOLO PRENDE VITA LA CREATURA DEL PARCO DEL PO CUNEESE

 

 

 

Uno scenario incomparabile ed il respiro del Monviso sui 325 iscritti e…chi se non Paolo Bert e Daniela Bonnet alla “prima” del Tour Monviso Trail?

Nato come Tour del Monviso e divenuto, per cause esterne, Tour nel Monviso ha fatto il suo esordio, in terra crissolina, il TourMonvisoTrail. La sorte (leggasi: i divieti francesi) ha “costretto” gli organizzatori ad una felicissima scelta: rinunciare al Queyras e sviluppare l’intero percorso in territorio italiano scoprendo scenari montani incomparabili alcuni dei quali sconosciuti ai più.

 

5 9

Complice una giornata inaspettatamente perfetta dal punto di vista meteo, il “Re di Pietra” per una volta almeno non ha fatto il timido ed ha potuto assistere, dai suoi 3842 metri di quota, all’opera allestita dai 325 iscritti che alle 6 del mattino già popolavano Crissolo, comune montano in alta Valle Po di sole 162 anime.

Due le proposte agli appassionati:

Il Tour Monviso Trail molto “muscolare” sulla distanza di 43 Km (il notaio afferma 43,5) con dislivello di 3060 metri più o meno precisi.

La Camminata Piccolo Tour sulla distanza di 20 Km e circa 1400 metri di dislivello.

Sono stati 325 gli appassionati che hanno risposto all’appello della “prima”: un numero inaspettato se si pensa che la manifestazione è nata nel mese di marzo ed ha avuto pochissimo tempo per crescere!

Alla partenza 290 hanno confermato l’impegno: 202 sulla lunga distanza ed 88 sulla breve.

La sintetica cronaca: In otto si sono presentati al primo controllo del Pian del Re: Paolo Bert (La Sportiva) in meno di 40 minuti seguito da Danilo Lantermino (Lafuma), Massimo Depetris (Valle Infernotto), Claudio Garnier (Valetudo), Maxim Ioan (Valle Varaita), Fabio Cappelletti (Genzianella), Wilhem Bonato e Franco Aglì (Angrogna).

La gara si è fatta più selettiva al passaggio tecnico del Coulour del Porco dove Paolo Bert, transitato al Rif. Giacoletti in 1 ora e 15 minuti, ha acceso i motori ed ha allungato la fila dei migliori: a resistergli da vicino Lantermino, Garner e Depetris.

Dicesa e risalita al Quintino dove il vantaggio di Paolo Bert (1.57 circa il passaggio) si è fatto più consistente: quattro i minuti di vantaggio su Lantermino, 8 su Claudio Garnier e 12 sulla coppia Maxim – Depetris.

Il successivo passaggio al Bagnour ha scavato un solco anche nel gruppo dei primattori: ancora Bert a fare la gara (passaggio in 3 ore e 4 minuti circa) con Lantermino a 4 minuti, Garnier a 12, Ioan a 16 ancora   Depetris. Sulla testa della gara, complice una discesa con i fiocchi, si è affacciato Fabio Cappelletti in compagnia di Franco Aglì.

Il vallone dei Duc con annesso Passo Calatà (2940 mt.) ha fatto ulteriore selezione con Bert che ha segnato la differenza transitando al Passo S. Chiaffredo in 4 ore e 14 minuti. A seguire Lantermino (14 i minuti di distacco), Garnier (20 minuti), Ioan Maxim (27 minuti), Depetris (31 minuti), la new entry Domenino Massimo (33 minuti) e Cappelletti (35 minuti).

La discesa finale (14 Km) ha registrato la marcia trionfale di Paolo Bert fino al traguardo di Crissolo (5 ore 15 minuti e 30 il suo tempo/record), il forte recupero, in termine di tempo e non di posizione, di Claudio Garnier su Lantermino, complice un leggero infortunio di quest’ultimo sulla parte più facile del tracciato, il ritiro di Massimo Depetris e l’exploit di Massimo Domenino autore di una prova costante ed autorevole che lo ha condotto a ridosso delle prime posizioni.

Le protagoniste femminili sono state 28 con il dominio assoluto di Daniela Bonnet (GASM Torre Pellice). La sua forza l’ha dimostrata conquistando la 14 piazza assoluta in 6 ore 27 e spiccioli. Protagonista di decine di vittorie in manifestazioni simili scrive il proprio nome nell’albo d’oro accanto a quello del vincitore maschile Paolo Bert. Si attendono circa 55 minuti per registrare l’arrivo della forte atleta cuneese Sara Marino (Dragonero). Distacchi notevoli anche per le altre protagoniste: Stefania Albanese (ASD Star – 8.00.38) e Sandra Casellato (SD Baudenasca 8.02.27).

