Ghilead
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
  • An Image Slideshow
Ghilead-web n° 17

           Le fotografie le trovate postate negli album della pagina FOTOSPORT   

                                                   Gli articoli non firmati sono miei   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                    Il labirinto di Samarcanda      di Sebastiano Scuderi

     Un libro che conduce a pensare, un libro controcorrente, direi, in quanto esamina avvenimenti degli anni di piombo ('68 - '80) da una angolazione quasi “blasfema” per i più dal momento che la cultura (di tutti i generi, ma nel caso in oggetto della verità storica) viene presentata come esclusiva proprietà della sinistra. Un testo non “politicamente corretto”, controcorrente, scritto da un uomo tanto forte nei suoi ideali di Giustizia e Patria da saper sfidare, oggi, con questo racconto, sorrisetti o critiche.Questa paginetta, parimenti, è stesa da un ragazzo del giurassico altrettanto “non politicamente corretto” (il che non significa portatore delle tematiche di Diego, il personaggio chiave del racconto), per cui portate pazienza oppure sgambettate oltreDiego è un giovane dal carattere positivo, moderato, rispettoso, ma fermo nelle sue idee basate sui valori, con tanta voglia di studiare e di operare per il bene della sua gente e della Patria. Valori ieri sentiti da molti idealisti che ancora ritenevano l'uomo in grado di trasformare la terra nel biblico paradiso annunciato nelle Sacre Scritture. Idealisti progressisti da un lato, idealisti conservatori dall'altro, in sintesi la natura della lotta che allora scatenò l'inferno fratricida. Era in gioco una posizione dominante che riguardava le scelte del domani, ed ognuno dei contendenti si riteneva unico possessore della “giusta” ricetta. Ovviamente esistevano non pochi, sono indissolubili dalla natura umana, interessi di bottega.Diego sente crescere in se il desiderio di operare per il bene comune tanto da entrare nel gioco schierandosi pubblicamente per quella fazione Nera in contrapposizione alla Rossa, fazione Nera che si ritiene tenutaria di qualità come amor di Patria e Giustizia, qualità sbiadite nella Rossa che dalle figure simbolo della Unione Sovietica trae piuttosto ideali modelli. Diego odia la violenza, privilegia il dialogo, la riflessione, ma le frange estremiste delle opposte fazioni si rivelano purtroppo incontrollabili. È un cammino, il suo, costellato di ostacoli e amare considerazioni, il cammino di un giovane che ancora ritiene possibile un vivere fraterno pur nella diversità delle idee, che si illude in una giustizia scevra da ideologie partigiane, non pilotata o gestita da politicanti, in una Patria guidata da persone che mettono al primo posto l'operare a favore del popolo che le è affidato e che per esso si prodigano.
Le pagine sono una narrazione di fatti drammaticamente veri, fatti che hanno segnato indelebilmente la storia italiana, cronache di pestaggi e omicidi che hanno fatto la “fortuna” di una sola parte politica. Perchè migliore, forse? Certamente più aggressiva e spregiudicata.Brigate rosse e brigate nere che nella loro insensata violenza scavano profondi baratri dove invece Diego desidera costruire ponti. E Diego tenta di allentare la presa, di allontanarsi da quel mondo che ormai ritiene lontano dal suo sogno, da quella parte esagitata che non è sua e che impedisce di fatto ogni tentativo di dialogo, che si presta a strumentalizzazioni, manipolazioni bastarde.Quando l'ingranaggio ti afferra, però, non è così facile liberarsene. Ci sono amicizie vere, ideali comuni che affratellano, un nome che le battaglie sostenute hanno reso evidente, conosciuto. Cosa che può rivelarsi tragica se Giustizia e Democrazia vera non esistono.Scrive Sebastiano: “C'è, nel racconto, un particolare amaro e beffardo: Diego NON muore per essere “nero”, ma dopo essere diventato neutrale nell’esercizio del proprio lavoro, come le tante, troppe vittime degli anni di piombo, e infatti a loro senza distinzione di appartenenza è dedicata la mia piccola fatica”.Sono entrato, leggendo, in fatti politicamente conosciuti se non per spuria lettura di titoli di giornali o “revival” televisivi, fatti lontani anni luce dal mio intendere la vita per cui mai minimamente presi in considerazione. Una lettura istruttiva, dove ho scoperto un personaggio ancorato ad un sogno che malgrado la storia, maestra di vita, direi ancor vivo nella mente. Un racconto che per la puntualizzazione degli episodi pare esser vissuto in prima persona dall'autore, brillante nello scorrere di pagine fitte fitte di date e avvenimenti, quasi un grido a voler rimarcare che alla Giustizia ed alla Patria malgrado tutto occorre credere. O vuole forse credere onde non dover riconoscere il fallimento di un ideale da costruirsi appoggiandosi a spalle umane.Gruppo Albatros Il Filo (clicca). Il libro è distribuito dalla Feltrinelli (piazza Castello 19), ma si trova ovviamente pure su altre pagine internet.                                                                                                                  Ernesto Ceraulo "Somadaj"

 


Cantavenna Trail    08 – 08 – 2015                            Diario della Domenica

