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Ghilead n° 53 ns

               Gli scritti eventualmente mancanti potrebbero essere postati

                                 su altre pagine di Podoandando

          Giornalino passatempo che esce quando può per chi ritiene di aver qualcosa da dare

 

ghilead n 53

somm 53                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

 

 

 

 

 

                                                         

2010... 2011

     Già, se pur vicini non ci siamo ancora, ma alcune cose anche importanti hanno avuto compimento, ed altre – se la luna non mi cade sui piedi – si realizzeranno a breve, per cui una succinta carrellata mi pare giusta e doverosa.

Il 2010 ha visto un crescere notevole della Podistica Torino, ormai in grado di piazzarsi costantemente nelle prime posizioni delle classifiche per squadre numerose. Alcuni validi atleti ne fanno parte, ma il maggior numero dei componenti è composto da gente che ama il correre per la gioia che esso comporta. Esiste certamente del sano agonismo, ma non pare mai eccessivamente spinto, piuttosto goliardico, cosa che mi piace assai. I miglioramenti di molti sono evidenti, e con l'arrivo di Roberto Cignarale, il "coach", le prospettive per una generale crescita di tono possono essere concrete.
I maschietti sono forse più individualisti ed il loro maturare sarà probabilmente più dosato nel tempo, ma le femminucce vanno invece fortissimo. Belle e brave, sorridenti sempre, qualità preziosissima di questi tempi.
Una importante novità si è avuta nel settembre con l'uscita del sito dedicato espressamente alla Podistica.
Finalmente, direi, perché la culla era ormai troppo stretta per contenere le esigenze di questa creatura cresciuta così in fretta. Podoandando è nato come sito rivolto ad ogni realtà podistica, aperto ad amici con la canotta verde bianca rossa blu gialla ed eccetera, per cui era evidente l'impossibilità che due galletti con mete diverse potessero dividere per troppo tempo il medesimo... pollaio. Dispiace un po' lo strascico, la "rivelazione", ma ho purtroppo l'età giusta per essere cosciente della imperfezione umana (ovviamente anche della mia), per cui mi adatto. Vi è ben di peggio nel mondo, ohibò.

Se la Podistica ha un nuovo sito – lode ai bravissimi Mauro e Denis, veramente Super – anche Podoandando avrebbe dovuto presentarsi con una veste aggiornata, non fosse che Andrea, l'amico-podista-programmatore (uomochecorre) che si è da buon samaritano caricato dell'onere di svolgere il lavoro di costruzione, ha ad oggi alcune difficoltà organizzative che ne limitano notevolmente la dinamicità.

Non è stato il preventivato luglio, il supposto settembre e neppure ottobre. Sarà nella fine dell'anno...
Su esso verrà aperta la sezione Trail-SkyRunning gestita da Vittorio Duregon, un tosto GSPTtino che ama le corse in montagna e sa esprimersi con molta competenza. Già scorgo aprirsi orizzonti intriganti e senza fine, volti e paesaggi nuovi.
E foto da sballo. Perché nei primi mesi del 2011 sarò "costretto" a piegarmi alla legge della reflex. La piccola Mersì non ha offerto quelle prestazioni che mi aspettavo da lei, ed è un vero peccato perché è praticissima (e quando non fa i capricci si esibisce in scatti degni di nota). Per cui album fotografici che mi auguro assai migliori e "completi", a cui tenterò di affiancare qualche video. Mio e dell'amico Sergio Azario, che spero mi conceda l'esclusiva dei suoi filmati (Piemonte in corsa-Bocchino a parte).

Riguardo il Ghilead navigo in un mare di dubbi; ha ancora ragione di esistere?

Quando è nato correvo spalla a spalla con una quarantina di amici di cui conoscevo sufficientemente caratteristiche fisiche e umane così da poterne scrivere, ed il boom di internet era lontanissimo. Oggi non è più così. Il gruppo è formato di oltre 100 atleti a me pressoché sconosciuti, non corro più e sono impegnato con fotografie e sito.
Chi può trovar diletto nel leggere un soliloquio adatto si e no ad un blog? Unica ragione sarebbe quella di avere Podistichini che su esso scrivano delle loro imprese. Ma questa è pura utopia!
Traslocare il tutto sul Nuovo Podoandando creando un Ghilead in PDF e lasciando perdere il cartaceo?
Spingerlo, allargarlo, spegnerlo... Navigo veramente al buio.
Continuerò a gabolarci su; il tempo potrebbe portar consiglio.

Pur se con qualche punto interrogativo, il 2010 è per certi versi da me considerato un anno... "lampadina".

Mi ha illuminato definitivamente riguardo la reflex, con i suoi costi e le pizzose dimensioni purtroppo l'unica valida per le FotoSport, e la "dimensione umana" di alcuni personaggi di rilievo.
Niente affatto cose di poco conto. 
 
 
 

53 solbrito4240Quattro chiacchiere con... Lady Lory

     Ebbene si, il direttore (ormai ex), colpito da "fulmine illuminante divino" mi ha concesso "l'estremo saluto". Il problema è che non so più cosa aggiungere alla già lunga lettera che molti di voi (provvisti di pc) hanno già ricevuto e letto. Posso solo dirvi che mi mancherete e spero che anch'io mancherò a voi (giornalisticamente parlando). Spero di avervi fatto non dico ridere, ma almeno sorridere coi miei articoli e di aver allietato un po' del vostro tempo.

Per me la corsa è anche questo: rendersi utili agli altri collaborando con il giornale e alleggerendo con due parole le già pesanti e noiose giornate che a volte fanno da sfondo alla nostra vita. Io il mio lavoro socialmente utile continuerò a farlo partecipando alle iniziative dell'associazione Podiste Torinesi, e tutte le volte che il direttore-capo gradirà un mio scritto non glielo rifiuterò perché lui sarà anche ex-direttore, ex-redattore, ex-nonsopiùche", ma mai un ex-amico: non è il colore delle maglie che spegne i valori e i sentimenti (anche se "quella maglia" a lei direttore non è gradita).
Lei, da quando la conosco, ci ha sempre dato dei soprannomi. Vorrei un po' scherzare sul suo Somadaj; è proprio come una capocchia d'aglio: sotto la buccia dura c'è un cuore tenero. Solo che qualcuno conoscendola si ferma alla buccia, qualcun altro riesce ad arrivare al "cuore" ma non lo "digerisce", altre se lo "mangiano" così com'è. E io sono e rimango una di queste ultime.
Buona fortuna e buone corse a tutti... Ci vediamo comunque, e spero sui campi di gara o di allenamento. Male che vada "mi riciclo" come porta-ombrelli-coniglietta del Piccolo Orso (per i neo-arancioni, Piras: il presidente del GSPTtorino), e allora so che potrà arrabbiarsi, signor direttore!!!
Per sempre Lady Lory

     Non hai scritto molto, cara Loredana, e non ho nessuna cartolina da mettere per chiudere il buco. Quest'anno non ho appositamente messo che un invito-test sul giornalino, e pochissime sono quelle arrivate. Le ultime le trovi su questo numero.

Le barzellette mi sembrerebbero provocazione, per cui beccati queste righe a chiusura.

Beh, comincio con il dire che comprendo il tuo agire; è quello classico dei giovani che così facendo pensano di dare una "bella lezione" a chi non li ha considerati per quello che ritengono valere. Io, che sono un giovane del 15-18 forgiato da mille battaglie, la penso invece diversamente. Se abbandono al suo destino chi mi ha accarezzato con un'ortica, altro non gli faccio che un piacere, ti pare? Per di più come è possibile offendersi se consideri l'autore di una scortesia moralmente non all'altezza? Vale la pena offrire considerazione a chi ha dimostrato non meritarla? Io semplicemente sbianchetto, e funziona alla grande. Un saluto non lo si nega a nessuno, un sorriso neppure. E tutto finisce lì.