Questa la fredda cronaca dello svolgimento della manifestazione sportiva fatta da chi non l’ha vissuta in prima persona. C’è, però, chi la vissuta “dal di dentro” ed ha voluto raccontarla. Un coinvolgente ed avvolgente racconto lungo quanto il TourMonvisoTrail ma capace di fare vivere, a chi avrà la pazienza di leggerla fino in fondo, le sensazioni e le emozioni che solo l’incontro con il Monviso sa produrre: l’autrice si chiama Giancarla Agostini ed alla prossima puntata ci farà danzare al cospetto del Re di Pietra…

 

 

 

DAL GIRO DEL MONVISO AL

TOUR MONVISO TRAIL

- 8 -

UN RACCONTO - ROMANZO DI GIANCARLA AGOSTINI

LUNGO QUANTO IL T.M.T. MA NE VALE LA PENA!

 

 

Detto dei protagonisti assolutamente competitivi della “prima”, sia pure in versione sovranista, lascio la penna ad una protagonista in puro “spirito Trail” che ci va vivere le emozioni e fatiche dei più…

Solo io posso esser capace di cotanta idiozia. Imbecille, imbecille, imbecille: imbecille al cubo. Solo io posso dare appuntamento all'uomo più bello e fascinoso che si sia mai visto sulla faccia della Terra, in una città, ad un indirizzo e ad un'ora che ho deciso io stessa, e riuscire a non trovarlo. Solo io posso mettermi a girare in auto come una trottola alle quattro del mattino, senza capir più nulla, in preda al panico, in un paese che conosco come le mie tasche, mentre il tapino continua a ripetermi al telefono che lui è proprio lì dove gli ho detto di trovarsi... Che per giunta è l'indirizzo di casa di mia sorella! Solo io posso perdere del tutto il lume della ragione, lasciarmi assalire dal terrore di non arrivare in tempo alla partenza della gara – fissata due ore e mezza dopo, in un luogo raggiungibile da qui in mezz'ora – e concludere desolata al telefono "meglio che ci troviamo là", dove "là" sta per Crissolo... Tra il buio e le lacrime di rabbia e vergogna che cerco invano di ricacciare indietro, guidare fin lassù diventa un'ardua impresa. Fa brutti scherzi la tensione pre gara: beh, forse, ad essere del tutto sincera, non è tutta colpa della gara... In ogni caso, lo è in buona parte. Sono giorni che penso a questo trail ed alla possibilità di provare ad affrontarlo, per una volta, in modo un po' più deciso del mio solito. Però, cavolo... Manco la mia fosse una lotta per il podio! Ad andar bene, la mia vittoria sarà riuscire a rientrare entro il tempo massimo...

giancarla agostini 1

Il meraviglioso è già arrivato. Vorrei potermi seppellire sotto una tonnellata di terra, per non dire altro... Sono un'incommensurabile idiota. Lo so da tempo, di essere un'incommensurabile idiota, solo che ogni tanto cerco di dimenticarmene... Ma poi capita qualcosa che mi riporta brutalmente alla consapevolezza. Quasi non oso scendere, è lui che si avvicina alla mia auto e cautamente bussa, con la faccia di uno che ha il dubbio di avere a che fare con un pazzo alla Jack Lo Squartatore, con sembianze femminili però. Rassegnati, Gian. Anzi, rassegnati, Gianca, così almeno evitiamo confusioni, visto che è un Gian pure lui. Non hai difesa... Tantovale che ti accetti per quel che sei. Un'idiota. In fondo lui è un animo buono, non te lo fa neanche pesare.

Sono le cinque o poco più, si parte tra due ore. Le volontarie sono già ai posti di combattimento per distribuire i pacchi gara: pettorale, chip ed un'infinità di cose buone, dalle merendine al succo di frutta alla confettura... E, luce dei miei occhi, una bellissima maglia tecnica da indossare alla pelle, di quelle che non restano bagnate, una meraviglia. Caffè e quattro parole, mentre in piazzetta, al buio, fervono i preparativi per il via. Ma io qui non resisto, preferisco la solitudine: rintanarmi in auto e cercare un recupero di sonno che tanto non arriverà; controllare mille volte il marsupio e l'equipaggiamento. Per oggi, visto che 43 km sono una distanza abbastanza contenuta, ho deciso di "osare": niente zainetto, solo il bel marsupio che ho ricevuto nel pacco gara del Tartufo Trail, niente bastoncini e niente borraccia. La mancanza d'acqua al seguito non mi preoccupa, sia perché di solito bevo pochissimo, sia perché lungo l'itinerario si trova acqua quasi ovunque. Rinunciare ai bastoncini invece è un azzardo.

