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STEFANO RUZZA / UTMB 2018 : UN ANNO BUONO
Scritto da Vittorio Duregon   
Lunedì 31 Dicembre 2018 17:12

 

 

 

 Dopo il settimo posto all’UTMB 2018

intervista a Stefano Ruzza

  

 

 ULTRATRAILER,ALLENATORE,SCRITTORE,

GLI STATES,

E LE GARE DEL MITO

 

 

 

L’UTMB 2018

 

Stefano,hai fatto un grande exploit all’UTMB 2018,settimo assoluto e miglior risultato italiano dai tempi delle due vittorie di Marco Olmo nel 2006 e 2007.

A mio parere, per trovare un metro di paragone e considerando la continua crescita del trail a livello internazionale, è come se un italiano fosse arrivato settimo al Cross delle Nazioni.

 

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L’avrai già raccontato mille volte, ma ora, davanti ad un panettone, puoi forse metterlo a fuoco ancora meglio di prima, mi riferisco alle tante interviste che ti sono piovute immediatamente addosso nello smartphone.

 

 

 

 

Foto klaus Dell'Orto

 

 

Si,capisco cosa vuoi dire. In effetti subito dopo la gara mi ero reso conto solo fino ad un certo punto di quello che avevo fatto.

E’ stato come se l’avessi vissuto un po’ esternamente,anche perché subito dopo sono partito per gli Stati Uniti dove sono stato per un mese. Nonostante piovessero nello smartphone complimenti e interviste da diverse parti, ho vissuto il tutto in modo leggermente distaccato.

Ora invece, ancora a distanza di mesi, mi rendo sempre più conto di quello che ho fatto perché ho ricevuto direttamente dalle persone le spressioni di affetto e stima nei miei confronti.

 

 

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Già dai messaggi avevo capito di aver lasciato qualcosa. Ma sono state le persone raccontarmi di essersi emozionate durante la mia rimonta in gara e di avere sofferto nel finale quando vedevano dietro di me,Clavery,il secondo francese,continuamente inquadrato dal live e in apparente rimonta tra due ali di folla esultante, mentre di me che,venivo segnalato davanti,non si vedeva niente e non si sapeva che fine avessi fatto. 

 

 

 

 

E poi si sapeva anche delle edizioni che erano andate male,e degli infortuni che ancora stavano spegnendo la mia stagione, insomma ho capito di aver lasciato qualcosa che andava al di là del semplice risultato.

Anche perché io non ho doti fisiche poco comuni, non sono un atleta di livello mondiale, ho dovuto lavorare molto per tutto questo.

In tanti mi hanno visto come uno di loro, una persona comune, alla mano, che ha raggiunto un grande risultato con tanta fatica.

 

Non sono del tutto d’accordo.Tutte le volte che ho visto Thevenard fare qualcuna delle sue imprese, mi sono detto, fisicamente assomiglia un po’ a Ruzza. Probabilmente è proprio il contesto francese che porta a livelli così alti.

 

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Può anche sembrare che ci sia qualche somiglianza. Però lui di base ha un motore decisamente migliore. In gare sui 40 km ha decine di atleti più forti di lui mentre all’UTMB si trasforma e diventa veramente uno dei più forti al mondo,forse giusto appena dietro a Kilian e D’Haene.

 

 

Questo perché in effetti le sue doti fisiche sono di pura endurance. Io,facendo un paragone,sui 40 km in Italia ho decine di atleti più forti di me mentre in gare sui 120 o 160 km vengo fuori molto meglio.

 

 

 

E’ vero che il contesto competitivo sicuramente crea delle differenze direi a priori, ma è anche vero che lui era un atleta sin da ragazzino,era nella nazionale di sci di fondo,quando io ancora mi divertivo  con il calcio e con qualche serata con gli amici. Crescere così è tutta un’altra cosa.

 

 

ALLENARE I TRAILERS

 

Immagino che questa gara così fortunata,che poi viene a confermare una buona reputazione che hai sempre avuto,costituisca la realizzazione quasi piena di ogni tuo sogno in tema di trail.

 

 

E allora mi chiedo, cosa viene dopo? Accetterai ancora più pressione o ti sentirai un po’ diverso,più maturo,aprendo a qualcosa di nuovo?

