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straPinerolo
Scritto da Marco Dalessandro   
Mercoledì 29 Maggio 2019 08:56

 

 

Gara podistica competitiva "straPINEROLO"

                                                                                                                                         15/10/06
 
     Apro gli occhi, restando ancora disteso sul mio comodo letto, quando mi accorgo di essere dolorante in diversi muscoli del mio corpo, quasi la gara fosse già terminata. Invece è solo un risveglio leggermente traumatico, reso tale dalla maledetta sveglia che suona puntualmente alle ore 06:40.
     Faccio una colazione ricca di zuccheri e proteine, concludendo con due cucchiai di miele e una pastiglia effervescente multivitaminica, essenziale per lo sforzo che mi sarebbe spettato qualche ora dopo. Mi lavo, mi vesto ed esco di casa con addosso una sensazione di calma apparente. Dico apparente perché nel profondo di me stesso sono alquanto teso e ancora rintronato da una serie di sbadigli.
     Dopo circa un’ora di viaggio sulle strade quasi deserte, arrivo a destinazione. Appena scendo dall’auto vengo sorpreso da una percezione di disagio fisico, come se il mio corpo si fosse irrigidito improvvisamente. Infatti il termometro misura +12°C, una gelida mattinata, paragonata alle scorse domeniche. Do un’occhiata intorno e mi sembra d’essere arrivato con largo anticipo, perché il centro della città è quasi deserto e avvolto da un velo di silenzio. Con il passare del tempo la piazza principale si riempie di atleti che giungono numerosi al bancone di ritiro dei pettorali.
     Durante il riscaldamento vado in esplorazione del percorso di gara e sin da subito capisco che sarà una competizione ardua, in quanto il tracciato di 7.500 m. è composto da salite che sembrano muri e da discese vertiginose. Il tempo di salutare qualche amico, nonché avversario, e raggiungo mio fratello che mi aiuta a fare degli esercizi di stretching utili per evitare eventuali infortuni durante il ritmo sfrenato che si sarebbe imposto da lì a breve.
     Arriva il momento di portarsi sulla linea di partenza e si radunano quasi settecento partecipanti fra la gara competitiva schierata davanti e quella non competitiva in fondo al lungo serpentone di gente. Sapendo di essere tra i più forti, mi porto in prima fila e scorgo un gruppo di atleti che mi avrebbe dato battaglia. I migliori li conto sulla punta delle dita e aspetto concentrato lo sparo del giudice di gara. Appena partito vengo travolto da una sensazione di leggerezza inverosimile, mentre cameraman e fotografi si affrettano ad immortalare i volti di coloro che sono davanti.
     Già dal primo chilometro ho la conferma che il percorso è insidioso, e il respiro si fa pesante. Dopo qualche istante, le gambe sembrano cedermi, ma immediatamente capisco che è il momento di reagire, e dato che non posso più contare sulla lucidità iniziale, comincio ad allungare la falcata e a far girare le gambe come un forsennato quasi fossero un mulinello impazzito.
Verso l’ultimo chilometro riesco a staccare un ragazzo magrebino che non mi mollava da tutta la gara e transito secondo assoluto sul traguardo, con la bocca contornata da una leggera bava e il corpo elettrizzato dall’adrenalina che ancora circola in me.
     Riesco finalmente a riprendere un ritmo cardiaco piu’ normale, circondato da applausi e urla liberatorie della folla che mi ammira all’arrivo. Giunto il momento della premiazione, ritiro il mio premio restando abbastanza deluso da un misero ciondolo d’oro e un succo di frutta; ma pensando all’ottimo risultato della gara mi torna uno splendido sorriso. Mi avvio soddisfatto verso l’auto che mi avrebbe riportato a casa rilasciando un sospiro di sollievo.
                                                                    
                                                                                                                               Marco Dalessandro
 
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