Dammi retta: fa finta di niente e continua a pascolare serenamente su quelle terre che non sono di esclusiva proprietà, bensì bene comune. Pensa piuttosto al dolore che dai al direttore, agli amici che più non godranno dei tuoi preziosi scritti, al povero, disperato Paracqua cui solo la buona sorte ha evitato di perdere del tutto il senno... Mollare mai, cara Lady Lory, tanto meno abbandonare una squadra di cui sei stata co-fondatrice e che bene o male insegue un futuro. Forse anche eccessivamente ambizioso. Per cosa mai? La Nazionale? No, per una ex gloriosa società che Somadaj-Nostradamus vede destinata a finire presto in rottamazione.
Io ci spero ancora. Prova a fare spallucce spallucce, e lasciati prendere per mano...
 
 
53 tranautunno0009

Trana d'autunno 12 – 09 – 2010 (12)

     L'ho portata per nulla, e per colpa sua ho pure toppato diverse fotografie! Che se aggiunte alle prime fanno un bel numero. Già, la segretaria digitale...

Il Ghilead, lo so bene, così come è ora zoppica un pò perché da esso i Podistichini ne sono pressoché esclusi (Paracqua a parte), così non da oggi coltivo il pensiero di riprendere con le interviste. Ma "il tempo" scelto, questa mattina, è decisamente sbagliato; vi è la consegna del Ghilead. E lei resta nel taschino... togliendo spazio alla batteria di riserva di Mersì. A prima vista nessun problema: alla conclusione del campionato mancano ancora 4 gare, ma più avanti nella mattinata il problema fa capolino.
53 tranautunno0049Svampi come ormai mi trovo essere dal 1837, non rifletto che dopo i quasi 2000 scatti della 5 laghi sarebbe buono controllare il livello di carica dalla batteria, e come nulla fosse ci do dentro... fino a che la piccola mi muore fra le mani. Vado a colpo sicuro nel taschino della camicia... niente. Altro taschino... nulla. Tasca destra dei calzoni... sinistra ... meno di niente e di nulla. L'ho persa! Solamente nei pressi del traguardo la mente da cenni di risveglio: "la custodia del telefonino... hai guardato?...". Corpo di Bacco: no!
Fotografo ancora Kim e pochi altri, poi ritiro Mersì; ora lo scarico sono io.

Ecco, tutto ciò che ricordo è scritto sopra (oggi è già venerdì), potrei pure mettere un punto e pensare ad altro. Ma forse non è giusto. Cosa dire domani ai fan che sospirando attendono i miei scritti? Non posso farli soffrire così, non posso...

53 tranautunno0053Paracqua pare discretamente tranquillo ed in se, anche se poi esterna preoccupazioni riguardo Marina Berlingo. No, non riguardo le condizioni di salute della sua metà che in questo periodo appaiono piuttosto zoppicanti, no affatto; gli è che la consorte desidererebbe uscire qualche volta con lui, lui che invece tutte le domeniche mattina la lascia sola per andare con Somadaj (la tua morosa!) alle gare. "Va a finire che questo pomeriggio me la debbo rimorchiare a Borgaretto dove vi è la "corsa in tailleur" delle fanciulle nostrane ...". Povero Paracqua, come faccia a sopravvivere alle vicende del Toro, a Marina Berlingo e a quattro nipotini suona per me miracolo.

53 tranautunno1011Al baretto situato all'angolo della piazza incontro Gianfranco e Fotina. Fra una ventina di minuti verrà dato il via alla gara, ed i due che fanno? "quattro croissant, grazie... due ... anzi; tre cappuccini... una spremuta d'arancia, grazie, e due toast... due caffè un po' urgenti, grazie: la gara sta per partire!". Non so che dire; questo tipo di "bomba" ancora non la conoscevo.

Nell'osservare sbalordito i due che se avessero tempo, dicono, si farebbero ancora un paio di pizze e "qualche" fettina di torta, sento Fotina disquisire sulla possibilità di cambiare squadra a fine anno. Va bè che non mi riesce mai di farle una foto (anche quest'oggi, ahahah. E' passata quando Mersì era catavere), ma pensare di correre con altri mi pare esagerazione.
53 tranautunno1021Nella Podistica la concorrenza femminile è numerosa ed agguerrita, ma un po' di ottimismo in più non guasterebbe, diamine.
 
"Il 20 mettiamo il sito in rete". Perbaccolina, e pensare che mi ero mosso prima io per una rinfrescatina a Podoandando! Sono, come tutti voi, penso, ansioso di vedere il lavoro di Mauro & Denis. Una pagina per Barbarella, una per il coach Roberto, ed altre a chi non ricordo. Un sito "multidirezionale" che funzionerà certamente come pungolo per Podoandando. Un po' di buona, sana competizione in famiglia.

53 tranautunno1094Sconvolti appaiono Barbisin e Lucy quando si avvicinano al preposto luogo dove si danno i numeri. Il loro spettrale pallore è tanto evidente che alcuni dell'Avis accorrono per prestare soccorso. Una eventuale trasfusione pare più che necessaria, ma il tentativo di succhiare sangue ad alcuni Podistichini per praticare una trasfusione di fortuna si rivela purtroppo impossibile; il fuggi fuggi è tanto generale (lo hanno chiamato "riscaldamen-to") da coinvolgere persino i due soggetti "fantasma".

53 tranautunno1265Barbisin & Lucy – dimostrando di possedere una incrollabile fiducia nelle stelle – parteciperanno successivamente alla gara sorreggendosi fraternamente, tanto fraternamente e strettamente che, appostato per la foto di rito a 356 metri dall'arrivo, fatico a distinguere l'uno dall'altra (lei non ha i baffi). La foto che li vede distanziati e sorridenti è ovviamente un fotomontaggio.
Non avrei mai immaginato che un semplice rilievo-pettorali messo in evidenza sulla home di Podoandando potesse sortire tale devastante effetto, no, mai e poi mai... Da domani sarò molto più prudente nell'evidenziare tali manchevolezze.

53 tranautunno1471La giornata è bella, il cielo sereno, ed i concorrenti parecchi (541). I Podistichini risultano essere 62 (64?), più tre mini: Giorgia, Alberto e Francesco.

La ricerca della postazione cliiick! si rivela oggi "sfortunata". Non desiderando riproporre annualmente i medesimi angoli di ripresa, muovo qua e là ma senza particolari attenzioni.
53 tranautunno1477Sono in primo momento propenso per l'uscita del ponte, ma ben presto il caotico traffico mi fa desistere dal proposito. Con o senza giacchino di sicurezza, qui non si fa discriminazione di sorta: ti incartano a bon. Così vado incontro ai concorrenti dalla stradina che ritorna ad esso 250-300 metri dopo il via. Pessima scelta dove mi fermo perché l'ombra non è totale ed alcuni esterni restano "bruciati", poi Mersì ci mette del suo divertendosi con filotti di immagini fuori fuoco. Disastro.
La seconda postazione non è da meno: la brevità della gara non mi permette di uscire dal solito macinato, così mi fermo all'uscita dello sterrato, dove una brevissima salita rende meglio evidente lo sforzo degli atleti. Ma il verde della boscaglia e la luce cruda del sole non sono l'ideale per Mersì, ed i colori risulteranno pessimi.
Purtroppo non mi sento affatto sicuro con Mersì fra le mani. Già all'inizio ha fatto i capricci, ben diversamente da A620, che solamente la fatica ha infine distrutto, mandato kaput.
Mi servirà da lezione?... Chissà...

Oggi ho vinto due confezioni di pregiato caffè Vergnano. Una offerta della torrefazione TaTa, l'altra dalla cooperativa Nino & Sicari. Grazie.

Ora attendo macchinetta espresso modello casalingo, tazzine e zucchero.
 
 
 
 
 
53 nichelino0483
 

Nichelino 19 – 09 – 2010 (13)

     Che dire? Che l'autunno è ormai nostro e che stiamo camminando (o correndo) verso l'inverno. Primavera, autunno e inverno sono le stagioni che amo di più, ma anche l'estate, a volte... Ahahah, le prendo tutte, grazie.