     Un tuffo nel passato, un revival in piena regola la mia odierna incursione in quel di Cantavenna Monferrato, frazione “alpina” di Gabiano. Prendere tre piccioni con una fava; un trail, un collaudo per Disgraziata2, un rivivere momenti di spensierata gioventù.Sino a che casualmente non l'ho scoperta ho vissuto momenti “difficili” perchè nelle mie corde a farla da padrone era il Red Bull K3, quei 3 km di “muro” che da Susa conducono sulla vetta del Rocciamelone. Gara fantastica, ma che mi avrebbe condotto a riposare pochissime ore in quanto non si tratta per me semplicemente di raggiungere Susa, ma di salire in quota prima della partenza. È gara di sola andata, per cui non posso fotografare la partenza e poi bon, debbo salire alla volta del “pratone”, dove il percorso si apre concedendosi allo spazio.Poi, appunto, la scoperta che mi ha liberato il cuore dallo struggimento (perchè alla K3 non ci sarei andato...).È l'una esatta quando spingo Poppolina alla volta di Crescentino e Gabiano, per poi porre freno a Cantavenna raggiunta. Posteggio sulla piazzetta, e mentre metto i piedi a terra la vicina chiesa mi saluta con un rintocco di campane (mi avrà riconosciuto?...): sono esattamente le 14. Sacrifico un po' dell'acqua della bottiglia bagnandomi capo e cappellino, preparo Disgraziata2, faccio mio lo zainetto e mi avvio alla ricerca della parte conclusiva del percorso, scelta obbligata se non desidero perdere le immagini dell'arrivo. Si, avete letto bene: non ho indossato l'inseparabile giacchetta salvavita. Morire per un colpo di calore o perchè investito? Il colpo di calore potrebbe essere, mentre il traffico a quest'ora è inesistente. Le poche anime vive ancora presenti scompaiono ben presto all'interno delle abitazioni: pappa e penichella docet..Cantavenna è appollaiata sul crinale di una collina per cui non esiste un solo metro di piano: o si sale o si scende, e dopo qualche km di passeggiata su essa ho ben idea della durezza di questo trail. Che scende da un lato, risale per discendere dall'altro, risale, discende ancora, risale. Così, tutto così per 11 km. totalizzando un dislivello di 600 metri.È essenziale la conoscenza del percorso, per cui inizio a cercare, camminando in cresta, le varie entrate-uscite dello stesso. L'ora in cui mi diletto nello sgambettamento non è delle migliori per chi il caldo lo soffre maledettamente, ma non esiste consiglio, per saggio e condiviso (da me) che sia, che riesca a fermarmi quando ritengo l'operare cosa necessaria. Di tanto in tanto estraggo dallo zainetto la bottiglia d'acqua e bagno capelli e cappellino; nella solitudine dell'ora non scopro, per quanto cercata, alcuna salvifica fontanella. Sino a quando, verso le 16,30, la signora che mi vende tre bottiglie di Rubino non mi rivela che “nella piazzetta prospiciente il camposanto...”. Due ore e mezza di esplorazione in quello che, a parte le visioni paesaggistiche ed il toccante remember, direi somigliare all'inferno, e finalmente un rinfresco a base di acqua... calda! Con l'aggiunta sfiziosa di una sosta di 20 minuti su di una ombreggiata panchina. Cantuccio tranquillo che più tranquillo non si può, anche se in luogo delle tombe avrei preferito uno scorcio panoramico...Pronti?... VIA! I primi scatti proprio vicinissimi a quella vecchia (ora restaurata) abitazione che fu dei miei genitori, ed ingoiati nella discesa campestre verso il fondovalle che sono gli ultimi atleti, via a recuperar posizione da dove saliranno. Per poi ridiscendere alla volta del Po... per poi risalire e ridiscendere e poi ancora risalire sino a congiungersi a quell'ultimo chilometro e 150 metri che separano dal traguardo. L'ultimo km inizia in discesa, ma gli ultimissimi 200 metri sono in salita. È dove, avendo perduto tempo ad attendere i primi in uno scollinamento (posto infelice, altrimenti in controluce) dovrò forzatamente fermarmi. È luogo, però, che ancora una volta mi dimostra tutte le debolezze di quel “chiodo” di Disgraziata2. Esposizione e messa a fuoco vanno in tilt del tutto quando l'illuminazione scende.Ho perso molto tempo a cercare le varie entrate-uscite, così che non sono potuto scendere nel vivo dell'azione atta a giustificare come Trail quella che dagli scatti pare invece una qualsiasi corsetta domenicale. Vi assicuro che il calore ed il continuo salire e scendere alla rincorsa del percorso, e degli atleti poi, mi ha cotto per benino. I piedi, tanto per non farmi mancare nulla, mi pare abbiano la pianta passata alla griglia!L'orario di partenza gara, 17,30, lascia un cicinin perplessi, ma Enzo Brusasca, trailer dedito alle 100 e più km, organizzatore da me avvicinato, dice esser orario legato ai festeggiamenti a seguire: pranzo ed eccetera (il giorno della gara è festa patronale, ed Enzo, in qualità di assessore, cerca ovviamente di incentivare la presenza “forestiera”).In ogni caso l'oggi non fa testo in quanto questo caldo africano non è che sia ricorrente tutti gli anni. Almeno, si spera...Che dire dei partecipanti? Non molti, ovviamente dato il periodo e la durezza della gara, e tutti nuovi per me. Sono lieto di questo rompere il ghiaccio, perchè il prossimo anno avrò certamente occasione di chiacchierare con diversi di loro. Certo, ragazzi; se la luna non mi cade sui piedi...Primo dei maschietti Silvio Gambetta, che conclude la sua fatica in 52',17”, secondo a 33” Andrea Patrucco e terzo Stefano Davide a 2',13”.Nelle fanciulle successo per Alessandra “Danda” Pagliaro, che pare essere una big della zona, seconda a 6',55” Loredana Ferrara, e terza Loredana Tricerri a 23',10”.Da segnalare la maiuscola prestazione di un ragazzino di 16 anni, non competitivo data l'età, 6° assoluto al punto click posizionato a 100 metri dal traguardo. A 5',34” dal primo! Da ricordare: gara durissima di 11 km! Bravisssssimo!!!CantavennaTrail da segnare sul calendario, che se la luna mi lascia tranquillo nel 2016 sarà più approfonditamente mia. Al momento sto coltivando una ideuzza niente niente male: fare un salto a ottobre da Mario per gustare un succulento frittomisto alla piemontese. E vendemmiare qualche bottiglia di Rubino!!!...              

Cantavenna Trail (facebook)   

 

 

LA REGOLA DEL CERINO Qual è la cosa più stupida ? Il cerino perché lo fregano tutti.Qual è la cosa più intelligente ? Il cerino perché fregato una volta non lo freghi più.Questa vecchia boutade dovrebbe essere le regola degli organizzatori, sostituendo al cerino il podista così da evitare che manifestazioni anche valide dal punto di vista del percorso diventino un pugno allo stomaco dei partecipanti.La prima Stranovara, 21^ prova di Corripiemonte, organizzata apposta per dare una manifestazione alla provincia più orientale del Piemonte, arricchita dal Campionato regionale su strada di tutte le categorie agonistiche, si è trasformata in una delusione e in una arrabbiatura generale soprattutto per il trattamento arrogante e offensivo nei confronti del mondo dei podisti da parte dell’organizzatoreIl volantino parlava di RICCO PACCO GARA, all’amico Roatta coi suoi 58 iscritti sono state consegnate 58 maglie di cotone TUTTE RIGOROSAMENTE DI TAGLIA ELLE, unica taglia disponibile per tutti i 207 iscritti. Quando poi sono apparsi degli scatoloni con uno smanicato giallo, molto più appetibile, i più svelti sono riusciti a farsi cambiare la maglietta, ma tanto improvvisamente come sono apparsi gli scatoloni sono spariti in men che non si dica, con lo strascico di una serrata discussione (eufemismo) con chi (giustamente) pretendeva il cambio.Dagli spogliatoi è uscito un podista chiedendo come si poteva usufruire delle docce visto che mancavano le manopole, la risposta è stata raggelante “dovete andare in segreteria con 50 centesimi e farvi dare il gettone”Insomma una serie di scortesie, di mancanza di attenzione, di arroganza che hanno guastato irrimediabilmente l’atmosfera.Peccato perché il percorso quasi tutto su pista ciclabile, ben presidiato, piacevole anche come disegno, su due giri e arrivo in pista era molto gradevole, ma anche qui due “nei”, la distanza indicata genericamente come “circa 9 chilometri”, era in realtà 10.200 metri a detta di tutti, evidentemente nessuno aveva misurato il percorso e infatti non c’era alcuna indicazione chilometro per chilometro, come dovrebbe essere in un campionato regionale.Ciliegina sulla torta (si fa per dire) la premiazione, sulla quale è meglio stendere un velo pietoso.                         