 

039

 

Dopo l’UTMB ho cominciato a ricevere molte domande sull’allenamento,dato che da qualche anno talvolta inserivo sui social media qualche dettaglio interessante in proposito.

 

Quest’anno la gente ha posto attenzione ancora di più a come mi sono preparato, agli allenamenti un po' particolari che ho fatto, e in tanti mi hanno chiesto consigli.

 

 

Da lì è iniziata una attività come allenatore che ora sto per presentare al meglio sul web.

 

 

 

                                                           In maglia azzurra alla Maxi Race di Annecy, al

                                                           Camponato mondiale di Trail  2015   

 

 

Di sicuro esperienza nel trail sento di averne.

Ho già allenato un po’ di gente tra cui una persona che ha finito l’UTMB quest’anno dandomi una soddisfazione doppia quel giorno.

 

Adesso spero di riuscire a conciliare bene l’attività di trailer, perché sarò comunque ancora lì a sgomitare, e quella di allenatore, una cosa che ho sempre sentito di avere nelle mie corde, aiutando persone di qualsiasi livello a raggiungere i propri obiettivi.

 

 

ELEONORA

 

Sanno in molti che il soggetto principale che hai allenato fino ad ora ce l’hai molto vicino. Direi che una citazione è dovuta.

 

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Si, assolutamente dovuta!

 

 

 

L’esperienza che ho fatto negli anni è partita con Eleonora, la mia fidanzata, che seguo da sette anni e che nonostante le difficoltà di allenamento a causa del lavoro, è riuscita, praticamente sempre, a essere finisher in tantissimi trail e gare importanti.

 

 

 

 

 

Ha un curriculum notevolissimo, messo insieme in soli sette anni.

 

 

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Qualche citazione è d’obbligo: finisher 2 volte all’UTMB, 2 volte alla LUT, tra cui quella di quest’anno preparata allenandosi, ora che è negli States, sulle modeste collinette di Baltimora.

 

 

 

E ancora due grandi ultra su strada: la 100 miglia di Berlino, e la 100 km di Asolo. E inoltre la TDS, la Trans Gran Canaria, la 100 km del Sahara.

 

 

 

 

 

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Negli States alcune classiche come la UROC 100 e la 100 km del Vermont, la 24 ore di Baltimora, nonché la classica più antica, la Old Dominion , una 100 miglia in Virginia.

 

 

 

Non cito tutti gli altri trail in Italia e in Francia, ma vanno ricordate perché impegnative gare di endurance l’Ice Trail Tarentaise , la Trans d’Havet, la Maxi Race di Annecy, la 80 km di Chamonix, il Rensen, il Rigantoca, il Soglio, il Gir dii mont.

 

 

 

Un’attività peraltro tutta in altalena, sempre disturbata da serie limitazioni di tempo e da ricorrenti acciacchi che bisognava ogni volta interpretare e superare.

 

 

 

 

 

 

 

 

Quindi mi ha dato tanta esperienza allenare una persona, in fondo, dai tratti molto comuni e mi ha fatto capire le differenze con atleti di livello alto, come potrei essere io.

 

 

Mi ha fatto scoprire e capire l’importanza di variare moltissimo gli allenamenti. Sia lei che io non corriamo solamente, ma facciamo palestra, bici, spinning,nuoto.  

 

A volte alcuni di quelli che mi chiedono di essere seguiti non fanno altre attività, questo per motivi di tempo, e perché no, anche di voglia.

 

Dall’esperienza con lei e con altri che ho seguito sto comprendendo come adattare gli allenamenti alle proprie caratteristiche,alle possibilità di tempo, alle motivazioni e obiettivi personali.

 

 

LA SCRITTURA

 

Nel 2016 hai pubblicato un romanzo che è piaciuto molto a me e a quelli che l’hanno letto.Si intitola Fortefragile.

 

 

 

20190101 224127E’ la storia di uno sportivo attivo, un ciclista,che sin da ragazzo vive solo per lo sport.

 

 

Corona il suo sogno approdando ad una squadra ciclistica internazionale, ma rimane invischiato nelle problematiche del doping, con conseguenti complicazioni sul piano professionale, e devastanti ricadute sul piano affettivo e dei rapporti umani.