53 nichelino0501Avete mai provato, però, a passeggiare in autunno per la campagna? Atmosfere da fiaba che permettono di ottenere con facilità fotografie da schianto. Colori morbidi, pastosi, rasserenanti lo spirito. E qua e là l'esplodere di colori come fuochi artificiali!
E quando la stagione si fa dura la meraviglia della galaverna... Troppo bello, così come le meditazioni che nascono quando si osserva la natura, accarezzata da una leggera mantellina di nebbia, prepararsi al riposo. Non provo malinconia, solo una gioia che in quegli attimi spazza via ogni cattivo pensiero.

53 nichelino0521L'atmosfera che si respira questa mattina direi proprio annunciare la "bella stagione". Sulla tangenziale, dopo Rivoli, il parabrezza di Poppolina si riempie di orticaria. Piccole gocce che mi costringono a prendere a tergicristallate il vetro. Fortunatamente pare il semplice scherzo di qualche angelo burlone, anche se il cielo non promette nulla di buono. Ormai, però, ho ben compreso come tenere la pioggia lontana: indossare lo zainetto con infilato un paracqua! (è pure allenamento, perché la giacchettina di sicurezza e lo zainetto con la reflex diventeranno sempre più il segno distintivo del "parapazzo" Somadaj).

53 nichelino0710I Podistichini sono oggi 66 (che pizza però ora entrare nel wwwpodistica: la foto dell'intestazione pare troppo carica di pixel), ed ancora una volta la Podistica è prima nella numerosa. Gli aranciones spopolano, ovunque ne trovi uno: nelle prime posizioni – MauroFon, Maglietta Nera, Gianfranco – come nelle ultime... Paracqua, eheheh.

53 nichelino1127Comunque sia è come solito un bel vedere, specie quando ad indossare la divisa sono le nostre fanciulle: Barbarella, Lady Lory, AlìBlàBlà le prime tre di oggi, ma pure le altre non sfigurano affatto. Piccole fanciulle crescono in fretta...

Per cercare di evitare i colorati bidoni della spazzatura – cosa quasi impossibile al Nichelino – per i cliiick! del ritorno mi sistemo all'uscita della passerella. Non evito la monnezza (molto sporco a terra, e due colorate borse di plastica colme di puzzolenti contenuti sono legate alla rete di "protezione pedoni"), ma almeno ho del verde come sfondo anziché i soliti palazzoni.

200 ISO borderline. Avrei sicurezza con i 400, ma la grana aumenta. E' andata bene così, per fortuna.

53 nichelino1245Le cose che faccio mie (nel senso che ricordo), sono pochissime, ma quelle che mi da Lady Lory sono del modello che si stampano indelebili ad agitare lo spirito. Non ha detto di non raccontare nulla, perciò non penso di fare dei torti. E' una doppia notizia che mi reca tristezza: "Molto probabilmente l'amico Meot – dice Lory – se ne va da qui, va in Friuli... ed io lascio la Podistica". Diavolo! Anche lei? (ma forse Nicoletta scherzava. Spero). "Ma ho chiesto a Piras se potevo continuare a scrivere sul giornalino e mi ha detto di si...". Come?, un ritorno al GSPTtorino?! Ma con tutte le squadre disponibili – hai l'Atletica Nichelino sotto casa – proprio da dove ce ne siamo andati via per tutti gli sputi in faccia ed i calci ricevuti devi ritornare?! "Sai, Meot va via, e del GSPT ho già tutto: maglietta, tuta...". No, non capisco lei e non capisco Francesco. E qui mi fermo per non innescar polemiche. Ognuno è libero di "suicidarsi" come meglio crede.

Ecco fatto; se forse vi è dell'altro ancora al momento non ricordo o non so, ma per oggi questo basta ed avanza.
 
 

Nichelino 10 - 09 - 2010   di Nino Sicari

Questa volta vorrei raccontare le impressioni della gara partendo dal giorno successivo dopo aver visto le foto su Podoandando. Nel far scorrere le foto ripercorro il percorso, vedo molti visi conosciuti, alcuni sorridenti e stanchi, altri solo stanchi.

Quest'anno non ci sono gli amici podisti francesi che partecipano alla gara vestiti da Asterix, dando un'aria di festa alla manifestazione. Ogni anno questo è possibile in quanto Nichelino è gemellato con una cittadina francese.
La premiazione, la festa con canti e balli tradizionali hanno fatto da cornice alla piazza Pertini. La manifestazione si è svolta bene senza particolari eventi, complimenti agli atleti ed agli organizzatori.
 
 
   Cuneo 25 – 09 – 2010
Gruppo Podistico Michelin Torino

Ogni anno, a fine settembre, il gruppo podistico Michelin di Torino è invitato alla 12 km. di Cuneo. Il viaggio lo facciamo in pullman, è sempre un'occasione per rinsaldare i rapporti tra il gruppo.

La partenza della gara avviene alle ore 16,00 da piazza caduti per la libertà. I partecipanti sono 400, molti di ottima qualità agonistica; la gara come ogni anno è molto combattuta.
I giudici danno il via, il cordone umano si allunga lungo le vie di Cuneo, per attraversare poi la bella piazza Chialamberti. La via più bella fatta di portici che adornano le vetrine ci fa "scivolare" verso la periferia di Cuneo. Attraversiamo vari paesi, fino ad arrivare ai Ronchi dove c'è lo stabilimento Michelin e l'arrivo.
Il Gruppo Podistico Michelin di Torino s è comportato bene. Voglio ricordare:
Mastropietro: una gara eccellente benché non al massimo della condizione. La sua esperienza e le sue capacità hanno sancito il campione che c'è in lui.
Paolo: caparbio e tenace, ha migliorato il tempo dell'anno precedente. Le prestazioni di Paolo sono sempre una garanzia.
Melo Randazzo: per lui era la prima volta che gareggiava a Cuneo, ha saputo leggere il percorso, quindi ottima prestazione. Da questa gara può rilanciarsi, bravo.
Lorenzo: anche per lui era la prima volta che partecipava alla gara di Cuneo. Nel gruppo ha saputo distinguersi per la sua tenacia, ottima gara.
De Martino: benché non molto allenato ha saputo tener duro anche nei tratti più duri, molto bene il suo progressivo. Bella gara, bravo.

Le ragazze, anche loro si sono distinte tra tante atlete di buon livello.

Erika è stata la prima del gruppo, ha migliorato il tempo dell'anno precedente, atleta di ottime qualità se sapesse di averle. Comunque brava, ottima gara.
Concetta: lei è sempre una garanzia, anche quando non è in forma fa sempre belle gare, brava.
Il post-gara si è svolto nel dopolavoro Michelin, con parco sul retro. Gli atleti, vista la bella giornata, hanno potuto ristorarsi, fare la doccia, nonché riposarsi nei dehors del dopolavoro.
Il ritorno in pullman per Torino è stato una festa, grazie anche ai piazzamenti fatti dal gruppo nelle varie categorie: Bravi tutti.
Un grazie a Fortunati, il nostro responsabile, che ogni anno si impegna ad organizzare questa trasferta.
 
 
 
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Caselle   29 – 09 – 2010

Giornata frizzantina sul presto, come ormai giustamente deve essere, cielo sereno e sole simpaticamente mite e sorridente.

Questa mattina Paracqua non è con me; in montagna a "lavorare", eheheh. Di Podistichini è presente la sola signora Regis, che qui ha accompagnato i giovanissimi rampolli.

Il grosso della Podistica è alla maratonina di Chiabrera, ma troppa gente e troppe foto inutili non mi gratificano affatto.

53 caselle1389Passeggiatina per il paese, i soliti scatti illustrativi, una sosta al bar per toast e caffè, poi una immersione fra gli amici che tengono mercato sulla piazzetta. Chiacchieratine con tizio e caio, con Bocchino e SuperPippo le più articolate. Con quest'ultimo si è messa giù una traccia riguardante la pagina Trail-Sky Race che troverà posto nel Nuovo Podoandando il quale, sant'Andrea permettendo visti gli impegni che ha, vedrà la luce entro fine anno... Qualche foto ai ragazzini (per lo più ciucche, per cui non pubblicate), poi gli scatti alla partenza

53 caselle1429Per quelle dell'arrivo decido di andare incontro agli atleti raggiungendo la zona del laghetto. Per circa due km. le condizioni di luce sono estremamente sfavorevoli, e il tempo è ristretto. Ce la faro? Meglio mettersi a correre...