giancarla agostini 2Il brulichìo di atleti ed accompagnatori cresce e, con esso, la mia agitazione. In auto non resisto più: prendo il marsupio, mi lego le scarpe, esco. Decido per una cioccolata, ancora: peccato che il portafoglio sia rimasto in auto... Altra corsa, vai, torna; meno male che Crissolo è un paesetto grande un pugno e le distanze sono minime... La barista deve aver avuto più o meno la stessa impressione di me del pover'uomo bellissimo.

Finalmente arrivo alla partenza, intruppata tra decine di altri corridori. Ne conosco tanti e quasi non ne riconosco nessuno, per la tensione che mi annienta anche quel poco di vista da miope. Beh no, il bellissimo lo riconosco, meno male che decide prudentemente di allontanarsi... Ci manca anche che mi si surriscaldi l'ormone, già peraltro discretamente agitato, e sono a posto. Capace che percorro il giro al contrario. L'attesa per la partenza mi sembra eterna...

Il via esorcizza tutte le mie paure. Parto di corsa, sì, proprio così. Non l'ho mai fatto, anzi, me ne sono sempre ben guardata... E invece oggi parto di corsa. Supero il bivio con la strada asfaltata di Pian del Re e seguo la massa su per il sentiero che si stacca sulla sinistra, oltre il ponte. Saliscendi in mezzo al bosco, sentiero ora strettissimo ora quasi una strada; foglie verdi, acqua ovunque, intorno ancora tanto fiato per chiacchierare. Il fiato è corto, ma non come pensavo. Calma. Ce la faccio: non devo esagerare; correre sì, ma senza strafare; piano, regolare, un po' più lenta di quel che mi sento. Piano, concentrata, non inciampo. Brevi discese, strappi in salita: un percorso nervoso ed irregolare che ci porta a sbucare a Pian della Regina, proprio di fronte alla Baita della Polenta. Un pastore ci osserva, evidentemente perplesso per i nostri visi stravolti: in un bel piemontese di montagna, osserva "Ma, se andassero un po' più piano, faticherebbero meno...". Come dargli torto?

Un bicchiere di the e si riparte, destinazione Pian del Re. Accendo il lettore Mp3, cuffie nelle orecchie. Si comincia con le note di Cher. Il sentiero sale blando fino al pianoro; non ci sono più alberi intorno, solo prato, rocce e tane di marmotta. Poi s'inerpica tra rocce e pietrisco per superare il salto della cascata: tornantini stretti e strappi secchi. Sono ancora in mezzo alla massa: mi compiaccio, di norma a quest'ora sarei già rotolata in ultima posizione o quasi... Altro ristoro idrico, altri due bicchieri di the al rifugio: altra partenza, guai a perdere tempo. Arrivo di corsa al sentiero che sale al Colle Traversette: dobbiamo percorrerne un buon tratto, prima di imboccare a sinistra la traccia per il Rifugio Giacoletti. Calma Gian che scoppi... Calma che scoppi... Ma stavolta non ce la faccio. Mi prendo una lepre di riferimento, la inseguo, ne scelgo un'altra ed inseguo ancora... Ci sono un bel sole ed il Monviso sopra la mia testa, ma io non ho ancora alzato gli occhi da terra.

Il primo bivio è il nostro. Ci ritroviamo su per una vera salita da capre: prima sentiero stretto e molto ripido, poi sentiero ancor più ripido, dove usare le mani, dove salire facendo un passo avanti e due indietro. Salgo bene, supero gente, mi gaso a dismisura: va a finire che prima o poi scoppio... La salita non molla, supera una balza dopo l'altra; ci vuole un bel po' perché il colle si individui contro il cielo, là dove sventolano le bandierine del rifugio, ed un altro bel po' per arrivarci. Nonostante manchi l'aiuto dei bastoncini, per ora le gambe sono ben reattive. Ma sarò capace di correre in discesa? Quello non l'ho proprio mai mai fatto...

