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IL ROCCASELLA DA NOVARETTO / UN RITORNO AL MINIALPINISMO DEI TORINESI
Scritto da Vittorio Duregon   
Venerdì 04 Ottobre 2019 20:37

 

 

DA NOVARETTO ALLA ROCCASELLA

 

 

Un percorso immerso nei boschi e nei secoli

Alle origini dell’alpinismo e dell’escursionismo torinesi

 

 

 

Salita e discesa  

10 km  

1145 d+

 

 

 

 

L’occasione del 1° Vertical Novaretto Roccasella ci permette di riprenderne il tracciato di gara e riproprlo come ‘Percorso’ tout court.

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Un ottimo itinerario di allenamento, comodo e ricco di suggestioni, per chi corre o cammina in modo sportivo in montagna.

 

 

 

Il terreno è quello della Bassa Val di Susa, lato sinistro orografico, proprio di fronte alla Sacra di San Michele.

 

 

 

 

 

 

 La cappella e la vetta della Roccasella  1508 m

 

 

Novaretto è una frazione di Caprie;  è collocata a ridosso della montagna, ma è anche a poca distanza dal  punto più basso della valle, a poche centinaia di metri dalla Dora Riparia.

Nel tempo profondo questo lembo di terreno doveva essere paludoso, c'era una torbiera e ci sono stati nel secolo scorso alcuni ritrovamenti in Novaretto relativi ad un  insediamento umano su palafitte.

 

 

img 4733

 

 

 

Alle spalle di Novaretto la montagna si inerpica ripida e ricoperta da boschi di macchia,castagni e faggi fino a culminare a quota 1508 m in una vetta di tutto rispetto, slanciata e rocciosa, la Roccasella, alla lettera 'la Rocca di Celle'.

 

E’ una meta frequentatissima in ogni stagione, con in cima una piccola cappella, sempre aperta, e un panorama magnifico sulla Val di Susa, a nord sulla dorsale Rocciamelone - Lunella - Civrari, verso sud sul gruppo dell’Orsiera, e sulle Alpi Cozie fino al Monviso.

 

                                                                           La parrocchiale di Novaretto

 

 

percorso

 

 

Proprio di fronte a pochissima distanza lo sguardo viene catturato dalla Sacra di San Michele,

alla cui fondazione avvenuta poco prima dell’anno mille, la tradizione associa strettamente la permanenza di insediamenti di monaci eremiti proprio qui, nella frazione Celle, sul Monte Caprasio

(Rocca di Celle, Roccasella).

 

 

 

 

In totale sono circa 5 km per la salita e altri 5  per la discesa, per un dislivello positivo di 1145 m .

 

 

img 4769

 

 

 

 

 

Sicuramente una escursione/allenamento importante.

Ma anche molto comoda se si considera che  la partenza avviene a pochi minuti dalla tangenziale di Torino.

Una meta ideale per i ritagli di tempo, le mezze giornate, per gli inverni asciutti, le lunghe serate estive.

 

 

 

 

 

 

 

Il minialpinismo torinese alla Roccasella

 

 

Non c’è praticamente nessuno, torinese e amante della montagna, che non abbia fatto le sue prime esperienze, da solo o più probabilmente in comitiva, sul Musinè o sul Roccasella.

 

Io per esempio trovo nel diario dove annotavo le mie prime escursioni: " 10/3/1973  Gita al Roccasella  con Franco e Andrea della Giovane Montagna. Franco sale slegato. Ritorno nel primo pomeriggio per partita" (della Nazionale ?).

Non c’è  scuola di montagna, di arrampicata o associazione escursionistica che non preveda tra le prime o le ultime gite dell’anno quella al Roccasella.

 

scuola

 

E questo da più generazioni,

perlomeno da quando a fine '800 esplose nella nascente società civile il gusto per l’avventura e l’esotismo, e la pratica assidua della montagna divenne un segno distintivo nella società borghese di Torino.

 

 

 

 

Parliamo della generazione dei fondatori del Cai , e dei loro eredi, i primi esploratori delle valli piemontesi e redattori delle prime relazioni ufficiali: i pionieri Martelli,

Vaccarone,Baretti,Ferreri , con e senza guide.

 

 

 

 

 

Per tutti questi la Roccasella, intesa sia come cima che poi come palestra di roccia era solo il punto di partenza di inizio anno verso i progetti di esplorazioni e prime ascensioni.

 

 

 

 Questo punto di vista si estese e divenne più sociale ad inizio del 1900 quando al club elitario degli alpinisti si affiancarono varie associazioni finalizzate allo sviluppo della persona nel tempo libero, prevalentemente di estrazione cattolica o solidaristica.