Questi i titoli 2015 assegnati:    

ASSOLUTO : DANIELE GALLIANO – ATL. ALBA - AM: FRANCO REGIS – V. ALFIERI ASTI - JM: MARCO GATTON – UGBIELLA - PM: JACOPO MUSSO – V. ALFIERI ALBA - SM35: STEFANO MATTALIA – DRAGONEROSM40: PAOLO FINESSO – ATL.  VALSESIASM45: ANDREA RIU – POD. TORINOSM50: MASSIMO GALFRE’ – DRAGONEROSM55: ANTONIO PEZZANO – BORGARETTOSM60: PIERPAOLO FONTAN – ATL. SUSASM65. UMBERTO ONOFRIO – DRAGONEROSM70: ANTONIO POIRE’ – A. MASTER NOVARASM80: RENZO BELLO – ATL. SUSA(SM75 NON ASSEGNATO)     ASSOLUTA: GIOVANNA CAVIGLIA – BRANCALEONEAF: CHIARA SCHIAVON – SISPORT FIATJF: GRETA REBECCA BIGANZOLI – POD. DI SERAPF: CAMILLA CALOSSO – SISPORT FIATSF35: CLAUDIA SOLARO – V. ALFIERI ASTISF40: BARBARA POCCIATI – ATL. VALPELLICESF45: MARA GIOVINE – BRANCALEONESF50: MARGHERITA GROSSO – BRANCALEONESF55: ELISABETTA SULIS – BRANCALEONESF60: MARIA MADDALENA BORRETTA – V. ALFIERI ASTISF65: NADIA DAL BEN – POD. TRANESESF70: DANIELA BRUNO DI CLARAFOND - DRAGONERO                                                                                                             SEBASTIANO SCUDERI   

 

 

 

38° Trofeo Arnaldo Colombo   06 – 09 – 2015       Diario della Domenica

     Un ritorno in pista - per me, che non sono pochi quelli che mai hanno cessato di sgambettare durante le vacanze - su quel terreno cui tanto salubre sudore ho versato, che tante volte le podoestremità hanno felicemente calpestato. La malinconia è di calpestarlo oggi nelle vesti di “fotografo” e non piuttosto quale concorrente, ma la vita è come ruota-gomma di bicicletta; può scoppiare, sgonfiarsi quando meno te lo aspetti, a 2, 15, 30 o 50 anni, può proseguire oltre gli 80 pur se tacconata. Può, la vita, presentarsi luminosa così come che nera oppure grigia; non possiamo, se non in quella minima parte chiamata prevenzione o stile di vita, mutarne decisamente il cammino.    A volte bastano due pastiglie di antidolorifico per spedirti all'inferno, così come magari per salvartela.Fotografo”, dunque, con in mano ancora Disgraziata2 per l'ennesimo test! Ho passeggiato in questi giorni di “buco” su internet alla disperata ricerca di consigli mirati a detta fonte di stress, ed oggi testo nuove impostazioni. Che san Pent... Ricoh mi stia vicino, pronto a darmi una mano... che non sia sulla faccia!La giornata di prima mattina si presenta piacevolmente frescolina mentre nel cielo scorgo qualche leggero scarabocchio quando ne affronto le prime ore pedalando sul Chiodo.Ho tagliato la barba e rapata a zero la zucca per non farmi riconoscere (mi vergogno un po' nel presentarmi come “fotografo”, e vorrei prima vedere il risultato degli odierni scatti), ho incollato due baffi alla Salvatore Dalì ed indossato un doppio petto dal taglio sahariano. Come ulteriore sicurezza lego il Chiodo lontano dal luogo del raduno e su esso lascio la mantellina salvavita stradale. Peccato risulti da una settimana scritto sulla home che questa mattina qui sarei venuto a cliccare! Debbo smetterla di espormi così sino a che non riuscirò a fare foto decenti!Malgrado la UISP si trovi ad organizzare a San Maurizio Canavese ed a Ivrea (non per tutti, però, questa 24 km.), ed a Novara vi siano i Campionati Regionali Individuali di corsa su strada, i podisti presenti mi paiono discretamente numerosi. Ieri, sul sito della FIDAL, gli iscritti risultano essere poco meno di 250, ma non pochi potrebbero essere i non competitivi, gli abituali frequentatori del Parco.Pochi click a identificare il ritrovo, occhi lucidi e qualche soffiar di naso nello scorgere un paio di fanciulle niente male (maledetto aglio!!!), poi fuggo, raccatto il Chiodo ed inizio a vagabondare lungo gli sterrati. Malgrado il vuoto che ho imparato a creare nella mente, le prime gare dopo una pausa mi creano sempre profonda malinconia.Un giro a casaccio lungo gli sterrati del percorso, e nel ritornare nei pressi dell'arrivo scorgo, all'altezza del ponte, a meno di 200 metri dalla partenza (svolta a destra a costeggiare il fiume per un breve tratto), un cartello “marcatore” con scritto “km 2”. Km 2? È cambiato qualcosa? Così cerco il presidente dell'Avis onde avere le giuste dritte... tanto giuste da bellamente depistarmi! “Quel numero sta a identificare il volontario che presidierà l'incrocio, il percorso è quello solito...”. Ed io prendo ragionata posizione; ecco lo sparo, accendo Disgraziata2, ultimi controlli e attendo. Attendo... Attendo... sino a comprendere la realtà di quei 2 chilometri! Ritorno sui passi riavvicinandomi al ponte, e dopo pochi minuti inizio a scattare.Ho preparato due programmi per Disgraziata2: nel primo fisso tempo di scatto e diaframma lasciandola libera di scegliere gli ISO, nel secondo fisso diaframma ed ISO lasciandola libera nella scelta del tempo. Teoricamente non dovrebbe cambiare nulla, ma ho pure leggermente differenziato qualche altro parametro. Se son fiori...Le postazioni potevano indubbiamente essere migliori, ma purtroppo sono maledettamente scarico così che scatto senza troppo ragionare. Ho praticamente cessato di sperare nella venuta di tempi migliori, ed anche se fisicamente mi sento bene, meglio ancora del buon anno scorso, ho un magone rosicante che non mi lascia libero neppur più la domenica mattina, momento unico di relax e svago. Lo scorgere, poi, una bellissima e sorridente Sara Brogiato mi ha condotto ad abbattere un traliccio e due alberi centenari a testate. Quanto invidio chi è nato secoli dopo di me!!!In ogni caso la foto scattatale oggi l'ho subito messa nell'album delle “Donne Virtuali di Somadaj”. Se la gioca ad armi pari con l'Eletta... che non è affatto la sospirata fotocamera!Primo dei maschietti Michele Rossi (sconosciuto – a me – dell'Atletica Castello), secondo Andrea Feltrin e terzo Luca Staropoli.Nelle femminucce vince a mani basse Laurella Rao su di una Grazia Cammalleri ancora lontana dalla forma migliore, mentre terza è Sara Vasone. Stranamente non scorgo nell'ordine di arrivo un'atleta del Borgaretto (n° 53) scorta, al 2° punto click, appena dietro a Laurella in compagnia del n° 54 Marcello Sorbara (foto n° 603). Avrà corso come non competitiva? Mistero.Inutile scrivere di tempi nelle prime gare del dopo vacanze. Chi ha pensato unicamente a spassarsela ha affrontato la gara come una non competitiva, un riaccendere e riscaldare il motore in vista del finale di stagione. Mentre chi non ha mollato mai si è ben visto, eheheh.Domani 7 settembre (oggi che inizio a metter giù un principio di personal-relazione in quanto prima sistemo e posto sul sito le foto) è giorno di compleanno. Mai festeggiato, senonché sono ormai tanto esasperato da lasciar libero nella mente il correre di qualche pensiero folle. Giovedì 10 ho appuntamento alla LTR con il tecnico Pentax, e dopo un anno e mezzo di patire spero almeno di mettere un punto fermo alla questione.Ho fatto un test su Podoandando, l'ho fatto pubblicando sabato l'annuncio della collaborazione di Sebastiano Scuderi, ho messo il richiamo alla sua poesia, ed ho tardato sino a lunedì sera a mettere le fotografie. Desideravo vedere l'eventuale partecipazione – o anche solo la curiosità – degli amici che venivano a cercare gli scatti. Risultato? Zero, zero assoluto!Non è come ricevere in dono un barattolo di Nutella... 
    CLASSIFICA 

