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1984 LA TRE RIFUGI E LA BARDONECCHIA-SOMEILLER
Scritto da Vittorio Duregon   
Venerdì 02 Maggio 2014 20:17

 

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______________________________________________

 

 

 

DUE FOTO DELL'ESTATE 1984

 

 

TRE RIFUGI DELLA VAL PELLICE

 Domenica 15 Luglio 1984

 

BARDONECCHIA – COLLE DEL SOMMEILLER

 Domenica 29 Luglio 1984

 

 

 

LA MIA FAVOLOSA ESTATE DEL 1984

All'inizio del 1983 mi ero messo a correre da solo, facevo 'jogging' per tenermi in forma. A maggio però avvenne una svolta.

 Non avevo contatti con il podismo competitivo, ma avevo letto da qualche parte data e ora della 'Corsa al Musinè' e mi ero presentato alla Partenza, iscrivendomi come 'libero'. Avevamo corso con freddo e pioggia battente,su un terreno scivoloso. Ero privo di allenamento specifico e inadeguato come scarpe e abbigliamento.  Scivolai subito in coda, però scoprii con stupore che, in una giornata così, ero comunque in compagnia di diverse ragazze.

Chissà chi aveva vinto, quasi sicuramente Giuseppe Genotti che in quell'anno vinceva tutto.

 Nel post gara avevo conosciuto un altro concorrente, anche lui alla prima gara, Salvatore Blasi, e scoprimmo che abitavamo vicini. Ci ritrovammo per degli allenamenti, lui era più giovane e più brillante di me, un talento. Eravamo entusiasti. A Luglio, alla Notturna di Grugliasco, avevamo conosciuto un altro cane sciolto, Giuliano Franco, un ex ciclista, un bell'atleta, un po' scoordinato ma potente. Ci tenevamo in contatto, e ogni tanto facevamo qualche allenamento sulle montagne della bassa Val Susa, come Musinè,Roccasella,Valdellatorre.

 

L'anno dopo io e Salvatore ci eravamo iscritti alla squadra Monticone Sport, che però faceva solo gare su strada.Avevamo perciò aspettato con impazienza che arrivasse giugno per iniziare a partecipare per conto nostro alle 'marce alpine' e alle 'corse in montagna'.

 

Domenica 23 giugno avevamo partecipato a Luserna al Trofeo Fonte Blancio, domenica 11 Luglio a Cervelli di Coazze avevamo corso i Picchi del Pagliaio.

 

In quel periodo gli specialisti più forti erano Mario Andreolotti, Giuseppe Genotti, Bruno Poet, e i più vecchi Elio Ruffino,Felice Oria,Giancarlo Dalmasso.Meno presente ma famoso era Piergiorgio Chiampo. I giovani emergenti erano Marco Sclarandis e Gabriele Barra, Daniele Ivol, Marco Olmo.

 Ai nostri occhi sembravano iper professionali, dei semidei lontani e che anche intimorivano.

 Capimmo presto che d'estate c'erano tre gare monumento, tutte e tre estreme: la Tre Rifugi della Val Pellice, gara a cronometro in coppia, la Tre Funivie del Sestriere, lo Chaberton. Sognavamo a occhi aperti.

L'avvicinamento alla tre Rifugi di Domenica 15 luglio fu eterno. La settimana della gara ci allenammo alla sera sul Musinè dal Lun al Giovedì , soprattutto ripetute, ed en passant cronometrammo anche una salita in vetta proprio 'tirata': lui 31' e rotti, io 33' 48”.

 

tre rifugi val pellice copia

 

 

La Domenica al Rifugio Jervis facemmo una gara capolavoro.

 

 

 

Indescrivibile la tensione del conto alla rovescia per la Partenza a cronometro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tenemmo un bel ritmo sin dall'inizio, con l'incubo di essere raggiunti dalle coppie partite dopo,sgranate di due minuti. Cedetti nel finale, ero senza gambe e caddi due volte al termine della lunga discesa. I tre km pianeggianti della Conca del Pra, furono un'agonia, l'improvvisazione si faceva sentire. Salvatore davanti mi incitava e riuscii ancora a correre decentemente perdendo solo qualche minuto.Fummo i protagonisti della giornata nel genere non contemplato degli  stradaioli outsider. Con il tempo di 2h e 35” arrivammo 11 assoluti su 99 coppie, quasi tutte di specialisti.

Basti dire che avevamo dato 11 minuti alla prima coppia femminile,formata da Claudia Priotti, poi Nazionale di corsa in montagna e Severina Pesando, che stabilirono il record della gara, tutt'ora imbattuto.

 C'erano altre coppie stradaiole, che improvvisarono la Tre Rifugi ma 'saltarono' nella parte finale, come Marcon-Malerba(Oreste) che erano dati addirittura tra i favoriti, oppure Soncin-Bello(Renzo), gente che viaggiava normalmente sotto i 2h 45 in maratona.

Io e Salvatore ci integravamo così, io andavo un po' più piano ma regolare e gestivo la tattica, lui stava davanti e mi trainava e in questo modo riusciva a dosare le forze e terminara la gara, cosa che gli succedeva raramente.

Per la cronaca quella edizione era stata vinta dalla coppia Barra-Sclarandis. La prima delle quattro vinte da Gabriele Barra, atleta che tutt'ora si esprime con grande facilità in qualsiasi tipo

di gara in montagna.