 

 

 

 

Una uscita della Scuola Gervasutti a metà degli anni '70

 

 

Fenomeno via via favorito dalla maggiore mobilità resa possibile dal mezzo ferroviario e dalle prime automobili.

Per dare una idea si pensi che nel 1927 le varie associazioni presenti in Torino (Cai,Uget,Uet,Giovane Montagna,Satti) contavano  più di 9000 tesserati.

 

Gli anni 30 e poi nel dopo guerra gli anni 50 e 60 vedono una ulteriore esplosione di questo approccio organizzato e comunitario.

 

 

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Pian piano però la Roccasella perde centralità. 

Fu la prima palestra di roccia dei torinesi nel periodo in cui la roccia non aveva alcun significato se non portava ad una vetta.

Ora si fa strada l'allenamento specifico per l'arrampicata.

 

 

Altre mete ora si impongono, più difficili o più adatte alle scuole di roccia: i Picchi del Pagliaio, i Denti di Cumiana e il Freidour nell’area di Giaveno e Pinerolo, Le Lunelle, la Courbassera, il Plu nelle valli di Lanzo,

 

 

                                                              1927  Comitiva in vetta, al centro, quinto da sin un                                                              ventenne Gabriele Boccalatte

 

Negli anni 80 e 90 una più accanita esplorazione alla ricerca di difficoltà sempre maggiori, ha relegato anche queste al rango di ‘palestre classiche’;  ormai anche loro sono un po’ snobbate, qualcuna, come i Picchi del pagliaio, viene forse considerata anche pericolosa per la desuetudine alle difficoltà su terreno sporco o misto. 

 

La palestra preferita da Gervasutti

 

Roccasella ora non fa più curriculum, tuttavia è sempre lì, ancora molto frequentata. Anche perché è estremamente comoda, ora ha la strada asfaltata che arriva fino alla frazione Comba a 1063 m.; e c’è  anche il Rifugio Roccasella in località Celle che serve di appoggio e comfort.

 

 

 

giusto gervasutti

 

 

Rimane ideale per le prime esperienze con la corda, con le sue due storiche vie: l’Accademica e la Gervasutti, con dificoltà fino al V, cui si sono aggiunti recentemente, per chi vada a cercarli, alcuni passaggi più difficili. 

 

 

 

Può quindi ancora servire all’eccellenza dell'alpinismo, soprattutto per chi ha poco tempo.

 

Partire da Novaretto anziché da Comba,  e fare tutto il dislivello, uscire in inverno o con il maltempo, allenanerà alla fatica e alle difficoltà della montagna vera.

E' solo una questione di 'visione'.

 

Non a caso era la palestra preferita da Giusto Gervasutti, il 'fortissimo’, il Fausto Coppi dell’alpinismo, che in certi anni ad inizio stagione ci andava sei o sette volte di seguito. E, aggiungo io, sicuramente uscendo con qualsiasi tempo, era sicuramente nel suo stile.

    

 

 

 

 

 

La più iconica immagine di Giusto Gervasutti

 

 

 Luigi Bosio

 

Per i tempi più recenti non possiamo non ricordare la figura di Luigi Bosio, alpinista di Alpignano, che per il ventennio 70-90 fu di casa quasi tutti i giorni alla Roccasella, avendola salita 2001 volte e che ivi trovò la morte per un malore il 22 febbraio del 1994, all’età di 60 anni.

 

 

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Bosio fu un grande alpinista, grande nel senso della sua grande passione e della quantità delle ascensioni da lui fatte,spesso anche impegnative e  prestigiose, spesso in invernale e in solitaria.

 

 

Qualche numero da record:

50 volte il Monte Bianco, da tutti i versanti, compresi i difficili Brenva e Rochers,

20 volte il Cervino,

30 volte il Gran Paradiso compresa varie volte la parete Nord Ovest, tutte le vette del Rosa in invernale  e una solitaria per il Canalone Marinelli sulla parete Est,

 200 volte il Rocciamelone, per tutte le vie, anche le più difficili e in ogni stagione,

1000 cime oltre i 4000 m, tra cui centinaia di invernali, sciistiche e  solitarie.

 

 

 

 

 

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Di Luigi Bosio ci rimane questa preziosa e originale mappa dei sentieri e vie di roccia della Roccasella,

molto pratica per districarsi tra le numerose opzioni sia di sentieri che di vie su roccia presenti sul terreno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La magìa di Celle e la leggenda delle origini della Sacra

 

 

Celle, il punto intermedio del presente percorso, a prima vista non si fa notare.