 

 

 

 CASTELLI DI CARTE

   “Stanno attaccando New York !”Mi precipito in sala e sul piccolo schermo, come in un film dell’orrore, vedo sbriciolarsi le Twin Towers, ma non è un film.Povera New York, la mecca di ogni maratoneta, che, almeno una volta nella vita, deve correre la Maratona della Grande Mela.Le lancette del tempo si mettono a girare vorticosamente a ritroso…27 ottobre 1992. Finalmente si parte, è tutto l’anno che stiamo preparando il viaggio a New York, a 500 anni dallo sbarco del primo Italiano sul continente sconosciuto, l’America.Siamo ottanta del Cedas sul pullman da Torino a Malpensa per salire sul Jumbo, che in otto ore ci porterà al di là dell’Atlantico.Come ogni anno mio fratello è venuto da Piacenza per partecipare alla maratona internazionale, un rito, che ci siamo inventati per ritrovarci e vivere ancora assieme un’avventura.Con lui mia cognata e mia nipote; mia moglie non è riuscita a vincere la paura di volare ed è rimasta a casa.Solite lunghe pratiche burocratiche all’aeroporto e, finalmente, alle 16 si parte.L’aereo è molto spazioso, si discute, si scherza, si fanno progetti per passare cinque giornate indimenticabili, si guarda un film, si sonnecchia un po’, si mangia e, come per incanto, siamo già arrivati all’aeroporto di Newark.Non trovo il mio bagaglio, vado al Luggage Office: “I don’t find my luggage” azzardo nel mio inglese scolastico; il massimo che riesco a strappare all’impiegata è “Outside”. Per fortuna trovo l’assistente di Worbas, che riesce ad agguantare la mia valigia prima che parta per Baton Rouge.Viaggio di quaranta minuti e si entra in New York.