Non oso descrivere in quale disperata situazione mi sono trovato: 10 metri (non di più!), poi pausa... altri 10... ora 15... ora tento con i 20, ma è un macello: non riesco a sollevare i piedi dal suolo, pazzesco! Il fiato? Quale fiato? Ah, intendete il rantolo, si...

Purtroppo non serve a nulla prendermi a pizzicotti...

53 caselle1483Raggiunto il laghetto nuotando in un mare di sudore compio l'errore di perder tempo per due fotografie, così i primi li clicco in controluce. Qui il mio soprannome riceve da me stesso medesimo in persona un nuovo battesimo: Somaraj; Soma da somaro, raj da raglio. Asino ragliante, eheheh.

Ora il luogo del cliiick! è ottimo. Sullo sfondo le montagne con le cime imbiancate mi gasano non poco, e le bruttissime impressioni avute nel "correre" impallidiscono da subito e.... fufff, spariscono!

Il luogo è tanto "buono" (ma le foto, vedrò poi, e lascerò così, tendono assai allo scuro) che mi soffermo ad attendere gli ultimi contemplativi. Poi mi aggancio a TàTà per accompagnarla nell'ultimo pezzo. Ma la devo presto lasciare andar via ... Non riesco neppure a starle dietro nel camminare! Mai avrei immaginato che la sosta, pur lunga, mi avesse tanto demolito. Dovrei provare a ri-iniziare da zero... ma sta arrivando l'inverno... (cativa lavandera trouva mai na bona pera, eheheh).

Comunque, scomparsa che è all'orizzonte, approfitto del vuoto attorno a me (mi vergogno troppo!) e tento ancora tre-quattro "allunghi" di 10 metri, che nel finale porto a 25 buoni buoni. Questo mi costerà mal di gambe e di natiche per due giorni!!!
 
 
 

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Volpiano  03 – 10 – 2010

Lo zainetto ghilead-portaombrelli funziona a meraviglia! Il cielo è cupo, cadono gocce sul parabrezza della Arzilla Amiat 4x4 di Paracqua, ma quando si scende niente acqua sulla testa! Pure poco prima del via alla gara inizia a piovigginare. Un signore che mi passa accanto dice: "non ci voleva la pioggia!...". "Tranquillo - rispondo - guardi l'ombrello... Oggi non piove". Il medesimo personaggio poco dopo mi ferma per chiedermi marca e modello dell'arnese made in Cina...

53 volpiano1917Qualche gocciolina scenderà ancora, ma mi basta fare il gesto di estrarre l'ombrello dalla sacca che tutto si stoppa. Per non darmi soddisfazione il sole rimane nascosto, ma a me va bene pure così. Meno bene per Mersì, che deve sudare le classiche dieci camicie lavorando sui 400-800 ISO... Ma se la luna non mi cade sui piedi la piccola ha ormai i mesi contati...

53 volpiano2164Non mi sento verbalmente in forma, così mi limito ai soliti ciao ciao lanciati "al volo" qua e là. Avrei piuttosto voglia di correre, ma dopo il test di Caselle provo un sottile senso di smarrimento. Ad un Somadaj audace che suggerisce di ricominciare con qualche sgambettata attorno casa, ve ne è uno timido che mi tiene ancorato alla seggiola del computer.

In genere gli eventuali giudizi del prossimo non mi toccano più di tanto, per cui non capisco proprio questo blocco mentale. Sta a vedere che sto invecchiando...
53 volpiano2347Una piccola passeggiata, per esigenze di cliiick!, la faccio, ma questa mattina le gambe fatico proprio a tenerle ferme. Sogno ad occhi aperti una sterrata, un sentiero collinare da percorrere ridendo con qualche amica al fianco... Sono veramente invecchiato!

Paracqua si lascia risucchiare dal branco di bufali che, spaventato dallo sparo dello starter, parte ventre a terra, e presto - è una battuta - scompare alla vista. Alzo i tacchi e mi avvio per i secondi cliiick! della giornata, quelli che riguardano l'arrivo.

Qui potrei accennare ai Podistichini presenti, a quelli che sfilano sotto il mirino di Mersì, ma l'unico che mi prende l'occhio è Donato De Martiis: concentrato e determinatissimo. Direi proprio una bella prestazione la sua. Di quelli presenti oggi non ho purtroppo coscienza dello stato di forma per cui non saprei che dire. E poi, in realtà, la "mia" squadra odierna qual'è? La Podistica che mi sbianchetta e tenta di esiliarmi? O non invece la Tranese, il GSPT75, la Settimese, il Michelin, il Borgaretto, il CUS Torino, il Sangano, l'Interforze, eccetera eccetera eccetera?... E' bello non avere confini, e per uno che mai ha fatto dell'agonismo puro una ragione di vita, è bello pure non perdersi troppo nei 3'14" o 6'28", bensì piuttosto nell'abbraccio degli amici, big o tapascioni che siano.

Paracqua lo rivedo sul tardi, quando mi cerca per riprender possesso delle chiavi della Arzilla Amiat 4x4. E' visibilmente soddisfatto: "sono nei primi 250!...". Già, della maratonina. Peccato abbia preso parte alla 10 km, eheheh.

Però ha recuperato da Donato un buono per il pasta-party, così ci fermiamo un cicinin per riprenderci delle fatiche. Beh? Certo che a casa mi sono seduto a tavola; dovevo forse morir di fame secondo voi?...
 
 

53 testona2523Testona  10 – 10 – 2010 (14)

Se si continua così ancora due gare ed il campionato interno 2010 sarà concluso. Direi proprio che 16 gare "comandate" siano pochine; ci si raffredda troppo, non vi pare?
Chiaramente questo non è problema specifico per Somadaj, che per mantenere vivo l'interesse degli amici su Podoandando è "costretto" a frequentare tutte le gare che vanno per la maggiore, però è difficile per lui sviluppare contatti umani.
E' di ieri (oggi che scrivo è mercoledì 13 ottobre) la mail di Lady Lory che tra le tante cose si lamenta per l'eccessivo numero degli iscritti che limita l'amalgama, e secondo me la fanciulla ha in parte ragione: Tanta gente, poche occasioni per trovarsi insieme e si creano i presupposti per la nascita di piccoli gruppetti.
53 testona2558Onde ovviare a questi rischi il Piccolo Lord Pullano – in una squadra di circa 45-50 elementi a turno attivi e 20 gare annuali in calendario – aveva giustamente creato la gita "a-sociale" ("a-sociale" perché la dirigenza non aveva dato la benedizione) ed il Mangia & Balla, due avvenimenti per aggregare. Quest'anno la gita è saltata, e non so perché, e del Mangia & Balla, con il pranzo "fine gare" di Solbrito e la premiazione in data 21 novembre, temo non se ne parlerà più. Oppure sarà ritrovo per pochi intimi. Timidezza del Lord? Niet della dirigenza fagocitamente "accentralista"? Che anche qui la fanciullina avesse ragione?

53 testona2610Paracqua mi racconta questa mattina di sogni fantastici, di voli a cavalcioni di fiammeggianti draghi, di estenuanti partite a tennis, di notti d'amore tanto infuocate da procurargli ustioni su tutte le parti del corpo, di corse a perdifiato sul tapis roulant (sempre a 20 centimetri dal camino acceso, ovviamente. Altrimenti che divertimento c'è?...), di calzoncini non regolamentari che desidererebbe mettere in gara perché gli calzano così bene, eccetera eccetera eccetera. Una Aspirina e mezza debbo mandar giù a secco appena giunti a Testona. Ma ne vale la pena: passato tutto.