Al ristoro del Rifugio Giacoletti, breve pausa a base di pane, marmellata, formaggio e barrette Kinder, un orribile misto che a me però sembra manna dal cielo. Alzo il volume della musica e mi fiondo in discesa: il minimo che possa aspettarmi è di sfasciarmi la faccia al primo salto... Invece no: riesco a correre, a saltare, ad appoggiare sicura, e pazienza se mostro la leggiadria di un cinghiale intasato. Mi lascio persino qualche avversario indietro. La conosco, questa discesa, so che non è uno scherzo. Eppure in breve arrivo in vista del primo lago e poi del secondo: non so mai quale dei due sia il Fiorenza... Breve risalita e ancora giù, a valanga; sono ancora in piedi e non me ne capacito... Merito delle scarpe, questo è poco ma sicuro... Ma non solo!

A ruota di alcuni colleghi, mi ritrovo sul sentiero che sale al Rifugio Quintino Sella. Si torna a lottare contro la gravità, eppure oggi mi sembra tutto troppo facile... Prendo il mio passo, mani dietro la schiena e su, un piede avanti all'altro, poco poco ma inesorabilmente. Gentilissimi, gli escursionisti si fanno sempre da parte, salutano, incitano. Risaliamo la pietraia: anche da qui, la vista sul Monviso sarebbe uno spettacolo... Se solo si alzassero gli occhi da terra. Un'altra volta, magari, adesso bisogna andare. Inseguo Domenico, già sorpassato in discesa, che mi ha appena risorpassata: è un onore riuscire a restare nei paraggi di un personaggio che corre la maratona in tre ore ed un quarto... Per adesso, è lui il mio riferimento.

Anche la pietraia... Mai affrontata così. Di solito è il mio spauracchio. Ma non oggi. Scollino in vista del lago: sul tratto in piano e leggera discesa, metto le ali ai piedi. Lo so, son sicura che, non appena le gambe cominceranno ad accusare la stanchezza, ruzzolerò per terra. Ma Gian, non fasciarti la testa prima d'essertela rotta... Provaci! Alla peggio, poi, scoppi...

tmt 2014 - finisher

 

 

 

Al Quintino Sella, ottimo ristoro e tanta gente venuta fin su a vedere la gara. Mi strafogo di barrette Kinder e bicchieri di sali, tutta contenta d'essere ancora in buona posizione, che per me significa non proprio ultima e reietta. Pochi istanti e via: da qui al Passo San Chiaffredo, è corribile. E questa volta devo correre. Mi fiondo, infatti: non mi capacito di quanto le gambe siano sciolte ed ubbidienti, oggi. Che sia l'effetto degli ormoni in circolo? Ma allora devo prenotare l'assistenza del bellissimo a tutte le gare possibili ed immaginabili future... Devo ordinargli di piazzarsi ignudo nei punti strategici dove per me è più probabile andare in crisi!

Un salto dopo l'altro, in lontananza torno a vedere Domenico, che però ha una falcata assassina. Lo inseguo, ma senza riuscire ad accorciare la distanza. In compenso, come previsto, arriva il primo capitombolo. Meno male che la salita riprende, almeno un po', fino al Passo Gallarino: la testa comincia a girare... Devo dare il tempo alla pappatoria di entrare in circolo. Brividi: sarà stanchezza o il freddo quassù? Siamo quasi a quota 2.800 m dopotutto. Il sole comincia a velarsi, qualche nuvola qua e là. Quanta gente a fare assistenza ai corridori: nugoli di angeli custodi dappertutto! Mi salutano al Passo Gallarino. Via, di corsa verso il Passo San Chiaffredo: è proprio lì, nel tratto in piano che scorre accanto al laghetto, che riesco finalmente a raggiungere il buon Domenico. Mi sento un po' carogna: questa volta sono io a sfruttare l'altrui difficoltà in discesa... Ma io oggi ho nelle vene un doping tutto naturale e potentissimo. Mai e poi mai mi sarei sognata di affrontare la discesa dal Passo San Chiaffredo verso la Val Varaita così. Di corsa! C'è da dire che un gran vantaggio arriva, inaspettatamente, dalla mancanza dei bastoncini... E soprattutto dello zaino. Il senso di libertà di movimento, quando ho la schiena libera da pesi, per me è impagabile. Basta anche uno zainetto piccolino e leggero a darmi fastidio...

Sono davvero tanti gli escursionisti che salgono di qua. Mi sembra, ogni tanto, di fender la folla. Raggiungo altri tre corridori un po' più impacciati, passo oltre, entro nel bosco, giù a perdifiato tra sassi e radici. Continuo a non credere a me stessa. Sono allibita e felice... Ma durerà?

