Podoandando Podoandando Ritorno ai Monti Pallidi
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Ritorno ai Monti Pallidi
Scritto da Geo Sergiulin e Carletta   
Venerdì 05 Luglio 2019 13:41

 

 

 

     Ritorno ai monti pallidi

                                                               agosto 2008

 

        Dopo più di vent’anni sono ritornato per una breve vacanza tra le Dolomiti. Con me mia moglie e il compagno di gite Giancarlo. Nell’occasione siamo in compagnia di numerosi Catalani parenti e amici di Beppe e Montserrat (la nota Dolores dei lettori “Ghilead”) con ben dodici bambini e ragazzi dai cinque ai quattordici anni di età.
         Il mio resoconto inizia dall’ingresso della Val di Fiemme dopo aver superato il Passo di San Lugano. Di qui inizia una nuova strada che, evitando i belli e interessanti paesi della valle, si inoltra con gallerie e rettilinei sino a Moena all’inizio geografico della valle di Fassa. Poi proseguiamo per Canazei fino a raggiungere il nostro albergo sito appena oltre Alba.
         Una prima impressione sul paesaggio non appena arrivati si può sintetizzare in una sola parola: irriconoscibile. Almeno per me.
         Nelle varie cittadine che si incontrano lungo la strada principale ogni spazio è stato occupato da edifici, alberghi e parcheggi.
E un via vai di auto, autopullman e mezzi vari.
         Sui lati della valle soprattutto l’invasione di funivie, seggiovie e più raramente skilift. Infatti non appena giunti il “gruppo” ha ritenuto opportuno dotarsi del “PANORAMAPASS”, tesserino che con non eccessiva spesa permette l’uso di tutti gli impianti per sei giornate e dei bus per tutta la durata delle vacanze. Il tesserino è però limitato agli impianti della Val di Fassa e dei pullman della cosiddetta Sella Ronda, il giro dei quattro passi intorno al gruppo montuoso del Sella.
         Naturale conseguenza di possedere l’abbonamento è stato quello di non usare per tutto il periodo l’auto ma i bus e gli impianti sciistici, naturalmente entro i limiti del tesserino stesso.
         Quindi le gite escursionistiche, già programmate dal gruppo spagnolo, prevedevano attività nelle zone del Sella, Sassolungo e Marmolada. Bellissimi monti che avevamo, a suo tempo, frequentato in lungo e in largo. Abbiamo comunque seguito in parte i percorsi programmati.
 
         Così è stato per la salita al Piz Boé. Raggiunto con l’autopullman il Passo Pordoi si prosegue per il Sass Pordoi con la grande funivia. Di qui inizia la salita alla cima che con i suoi oltre 3000 metri consente di spaziare su quasi tutti i gruppi dolomitici. Oltre a quelli che ho gia nominato si vede il gruppo delle Tofane, il Pelmo, il Sass de la Crusc e più lontano la grande parete della Civetta regno del 6° grado. Sarei volentieri tornato verso il Civetta con l’intenzione di salirla per la via normale che con la presenza di Beppe e la sua esperienza alpinistica l’avrebbe forse consentito.
 
 
         Un’escursione che secondo l’organizzazione doveva essere di riposo ci accompagna sul noto e classico Vial del Pan fino a raggiungere il rifugio omonimo che non avevo mai raggiunto e che ho aggiunto alla mia collezione. La salita all’inizio del sentiero viene fatta in funivia e poi dopo la lunga e ripida discesa che raggiunge il lago di Fedaia, si torna a Alba naturalmente con il bus.
 
 
         Nel loro programma era prevista la salita al Sassopiatto. Con l’occasione abbiamo raggiunto i Rifugi Pertini eSassopiatto da aggiungere anch’essi alla collezione mentre un numeroso gruppo dei nostri arriva in vetta. Anche qui all’inizio del sentiero si arriva in funivia da Campitello.
 
 
         Dietro mio consiglio, come ultima gita impegnativa delle ferie, abbiamo affrontato il Catinaccio e con molti della banda si è saliti fino al passo Satner lungo il faticoso e ripido canale roccioso, con alcuni tratti attrezzati con funi nei luoghi più difficoltosi, per osservare da vicino le svettanti e splendide Torri del Vajolet.
         In questo caso l’accesso all’alta montagna è stato effettuato tramite bus navetta e questo è un bene poiché evita l’ammasso delle auto al piano del Gardeccia. La discesa con tre tratti di seggiovia dopo la lunga traversata al rifugio Ciampedie.
 