53 testona2906Il primo Podistichino che incontriamo – sono ormai le 5,22 – è l'Elettrico, anche conosciuto come Andrea Zerilli. Ha gli occhi che somigliano a due crafen (senza buco), ma dice che il piccolo Luca è bravissimo e che lo lascia dormire abbastanza. Sarà...
Facciamo due passi per attendere almeno le 7, poi entriamo in un bar e, ospiti di Paracqua, ci sorbiamo un buon caffè.

La giornata ha ormai i classici colori autunnali dai cieli coperti. Qui non è rado trovare nel periodo pure una intrigante nebbiolina, che oggi però ci risparmia. Purtroppo foto a 400 ISO, e litigate furibonde col Mersì che in queste condizioni di luce punta un po' i piedi. Poi i soliti passi alla gambero, infine i dovuti complimenti a Paracqua che schiumando come un cavallo di razza condanna sul traguardo TàTà a subire quasi mezzo minuto di distacco. Ho faticato assai a rifiutare il pranzo che intendeva offrirmi... Barbisin, il simpaticissimo personaggio dal volto "Pierino" che odia correre senza avere al fianco delle simpatiche signore, si diletta a fine gara con qualche click a inseguire Somadaj. Grazie, ma che ci posso fare io se ora l'ottica pare bloccata?

Galleggiando nei dintorni dalla squadra senza prestare eccessiva attenzione, non ho modo di raccogliere gran che. E dal momento che ancora non ho digerito del tutto lo sgarbo, meno dico e meglio è.
 
 

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Orbassano   17 – 10 – 2010 (15)

Questa mattina fatico più del solito a tenere a freno Paracqua: "Sai, è venuta Barbarella a farmi l'intervista! Abbiamo parlato per più di un'ora, mi ha chiesto quello, poi dell'altro, infine di ciò ed anche di broca. E' stata veramente brava, e mi sono emozionato non poco nel raccontarle dei primi giorni trascorsi all'asilo. No, non mi ha chiesto di abbandonare le cattive compagnie, anche perché le ho detto che senza di te difficilmente andrei a correre...". Insomma, un Paracqua su di giri come poche volte ricordo di aver visto.

Poi mi spiazza un po' nel dirmi che probabilmente non viene a san Paolo Solbrito. Ho già poca voglia di mio (andrei ad Avigliana), ed ora ci si mette pure lui. Così a sera faccio pallottole di due bigliettini: Avigliana e Solbrito (debbo aggiornare la "striscia che corre"), e sorteggio. E' destino: Solbrito.

53 orbassano3237Fantastico l'ombrello made in Cina regalatomi lo scorso anno dal più anziano ombrellaio di Torino, ombrello che anche oggi dimostra possedere poteri eccezionali; cielo coperto e minaccioso, ma al termine della gara si scorgono persino brandelli di azzurro e tenui, timidissimi raggi di sole. Beh, la noia dello zainetto... ma in esso vi sono ancora vecchi Ghilead che vorrei sbolognare (più due numeri speciali su Santiago per Abramo Bonisoli). D'altra parte domani con la reflex sarà giocoforza averlo sempre con me, Ghilead o meno al seguito.

53 orbassano3459L'anno scorso, con A620, questa gara era stata trasformata in "Trofeo del Sedano... Mosso" tanti erano gli scatti fuori fase. Avevo rischiato i 200 ISO in quanto a 400 – suo massimo – la grana era veramente terribile. Oggi Mersì ha inizialmente operato a 800, e nella fase conclusiva a 400 ISO. Foto chiaramente poco limpide, pastose, dai colori piatti, foto che non danno soddisfazione ma solo tanto lavoro, comunque un abisso di differenza fra le due. Fatto salvo che prima di "consumarsi" A620 funzionava benissimo, a differenza di Mersì che non ha mai dimostrato di essere in forma. Prima di fine anno, a gare diradate, la porterò al servizio assistenza per una controllatina a fondo, poi, in base al risultato, scriverò alla Canon (non mi dispiace la EOS 7D, ma, a parte che non possiede il display rotante, non vorrei spendere più di 2000 euro per trovarmi a tribolare come ora).

53 orbassano3667Anche questa volta ho trovato due postazioni cliiick! potabili, ma, come per tante altre gare, l'interrogativo è che non mi lascia dormire è: il prossimo anno dove mi metterò?...

Settantacinque i Podistichini presenti, e novella conquista del 1° posto nella classifica delle squadre più numerose. Ormai la notizia non fa più notizia. Sarà novella nuova quando vincerà pure quella a punti.

Mentre chiacchieravo con Lady Lory nel tentativo di tenerla stretta a noi, sono stato avvicinato da Miss Sorriso Tiziana, ma distratto com'ero dalle stesse due jum jum sono andato nel pallone; non mi è neppure passato per la testa di invitarla a cena (tengo sempre due biglietti "gratuiti" in tasca, eheheh). Quando ci vorrebbe ci vorrebbe...
Quest'oggi "vinco" addirittura una borsa-premio completa di Dolcetto d'Alba. E' il presidente-organizzatore della Orbassano a rincorrermi per donarmela. Il potere occulto di Podoandando ha colpito ancora... Grazie.
Veramente ottimi i "marroni" acquistati ad un banchetto; mi hanno addolcito, "brusatà", il pomeriggio. Con la ciliegina di un Super Stoner, eheheh.
Chiacchieratina con Andrea uomochecorre e con il suo babbo: "Per metà novembre sarà finalmente finito il Nuovo Podoandando?...". Mi sono appellato al babbo, perché Andrea mi è parso distratto. Chi vive sperando... Però, farmi la barba tre volte al giorno...
 
 

S. Paolo Solbrito 53 solbrito3947 24 – 10 – 2010 (16)

"Difficilmente vengo... Forse si, per andare da mia zia... Mah, c'è il compleanno di Carlo... Se non vai a pranzo, magari...". E dieci minuti prima del previsto Paracqua passa a prendermi. La "felicità" a volte si traveste da piccola cosa.

Il cielo ha indossato per l'occasione il cappotto grigio, ma ciò non incide più di tanto sulla nostra condizione mentale. Anche se sinceramente la prospettiva che Lady Lory si vesta nel prossimo 2011 da coniglietta e portaombrelli per il Piccolo Orso ancora mi agita le frattaglie. Cerco di non pensarci, tutto lì, e l'amico che ho accanto è quanto di meglio potrei mai sperare. Oggi addirittura commovente nello sbagliare strada così da portarmi a visitare Monteu Roero, Neive e Nizza Monferrato. Solo quando gli faccio notare il cartello "Alessandria km. 4", decide che l'intervallo è finito.
53 solbrito3960Refrancore... Montemagno... Moncalvo... Montechiaro d'Asti... Montafia... ed eccoci a San Paolo Solbrito... ma passando dal di sotto: "Perché è ancora buio e non ho visto il bivio all'entrata del paese...".
Non c'è nulla e nessuno che lo eguagli: quando scendiamo dall'Arzilla Amiat 4x4 e mi ricorda, tirando su dal naso, di Lady Lory nelle braccia del Piccolo Orso, mi scompiscio dal ridere! Lui no: da domani potrà sognare solamente di Sabrina... anche se non è poco!

53 solbrito4049Il paesino è piccolo, e non so proprio cosa fotografare che già non abbia fotografato lo scorso anno. Vi sono scorci pregevoli, ma titubo assai trattandosi di invadere il cortile o l'abitazione di un privato. Ogni cosa potrebbe esser rivisitata con un giusto pizzico di glamour, ma ancora non ho la reflex... eheheh.

Inutile dire che le divise arancioni spopolano illuminando ogni più recondito vicolo del paese. Se non erro, più di 50 atleti, senza citare Trottoline e Trottolini. Oggi si corre ad Avigliana, a Torino ed a Moncalieri, per cui qui sono presenti essenzialmente i podisti astigiani. E neppure molti, direi. Chissà in che consiste il premio che quest'oggi la Podistica si porterà a casa come squadra più numerosa... e magari pure a punteggio!
53 solbrito4076Poi la solita storia dei cliiick! ed i soliti timori... che puntualmente scoprirò avverati.
ISO 400, tempo di scatto "al pelo" con 1/200° di secondo, foto sullo scuro, piatte, morbidose eccetera. Giusto il contrario di ciò che vorrei ottenere. Purtuma pasiensa ancura per an'pò.