Tutto è sproporzionato, al di là di quanto mi ero immaginato, le strade sono larghissime, i ponti sono immensi, i grattacieli ti sovrastano come freddi giganti, il traffico è vorticoso, insomma il primo impatto ti toglie il fiato, ma New York è affascinante ed eccitante, proprio come avevano detto.Arriviamo a Manhattan all’Hotel Edison, nella 47^ strada, vicino a Broadway e a Times Square, anch’esso, naturalmente, “sproporzionato”; stanze molto belle e grandi, io, poi, come capo della spedizione, ho avuto una suite con tre stanze, mi sembra di essere Al Capone.Alla sera festa di benvenuto officiata da Maria Teresa Ruta col piccolo Gian Amedeo e Amedeo Goria.28 ottobre. Allenamento alle sette in Central Park, poi si parte per il Great New York Marathon Tour, un giro di quattro ore, che tocca i cinque distretti, Staten Island, Brooklin, Queens, Bronx e Manhattan, il percorso della maratona.Al pomeriggio è bello girare per le vie di Manhattan e imparare a conoscere la città nella sua realtà umana, vedere le persone, che vivono e lavorano come in tutte le altre città.Passo davanti al Madison Square Garden e vedo campeggiare a lettere cubitali: Shirley Mac Laine e Frank Sinatra, siamo proprio in America !Faccio una vista a St. Patrick, la Cattedrale degli Italiani, molto bella e, uscendo, passo dal Rockefeller Center, un posto meraviglioso; mia cognata si è procurata i biglietti per “Cats” e così la sera noi quattro andiamo a teatro a Broadway, un’esperienza indimenticabile.29 ottobre. Si parte per Buffalo, Canada, per una fuggevole visita alle Cascate del Niagara.La giornata è fredda e umida, ma lo spettacolo è da togliere il fiato mentre pranziamo nella Torre Panoramica.30 ottobre. E’ in programma la mini crociera nella Baia di New York e visita alla Statua della Libertà, il simbolo degli States.Dalla sua sommità si gode un panorama indescrivibile, come se tutta la Grande Mela ti fosse offerta su un piatto d’argento.Mi colpisce soprattutto il World Trade Center con le Twin Towers, i grattacieli più maestosi di tutta la città31 ottobre. Alle otto partiamo a piedi per il Palazzo di Vetro per partecipare all’International Breakfast Run, sei chilometri di corsa leggera fino all’arrivo in Central Park, dove troviamo già tutto pronto per il grande spettacolo del giorno dopo.Alla sera tradizionale Pasta Party e poi si va al Greenwich Village per la parata di Halloween sull’Avenue of the Americas.Un’ora di maschere più o meno terrificanti, con le quali, noi umani, cerchiamo di esorcizzare le nostre paure.1 novembre. E’ il grande giorno. Alle 7,30 il bus riservato ci carica davanti all’Empire State Building e, attraverso il Lincoln Tunnel, passiamo sull’altra riva dell’Hudson. Attraversiamo Hoboken e Jersey City e arriviamo a Richmond, dove veniamo scaricati sui prati di Staten Island, davanti al ponte di Verrazano alle 8,30, mancano due ore alla partenza. Fa freddo, ma togliamo la tuta e consegniamo la borsa col vestiario al bus.Io ho la maglia bianca e verde coi pantaloncini rossi, Guido, mio fratello, è in gialloblù, i colori della sua squadra, il Borgonuovo. Sopra mettiamo il sacco della spazzatura e ci allineiamo in attesa dello sparo.Noi tapascioni siamo sul ponte di sopra spazzato da un vento gelido, i big nella parte di sotto, le donne dall’altro lato.Tutti scattiamo al colpo di cannone alle 10,30. Entriamo subito a Brooklyn tra due muri di folla festante, “O sole mio” e “Funiculì funiculà” ci danno il saluto della comunità italiana. Ora ci accoglie “Oh when the Saints” è la Jazz band nera stile New Orleans. Al Pulaski bridge, mezza maratona, sentiamo il forte e struggente suono delle cornamuse, sono gli Scozzesi col kilt. Più avanti una sfrenata rumba ci avverte che stiamo passando dai Sudamericani. Attraversiamo Queensborough bridge e attraverso la First Avenue entriamo nel Bronx, poi tocchiamo Harlem e, finalmente, ecco la Fifth Avenue.“Guido, non ce la faccio più, vai pure”.“Neanche per sogno, dobbiamo finire assieme, stringi i denti, manca poco.”Eccolo il mio fratellone, come sempre pronto ad aiutarmi, come un bravo fratello maggiore.Imbocchiamo la leggera salita, che porta al traguardo di Central Park e, finalmente, ecco la marea di folla, che ci accoglie con un boato.Ho molto freddo, ma sono contento, 3h52’07”.Comincio a battere i denti.Al centesimo bus troviamo la nostra roba, ma ormai sto malissimo.Mio fratello prende le borse e mi trascina all’ospedale da campo.Un’infermiera portoricana mi adagia sulla brandina cercando di stabilire un contatto in spagnolo, mentre mi mette una coperta.Arriva Guido con una cioccolata calda e comincio a riprendermi.Dopo un po’ mi aiuta a vestirmi e torniamo in albergo, a piedi, perché nessun taxi si ferma.Mi porta in camera mia , mi butto sul letto e mi addormento profondamente2 novembre. Alle 14 si parte per Newark e alle 16 volo di ritorno.“Va meglio Jano?”“Sì Guido, va tutto bene, comunque ne valeva la pena, dove andiamo l’anno prossimo ?”“Sarebbe bello andare a Mosca ad agosto”“Ottima idea, prepara tutto” …Non andammo mai a Mosca, un cancro al cervello in cinque mesi distrusse mio fratello, come ora il cancro dell’odio fanatico ha sbriciolato le Twin Towers e con esse migliaia di persone, con i loro sogni, le loro speranze, le loro ambizioni…Castelli di carte. E allora comprendi che la vita ha un senso solo se vivi ogni giorno come se fosse l’ultima occasione: non neghi un sorriso a chi ti saluta, un grazie a chi ti fa una cortesia, una carezza e un’ora del tuo tempo “prezioso” a tuo figlio, cogli un fiore e lo porgi con un sorriso alla compagna, che ha deciso di dividere con te gioie e dolori.E se la neve imbianca le tue cime lasci che dal cuore sgorghi una sommessa preghiera.                                                                                                                      Sebastiano Scuderi   

 

 

 

 

Trana d'autunno       13 – 09 – 2015                                    Diario della Domenica

 