A Plan Meyer, altro capannello di assistenti in giubba rossa. Qui si abbandona il sentiero che scende in Val Varaita e si imbocca quello che raggiunge il Rifugio Bagnur. Lo aggredisco con molta baldanza: il minimo che mi possa succedere, di conseguenza, è di appoggiare incautamente il piede su una roccia viscida, superando un torrente, e di rovinare pesantemente al suolo, picchiando proprio l'anca destra sulla pietra. Per qualche istante, non vedo e non capisco più nulla: il dolore è violentissimo, da piangere. Poi, pian piano e bestemmiando in ogni lingua nota e sconosciuta, mi rimetto in piedi: ma ci vuole ancora un po', prima di potermi raddrizzare del tutto e poter ripartire...Il dolore è forte ma, con il movimento, pian piano si attenua un po'. Brucia, anche: si vede che mi son portata via un po' di pelle. Non voglio neanche saperlo. Zoppicon zoppiconi, riprendo la corsa, un po' più incerta e preoccupata: mi sento fiacca, adesso, forse per lo spavento, forse per la fame o per entrambe le ragioni. Questo bosco, che poi è il meraviglioso bosco dell'Alevè, non finisce più e mi mette l'angoscia... Corro con meno convinzione; quasi patisco la breve risalita nel fitto del bosco. Per fortuna, il Rifugio Bagnour appare come un miraggio: desideratissimo, il ristoro.

Dalle parole di uno dei volontari, capisco che ho impiegato cinque ore e mezza ad arrivare fin qui: ed io che temevo di sforare il cancello delle sette ore... Mi concedo qualche minuto di tregua, pane, marmellata, acqua e sali: riparto, in effetti, piena come un uovo. Meno male che la salita comincia subito: novecento metri di dislivello, stavolta del tutto sconosciuti. Il Passo Calatà è ignoto: so solo che mi riporterà sul Passo Gallarino. Pare, a detta di molti, che toccherà spargere lacrime & sangue per arrivare lassù... Non riesco a rendermi ben conto di come sto. Affronto con cautela i primi passi: le gambe mi sembrano un po' tese e stanche. Passo regolare, ma già sufficiente a riacchiappare qualche avversario. E, di conseguenza, a gasarmi per bene.

Si sale per un po' in mezzo al bosco, tra pietroni e radici che impediscono di prendere una falcata regolare. Poi la quota spazza via gli alberi: resta un bel sentiero che sale su fino ad un pianoro. Superata quella balza, sollevo lo sguardo e... Davanti, un'altissima parete scura, un'infinita pietraia. Lassù... Ma dove? Mamma mia... Non ci riesco, sono stanca... E più lo penso, più mi metto a correre. Gli applausi di un gruppo di escursionisti appollaiati su una collinetta fanno l'effetto di un fiammifero su una tanica di benzina. Di qui, la salita si fa quanto più possibile cattiva: si sale sulle pietre, spesso tocca aiutarsi con le mani per restare in equilibrio, e poi su per la pietraia, il fiato sempre più corto, il petto che fa male, i muscoli che urlano. Non voglio mollare. "Ma tu sei Giancarla? Vai Giancarlaaaa", un urlo che mi dà la scossa, ancora su per la pietraia ormai ripidissima, e qui sì che vorrei i bastoncini... Com'è nera questa parete; forse è l'effetto della nebbia che incombe appena più in alto dei duemilanovecento metri del colle. Un altro volontario di guardia: "Un quarto d'ora e sei su", come, un quarto d'ora, io non ce la faccio più già adesso... Ancora pietre, ancora sforzo, mani sulle ginocchia, dai Gian forza... Non mollare... Il gruppo di volontari lassù sul colle, sempre più vicini, dai che ormai è fatta...

monviso - panoramica cresta da ostanettaScollino in un'atmosfera da film horror, una sterminata pietraia nera, la nebbia grigia, il vento freddo. Paesaggio che stride con i sorrisi e le urla entusiaste di chi veglia su di noi, quassù. Il primo tratto di discesa, beh... Sfido chiunque, a correrlo. Non c'è nemmeno un sentiero, solo una fila di bandierine da seguire alla bell'e meglio. Poi, pian piano, la faccenda migliora, anche se un paio di voli rischio di concedermeli. Altri volontari, sul pianoro: un bicchiere d'acqua, graditissimo, anche se adesso qui fa quasi freddo. Via, di corsa, lungo un sentiero finalmente bello e praticabile che, con impercettibile salita, mi riporta al Passo Gallarino senza che io quasi me ne accorga. Ha avuto coraggio, colui che ha deciso di inserire il Passo Calatà nel percorso: guai se lì fosse calata la nebbia... Hai voglia a metter bandierine: si sarebbe trovata gente sparsa per tutta la pietraia! Per fortuna, è andata bene ed è stato un fantastico colpo d'occhio.