53 solbrito4280Fine gara con un Paracqua che scorgo muoversi impacciato sulla salita che conduce ai 200 metri conclusivi. Ha partecipato alla non competitiva di 6 km, ed ora sollecita gli ultimi, esausti partecipanti della dodici, alla volata conclusiva. E' ancora in canotta e dice di aver freddo, per cui, dopo averlo guardato negli occhi ed averne raccolto le confidenze, lo mando a cambiarsi di corsa senza passare dal traguardo.

53 solbrito4430Lady Lory mi avvicina per darmi un foglietto contenente un breve scritto di addio, un saluto al Podistichini, e con l'aiuto di Catanzaro Avellino tento ancora una volta di convincerla a restare con noi. La fanciullona pare smarrita, quasi non sapesse più quali pesci pigliare tanto si è sbilanciata ormai. La lingua delle donne, per tanti versi jum jum, è, ahimè, pure la loro "maledizione", eheheh.
Spero che resti, anche perché i "rumor" che ho raccolto qua e là non paiono offrire al GSPTtorino grandi possibilità di "lunga e proficua" sopravvivenza.
53 solbrito4451Questa mattina scorgo un volto nuovo, che riesco a fermare - per un pelo, e male - con Mersì. Pare trattarsi di una donzelletta di nome Silvia. Sarà la sua prima volta?
Sulla via del ritorno prego Paracqua di condurmi al castello che vedo stagliarsi poco lontano allo scopo di scattare qualche foto a conclusione del servizio. E' l'occasione per spingere l'Arzilla Amiat 4x4 su parte del percorso gara, e fare la personale scoperta di agresti, umanissimi luoghi. Stradine sinuose e dall'andare altalenante si snodano fra vecchi cascinali, accarezzano piccole frazioni disseminate qua e là sulle verdissime e compattate collinette, quando non prendono, diventando sterrato, a salire incuneandosi nei vigneti.
Pare di essere trasportati in luoghi "antichi", di cultura contadina ferma agli anni 30, quella che si scorge ancora nelle vecchie cartoline in bianconero. Direi proprio che la frenesia dei tempi odierni è lontana anni luce, ed è sensazione quanto mai appagante. L'inconveniente è che sono tanto rapito dal gratificante vedere che neppure penso di scendere per scattare fotografie. Che fortuna hanno avuto gli amici "non competitivi" che in mattinata queste strade hanno percorso correndo! Potrei farle camminando o in MB, e chissà mai; Paracqua ha parenti proprio qui...
 
 

la maratonina dell'abate Guglielmo   03 - 10 - 2010     di  Nino Sicari 

Mattinata fresca con lieve possibilità di pioggia. I partecipanti sono molti, la manifestazione è aperta anche alle scolaresche, nonché ai non competitivi.

Oggi seguo la gara in bici per poter consigliare al meglio i ragazzi che si allenano nel mio gruppo. Voglio di proposito non approfondire il comportamento dei partecipanti e dell'organizzazione in quanto è stato ottimo sia l'uno che l'altro.
Oggi ho potuto osservare diversi atleti non vedenti, che con il loro accompagnatore sembrano due ali che si muovono all'unisono con armonia.
53 volpianonino 001Queste persone "non vedenti" si muovono tra la folla podistica come se niente fosse, in tanti anni che li osservo non mi è capitato mai di vederne qualcuno in difficoltà. Il cordino che unisce le due persone sembra legare i due podisti per proiettarli nel tempo e nello spazio del percorso. E' sempre una emozione vedere queste persone così volenterose e determinate.
Lungo il percorso ho incontrato una ragazzina in carrozzina "bici" che partecipava alla gara insieme alla mamma. La ragazza, non essendo pratica delle gare, veniva istruita dalla mamma che le restava accanto. Le voce della mamma sembrava linfa per le braccia della figlia, l'aria provocata dalla velocità faceva gioire la ragazza, i capelli al vento abbellivano quel viso sorridente e allegro.
La mamma, vigilando, le dava un senso di sicurezza; per chi la osservava sembrava che corpo e carrozzina fossero un solo essere. Anche nel viso della mamma si leggeva tanta felicità, soddisfatta per questo effetto.
Nel frattempo ho scambiato qualche impressione con la mamma la quale, confidandosi anche per sfogarsi, mi raccontava della fatica, dell'impegno e di quanto spesso fosse sola nel gestire la patologia della figlia. Questo perché sia il sistema sanitario non sempre efficiente, sia perché nella vita quotidiana si incontrano molti ostacoli nelle barriere architettoniche.
Volevo omettere il tipo della patologia della ragazza, ma, per necessità di cronaca, affermo che la ragazza è affetta dalla "spina bifida", quindi condannata a vivere la sua vita sulla carrozzina. Queste patologie fanno si che i genitori nel seguire e accudire nella sua complessità i figli, è come se dessero loro la vita una seconda volta. Spesso molti genitori annullano parte della loro vita per dare l'amore necessario ai loro figli.
 
 
 

53 bighorse e lei011

   Sconosco la pena di vivere   

                                           di  BigHorse Roberto Strazzullo

 

La luce appare al mattino

dalla porta appena socchiusa,
irrompe il giorno carico di vita.

Uomini in corsa perenne

inseguono amari traguardi,
poeti attenti e dolenti
cantano alto il dolore di tutti.

Il cielo è dolce per me,

io rido al vento che soffia.
... sconosco la pena di vivere.
 
 
 
 

53 burzio1   Gita alla Ciamarella 3676

La gita alla Ciamarella, la montagna più alta delle valli di Lanzo per la via normale, è un classico di ogni escursionista che si trova nelle valli di Lanzo. La gita si può compiere in giornata se uno è un po' allenato, sono 1889 metri di dislivello in salita; oppure dividerla in un giorno e mezzo, facendo una deviazione dal Pian dei morti, servendosi come punto di appoggio del rifugio Gastaldi (2659 mt.) con un dislivello il 1° giorno di 870 mt.in salita ed il 2° giorno con 1020 mt. in salita e 150 mt. in discesa appena partiti dal rifugio.

Io, il mio amico Ezio ed il suo cagnolino Macchia siamo partiti alle 5 del mattino del 29 agosto 2009 ed abbiamo puntato direttamente alla cima. La 1^ ora l'abbiamo camminata con le pile frontali, fino poco oltre il Pian dei Morti per il buio pesto. Dopo Pian dei Morti, invece di girare per il Gastaldi, abbiamo puntato direttamente verso Pian Gias (così chiamato per essere un piano gelato ricoperto da pietrisco).

53 burzio2Dopo di che si svolta a sinistra, ed attraversando un torrentello si abbandona il sentiero principale che va verso la Francia passando dal passo Collarin. Ripida salita su pietraia e si arriva all'attacco del ghiacciaio. Da qui si calzano i ramponi per il primo tratto più ripido che dopo mezz'ora circa spiana. Dopo il pezzo di ghiacciaio in piano si riprende dapprima a salire (qui a seconda dell'innevamento si decide se tenere o meno i ramponi), si svolta poi a sinistra e con un mezza costa ascendente ci si porta sotto l'ultimo pezzo di ghiacciaio prima della punta (questo pezzo di ghiacciaio puo' essere evitato per non mettere i ramponi, tenendosi a destra su delle rocce su cui ci si puo' arrampicare).

Noi ad arrivare in punta ci siamo tenuti sul ghiaccio e a scendere sulle rocce, con il cagnolino Macchia che ha avuto un po' di problemi sul ghiaccio, ma che sicuramente ha fatto il doppio di strada di noi.

Siamo arrivati in punta a mezzogiorno e fortunatamente la bella giornata ci ha permesso di godere di uno splendido panorama dal Monviso al Cervino, alcune punte francesi e tutta la catena delle valli di Lanzo.

