Podoandando Podoandando Rifugio Amprimo e Toesca
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Rifugio Amprimo e Toesca
Scritto da Somadaj   
Sabato 06 Luglio 2019 18:12

 

 

 

 

Rifugio Amprimo e Toesca

                                                                       8 luglio 2007 - 26 luglio 2009
 
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     Toesca! “pian del roc”. Quante meravigliose giornate trascorse in quel rifugio che allora era il NOSTRO rifugio! Il rifugio dell’UET, Unione Escursionisti Torino, dove, giovane di belle speranze, avevo ripreso a fare un giornale un tempo vanto della gloriosa Società (nata nel 1892). Sette numeri, poi l’età dei sogni, degli amori, del lavoro (e la solita difficoltà dovuta al trovare il sostegno di qualche collaboratore), sanciscono la fine de “l’Escursionista”.
 
     Si saliva il sabato, e mentre le ragazze si occupavano della cucina, noi maschietti pulivamo dentro e fuori il rifugio, si raccoglieva legna. Poi era festa grande sino alla sera della domenica, con cori, giochi e scherzi goliardici nel rispetto delle giuste misure, che allora si usava così. Si scendeva solo quando le ombre minacciavano di esiliarci lassù. 
     Quanto diversa, a distanza di oltre quarant’anni, mi è parsa la risalita al rifugio!
     Qualche sprazzo qua e là nella memoria, il riconoscere una radura, un gruppo di baite, un ruscello, un masso. E la strada che pare lunga, il “pianoro” che appare per nulla pianoro, i sassi che paiono milioni, ora!

     Da San Giorio si sale verso Città, seguendo il percorso della gara in salita annualmente organizzata da Fallarini, e ad essa si svolta sulla destra verso la frazione Cortavetto (detta anche, dice Geo Sergiulin, paradiso delle rane). Asfalto, poi un pezzo di sterrato, ed al termine una piazzola dove posteggiare l’auto. Durante la settimana, che di domenica è un macello se si arriva dopo le nove (noi siamo arrivati alle dieci, ed abbiamo posteggiato così così, ma quando siamo ritornati – alle 15,35 – di macchine ve ne era una marea).
     Il luogo è bello e comodo da raggiungere – 40-50 minuti per il primo rifugio, Amprimo, meno di un paio d’ore tranquille tranquille per il Toesca, così che molti sono quelli che vi si avventurano. Anche perché la possibilità di fermarsi al primo rifugio, più grande e godibile, con prati a destra e a manca dove giocare o stravaccarsi a prendere il sole, è tentazione assai forte per le famiglia con fanciullini o nonni al seguito.
     Siamo saliti, io e Geo Sergiulin, tranquilli, godendo di ogni cosa, a seguire una serpentesca e vociferante scia di alacri formichine. Apparentemente (ma non dimentichiamo che oggi è domenica e noi sempre siamo usciti in giorni feriali) poco a che vedere con le montagne sino ad oggi battute, montagne dove si possono incontrare si e no 4-5 alpinisti (e se si è superfortunati, la Regina delle nevi!…). Questa è montagna per tutti, dai sentieri “tranquilli”, ben battuti e puliti, dove le cime ci osservano dall’alto e la vegetazione è folta.toesca
     Meno persone su al Toesca, ma sempre molte perché la via per raggiungerlo è assolutamente scorrevole e appagante. 
La giornata non è bellissima. Il cielo presenta nubi che, podisticamente parlando, si dilettano con operazioni di “riscaldamento”: corrono qua e là, fanno qualche allungo, saltellano sul posto calpestando le cime dei monti che ci sono attorno. Pioverà si? Pioverà no? Due gocce scendono quando ci troviamo, nel ritorno, a far la coda per un caffè nel bar del rifugio Amprimo, ed è quasi un fuggi fuggi generale. Si tratterà solo di due gocce, nulla più. 
     Il lato gradevole di una passeggiata domenicale come questa è che si possono avere parecchi contatti umani. Rarissimi sono quelli con la “puzza sotto il naso” (Ma purtroppo qualcuno c'è... Questa è montagna comoda da raggiungere e facile a tutti). 
     Abbiamo conosciuto “Microbo” Lorenzo, al Toesca. Un Frugolino vivacissimo, socievolissimo, alto due spanne ed alle prese con i primi, rovinosi passi. Così come successivamente Luca “Scheggia” che, alto sei spanne, fa disperare il babbo fuggendo giù per la discesa (non certo asfaltata…). Ma non solo pargoli – le jum jum le ho trascurate. Mi fanno troppo soffrire. E poi, ora, ho la Regina… – anche parinot come il nonno “taglia forte” seduto su di un sasso a poco dal Toesca. Basta un sorriso, una parola di incoraggiamento, un “forza nonno!” perché il soggetto si apra fino a raccontarti dei suoi 81 (ottantuno!) anni, delle sue 36 radioterapie alla prostata, delle sue chemio, del nipotino di otto anni che la figlia, separata, gli affida per potersi recare al lavoro, e che di prima mattina lo butta giù dal letto andando ad aprire il frigorifero.
     Anche l'incontro con bla bla a seguire di un giovane fotografo naturalista che, accompagnato dalla jum jum, scatta e scatta fotografando l’erba (date un’occhiata alle sue pregevoli opere sul personale sito www.szphoto.it). 
     Una “via Roma” montana battuta da giovani, giovanissimi e… parinot! Questo, almeno, alla domenica.