 
         Malgrado le previste escursioni organizzate un paio di scappatelle ce le siamo permesse. Solo io, moglie e Giancarlo, subito il giorno successivo all’arrivo, visto che il tempo poco propizio aveva consigliato il gruppo ad una visita cittadina, imboccato il sentiero che iniziava dietro la pensione abbiamo raggiunto prima il rifugio Contrin e poi dopo circa tre ore il Passo S. Nicolò accompagnati prima da poche gocce di pioggia e poi da un vento freddissimo in quota. Il sole ci accoglie nella valle dove un trenino a gomma ci porta a Pozza, località nostra sede di parecchi periodi di vacanza negli anni settanta. Notevole l’osservazione di un particolare e splendido garofano che molto raro nel periodo che frequentavamo queste valli è ora tornato numerosissimo sui prati.
 
 
         E poi, non essendoci mai arrivati in precedenza, ho voluto organizzare una gita indipendente la rifugio Kostner alVallon posto sulle cenge del Piz Boè. Dal Passo di Costalunga una ripida stradina di accesso ai numerosi impianti di Arabba ci permette di iniziare il sentiero che tra torri rocciose, larghe cenge e canali, accompagnati dalle stelle alpine, raggiunge il rifugio dove una massa di escursionisti ci accoglie. La ragione? Le funivie e seggiovie da Corvara arrivano a pochi minuti di distanza. A questo punto è stato logico approfittarne e scendere a valle con esse.
 
 
         Una grande delusione è stato poi un turistico viaggio in Val Badia fino a Pedraces dove avevamo trascorso alcuni soggiorni estivi molti anni fa. Era la valle dei ricordi nostalgici, di praterie verdi e delle imponenti pareti rocciose ai suoi fianchi ora smarrita tra gli edifici e gli impianti sciistici.
        Una larga fascia di alberi, posta forse a nascondere la retrostante seggiovia che con andamento orizzontale arriva fino agli impianti di La Villa, impedisce dalla strada la vista verso i prati ed ha reso irriconoscibile la valle dei nostri ricordi.
E’ vero che abbiamo percorso solo due valli dolomitiche e quindi il mio parere un po’ pessimista è limitato a ciò che ho visto. Certo è che il proliferare di alberghi e impianti per gli sport invernali ha migliorato la vita dei residenti che in origine era limitata all’agricoltura e all’allevamento. Ed inoltre ha attratto sempre più turisti sia nella stagione invernale e sia nella stagione estiva con conseguente, per quel che ho potuto constatare, assembramento anche tra i monti e sui sentieri più noti e caratteristici come è successo sul Boè, particolarmente attirante per la quota raggiungibile, dove ad ogni arrivo di funivia, fin dalle prime ore del mattino, scarica ad ogni corsa centinaia di persone, che nei punti critici della salita formano code come alle casse di un supermercato. Certo ciò non è molto piacevole per chi cerca in montagna solitudine e tranquillità di spirito.
 
        Non è stata certo la stessa situazione in cui ci siamo trovati, i soliti tre, nella settimana precedente le vacanze affrontando una salita, per noi abbastanza impegnativa, al bivacco Carpano nell’alto vallone del Piantonetto dove, sia durante il percorso che nel pernottamento al rifugio Contese, le persone presenti non hanno superato la decina compresi anche i pastori al governo di una mandria di vacche. Abbiamo avuto così occasione di osservare marmotte, ermellini e camosci ed avvicinare fino a pochi metri numerosi stambecchi.img_4631berretta
        Con tutto ciò le immense pareti e le verticali cime dolomitiche rimangono sempre una visione meravigliosa, e rivedere quelle guglie, alcune delle quali avevamo potuto salire in arrampicata o su per le via ferrate, è stato un susseguirsi di emozioni e nostalgie. Anche perché l’età, la tecnica e la forza fisica non ci permetterebbero più quelle salite, e pensando a chi può affrontare le vie alpinistiche sulle crode calcaree ove forse potrà trovare ancora entusiasmo, solitudine e soddisfazione.
 
        Ed infine non posso chiudere il mio resoconto di vacanza senza dar conto dell’avvenimento che ha segnato la fine dei giorni di ferie in compagnia dei catalani. Infatti io e Giancarlo, solo uomini per questa investitura, siamo stati insigniti della “bereta” e quindi, emozionati, siamo entrati a far parte ufficialmente del popolo catalano, della loro cultura e della loro lingua.
Questo momento è stato il coronamento di un rapporto che, pur con la differenza di età e difficoltà di lingua, e stato ricco di umanità ed amicizia con tutti i componenti della spedizione, grandi e piccoli.
  
                                                                                                               GeoSergiulin
 
 
 
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