TARTUFO TRAIL, CLASSICA D'AUTUNNO SULL'APPENNINO DI PARMA |
Scritto da Gabriele Cavatorta |
Sabato 30 Novembre 2013 00:46 |
LA PIANURA PADANA VISTA DALLE SPLENDIDE ALTURE AI PIEDI DEL PASSO DELLA CISA
E' L'APPENNINO DI PARMA, UN TERRITORIO PERFETTO PER IL TRAIL E IL TURISMO
TARTUFO TRAIL Sesta Edizione, P/A a Calestano,Parma 20 Ottobre 2013 66 Km 3.500 D+ / 50 Km 2.337 D+ 28 Km 1.273 D+ / 17 Km 930 D+
IL DOMINIO DELLA VALETUDO
A CLEMENTE BERLINGHIERI E MANUELA BRIZIO
TESTO DI GABRIELE CAVATORTA
Foto di Riccardo Selvatico e Monica Basso
Al Tartufo Trail, terza e conclusiva prova del prestigioso Campionato Italiano di Skyrunning- ultra si è visto nuovamente un en plein della Valetudo Skyrunning,che già aveva dominato OASI ZEGNA e ROYAL. Manuela Brizio diventa per l'ennesima volta Campionessa italiana, mentre a sorpresa, lo squdrone di Giorgio Pesenti porta alla sua prima vittoria e al titolo di Campione Italiano il bergamasco Clemente Berlinghieri. Rammarico per il favorito Maurizio Fenaroli, vincitore di Oasi Zegna e Royal, andato in crisi negli ultimi km , che manca il titolo proprio nella gara finale, quella che assegnava il punteggio maggiore. Buone prove di Claudio Garnier e Cecilia Mora che si confermano sui podi e in classifica finale .
Nella 50 km importante ritorno alla vittoria Pablo Barnes e Virginia Olivieri, coppia di protagonisti del trail italiano di qualche anno fa. Affidata la loro figlioletta in buone mani, si sono concessi una domenica come ai vecchi tempi. Alle loro spalle due forti nazionali nelle cronache trail : Filippo Canetta e Cinzia Bertasa.
IL TARTUFO TRAIL
Giunto nel 2013 alla 6^ edizione (che, tra l'altro, ha fatto registrare un vero e proprio “tutto esaurito”), il Tartufo Trail può essere ormai considerato una “classicissima d'autunno” per gli appassionati di trail dell'Emilia Romagna e delle zone limitrofe.
Il contesto è tipicamente appenninico: niente (o quasi...) salite strappagambe, quasi tutto il percorso risulta corribile (per chi “ne ha”) con discese dolci e che invogliano anch'esse a fare “girare” le gambe. I molti tratti nei boschi si alternano con alcuni spettacolari passaggi “panoramici”. Se per i due tracciati più brevi da 17 e 28 km si può parlare di una gara veloce e “tirata”, costituita sostanzialmente da una salita e una discesa, il discorso cambia radicalmente per i due percorsi da 50 e 66 km.
Per entrambi i percorsi più lunghi, infatti, pur in assenza di salite troppo violente e pesanti da digerire, una gestione necessariamente più tranquilla delle forze da usare sul percorso fa sì che ci si possa godere il tipico carattere appenninico dei luoghi attraversati. A partire dal 15° km si raggiunge un crinale che, pur non segnando quote particolarmente elevate (si arriva al massimo sui 1.300 m), consente di dominare le due valli sottostanti e concilia un approccio più “meditativo” alla corsa. A volte, come nell'ultima edizione disputata, si parte da un fondovalle avvolto nella nebbia che trasforma i passaggi a quote più elevate in una sorta di “volo” su un tappeto di nuvole. I due percorsi più lunghi toccano le vette dei monti Sporno (da cui passa anche la 28 km) e Montagnana, la “cima Coppi” della gara, coronata anche da una meravigliosa chiesetta in pietra. L'avvicendarsi di prati e boschi, proprio nel periodo dell'anno in cui il verde lascia spazio ai colori rossicci delle foglie rimaste sui rami, concilia indubitabilmente un atteggiamento “rilassato” e permette di non concentrarsi unicamente sul gesto atletico. Solitamente, sempre in considerazione del periodo dell'anno in cui si svolge la gara, il fondo per lo più argilloso è particolarmente piacevole e rilassante per la corsa, per la lieve umidità che lo rende sufficientemente morbido. Per contro, ovviamente, in caso di pioggia considerevole questa può diventare una difficoltà extra da superare, a causa del terreno maggiormente “pesante”.
