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THABOR TRAIL 25 AGOSTO 2013/
Scritto da Diego Leandro Dal Cin   
Martedì 10 Settembre 2013 06:45

 

THABOR TRAIL

 

Bardonecchia  TO  

25 Agosto 2013

 

 

 

 

di Diego Leandro Dal Cin       foto diego

 

Foto: Fabrizio Vinassa e Organizzazione

100_3706

ThaborTrail the Western Italian Running Race, recita la locandina della corsa. In effetti ci troviamo al limite occidentale dell’Italia, oltre il confine, la Francia.

La gara si sviluppa a cavallo fra i due paesi toccando luoghi di rara bellezza, le vette dolomitiche regalano scenari unici nel panorama alpino piemontese.

Dopo l’abbandono dei cugini d’oltralpe e l’edizione zero dello scorso anno, finalmente alcuni appassionati sono riusciti ad organizzare una gara che porta i concorrenti in cima al monte Thabor,

che con i suoi 3178 metri di altitudine rappresenta una delle maggiori vette della zona.

La montagna la conosco bene per averla scalata molte volte, ma mai seguendo l’itinerario proposto dalla competizione.

 

100_3708

La mia curiosità verrà soddisfatta al via quando da Bardonecchia attraverso un breve tratto di asfalto verremo incanalati verso il colle della Rho. Questo è un percorso che venne usato fin dai tempi antichi per valicare la Alpi, resti romani sono stati rinvenuti in questi luoghi. Trattandosi di una via piuttosto conosciuta, è stata teatro nel corso dei secoli di numerose battaglie, l’ultima durante la seconda guerra mondiale .

La pioggia del giorno prima ha lasciato il posto ad un bel cielo terso, anche se dovremo fare i conti con un vento “frizzante” che a queste latitudini già preannuncia l’arrivo dell’autunno.

 

tabor copiaIn vetta al Thabor nella notte è caduta la prima neve, imperativo adeguarsi alle nuove condizioni meteo. I concorrenti, consapevoli dei pericoli e delle insidie che la quota rilevante comporta, sono dotati del materiale obbligatorio e delle riserve idriche ed alimentari.

Non riesco a concentrarmi sulla corsa, mi distraggo continuamente guardando il paesaggio. In fondo però sono qui per questo, godermi una bella gita in montagna. Valicato il colle della Rho, il sentiero si butta in discesa. Occorre cautela, almeno per me. I chilometri da percorrere sono ancora molti ed io, uomo di pianura, penso all’ascesa alla vetta con un po’ di apprensione. Il sentiero è abbastanza agevole e non troppo tecnico, qui “chi ne ha” può divertirsi alla grande.

Finalmente, dopo alcuni saliscendi raggiungiamo il rifugio del Thabor.

 

verso il ristoro del ref. du tabor

 

Ormai siamo in Francia, gli idiomi si mescolano, i ragazzi del rifugio si fanno in quattro per rifocillarci. Questo è l’unico punto di ristoro previsto, occorre tenerne conto e fare il “pieno”. Azzanno un ottimo pezzo di torta al cioccolato e riparto. Il terreno ora è diventato più ostico, correre è molto difficile. Anche il periplo del lago Peyron mi fa impiegare più tempo del previsto. Scorgo la cappella della Madonna Addolorata, nome che sembra un presagio. Arranco di buona lena, ma strada facendo mi accorgo di usare molto i bastoncini per aiutarmi nella salita: brutto segno.

 

tratto tra colle della rho e rif du tabor copiaCanticchio una canzone di Ivano Fossati: “...grandi corridori di corsa in salita che alzano la testa dal manubrio per vedere quando fosse finita...”. Alzo lo sguardo, ma la vetta sembra non avvicinarsi mai.

É il momento di pagare il tributo alla montagna, superati i 2800m di quota il mio fisico non abituato mi presenta il conto: dopo pochi metri percorsi devo fermarmi a rifiatare. Vedo altri compagni faticare allo stesso modo.

In cima, contrariamente alle aspettative non fa freddo, la visuale è stupenda: le Alpi e il Delfinato si stagliano di fronte a me. Un volontario mi indica alcuni puntini che si muovono rapidi più in basso, sono gli atleti più veloci che stanno già percorrendo la via del ritorno. Pensavo che il tragitto sarebbe stato più agevole e diretto, invece dovremo attraversare dei tratti veramente tecnici con pietraie e lingue di neve. Questa variante mi porta a scoprire un altro angolo della Valle Stretta che non conoscevo, il bellissimo lago di Chardonet.

rho_15

 

Ora perdiamo quota rapidamente e dopo un paio di guadi raggiungo luoghi a me familiari, distinguo ormai chiaramente le Grange di Valle Stretta. Giunti in corrispondenza della Maison des Chamoix, invece di scendere direttamente verso il Pian della Fonderia, risaliamo per un breve tratto e dopo un lungo traverso ci ricongiungiamo col sentiero che scende dal Vallon de Tavernettes.

Incrociare i turisti domenicali è fonte di energia, i complimenti che ci rivolgono servono a farmi accelerare il passo e drizzare la schiena un po’ ingobbita dalla fatica.

Mi volto ad osservare la vetta che da qui è ben distinguibile. Ne abbiamo fatta di strada, ma come sempre accade, la fatica lascia spazio alla soddisfazione per aver concluso una bella corsa.

Non posso che complimentarmi con l’organizzazione, sicuramente le poche imperfezioni nella logistica emerse in questa prima edizione verranno corrette. Credo che negli anni a venire potrebbe diventare una delle più belle gare del panorama Italiano.

Un sincero ringraziamento a tutti i volontari e al personale dei rifugi “Thabor”, “ Terzo Alpini “e “I Re Magi” per la calorosa accoglienza.

Buone Corse

 

Diego Leandro Dal Cin