 Comunque un po' di contatti li avevamo stabiliti e cosi ci ritrovammo tra pochi amici due settimane dopo ad un'altra gara-sfida, che però non era conosciuta da nessuno. Era la Bardonecchia – Colle del Sommeiller, lunga 26,3 km, con un dislivello di 1700 m.

Dalla Classifica dell'Arrivo che ho conservatosi capisce che era alla sua nona edizione.

 Non so null'altro, né chi la organizzasse né quando abbia cessato.

 Eravamo in pochissimi, di competitivi soltanto una decina: io,Salvatore, Massimo Marcon, Giuliano Franco, i fratelli Renzo e Sergio Bello, Soncin, Cammalleri.

 

 

 Il favorito obbligato era Massimo Marcon,di Alpignano, un fisico atletico, che se ne uscì da Bardonecchia scherzando tranquillo in gruppo, di ottimo umore.

 Quando la strada cominciò a salire Blasi cercò di contrastarlo, vanamente, e infatti lo trovai a bordo strada all'altezza del lago di Rochemolles che stava per ritirarsi.

 Io ero rimasto dietro, quasi subito da solo, però a poco a poco cominciai a rimontare posizioni correndo regolare sulla bella strada militare che sale al colle.

 

bardonecchia-someiller copiaAd un certo punto, nel pomeriggio assolato, mi resi conto che le forze mi stavano abbandonando,ero in crisi, non c'erano segnalazioni e non mi rendevo conto di quanto mancasse all'arrivo.

Avevo rallentato sconfortato quando vedo dietro Renzo Bello che mi sta raggiungendo ad un'altra velocità e mi grida : “Dai! Non mollare, stai andando bene, manca poco, solo qualche tornante”.

Gli tenni dietro con rinnovato coraggio, ma i tornanti erano sempre più stretti e duri, e mi uscì dalla vista,e anche un altro concorrente mi aveva poi sorpassato.

Però poco dopo improvvisamente la strada spianava, sentivo delle voci. La neve ai lati era alta un metro, anche se era il 29 luglio tutto il Colle era innevato, a quei tempi il riscaldamento globale non esisteva.

Il Traguardo era una linea per terra, dove c'erano un gruppetto di persone, e due jeep.

 

 

Ero arrivato sesto assoluto, in 2h e 43'.

 Aveva vinto Massimo Marcon in 2h e 11. Dietro di lui a 18' Nerio Soncin, e poi a seguire Giuliano Franco, Renzo Bello, Gaetano Cammalleri e io.

Nel pacco gara lì sul traguardo mi fu consegnata questa foto, la più bella che mi rimane di quel periodo.

Tornato a casa, in tivù verso mezzanotte c'era la Diretta della  Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi di Los Angeles. Si vide un incredibile pupazzo aleggiare sopra lo stadio, sostenuto da cavi che non si dovevano vedere. Avrebbe dovuto essere un marziano che portava alla Terra un messaggio augurale di  apertura olimpiadi, un messaggio che rimbombava cavernoso, in inglese, e che ci augurava pace e libertà. Erano gli anni di Reagan.

 

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Di quelle olimpiadi ricordo non tanto la medaglia d'oro di Cova, quanto

la splendida vittoria in maratona di Carlos Lopez.

 Lopez quell'anno era uno il più forte fondista al mondo, ma non vinceva quasi mai, perché gli mancava la volata. 

Al meeting di Oslo, aveva letteralmente trascinato al record mondiale sui 10.000 il suo connazionale Mamede, che ingenerosamente lo aveva battuto in volata sottraendogli il record..

Però Mamede aveva un cuore da coniglio e nella finale dei 10.000, al quarto giro di pista, alla curva tirò diritto infilando velocemente gli spogliatoi, scappò senza che quasi nessuno se ne accorgesse.

Il piccolo Lopez invece dopo il 30° km si mise in testa e fece per l'ennesima volta l'unica cosa che sapeva fare, andare via in progressione, disperatamente.

 

 

Chilometro dopo chilometro il gruppo si allungò e alla fine arrivarono tutti sgranati,in fila indiana.

 Carlos Lopez, portoghese, fu uno degli ultimi grandi europei nel fondo.

 

Poco dopo ero  partito a malincuore per le mie ferie di Agosto,obbligate in Sardegna, mia moglie è sarda.  Salvatore  si  fece  la Tre Funivie e lo Chaberton, agevolmente ma con una cattiva gestione della gara.

Quando tornai dalle vacanze  ci  ritrovammo alla Corsa al Col Bione di Giaveno dove mi rimisi di nuovo in forma, perché nei nostri progetti incalzava già l'ultima delle gare super che ci facevano sognare: la Ivrea-Mombarone.

Anche alla Ivrea-Mombarone facemmo bene. Io terminai in circa 2h e 38 anche se andai di nuovo in crisi nel finale, lui fece gara davanti e mi diede almeno10'.

 

Con questi risultati nel palmarès, era ora di curare di più l'allenamento e soprattutto la tenuta,

il nostro punto debole. 

E invece per me  arrivarono improvvisi gli acciacchi, le infiammazioni, gli stop prolungati per settimane. 

Scoraggiato decisi di smettere perché ero cronicamente sofferente e privo di allenamento.

D'altronde era un periodo in cui  ero costretto a mettere tutto il mio tempo e le mie energie psichiche 

nel lavoro. Feci ancora qualche gara in una primavera che stavo bene, 5 anni dopo, e poi di nuovo uno stop  di quindici anni per ricominciare nel 2007, ormai  nel periodo dello Skyrunning e dei Trail.

 

Vittorio Duregon