Che avessi eccessivo entusiasmo per partecipare a questa gara, no, ma poi si sa come sia facile mutar di programma. Un colpo di telefono di Paracquaed eccomi qui.La discussione alla LTR con il tecnico Pentax non ha condotto a nulla. Le prove (documentate al computer) dei test effettuati sul momento, dichiarano che ogni cosa funziona in maniera corretta. Ma il fatto che il risultato evidente dimostri il contrario non lo sa spiegare neppure lui (così ho compreso cosa per la FOWA significhi “assistenza tecnica presso la LTR”: un semplice controllo, e se vi è necessità di qualche intervento... fotocamera spedita in Francia!!! Nulla più di un “filtro”, insomma).Disgraziata2, usando lo specifico programma con la messa a fuoco a inseguimento del soggetto, mette a fuoco DIETRO lo stesso, ma non risulta dal test nessun Back Focus, e riguardo l'esposizione ancora altalenante ci è mancato il tempo per parlarne in quanto al momento il problema n° 1 per me resta la messa a fuoco a inseguimento. Questa non la posso correggere, mentre l'esposizione, affatto di rado “fuori”, perdendoci del tempo in parte si.Mi sono fatto impostare, da un reticente tecnico Pentax, un programma da testare alla prima gara (oggi, appunto), ed ho avanzato la proposta, in caso di flop (certo), della sostituzione con una Nikon D7200. “Assolutamente impossibile, la macchina le è già stata sostituita una volta, cosa molto rara. Eppoi si tratta di diverso marchio”.Avvocato? Associazione consumatori? Quanto ho di già maledetto il giorno in cui ho acquistato questo “gioiello”!È uno sfogo, ragazzi, portate pazienza; la fotocamera è pur sempre l'arnese di “lavoro” di oggi, la valvola di sicurezza che mi permette di uscire dal bunker che mi sono costruito. Purtroppo la Coniglietta-Modella-Velina-Badante che sogno mi cammina sul cuore senza, giustamente, neppure accorgersene. Colpa dei miei che non hanno saputo attendere, è cosa certa.Tempo pessimo, pioggia, malinconico viaggio verso Trana pur se accanto a me sosta un ciarliero Paracqua. Ombrellino made in Cina parzialmente sforacchiato disteso sul capo, 4 scatti per l'apertura e chiusura album sul luogo del raduno, un saluto a Riccardo Pugno ed alla mamma, rispettivamente figlio e moglie del non dimenticato Federico, ed un veloce alzar di tacchi alla ricerca di un impossibile novello punto click. Una scusa come un'altra per non sentirmi troppo pesce fuori dall'acqua, per smussare quel magone che ormai pare cronico.La pioggia mi è sempre piaciuta, e con lei si accompagna il ricordo di gare indimenticabili. Sentire l'acqua scorrere sul corpo, entrare nelle pozzanghere in velocità, ridere ritornando bambino a giocare con essa. In veste di “fotografo”, però, pur se continuo a gradirne il sapore, sono turbato per la poca libertà che mi concede l'ombrello. Avevo provato una specie di imbracatura, ma mai ho affrontato il problema seriamente così che continuo a tenerlo pizzosamente in mano.Già alla Trana Primavera di quest'anno il tempo era stato inclemente (ricordo date le foto-porcheria scodellate dquesta medesima Disgraziata2 che reggo in mano), mentre negli anni precedenti pioggia mai. Almeno nelle edizioni cui ho partecipato.Il sito della FIDAL mi dice essere oggi presenti 355 atleti, ed il distenderli lungo un percorso di 14,5 km mi conduce facilmente a immaginare una ben lunga attesa... Alla faccia della motoGP che inizia alle 14. Dovrò correre.Per i click della partenza mi posiziono di poco oltre l'incrocio che sulla destra indirizza lungo il percorso della 10 km di “primavera”, sulla curva al limite del brevissimo strappo. È luogo di già usato nel 2011, e come tutta questa prima parte si trova in controluce. Sarebbe forse bene compensare con un +0,3, ma l'esposizione irregolare mi rende dubbioso, temo di peggiorare una situazione di già critica.Come seconda postazione scelgo il breve strappo che conduce alla sterrata che costeggiando il Sangone scende al traguardo. Nell'edizione del 2010 mi ero spinto più in profondità, ma quanto scorto allora non mi aveva entusiasmato per nulla. Per l'oltre ancora occorre, dato lo sterrato, GG, Gomme Grosse, la MB che riposa da anni sopra l'armadio accanto alla Specialissima da corsa.La partenza pare essere stata anticipata di qualche minuto così che alcuni podisti sono presi in contropiede. Ma se un VIA può essere in parte giustificato con la taratura farlocca di un orologio, poche scuse può vantare chi negli attimi cruciali decide di fare la plin plin oppure di prendere un caffè. Chi dorme non piglia pesci, eheheh.Mano-di-burro regge alla grande, invece l'oculare del mirino si appanna spesso così che a volte scatto “al buio”. Impossibile, poi, usare lo zoom; come lo imposto lo debbo lasciare così che gli scatti richiederanno un buon lavoro di “croppaggio”. Di ritaglio, cioè.Tanti sono i Podistichini rispetto i partecipanti che mi è quasi impossibile realizzare uno scatto senza che qualcuno di loro non risulti presente. Pare gara di società, e domenica prossima si replicherà al Nichelino.Primo dei maschietti il sempre in palla Youssef Sbaai, seguito da un vivace Nicola Grieco ed il tostissimo Salvatore Calderone. Tutti racchiusi in un minuto.Nelle femminucce noto con sorpresa Scricciolo sul più alto scalino del podio. Attendevo invece CristinaTrail (al PuntoClick a 45”), più adatta, ho pensato, a ben esprimersi su questo percorso. Nella mente, per di più, ho ancora la divertente intervista fatta alla Piccola da Bocchino in quel di Candiolo. In detta occasione aveva affermato che ora prestava meno attenzione ad avversarie e risultati avendo rinunciato alla competizione vera. Mi era parso un “vincere è bello ma nella vita vi è pure dell'altro”. Probabilmente sbagliavo.Terza Rosy Rullo a 3',50”. Sempre ovviamente cronometrata al PuntoClick.Riguardo le prime due femminucce ho un appunto da fare ai maschietti che le hanno almeno in parte accompagnate. Ambedue, Marco Palmisano e Luca Cuda, si sono fatti tirare anziché “tirarle”. Capisco il piacere di correre dietro una fanciulla, ma un cicinin di cavalleria penso non guasti mai. Marco – gli tirerò certamente le orecchie – si è persino permesso di battere Scricciolo sul filo di lana, quasi fosse essa concorrente di pari categoria. Marco Marco, queste cose non si fanno.Le fotografie scaricate nel pomeriggio dimostrano una scontata esposizione ballerina e una miglior messa a fuoco, ma questa ottenuta fissando il punto della stessa e non lasciandola libera – come si dovrebbe per le foto di azione – di seguire il soggetto nei suoi spostamenti. Cosa questa che mi ha costretto a chiudere il più possibile il diaframma a discapito della qualità, obbligato a lavorare alzando di molto (troppo) gli ISO; 6400, e immagini impastate dal rumore...Per farla breve si evince dal programma impostato che il “consiglio” del tecnico Pentax è: lo scatto a inseguimento non funziona? Bene, non usiamolo più!...                                                                                                                                                                                      CLASSIFICA 

 

 

 CORRENDO SOTTO LA PIOGGIA               (Running in the rain)

Le previsioni non davano grandi speranze, ma la realtà, alle sette del mattino di domenica, era ancor più desolante, pioggia battente e cielo plumbeo e gonfio di nuvole basse.Piazzale deserto e pieno di vetture, i podisti tutti ammassati nel centro d’incontro rumoroso e caotico come un bazar, con le borse sparse qua e là, distribuzione di pettorali, preparazione alla gara con odore di olio canforato e vestizione quanto mai soggettiva, Calderone corre sempre solo in canottiera, Santachiara con le maniche lunghe, la maggior parte con smanicati antipioggia, ma tutto è relativo visto l’impegno di Giove Pluvio.Alle 9, 9,15 al massimo non c’è scampo, bisogna scendere alla vecchia cava, cinquecento metri di inzuppamento preparatorio con l’aggiunta della sosta per… donazione idrica, dato che non esistono W.C. presso il centro ritrovo, una grave mancanza in una situazione del genere.Alle 9,30 precise il colpo di pistola liberatorio, finalmente si parte e la smania di andare è così forte che non si avverte la leggera salita.In breve si fa la selezione, davanti i soliti noti, che fanno il vuoto, a San Giovanni passano sgranati Sbaii, poi Grieco, Calderone, Boeris, Santachiara e via via tutti gli altri.Per la massa è solo una sfida con se stessi, l’importante è arrivare col minimo dei danni e nonostante tutto divertirsi, sì divertirsi col rumore della pioggia, che batte argentina sulle foglie degli alberi, col rombo dei tuoni, che si fanno sempre più serrati, con le pozzanghere e i rivoli d’acqua quasi torrenti nelle discese, che si alternano alle brevi salite in un ottovolante surreale.Il cartello Giaveno avverte che il più è fatto, si scende per San Bernardino affrontando il primo tratto di sterrato, poi l’ultimo dente preannuncia la difficile discesa fuori strada in mezzo agli alberi, all’uscita la sagoma liberatoria del campanile, che segnala l’ultimo centinaio di metri con la brevissima salita e l’agognato traguardo, anche questa è fatta ! un’occhiata al cronometro 1h30’57”, cosa importa, i 100 che sono rimasti a casa non sanno cosa si sono persi.Fallarini invece sì, tuona contro le società, che non si sono presentate, 800 euro in meno sono una cifra considerevole e un sicuro “rosso”. È questo un malcostume che non dovrebbe esistere tra persone per bene; quando una società iscrive i propri atleti stipula un contratto con l’organizzatore e onestà e legge pretendono che i debiti vadano saldati.  