 

Una storia che ti cattura, empatica, e che soprattutto offre una visione molto verosimile delle difficili problematiche del ciclismo professionistico.

 

 

La domanda è: come scrittore hai qualcosa d’altro in cantiere?

 

Fortefragile è un romanzo che parla di sport attraverso il doping, è ambientato nel mondo del ciclismo e un po’ in quello del trail. In realtà in precedenza avevo scritto diversi racconti e avviato anche qualcosa di più lungo.

 

 

Fortefragile è stato un modo per rompere il ghiaccio su un tema a carattere sportivo che poteva essere un po’ più semplice da raccontare e,anche qui,per fare esperienza.

 

 

 

 

fb img 1546273667433Ha avuto un buon successo nonostante lo abbia auto pubblicato con una pubblicità quasi nulla. Mi è servito molto come esperienza e così successivamente ho completato altri progetti più complessi che mi portavo dietro da anni e faticavo a finire.

 

 

 

Ora sono in fase di ricerca di pubblicazione. Altre storie sono in cantiere e bisognerà prima o poi trovare il tempo per scriverle.

 

 

 

 

 

 

E poi ho in mente un altro piccolo libro, non un romanzo, ma una specie di piccolo manuale per l'ultratrail, adatto a tutti i livelli, sia per gente che si allena in pianura che per quelli che si allenano in montagna.

Niente di troppo tecnico, una guida semplice per chi ha come obiettivo di diventare finisher nelle gare principali

 

 

LA DIAGONALE DES FOUS

 

Un’altra gara per cui sei famoso è la Diagonale des Fous, nell’isola francese di Reunion,di cui, azzardo,devi essere senz’altro il maggior esperto italiano.

 

 

In tutto vi ho partecipato quattro volte, finita due, e due ritirato per infortunio.

 

 

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La prima volta era stata la migliore. Era l’edizione del 2014.

 

 

 

Avevo fatto anche lì un ottimo settimo posto in una delle edizioni più partecipate, dietro a D’Haene, Pommeret, Collet, Grinius, Dominguez e Bohard e lasciandomi dietro gente ben più quotata di me come Lebon, Schlarb, Sylvain Camus e Antoine Guillon.

 

 

Era stato un buon esordio, un exploit che da un lato mi aveva dato una certa sicurezza di poter ambire a certi risultati, dall’altro mi aveva messo un po’ di pressione perché poi negli anni successivi ho sempre avuto qualche difficoltà supplementare.

 

 

 

Alla Diagonale des Fous mi piacerebbe tornare preparandola bene, come so adesso preparare un appuntamento, perché di sicuro ho cinque anni in più di esperienza e anche un po’ di più di fisico.

 

 

 

Spero nei prossimi due tre anni di poterci tornare e lasciare un segno perché è una gara che adoro, molto adatta a me perché c’è un po’ di tutto: il corribile, tratti molto tecnici, un meteo che cambia tantissimo, dal freddo della prima notte al caldo torrido della seconda parte. E’ una gara durissima, ma che consiglio a tutti, in un posto favoloso.

In Francia è una delle più conosciute e sicuramente la più importante dopo l’UTMB.

 

 

IL DESERTO

 

Questo sito ti aveva intervistato nel 2012. Lì si era parlato di Nepal e di Namibia.

Che differenza c’è tra quella stagione e oggi?

 

Avevo iniziato a correre con qualche corsa trail nel 2008 2009.

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Ma la prima stagione vera e propria è stata nel 2011. Nel 2010 avevo ottenuto una vittoria inaspettata, la mia prima vittoria, in Namibia.

 

 

Era la ‘100 km della Namibia’ a tappe. In realtà volevo togliermi lo sfizio di una corsa nel deserto, che mi affascinava molto. 

 

Vittoria replicata l’anno dopo in Namibia e nel 2012 in Tunisia nella ‘100 km del Sahara no stop’.

 

Poi non sono più riuscito a tornare nel deserto un po’ per i costi e i problemi logistico politici, un po’ per le tante gare trail che nel frattempo erano in pieno sviluppo in Italia.