Ali ai piedi, Gian, ormai è fatta o quasi. La salita è quasi tutta alle spalle. Il lettore Mp3 suona "The Final Countdown", mai colonna sonora fu più azzeccata. Devi proprio solo sbrigarti: possibilmente, senza schiantarti al suolo proprio adesso... Chissà, magari la meraviglia in forma di masculo è ancora a Crissolo... Chissà da quanto tempo è già arrivato, chissà se avrà pazienza.

Il sentiero verso il Rifugio Alpetto è bello, agevole, senza pendenze impossibili. Solo in qualche tratto, il pietrisco diventa insidioso. Il rumore della cascata, quando ci arrivo di fianco, è tale da coprire quasi il volume della musica nelle orecchie. Al bivio per il Quintino Sella, "cinque minuti", mi dicono: beh, forse un po' di più... Ma, curva dopo curva, alla fine anche l'Alpetto compare. Ultimo ristoro: ancora barrette Kinder, le adoro, e persino un pezzo di anguria. Un paio di minuti, non di più. Il cielo è plumbeo, le frange delle nuvole arrivano fin quasi a lambire la mia strada, ma che importa? Otto chilometri, tutta discesa, sostiene il volontario. Al che, mi metto una mano sui gioielli di famiglia, metaforicamente s'intende: quando sento dire "tutta discesa", minimo minimo c'è ancora una parete da superare con una scalata di settimo grado...

Corro lungo il torrente, sul pianoro; un po' di saliscendi e poi una splendida picchiata giù per un sentiero che scende addossato alla parete nera. Sarà questa, immagino, la Rocca Negra che non conoscevo. Nelle orecchie gli Stadio, "Un disperato bisogno d'amore". E poi... Un lunghissimo, interminabile traverso in leggera salita – altro che tutta discesa – taglia il pendio erboso, in certi punti anche parecchio ripido in caso di inopportuno volo. E poi ancora chilometri di prato da attraversare, correndo lungo il filo che delimita il confine per il pascolo dei bovini. Un tratto che, in altri tempi ed in altre circostanze, mi avrebbe gettato nel più nero sconforto per la monotonia e la difficoltà, così vicina alla fine della gara... Non oggi, sembra che le gambe non vogliano più rassegnarmi al passo. Sembra che oggi le gambe non siano le mie. Raggiungo ancora, inaudito, qualche concorrente; riesco a non farmi staccare dagli altri – pochi, inaudito – che ancora mi raggiungono. In vista di Serre Uberto dall'altra parte della valle, passiamo accanto ad un alpeggio; ancora prato, rognosissimo, tutto buche e sassi insidiosi sotto l'erba: calma Gian, mantieni il controllo... Prima o poi finirà, deve per forza finire! Infatti, finalmente, curva secca a sinistra e ci si butta nel bosco. Finalmente si perde quota. Accelero ancora, incurante delle raccomandazioni di cautela per il fondo scivoloso nel sottobosco; le voci di Crissolo: incontro ancora qualche escursionista, poi finalmente i primi tetti, l'asfalto, il ponte... Gli ultimi metri nel centro di Crissolo, l'arrivo. Confusa e contentissima, nove ore e dieci per 43 km e poco più di 3.000 m di dislivello, lungo un percorso parecchio rognoso; un'eternità, in assoluto, ma un tempo più che lusinghiero per me. Percorso splendido, tra l'altro, meglio ancora del tradizionale giro del Monviso.
tmt 2013Accolgo con molta gratitudine la confezione di Estathe: sono talmente suonata che quasi non riesco ad infilar la cannuccia... Poi mi avvio, un po' stordita, verso l'auto, parcheggiata proprio lì vicino. Talmente stordita che solo quando ci arrivo, mi ricordo di spegnere il lettore Mp3. Nessuna traccia della meraviglia in giro... Beh, sarà già partito. Mando un messaggio: "So che non ci credi, ma sono già qui". Incredibile dictu, è ancora nei paraggi: sta a magnà, tanto per cambiare...