                                                                                                                             Sebastiano Scuderi   

 

 

 

 

Nichelino   20 – 09 – 2015                                                           Diario della Domenica

Galleggio continuamente nella indecisione, per cui lascio i puntini ad indicare dove la domenica potrei andare. Poi il sabato sera telefona Paracqua, e si va. La eccessiva aggiunta di stress che mi procura Disgraziata2 mi sta lentamente uccidendo. E non esagero, in quanto si aggiunge pesantemente alla follia in cui Aritmic il Ribelle si è cacciato ed all'extra giornaliero. Disgraziata2 sulla carta è una Top delle Top, nella triste realtà le mie due si sono dimostrate un rebus dal quale pare impossibile uscire. Altro che valvolina ad alleviare le pene e le microsfighe che tanto paiono essersi innamorate di me!Lo so, dovrei smetterla di frignare come un bambino, ma questo è il mio diario della domenica, per cui lasciatemi piangere.Di Disgraziata2, quella che speravo consolatrice, tanto per farvi comprendere di che pasta è fatta, allego qualche scatto a fondo dello scritto.Di prima mattina fa giustamente frescolino, ma il cielo è uno spettacolo: pitturato di azzurro che più azzurro non si può. Paracqua, dopo avermi chiesto perchè ho spinto Dyanett sulla tangenziale alla volta di Stupinigi e perchè no alla volta di Milano, inizia a viaggiare nel tempo ricordando gare corse in quel di Beinasco e paesi limitrofi, divaga su cime montane scalate quando ancora erano presenti i velociraptor, da lui sfruttati onde aumentare la velocità di base, i ritmi. Sinceramente è difficile chiedere di più al più anziano ombrellaio di Torino; per farmi ridere è disposto ad inventare balle galattiche nonché di camminare sui carboni ardenti. Gli perdono così i pensieri-confidenze che nel pieno della ressa, a due passi dai soggetti interessati, formula spesso a voce alta, eheheh.Sul sito della Podistica None vi è una porta che, aperta, conduce a cartine riguardanti diverse gare, così che riguardo a questa scopro un piccolo parco interessato dal passaggio degli atleti. Può essere una novella postazione click? Così faccio un salto a vedere. Negativo: controluce o sole laterale ad illuminare un basso muretto di bianco vestito. Sarà la solita solfa, anche se nella parte riguardante l'arrivo il sole laterale non lo posso evitare. Disgraziata2 quando funziona regolarmente dimostra tendenza a sottoesporre (foto leggermente scure) così che sarebbe forse bene un +0,30, ma il suo ondeggiare, oltre alle foto di Michele che così usa fare ma che a mio giudizio ottiene foto prive di forza, mi conducono ancora a lasciare tutto così com'è. Come solito lavorerò “di gomito” in seguito...Ancora una volta uso il programma “tecnico Pentax LTR”, quello che mi fissa la messa a fuoco, ma è condizione che mi crea difficoltà. Nella speranza di non perdere il soggetto riprendo a volte la stessa man mano che l'atleta si avvicina, ma è condizione che mi distrae e crea disagio.Una cosa è seguire tranquillamente il soggetto con la messa a fuoco che lo cintura (vedi G11, Mersì), altra è stabilire un'unica zona di fuoco, fuoco la cui profondità dipende dal diaframma. Per aumentarla occorre chiuderlo, ma per far questo conservando un tempo di scatto che offra sicurezza occorre alzare gli ISO. Sono tanto nel pallone (situazione ormai cronica) che trascuro spesso di controllare la livella, ohibò.Domenica prossima, a Caselle, imposterò il programma AF.A, modo di selezione che commuta automaticamente i modi AF.S e AF.C. Non ho più nulla da perdere (se non tempo e servizio...); l'AF.C non funziona correttamente, e l'AF.S costringe a immagini colme di rumore (per di più stiamo ora entrando nella stagione autunnal-invernale, di poca luce, e questo aggraverà ulteriormente la problematica. Brividi...).Se non me la sostituiscono con una Nikon D7200 (basta Pentax-Ricoh!) ho di già sott'occhio una macchinetta che sforma foto da favola: Fujifilm X-T1 ! Ovviamente dopo aver contattato l'Associazione Consumatori ed un avvocato. Se possibile podista amico e “cliente” di Podoandando-Somadaj.Scusatemi del lungo bla bla bla fuori tema, ma la lingua batte sul dente che duole... In fondo, a ben vedere, se faccio belle fotografie ci guadagnate pure voi, per cui lasciatemi almeno sfogare sul mio blog-diario-della-domenica.I concorrenti sono quest'oggi 320, e le postazioni click ben tre. Avrò da divertirmi per quasi tre giorni dato che gli scatti sono 1140. Da riprendere uno ad uno!...La prima postazione poco prima della rotonda a fermare il primo giro, la seconda poco oltre questa alla volta del centro del Nichelino, la terza quella solita della ciclopista, quella che conduce al traguardo lontano ancora un paio di chilometri, poco più poco meno.Il fatto che Paracqua non sia più in grado di accompagnarmi nei vagabondaggi alla ricerca dei punti click è un buco non da poco. Senza un soggetto su cui controllare il risultato (sia pur sommariamente dato che sul display la visione si presenta poco reale) i primi rischiano grosso se non ci si azzecca, mentre se il buco dai secondi lo permette alcune correzioni d'impostazione si possono ancora fare.Vedo quest'oggi non pochi fotografi con cannone in giro per la piazza. Saluto con piacere il simpaticissimo uomo-click che opera pure per un giornale regionale di cui non ricordo il nome. Forse l'Eco del Chisone? Faccio il pari con il suo, parimenti scordato anche se su qualche vecchia pagina del Ghilead è sicuramente nominato.C'è pure Michele Scandurra con la ragazza (che altri non so, pur se ho visto un fotografo postato alla rotonda cliccare come loro: accosciati, inginocchiati a terra). Mi dispiace portar via eventuali, possibili clienti, ma sinceramente avrebbero dovuto informarsi per tempo quanti “fotografi-gratis” si trovano nel giro podistico. La maggior parte di già presenti prima del loro entrare. Sono giovani, cresceranno. Il tempo è dalla loro.I maschietti all'ultima postazione click transitano in gruppetto: Fabio Boscolo, Nicola Grieco, Francesco Bianco e l'Atleta X (parzialmente coperto, a me sconosciuto). Fabio tira il gruppetto ed è l'unico a non digrignare i denti, a conservare un viso disteso che non evidenzia un tirare a tavoletta. Primo Fabio, mi dico convinto, secondo Francesco, terzo Nicola oppure l'Atleta X. Sbagliato. Succede l'imprevedibile (per me).A tagliare per primo il traguardo è Nicola Grieco mentre Fabio Boscolo è secondo a 4” e Luca Staropoli terzo a 14”. Rudy Albano è quarto a 17” e Francesco Bianco quinto a 22”.Finale in crescendo, dunque, lunga volatona. Fantastico il recupero di Luca Staropoli passato davanti all'obiettivo di Disgraziata2 in sesta posizione distanziato di oltre mezzo minuto (36”), decisamente in giornata IN perchè i primi si danno battaglia, mica fanno shopping. Bravissimo (sempre non mi confonda e che l'Atleta X non sia proprio Luca Staropoli, ahahah).Ha sbagliato Fabio ad attendere l'affondo (se ne aveva) oppure Nicola si trova in stato di grazia? In ogni caso sono due ragazzi che godono di tutte le mie simpatie, ragazzi che sanno sorridere, insomma, per cui sono felicissimo del risultato che li vede impegnati in un testa a testa, quale che sia.Nelle femminucce non vi è stata gara, e Scricciolo non ha faticato più di tanto per imporsi lasciando a 2',06” Federica Viano mentre una a me sconosciuta Adele Simula è giunta terza a 2',54”.Primo pomeriggio a godere della vittoria di Vettel (CLICCA QUI per vedere un suo spassosissimo video) ed il terzo posto di Raikkonen, altri due ragazzi che mi piacciono molto (anche se Kimi mi pare la controfigura di quello apprezzato qualche anno fa). Poi le foto di Disgraziata2 e la discesa all'inferno...                                                                                                                                          CLASSIFICA 