 

 

Da qualche anno sto pensando alla Marathon des Sables, e spero prima o poi di riuscire a metterla in calendario.

 

 

In Himalaya avevo fatto una corsa nel 2011, che andò male, e da allora non ho più avuto occasione di tornarci.

 

 

Negli ultimi anni ho preferito andare in gare internazionali di alto livello piuttosto che in posti esotici a caccia di un facile piazzamento.

 

 

IL TRAIL IN ITALIA

 

Come valuti la situazione del movimento trail in Italia? Sembra che manchi qualcosa..parlo di atleti guida, in confronto soprattutto di Francia e Spagna.

 

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All'estero ci sono atleti provenienti dallo skyrunning e dalla corsa in montagna, oppure con ottimi tempi in maratona, come gli americani, che non si fanno problemi a cimentarsi in ultratrail, mentre in Italia c'è ancora troppa distinzione e a volte guerra tra i diversi movimenti.

 

 

Atleti forti ne sono arrivati, ma alcuni si sono un po' persi per strada, altri fanno mille gare senza ottenere risultati nelle corse che contano, altri che secondo me potrebbero fare benissimo all’Utmb, anche meglio di me, si sono intestarditi con il Tor de Geants.

 

 

Alla Trans d'Havet 2013 Campionato Europeo di Ultra Sky Marathon,

con Insam,Zanchi e l'organizzatore Enrico Pollini

 

Altri ancora non escono mai dall'Italia, spesso anche per difficoltà economiche.

 

E ci sono meno sponsor..

 

098Sì, e la differenza si nota.

Anche senza arrivare ad un sostegno tale da permettere un vero e proprio professionismo, sarebbe utile riuscire ad avere qualche contributo economico in più, proprio per permettere gare all'estero contro i più forti atleti del mondo, oltre magari alla possibilità di terapie o di periodi di allenamenti in altura, che per alcune gare sono fondamentali.

 

Ma il movimento cresce, le aziende crescono, e qualcosa credo si stia muovendo.

 

Di certo al giorno d'oggi bisogna essere bravi anche a curare la propria immagine sui social, non contano solo i risultati.

 

 

 

GLI STATES

 

Stai frequentando di recente gli Stati Uniti e vi hai fatto anche qualche onorevole gara, risultando anche vincitore in due occasioni. Che differenze ci sono con l’Italia?

 

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Credo che il livello atletico medio dei trail americani sia più basso, ma per una pura questione di dimensioni del paese.

 

Gli Stati Uniti sono talmente grandi, le gare talmente tante, che quasi sempre si tratta di un confronto locale.

 

 

Tra l'altro lì è cosa molto comune che un qualsiasi runner si metta a correre una 50 km o una 80 km, anche senza allenamento.

 

Le organizzazioni sono molto più semplici, più spartane, ed è quello il bello.

In Italia ci si abitua troppo bene. Nella maggior parte delle gare americane non c'è pubblico, non c'è speaker, non ci sono sponsor, sono disperse in parchi o boschi poco frequentati, l'importante è semplicemente correre.

 

Poi probabilmente esistono posti, come Colorado, California, Oregon, dove il livello è più alto e dove c'è un minimo di impatto mediatico delle corse trail.

 

Ma nelle gare più competitive, i primi corrono davvero forte, gente che tranquillamente sta sotto le 2.20’ in maratona.

 

 

SOGNARE ANCORA

 

Dopo UTMB e Diagonale des Fous,c’è qualche qualche gara mito,qualche sogno,che vorresti realizzare nei prossimi anni?

 

 

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Come detto prima,la Marathon de Sables è un sogno che ho da anni, anche se penso più come pura esperienza, che come gara a livello competitivo.

 

 

 

Poi il sogno più grande è la Western States, un piazzamento nei 10 lì sarebbe la mia definitiva consacrazione.

 

 

Ma anche l'Hardrock, difficilissima per il percorso e per l’altura. E mi piacerebbe portare a casa anche la Spartathlon prima o poi.

 

 

Anche se su asfalto, che non amo, è una gara leggendaria che sarebbe la perfetta conclusione di carriera.

 

 

 

 

Non so se sperare presto o tardi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 FOTO