Il mio desiderio più forte, in questo momento, è la doccia. Di mangiare non se ne parla. Le docce sono messe a disposizione dall'albergo sulla piazzetta: fantastico, troppo gentili! Un po' di coda e poi il meritatissimo, questa volta sì meritatissimo, scroscio d'acqua bollente sulla pelle... Somma goduria, levo via un chilo buono di polvere. Quando scendo, il portatore sano di quasi offensiva bellezza è lì al tavolino, davanti ad un bicchiere di Coca Cola: ma sì... Concediamoci ancora quei dieci minuti di contemplazione. Evidentemente deve aver deciso che non sono pericolosa, nonostante la performance psicopatica di questa mattina. Non adesso, di sicuro... Mi gira troppo la testa per essere minacciosa; ci vuole il soccorso di un caffé con lo zucchero. Mi gira per colpa della gara, intendiamoci, anche se, davanti a questo personaggino qui, qualunque fanciulla rischia qualcosa di simile alla sindrome di Stendhal... In trentadue anni di poco onorata esistenza, un simile esemplare di masculo non l'avevo ancora mai veduto, parola mia. Non me lo sarei certo dimenticato, altrimenti.

Se poi proprio mi concentro ed immagino di avere davanti un mostro inguardabile, riesco persino a passare oltre ed a concentrarmi su quel che dice: è anche simpatico, il marrano! Sette ore e mezza per lui.. Porcaccia miseria. Inarrivabile. Gnocco e pure forte, ha tutte le fortune.

OK Gian, è ora di tornare con i piedi per terra. E il deretano in pianura, a Carmagnola. Quei dieci minuti di tentativi per far partire la Zafira, che oppone strenua resistenza all'avviamento... Malgrado i commenti scettici dei viandanti, il rottamone ce la fa. Si parte: almeno fino a Paesana dovrei arrivare, è tutta discesa. Arrivo invece fino a casa, sia pure combattendo con il mal di testa, i morti di sonno al volante delle utilitarie ed il caos carmagnolese per la Fiera del Peperone. Mi restano un livido enorme, nero, sull'anca destra, e lo stupore per aver corso così come ho corso. Tra due settimane, tocca alla Valle Maira Skymarathon: e se provassi a fare il bis? Per la gara di oggi, il premio per il vincitore era il barattolone da cinque chili di Nutella, ma l'ho saputo soltanto dopo... Se il 15 settembre sarà in palio lo stesso premio, allora lotterò per la vittoria!

IL TOUR MONVISO TRAIL, SIA PURE IN VERSIONE “SOVRANISTA”, NON POTEVA CHIEDERE DI PIU’ IN TERMINI DI “REPORTAGE”.

 

 

 

DAL GIRO DEL MONVISO AL

TOUR MONVISO TRAIL

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DOMENICA 31 AGOSTO 2014 

CORRENDO SOPRA LE NUVOLE

 

 

E dopo l’odissea raccontata da Giancarla Agostini in modo coinvolgente, avvolgente e, a tratti conturbante nella precedente “puntata”, l’avventura del Tour Monviso Trail prosegue, ancora sotto scacco dei divieti francesi, riproponendosi nella stessa versione il 31 agosto 2014. Il Comunicato ufficiale post gara rendono conto di una splendida giornata, anche dal punto di vista meteo, che ha coinvolto i 364 protagonisti.

“E le stelle stanno a guardare”: Questo il primo pensiero che ha dato il buongiorno ai protagonisti, in veste di organizzatori e/o partecipanti della seconda edizione del Tour Monviso nella versioni Trail – Race e Walk. Poco importa che il pensiero sia la parafrasi del famoso omonimo libro di Joseph Cronin anzi, racconta storie del Galles, proprio la, dove Maria Chiara Parigi, ma di lei parleremo più avanti, vinse nel recentissimo 2013 la medaglia di Bronzo al Campionato Mondiale di Ultratrail. La cosa importante per tutti è stata che “le stelle stavano a guardare CRISSOLO”, in Piemonte (alta Valle Po), alle 5 del mattino di domenica 31 agosto quando il paese si preparava ad affrontare una “epica” giornata di sport di quello sport “outdoor” nel quale le condizioni climatiche sono tanto determinanti quanto sfuggenti anche alla pianificazione delle organizzazioni più efficienti!

Con una buona dose di ironia, l’organizzazione ha fatto affidamento sull’incontrovertibile tradizione che vuole che “…a Crissolo piove solo quando fa brutto” e siccome c’era bel tempo…

Archiviata la concessione divina parliamo dell’impresa che gli umani hanno allestito per la seconda volta a Crissolo per sapiente intuizione del Parco del Po Cuneese e braccia operative che facevano riferimento alla Podistica Valle Infernotto.

TOUR MONVISO anno secondo nelle versioni Trail, 43,3 x 3045, Race 27,5 x 1825 e Walk 23 x 1430: un mare di protagonisti a premiare chi ci ha creduto: 409 gli iscritti con le consuete limitate rinunce, diplomatiche e/o reali dell’ultima ora e 364 partenti (181 Trail – 113 Race – 70 Walk).

