Raccontini Raccontini L'imprevedibile
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
L'imprevedibile
Scritto da Somadaj   
Sabato 25 Maggio 2019 09:27
   
 
 
           
Ghiled n° 14 ns  – giugno ’05


     Come probabilmente molti di voi sanno, oppure no, sono passato da un primo, per disgraziata avventura, ad un secondo Patatrac che pare ad oggi assai più ostico risolvere.
     Dopo la prima - potenzialmente mortale, dice il medico - negativissima esperienza, ho il terrore per le medicine tradizionali così che affronto questa seconda sventura con l'uso quasi esclusivo di prodotti naturali. Ad esclusione di un quotidiano veleno (e qualche altro…) che sono costretto a subire allo scopo di ridurre in parte i rischi di trombi ed ictus. Ora questo veleno – rischioso per via di dosi che se sbagliate possono portare a devastanti emorragie oppure servire a nulla - mi costringe ad un, almeno, mensile controllo sulla fluidità del sangue, esame da eseguirsi esclusivamente in ospedale. Ed ecco "l'imprevedibile".
    Un mese fa ad eseguire il prelievo è una "fanciulla" sui 40 anni niente, proprio niente male. Viso grazioso e voce morbida e suadente, smagliante sorriso a 58 denti ed una figurina da copertina "Silhouette".
     “E' la prima volta che viene da me?”, cinguetta. Sorrido, ricordandole che di già una volta (non scordo mai una jum jum), diversi mesi fa, le sue carezzevoli mani si erano prodotte in un "dissanguamento" sul mio arrendevole braccio.
     "Strano, proprio strano, sa. Non ricordo...”. Beh, penso, strano non mi pare; sono pochissimi - non è il caso di far nomi, ora - quelli per i quali sono impresso a fuoco nella mente. Mi fissa come a voler cercare nella memoria, poi sorride e mi stringe al braccio il laccio emostatico. Con il pollice scorre sapientemente sulle carni mettendo in evidenza la vena, nella quale penetra l'ago per il prelievo.
     "Una bella vena, si...”, sussurra. Poi pone sul minuscolo forellino del cotone che stringe fortemente al braccio con due giri di nastro.
     "Lei deve venire da me, solamente da me, capito?... Quando ritorna?” dice guardandomi fisso negli occhi. Direi proprio di vederla delusa quando affermo che, in attesa di uscire dal pozzo (io spero sempre…), sono costretto a questa routine circa una volta al mese.
    Esco con la mente piena di punti interrogativi. Cosa vuoI significare quel “venga solo da me?”. Avranno una percentuale su aghi e siringhe consumate? Oppure la mia "bella" vena non comporta difficoltà alcuna nell‘essere trafitta così da creare meno stress? I pensieri mi accompagnano fino al Chiodo, incatenato nell’attesa alla cancellata, poi scompaiono dietro di me.


    Un mese dopo - ieri - la "vampira" è la collega del box accanto. Nell'andarmene mi affaccio nel suo per gratificarla di un doveroso saluto. Mi sorride, poi fa un finto broncio:
     "Le avevo detto di venire solo da me, ricorda? ...”. Allargo le braccia; come faccio a scegliere? "Ding dong: 82 - ding dong: 82", e se quello è il mio numero entro. Giusto?
Fa un breve cenno di attesa con la mano mentre licenzia una corpulenta signora sulla sessantina. Poi avvicina la bocca alle mie orecchie e flauta: “Esco alle sei…”.
    Quasi non riesco a respirare, mentre il cuore balza ad almeno 300 disordinate pulsazioni. Sono preso assolutamente alla sprovvista, completamente spiazzato, e se la bocca si apre è esclusivamente per boccheggiare. Ora lei ride, divertita, e mi prende per un braccio aumentando se possibile la mia confusione. "Mi chiamo Sonia. Mi raccomando: alle sei”. Con un ronzio assordante nelle orecchie odo una voce che non è la mia rispondere: "Samuraj, verde e bianco... '. Odo ancora un “Ciao"prima di avviarmi barcollando verso l'uscita.
    Francamente quello che mi sta succedendo pare episodio da "Scherzi a parte", ma sia come sia mi sto eccitando come il salire al Sestriere facendo ondeggiare la bicicletta da corsa a destra e sinistra in quella danza sui pedali foriera di sensazioni da sballo, o come le frenetiche corse fatte inseguendo le note della fanfara, e poi le corse "civili", quando le gambe parevano molle che raggiunto il ritmo giusto spingevano oltre le nuvole. Circa, suppergiù, pressappoco 16-17 chili fa…
     Ora sono qui, con un dannato batticuore, condotto dall’assoluta imprevedibilità del fatto in una specie di caos mentale, con le mani passate e ripassate sui calzoni nel tentativo di asciugarne il sudore. Poi... è lei!
     In borghese è veramente bellissima, con un fresco abitino estivo che nell’ancheggiare della camminata le dona tutto lo charme di una modella di Armani. E' troppo tardi per fuggire - questa è la prima tentazione - perché ha scorto Poppolina e si avvicina affrettando il passo. L'interno dell'auto è da subito saturo di un inebriante profumo quando lei prende posto e con un bacio sulla guancia mi sussurra: "Ciao. Andiamo?".
    A bocce ferme ancora non mi rendo conto di come abbia guidato sino a casa sua. La sento parlare, ridere. Sento spesso la sua mano accarezzarmi la gamba, il braccio, la nuca, scompigliarmi i capelli. La sensazione è che sia più eccitata di me, anche se nella mia, ad aggravarla, vaga senza risposta un interrogativo: perché tutta questa favola?


    Il salottino che mi accoglie rispecchia quella che indubbiamente è la sua giovanile personalità; tinte pastello, bamboline poste a corona attorno ad un piccolo tavolinetto in legno, fotografie di Valentino Rossi e di Raikkonen, di Jury Chechi e Aldo Montano. Quadri con dipinti di fiori e splendide vedute marine occupano la parete più luminosa.
     "Vado a mettermi comoda. Ti piacciono i Madredeus?...". E senza attendere risposta inserisce un CD nello stereo. Le note di O Paraìso e la ineguagliabile voce di Teresa Salgueiro mi accarezzano la mente facendo pian piano sciogliere la tensione.
    Sento scorrere l'acqua della doccia, e pochi minuti dopo Sonia ritorna indossando un camice-accappatoio allacciato alla vita che più sexy non si può. E se sciogliessi quel nodo?, penso riprendendo a fibrillare come non mai. Quando si china su me per accarezzarmi la barba i suoi sodi seni si sporgono simili ad ambrate coppe dalla ampia scollatura come ad invitarmi all'amplesso, ed il respiro si blocca.
    "Lo facciamo ora?...". Prima di rendermene conto, sul braciere come sono, mi stringe al braccio il laccio emostatico e con professionalità, passandosi più volte la lingua sulle labbra, infila l'ago in quella che - sono parole sue - "è la più bella vena del mondo!...".
 
 
 
Copyright © 2024 Podoandando. Tutti i diritti riservati.
Joomla! è un software libero rilasciato sotto licenza GNU/GPL.