Fino all'edizione 2012 i tracciati si sviluppavano completamente sui rilievi posti alla destra del torrente Baganza, ovvero il corso d'acqua che tocca Calestano (punto di partenza ed arrivo della gara). Da quest'anno, invece, grazie alla possibilità di correre anche la 66 km, si può “visitare” anche la sponda sinistra. La zona in cui avviene l'attraversamento del torrente, tramite un pittoresco “ponte tibetano” hi-tech, è circondata dalle spettacolari guglie chiamate “Salti del Diavolo”, affioramenti di roccia che sbucano improvvisamente dal circostante terreno boscoso e che si innalzano per decine di metri, caratterizzando il territorio in modo davvero spettacolare. I “Salti” formano una sorta di catena di pietra che percorre trasversalmente la valle del Baganza, quasi a coronarla unendo i due crinali degli opposti versante della valle stessa. Come già detto, l'assenza di parti troppo “tecniche” (tranne in alcuni brevi tratti di discesa) e di strappi violenti dovrebbe consentire di trovare un proprio ritmo di gara in maniera piuttosto agevole. Per contro, il dislivello relativamente contenuto (circa 2350 m per la 50 km e 3500 m per la 66) induce certamente a tenere un ritmo piuttosto veloce sin dall'inizio, fatto che può causare crisi notevoli verso il finale per chi non ha saputo gestire oculatamente la prima parte di gara. Oltre alle due principali salite, ovvero quelle già elencate per il percorso della 50 km, si fa sentire il corto strappo (affrontato solo col percorso di 66 km) che porta dal ponte “tibetano” sul Baganza fino all'abitato di Cassio, la cosiddetta “Via degli Scalpellini” che scende da Chiastre di Ravarano (sulle pendici del Monte Montagnana) e risale la sponda sinistra del torrente. L'ascesa è sì breve, se valutata dal punto di vista strettamente chilometrico, ma è estremamente ripida ed arriva quasi al 50° chilometro, quindi la fatica già presente nelle gambe fa il suo “sporco lavoro”.
Diciamo che, con la travagliata ascesa affrontata in quel punto, si giunge certamente ad immedesimarsi con la fatica degli scalpellini stessi, che fino alla metà del secolo scorso percorrevano in lungo e in largo la Via per raggiungere i luoghi di estrazione della pietra da lavorare. Una volta superato di nuovo il torrente, con un avventuroso guado delle sue acque, ci si ritrova di nuovo a salire per poi percorrere un tratto in falsopiano, che in pochi chilometri consente di intraprendere la corribile (per modo di dire, con 60 km nelle gambe...) discesa verso il gonfiabile dell'arrivo.
Turismo per chi non corre (o per chi corre, ma non solo)
Per chi si trovasse a partecipare al Tartufo Trail nelle vesti di accompagnatore o per chi, prima e dopo la gara, volesse approfittarne per visitare i dintorni di Calestano, ci sono alcuni spunti interessanti. Per prima cosa, il primo consiglio è... non spostarsi da Calestano. Il paese merita una visita, innanzitutto per apprezzare le sue bellezze architettoniche (con strade e borghetti delimitati da antiche case in pietra) e poi per gustarsi un po' di prelibatezze gastronomiche. Tartufo Trail si svolge infatti in contemporanea all'apertura della Fiera Nazionale del Tartufo di Fragno; per circa un mese il paese si anima con iniziative di vario genere, senza contare la possibilità di degustare in varie forme il protagonista dichiarato della Fiera, il che non è male. Sempre per gli amanti delle esperienze che danno soddisfazione al palato va tenuta in considerazione la possibilità di raggiungere Langhirano e/o Felino in poco più di mezz'ora d'auto. Trovarsi in zona e non approfittarne sarebbe un reato di lesa maestà nei confronti delle delizie della carne insaccata. Una volta giunti dalle parti di Langhirano merita certamente una visita lo spettacolare castello di Torrechiara. La struttura è assolutamente spettacolare (tanto da essersi meritata alcune apparizioni anche in film americani di un certo successo) e domina la sottostante valle del Torrente Parma, permettendo di spaziare con lo sguardo sulla Pianura Padana. Se si preferisce invece restare in Val Baganza, si possono raggiungere i centri di Berceto e Corchia. Berceto mantiene il suo centro storico medievale, che si sviluppa intorno al bellissimo duomo (vale certamente la pena dedicare un po' di tempo alla visita), riferimento per i pellegrini che percorrevano (e percorrono) la Via Francigena. Corchia è invece un piccolissimo ma coreografico borgo nella valle del Manubiola, che deve le sue passate fortune alla presenza di alcune miniere che si possono raggiungere in pochi minuti a piedi, trovandosi nei pressi del paese; nell'illusione che si trattasse di miniere d'oro, le ricerche per l'estrazione del pregiato metallo iniziarono già nel 1500. Dopo aver preso atto che si trattava del meno ambito rame, l'estrazione è poi proseguita fino al secondo dopoguerra. Infine, per chi vuole allontanarsi da Calestano ma non troppo, una visita alle pievi di Bardone e Terenzo è certamente da consigliare.
Dati tecnici della gara Partenza ed arrivo: Calestano (PR). Orario di partenza: 8.00 Quota massima: 1.300 m s.l.m. D+: 930 m per la 17 km; 1.273 m per la 28 km; 2.337 m per la 50 km; 3.500 m per la 66 km. Rapporto D+/km: 5,47% per la 17 km; 4,55% per la 28 km; 4,67% per la 50 km; 5,30% per la 66 km. Numeri dei ristori (oltre a quello all'arrivo): 1 per la 17 km; 2 per la 28 km; 5 per la 50 km; 7 per la 66 km. Punti qualificanti Ultra Trail del Monte Bianco: 0 per la 17 e la 28 km; 1 per la 50 km; 2 per la 66 km.
Materiale obbligatorio: - giacca antivento maniche lunghe - telo termico (20 gr.) - fischietto - cartina topografica con tracciato, altimetria e road book, fornita dagli organizzatori - bicchiere o altro contenitore personale adatto all'uso - barrette o gel energetici in base alle proprie esigenze - un minimo di 1 lt. di acqua o liquidi energetici, in borracce o camel back - pettorale visibile in avanti lungo tutto il percorso - pila frontale con batteria carica (solo per la 66 km. )
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