                                                                                         Carlo Burzio
 
 
 
     Santiago 2004 di Alessandra Scoffone e Stefano Carlesso
Seconda e ultima parte

52 santiago2   17 AGOSTO: PUEBLA DE SANABRIA – LUBIÁN (km. 31)

Alle 6,15 mi affaccio alla porta dell'albergue e stà piovendo. Tiriamo alle lunghe i preparativi, facciamo anche uno spuntino, ed un'ora dopo, indossate mantelle e ghette, partiamo. Seguiamo la strada statale, pochissimo trafficata (a lato passa l'autostrada, senza pedaggio, che ha tra l'altro causato la chiusura di numerosi hotel e ristoranti a causa del mancato passaggio di persone) sotto la pioggia, con un forte vento contrario.

Dopo una decina di chilometri ecco Requejo, la pioggia ci concede una tregua mentre facciamo colazione in un bar. Riusciamo a fare asciugare le mantelle, ma dopo un paio di chilometri dobbiamo indossarle nuovamente. Il cielo torna nero, il passo del Padornelo (1326 metri) si avvicina ed il vento si rafforza sempre più. La salita è costante per 8 chilometri ed al termine passiamo il tunnel sotto la montagna. Qui l'aria s'incanala e per i suoi oltre 400 metri sembra di essere nella galleria del vento. All'uscita ecco il paese di Padornelo; poche case ed un bar, nel quale mangiamo un chilometrico panino al formaggio.
Anche qui la pioggia ci da una tregua, esce un po' di sole ma l'aria è fredda e ci teniamo addosso le mantelle. Dopo pochi metri termina la strada statale che ci ha accompagnati per tanti chilometri in questi giorni, ed inizia la vecchia strada asfaltata, stretta e dal fondo sconnesso, che compie giri assurdi. Era senz'altro più corto seguire il Cammino, ma ci è stato sconsigliato perché in caso di pioggia si trasforma in un corso d'acqua e può risultare allagato in più punti. Passiamo Aciberos ed Heredo poi, al termine di una serie infinita di curve, salite e discese, Lubiàn.
Ha ripreso a piovere e, giunti all'albergue, abbiamo la necessità di asciugare le nostre cose accendendo una stufetta elettrica. Ci raggiungono nel frattempo Fernando e Jorge, che già da qualche giorno incrociamo lungo il Cammino e la sera negli albergues (più sul tardi è solita arrivare una giovane coppia di tedeschi, che impiegano l'intera giornata a compiere le tappe). Il pomeriggio piove e non ci lascia altra possibilità che quella di restare al coperto in attesa di recarci a cena in paese. Recarsi in paese risulta un'impresa: l'acqua scorre come un torrente lungo le ripide stradine del paese... e così facciamo una doccia fuori programma!
Io guardo fuori la pioggia che cade ancora... e scrivo.....
Pioggia e pioggia... Ed il sole della Spagna dov'è finito? Questo tempo mi mette un po' di malinconia e solo davanti ad un caffè e latte caldo con ciambella ritrovo lo spirito per affrontare i chilometri di oggi. Sono contenta, però, che i dolori siano solo più un ricordo.
Io e Stè raggiungiamo il punto più alto del nostro Cammino tra pioggia e vento... Praticamente inverno.
Lubiàn è un paesino di montagna ed il rifugio è molto grande (addirittura due piani) ma potrebbe essere tenuto meglio, basterebbe un po' di buona volontà. Mentre Stè e Fernando vanno a far mettere il sello, io cerco di renderlo più accogliente.

   19 AGOSTO: LA GUDIÑA – LAZA (km. 36)

Ci mettiamo in cammino alle 7, dopo aver preparato la colazione nella cucina dell'albergue. Ha piovuto durante la notte, ma ora il tempo ci concede una tregua. E' una breve illusione poiché usciamo dal paese e ricomincia a piovere. E' ormai il quarto giorno che siamo sotto l'acqua, e la mattinata non promette alcun cambiamento.

Il Cammino segue una strada esposta al vento e si procede con l'acqua che arriva di traverso, cosicché in poco tempo siamo a bagno. Per 20 chilometri non ci sono paesi dove fermarsi; attraversiamo quattro nuclei abitati, di una decina di case, ma non vediamo un'anima. Solo nell'ultimo di questi una signora ci invita a riposarci un po' nella sua stalla, raccontandoci che lei ed il marito sono gli unici abitanti di questo gruppo di case in quasi totale abbandono. I panorami, quando per brevi tratti il cielo si libera dalle nuvole, sono incantevoli ed è un vero peccato non poterli apprezzare come meriterebbero.
La discesa a Campobecerros è molto ardua, su un sentiero pietroso reso scivoloso dalla pioggia. Alle 12,30 finalmente, siamo in paese, dove ci rifocilliamo con un enorme panino. Ripartiamo affrontando un'erta salita ed attraversiamo Porto Camba, piccolissimo, e su un largo sentiero raggiungiamo dopo un'ora As Eiras potendo finalmente vedere ciò che ci circonda. Il sole ha aperto vasti spazi fra le nubi e ci rende visibili le immense vallate verdi in questa parte della Galizia. Manca poco alle 17 quando arriviamo a Laza, nostra metà odierna. La giornata è stata interminabile (10 ore di Cammino, forse la più dura di questi ventotto giorni). Stè mi dice che mi sono comportata da vera pellegrina con forza e determinazione, sopportando acqua e fatica...
Raggiungiamo l'albergue, nuovo ed attrezzato, riuscendo a lavare un po' di roba, invogliati da un caldo sole che promette di asciugarli. In attesa di andare a cena cerchiamo di recuperare qualche forza per l'indomani.... Ed io scrivo.....
Acqua e acqua, canto un po' per reagire allo sconforto.... Un lago compare tra le nuvole basse in fondo alla vallata ma non si vede altro. Immagino che il panorama sia bellissimo ma la giornata è davvero brutta.
Procediamo tra salite e discese e ci fermiamo presso un gruppetto di case. Ci sono dei cuccioli di gatto ed io non riesco a resistere: coccolo una micina che apprezza le mie carezze e mi fa le fusa. La proprietaria la invita a venire con noi a Santiago vista la simpatia reciproca. A circa 6 chilometri dalla meta di oggi, compare il sole e le belle vallate della Galizia. Fotografo il panorama ed i ciuffi di erika color fucsia che costeggiano il Cammino. Oggi sono stanca: è stata una dura prova giungere fin qui e, per la prima volta da quando sono partita, ho nostalgia di casa.
Stiamo attendendo di cenare, e ne approfitto per dare qualche notizia gastronomica. Qui in Galizia è molto buona la "sopa gallega" fatta di cavolo, un cavolo dieci volte più grosso di quelli che si trovano in Italia! Poi è una specialità è anche il polpo mentre per ora il vino più buono che ho assaggiato proviene dalla regione della Rjoia.

   20 AGOSTO: LAZA – XUNQUEIRA DE AMBÍA (km. 35)

Alle 5,30 mi affaccio con un po' di timore alla porta dell'albergue e vedo in cielo qualche stella. Con spirito sollevato prepariamo lo zaino e la colazione. Alle 7 siamo in cammino, con squarci di sereno sempre più ampi. La tappa di oggi prevede l'ascesa ad Albergueria, quasi 6 chilometri con circa 500 metri di dislivello. Una nuvola passeggera ci da la benedizione quotidiana, proprio al momento di maggior sforzo, ma il panorama che ci sta intorno ci ripaga di tutto, acqua e fatica. Una breve sosta al paese ed iniziamo la discesa a Villar de Bario, 8 chilometri più avanti, con il tempo in continuo cambiamento.