 

 Ed ora ditemi voi se dopo oltre un anno e mezzo di sofferenza ed aver speso per la sola fotocamera-obiettivo 1680 euro, posso sorridere per le immagini che mi offre questa Pentax K-3 presentata come la top delle APS-C.E di già sostituitami una volta... Persino negli scatti "da fermo" toppa!!!

                           

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

              Il podismo è in crisi?

 

 

 

Sul sito della più numerosa società podistica torinese è apparso un grido di allarme sullo stato di salute del Podismo che ha ormai quarant’anni e li dimostra.Esattamente la data di nascita è il 2 dicembre 1973, prima domenica di blocco del traffico automobilistico a causa della crisi energetica, nacque spontaneamente e ben presto fu un successo, nessuna regola, solo premio di partecipazione o un piatto di agnolotti e un bicchiere di vino.Ma ben presto ci fu chi cominciò a dare i premi ai primi arrivati, poi ci fu chi disse “bella forza lui ha 30 anni e io 50, non è leale” e così si passò alla prima divisione in categorie: Amatori fino a i 40 anni e Veterani oltre.Poi però si insinuò il dubbio che qualcuno tagliasse o si facesse portare in macchina, insomma finì che il Podismo fu etichettato “corsa su strada” e affidato alla FIDAL, unico organismo riconosciuto dal CONI per la gestione delle manifestazioni agonistiche in Italia attraverso il Gruppo Giudici Gara.C’erano però anche gli Enti di Promozione Sportiva che organizzavano manifestazione NON agonistiche e quindi si formarono due “mercati” paralleli i cui confini furono sempre più vicini e sfumati fino a sovrapporsi e fu l’inizio del caos.Nel 2014 solo in Piemonte si sono disputate 160 gare su strada, 58 in montagna e 6 di trail, altrettante più o meno organizzate dagli Enti (per la maggior parte competitive) per un totale stimato di oltre 400 gare, a cui si devono sommare almeno un centinaio di gare “fai da te” , senza alcuna approvazione, tanto l’articolo 9 del codice della strada richiede solo la presentazione della richiesta al Comune con la polizza di assicurazione RC e arredo urbano.Parlare d’inflazione è riduttivo, va da sé che la partecipazione alle gare prese singolarmente è andata progressivamente diminuendo.Ma l’inflazione non è l’unica causa. Nell’ultimo decennio si è sviluppata la microcriminalità a danno dei podisti, alcuni Comuni sono più soggetti di altri al fenomeno e il podista molto più attento di quanto si pensi ha ormai memorizzato i Comuni e quindi le gare a rischio, chi ha avuto la vettura aperta e svaligiata l’anno scorso a Rivoli, ad esempio, con ritorno bagnato e spese a carico per rifare le serrature di casa, andare dai CC per la denuncia e altre amenità del genere, probabilmente quest’anno opterà per un’altra gara o resterà a casa.Ho fatto l’esempio di Rivoli, ma ognuno di noi ha almeno altre due o tre gare dalle quali preferisce tenersi lontano.La soluzione più logica è il deposito borse, ma molti organizzatori non hanno ancora recepito il messaggio. Sarebbe ottimo avere anche un parcheggio onde evitare che comunque le vetture vengano forzate con danno minimo di 800 euro.Altro problema il comfort, un minimo di servizi igienici oggi è necessario, soprattutto nella cattiva stagione, così come un posto coperto in cui cambiarsi, insomma non è più accettata oggi la frugalità dei primi tempi, quando finita la Turin Marathon fradici d’acqua ci si cambiava sotto i portici di Piazza Castello nel 1991.Ultima nota la ripetitività di molte gare, dopo 20 anni si conosce il percorso a memoria, non c’è più la gioia di scoprirlo,” tutto il resto è noia” direbbe Califano, non a caso la Turin Marathon ogni tre, quattro anni modifica il percorso.Conseguenza ultima di tutta questa gestione statica e ripetitiva è la riduzione dei podisti praticanti per mancanza di ricambio come dimostra il progressivo invecchiamento dei partecipanti.Prendendo come punto di riferimento Corripiemonte 2014 con una base di 4061 atleti (3248 uomini e 813 donne) questa è la classifica delle fasce (o categorie come si vogliono chiamare) : M45 – 19,7 %; M40 – 17,2; M50 – 15,4; M35 – 11,8; PSM - 10,3; M55 – 10,1; M60 – 6,9; M65 – 4,1; M70 – 1,7; JM – 1; AM e M75+ - 0,9.Al femminile cambiano solo i dati percentuali F45 – 20,3; F40 – 19,6; F35 -13,8, F50 – 15,2; PSF – 14,1;F55 – 7; F60 – 3,7; F65+ - 2,7; AF - 2,1; JF – 1,5Con questo trend il Podismo è destinato ad esaurirsi per cause naturali trascinandosi stancamente tra beghe e ripicche degli addetti ai lavori, come facevano i capponi, che si beccavano tra loro mentre venivano portati da Renzo per finire nella pentola dell’avvocato Azzeccagarbugli.                                                                                                                                                                  Sebastiano Scuderi   

 

         

 

 
Copyright © 2024 Podoandando. Tutti i diritti riservati.
Joomla! è un software libero rilasciato sotto licenza GNU/GPL.