 

 

 

img 4820E’ un piccolo borgo formato da pochi edifici: due chiese fronteggianti con una piazzetta in mezzo, un bel campanile romanico con un piccolo cimitero addossato, la canonica, e più in là la casetta del Rifugio Roccasella.

 

 

E’ raggiungibile con l’auto, ma immerso nel bosco e assolutamente silenzioso e indisturbato. Un luogo di isolamento e meditazione.

 

Esposto a sud, ad una altezza di 1000 m , è un luogo ideale per godere della frescura nelle sere d’estate e del piacevole tepore della montagna di mezzacosta nelle giornate soleggiate d’inverno.

 

 

La vista che si apre a mezzogiorno è davvero unica: di fronte, a mezz’aria e vicinissima, la Sacra di San Michele, in basso la Val di Susa, i laghi di Avigliana, uno scorcio della città di Torino.

 

La storia di questo borgo è molto antica, sicuramente antecedente alla fondazione della Sacra di San Michele,datata alla fine del X° secolo.

 

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La tradizione religiosa, che prende alla lettera la postuma  e apologetica Cronaca della Sacra ( il Cronicon) , racconta come San Giovanni Vincenzo, l'edificatore della prima cappella sul Monte Pirchiriano, inizialmente avesse scelto come sito proprio Celle, sul Monte Caprasio (delle capre,di Caprie), luogo dove da tempo viveva ritirato in alcune grotte con altri eremiti, monaci camaldolesi.

 

 

 

 

Lo avrebbero dissuaso gli angeli, convincendolo a trasferire il suo progetto chiesa e futuro monastero sull’antistante Monte Pirchiriano.

 

 

 

 

 

Sappiamo inoltre, storicamente, che sicuramente è ritornato e morto a Celle, mentre la sua tomba si trova nei secoli nel fondovalle, nella attuale chiesa parrocchiale del comune di S. Ambrogio .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PERCORSO

 

Partire dalla chiesa parrocchiale di Novaretto e avviarsi verso la montagna lungo la via Alcide De Gasperi.

Curvando leggermente a destra entrare nel bosco percorrendo una bella mulattiera.

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Seguire la mulattiera, che, con piccoli tornanti  sempre in salita, e lunghi diagonali  con ds a monte e sin a valle, disegna una ampia curva verso sinistra colmando un dislivello di c 450 m fino a raggiungere una frazioncina in mezzo al bosco,Prà Barbè.

Dopo di essa, con un ultimo strappo si sbuca sulla strada asfaltata, che da Rubiana porta a Celle, al termine della frazione Case Inferiori.

 

 

 

 

 

 

 

img 4787Attraversare la strada e riprendere a salire tagliando al meglio un ampio tornante e ritrovare la strada per Celle a c 200 m dalla frazione.

 

 

Passare nella piazzetta tra le due chiese di grande importanza storica, e più avanti passare davanti al Rifugio Roccasella imboccando subito a sinistra la mulattiera che sale a fianco del muro del rifugio.

 Al primo bivio sulla mulattiera prendere a destra in salita nel bosco e poi attraverso un caratteristico prato molto aperto.

 

 

 

 

 

Il prato tra Celle e Comba

 

 

Si arriva così alla borgata Comba che si risale brevemente su asfalto fino ad una grande fontana lavatoio.

 

 

 

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Di qui prendere a destra il sentiero per la vetta  dentro un incassato trincerone che conviene salire però tenendosene all’esterno sopra il bordo sinistro, seguendo le ampie tracce di passaggio su prato e bosco di faggi con molte radici, sino ad arrivare ad un pianetto con numerose frecce di indicazioni, un quadrivio di sentieri.

 

 

 

 

                                                          Arrivati al lavatoio prendere a destra

 

 

 

Dal piccolo piano con il quadrivio di sentieri ,prendere il Sentiero Tramontana che prosegue in mezzo, il sentiero Tramontana, trascurando quelli che prendono a destra o a sinistra.

Il sentiero ora si impenna ulteriormente,sempre molto visibile, superando brevi fasce di roccette e spostandosi costantemente verso destra.

A poco a poco il cielo visibile diventa sempre più grande e si arriva col sentiero nei pressi della vetta. 

Quando cessa la pendenza, bisogna deviare a destra per alcune decine di metri, per arrivare alla sella tra le due vette e aprire totalmente la visibilità del luogo.

 

 

 

Discesa

 

Per scendere bisogna continuare sl sentiero di ascesa, che presto inizia a perdere quota sino ad arrivare ad una depressione in mezzo al bosco. E il Colle Arponetto , da cui parte sulla sinistra un sentiero in discesa che rapidamente porta al quadrivio di sentieri e di li a ritroso a Comba,Celle,Case inferiori e Novaretto.

 

 

 

 

LE FOTO