     

San Giorio – Città  (e Amprimo)   26 – 07 – 2009 

 

     Mah, di certo mi ripeterò, ma in questi giorni ho veramente mollato. Tutto il Ghilead (tutto no; quella parte che ho iniziato a comporre, che non è affatto “tutto”) è abbandonato dentro AlanDrake nel caos più assoluto, e neppure il computer accendo più se non per qualche mezz’oretta al giorno.

amprimo     Oggi è giovedì 30, sono le 15 del pomeriggio e solo da pochissimo ho acceso. Già, la relazione di domenica scorsa… ma proprio non ho nella capa nulla che frulli. E sì che è stata una bellissima giornata, con quella passeggiata solitaria (si fa per dire, che questo sentiero è domenicalmente più frequentato di via Roma) al rifugio Amprimo che mi ha fatto toccare il cielo con un dito. Perché, malgrado la lunghissima pausa intercorsa dall’ultima gita, il fisico ha risposto alla grande, tanto da farmi tentare – in salita – qualche accenno alla corsa.

     Certo la passeggiata è breve, anche se, partendo da Città, prima di imboccare il sentiero mi sono fatto almeno un km. di strada carrozzabile, ma andare e tornare saltellando sulle gambe mi ha colmato di allegria. Ne sanno qualcosa le famiglie impegnate nella passeggiata con al seguito vispi marmocchietti: ho sconvolto in pochi minuti equilibri conquistati con anni di duro sacrificio, eheheh.

     Due passi e quattro fotografie a San Giorio, un saluto ad amici e Podistichini qui atterrati per l’iscrizione (il Gian, poi al’Sautissè d’Cucunà con signora, e Barbarella e Rosario Viserta. L’intera squadra della Podistica Torino, insomma, con il Presidente presente unicamente in qualità di Chioccia).

     Poi salgo a Città: quattro foto pure lì, quattro ciance con i locali ed i primi cliiick! sparati ai ciclisti.

     Alle 11,15 si è in attesa delle premiazioni. Pranzo verso l’una, al che alzo le suole (già mi ero detto: se si mangia presto mi fermo, se presumo lunghe attese vado su. Nello zainetto “Ghilead” un plaid – è “antica” abitudine: si sa mai… – l’insalata di riso ed una bottiglietta della pozione “erbe svedesi”).

     Perciò salgo al rifugio, seduto su di un sasso mangio – ancora una volta senza troppo appetito. Mistero, perché mi sento tonico quanto mai – scolo a garganella la Pozione, prendo un caffè al rifugio e torno.

     Le campane della chiesa suonano le 14 quando entro in Città. Pochi minuti ancora e sono al tavolo con gli amici, giunti al dolce.

     “Mangia, mangia una fettina di torta…”.

Ma dentro il mio silos per alimenti non c’è più posto per nulla… 

                                                                                                                                                   
                                                                                         
 Ernesto Ceraulo "Somadaj"

 

 

 

 
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