 

 

Di cronaca sportiva si deve parlare ed eccone la sintesi: tra le tante stelle presenti quella del vincitore Paolo Bert quest’anno brilla particolarmente. E’ stato l’assoluto protagonista della gara di casa dopo avere colto affermazioni in tutta Italia con la maglia della Podistica Valle Infernotto o, nello specifico, de La Sportiva che lo annovera tra i migliori delle sue fila. 5 ore 23 minuti e 22 secondi il tempo impiegato per riaffermare il suo dominio assoluto nella distanza Trail.

Il firmamento dei Campioni racconta poi del secondo posto di Claudio Garnier (5.50.53), testimonial nel mondo di un piccolo borgo di Torre Pellice (S. Margherita) ed in questa occasione accasato Valetudo. Un altro gioiello di queste parti del Piemonte che sforna campioni di sport e di umanità. Massimo Domenino rappresenta la stupenda novità di giornata. Anche lui veste il rosso della Valle Infernotto, anche lui produzione locale DOCG (Barge). Ha anche coltivato il sogno di “accarezzare le stelle” sopravanzando sua maestà Claudio nella epica salita al Passo Calatà ma poi ha dovuto ricedere la seconda posizione a metà della lunga discesa finale dove l’esperienza ha prevalso. Due piccoli minuti al termine hanno diviso i contendenti!

parigi arrivo 2

 

Si diceva, in apertura, di Maria Chiara Parigi.

La campionessa del Team Tecnica, alla fine ha vinto la sua battaglia: qualche perplessità c’era, infatti, in relazione alla caratteristica tecnica del percorso di gara, particolarmente “velenoso” o “muscolare” se descritto con terminologia sportiva.

Maria Chiara Parigi

 

La “toscanaccia”, targata Arezzo, non ha permesso ironie di sorta ed ha letteralmente preso il volo. “Le discese ardite e le risalite” in senso inverso sono state il suo pane ed il terreno sul quale ha costruito il trionfo dopo 7 ore 15 minuti ed anche 13 secondi. Era reduce da un infortunio muscolare e ieri era un test….

Dalla vicina Valle Varaita arriva invece Martina Chialvo. La scuola di Giulio Peyracchia trova sempre campioni emergenti e Martina rappresenta l’ultimo esempio del “moto continuo” della fucina della Podistica Valle Varaita. Secondo posto in 7. 40. 42”

Iscritta in “overbooking”, mancante di società di appartenenza, Nicoletta Rossetti, atleta a noi, haimè, sconosciuta ha presentato il suo biglietto da visita: lunga galoppata tra le rocce del Re di Pietra e terza posizione (7.45.50). Chapeau e torna a trovarci!

 

Appena più contenuta la fatica dei protagonisti in versione “RACE” laddove Chiapello Enrico (Pod. Caragliese) ha risolto a suo favore una lunga battaglia sul filo dei minuti. 3.15 37 alla fine il riscontro cronometrico davvero impressionante per le difficoltà tecniche del percorso: Enrico ha trovato la sua specialità!

Dall’Alta Valle Tanaro Michele Ravetto ha portato a Crissolo un’altra bella sorpresa nell’olimpo dei faticatori di alta quota. Meno di due minuti di distacco lo hanno separato da una prestigiosa vittoria.

Il terzo posto, davvero sorprendente, combattuto e risolto sul filo dei secondi, ha premiato l’alfiere della Val Pellice Marco Beitone (3.21.07). Prodotto di valle emigrato a Bibiana dopo una carriera da buon atleta sta assurgendo all’olimpo con prestazioni sempre più convincenti…

La “RACE” femminile ha visto protagonista Lorena Casse. La scuola è quella di Adriano Ascheris ( Atl. Susa) ma il contenuto di qualità è suo. La contesa è stata dura tra le protagoniste. Il primo posto di Lorena è maturato al termine di un lungo inseguimento alla provvisoria battistrada (sentieri) Monica Bruno Franco (Pod. Valle Infernotto) atleta, quest’ultima che quando vuole…vola! Un minutone il distacco finale. 3.54.40 contro 3.55.58 l’esito finale. Terzo posto per Romina Usseglio, atleta, forse, della Valle Sangone da dove provengono pure la terza e quarta classificata. Anche quella è terra di campioni maschili e femminili!

E dopo la “prima” anche la seconda edizione del Tour Monviso Trail è andata in archivio con piena soddisfazione di tutti anche se…in tarda serata il Torino ha sbagliato un rigore!