Alle 12,30 arriviamo; uno spuntino ed un po' di riposo ci danno animo per continuare ancora per 14 chilometri, prima lungo una pista battuta, dove ci sorprende un altro improvviso temporale, poi, salendo in un bosco verdissimo, con distese di felci e castagni!
Gli ultimi 5 chilometri, da Bòveda in avanti, sono invece tristi. Si tratta infatti della zona dove una ventina di giorni prima è scoppiato un furioso incendio durato diversi giorni.
Il paesaggio è completamente annerito e si sente ancora forte l'odore di bruciato. Nonostante ciò la pioggia di questi giorni ha fatto ricrescere dei ciuffetti d'erba e qualche piccola felce: la vita continua!
Arrivati a Cima de Vila una ripida discesa ci conduce in 2 chilometri a Xunqueira da Ambia, a 22 chilometri da Orense, nostra meta di domani. L'albergue, benché nuovo, è trasandato, ma lo spirito di questi giorni ci aiuta a superare anche questi inconvenienti ed a vivere con serenità ogni situazione. Ci prepariamo per la cena lavando le nostre cose e pensando alla nostra meta finale: Santiago!
Torno con la mente alla giornata appena trascorsa....
Prati e boschi e poi ancora prati con una strada dritta ed interminabile... Stè mi fa notare delle strane costruzioni tipiche della Galizia dove si conserva il grano per tenerlo lontano dai topi ed uccelli. Si chiamano horreos e sono casette in miniatura sollevate da terra da pietre (una specie di palafitta). Ancora boschi che si fanno via via più fitti.
In mattinata avevo pensato di prender il pullman perché temevo per le mie ginocchia messe a dura prova il giorno prima, ma sono stata contenta di avere fatto anche oggi il Cammino. Mi sarei persa tutto il verde, i profumi del sottobosco; di muschio bagnato, di eucalipto... Mi sarei persa il sole che filtra tra gli alberi ed un bellissimo arcoiris (arcobaleno) spuntato dopo una pioggerella fine fine e breve come un incanto sopra le nostre teste.

   21 AGOSTO: XUNQUEIRA DE AMBÍA – ORENSE (km. 21,6)

Lasciamo l'albergue alle 7 dopo la colazione. Un po' di nebbia, dovuta all'umidità dopo tanta pioggia, nasconde le cose, ma la giornata si preannuncia bella. Lasciamo Xunqueira camminando in un bosco, e dopo un paio di chilometri prendiamo la strada asfaltata che ci condurrà fino ad Orense. Attraversiamo diversi paesi ed alcuni gruppi di case sparse con il sole che, ormai alto, ci riscalda piacevolmente. Verso le 10 facciamo una breve sosta per poi ripartire con nuova lena.

La strada attraversa una zona industriale, per la verità poco appagante come panorama, ma i chilometri passano e la meta si fa più vicina. Dalla partenza, stamane scendiamo di circa 600 metri, e la differenza di altitudine si fa sentire. All'ingresso di quella che è l'ultima grande città prima di Santiago è ormai l'una e la fame comincia a farsi sentire.
Nella vetrina di una panetteria fanno bella mostra alcune invitanti empanadas, specialità spagnole tipo i nostri calzoni, ma grosse tre volte tanto. La scelta è fra sei tipi e noi scegliamo quella ai formaggi che consumiamo in una panchina di fronte il negozio. Riprendiamo la via lungo la città e, dopo una ripida salita, compare l'albergue.
E' l'antico convento di San Francesco, riadattato a ricovero per pellegrini. Troviamo ad accoglierci due hospitaleri volontari, che ci sistemano per la notte. Dopo aver lavato la nostra roba ci riposiamo un po', in attesa di una visita a questa bella città che si rivelerà molto interessante. La Cattedrale richiama i portali compostellani ed il ponte romano sul fiume Mino è una delle maggiori opere di architettura viaria della penisola iberica.
Nell'albergue, alla sera, scrivo.....
Finalmente il sole! Anche se camminiamo lungo la strada siamo sollevati dalla bella giornata. Jorge stende le sue cose chiacchierando con gli hospitaleros. Di li a poco l'entrata dell'albergue sarà ben evidenziata dalla molta biancheria bagnata sventolante al sole.
C'è davvero molta gente ma l'albergue è confortevole e pulito. Bella è Orense con le sue case ordinate e le sue strade pulite. Scatto tante diapo alle chiese, ai palazzi, alla fonte termale. Sono stanca ma la cena mi aiuta a superare la stanchezza.

   22 AGOSTO: ORENSE – MONASTERO DI OSEIRA (km. 31,5)

Siamo in cammino poco prima delle 7 dopo aver fatto colazione. La città è viva, con molta gente, soprattutto giovani ancora in giro, appena usciti dai locali. La via principale ed il ponte romano, poi il Cammino costeggia la stazione ferroviaria e segue la periferia di Orense.

Arrivati a Canedo, sobborgo della città, ed attraversato un sottopasso della ferrovia, un'interminabile (almeno 2 chilometri) e rapida salita ci mette subito a dura prova. Arrivati al culmine una lastra di pietra indica che mancano 99 km. a Santiago. Di qui in avanti una pista forestale ed un tratto di strada asfaltata ci fanno passare Linares e Reguengo, due semplici gruppi di case, e Madras, un paesino molto bello con case di pietra ed un ponte a schiena d'asino all'ingresso. Il tempo è splendido ed è un piacere camminare ancora. Un tratto di strada asfaltata ed ecco Cea. Sono le 12,30 e ne approfittiamo per assaggiare il famoso pane, cotto nei forni a legna: confermiamo che la fama è meritata.
Ripartiamo che sono le 13,15 e, un Cammino veramente piacevole, fra boschi e felci, delimitato da muri di pietra, tipici della Galizia, ci fa incontrare prima Silvaboa poi Pieles. Di qui in avanti percorriamo la strada asfaltata fino al monastero di Oseira, dove abbiamo deciso di fermarci. Jorge, che ci aveva preceduto per trovare posto per la notte, ci viene incontro con notizie non buone. Infatti a Oseira c'è la festa del paese e l'hospederia del convento è al completo. Nessuno dei due bar esistenti da alloggio e l'unico posto dove alloggiano i pellegrini (uno stanzone lunghissimo, dove si può dormire a terra) è proprio dove si svolgerà la festa con fuochi d'artificio annessi.
Decidiamo così, nostro malgrado, di ritornare a Cea, facendoci accompagnare da una ragazza del posto. Questa notte dormiremo nell'albergue dei pellegrini e domattina riprenderemo il Cammino dal Monastero. Il tempo, intanto stà cambiando e grosse nuvole passano sopra le nostre teste: speriamo non siano foriere di pioggia.
Come cena accompagniamo una grossa pagnotta da un chilo del pane di Cea con formaggio e salumi, al momento che la domenica sera tutto è chiuso...
Prima di andare a dormire in una camera piena zeppa di pellegrini... Scrivo.....
Siamo tra i primi a svegliarci e prepariamo la colazione nella cucina dell'albergue.
Le nostre colazioni sono sempre molto ricche e sostanziose. Attraversiamo anche oggi tanti boschi ed i pensieri sono numerosi e vari.... Il Cammino è un po' come la vita; un giorno fa bello e l'altro piove, si alternano momenti di smarrimento ad altri di entusiasmo, s'incontra tanta gente e nascono delle amicizie, si avanza per raggiungere una meta e c'è sempre una meta da raggiungere...

   23 AGOSTO: MONASTERO DI OSEIRA – LAXE (km. 29,5)

Alle 7 ci facciamo riaccompagnare al monastero, dove eravamo giunti ieri, e riprendiamo il Cammino. Ci attende subito una ripida ascesa su un sentiero pietroso che ci toglie il fiato. Il tempo, nonostante grosse nubi nere, sembra volgere al bello: sarà infatti una magnifica giornata di sole.

Il Cammino segue un bel sentiero, fra muri di pietra, alti alberi, distese di felci e bassa vegetazione. Attraversiamo un paio di piccoli villaggi di poche case e prima di Gouxa entriamo nella provincia di Pontevedra. A Gouxa c'è il mercato settimanale ed il fermento di gente è inusuale per questi piccoli paesi, almeno per quello che ho visto a tutt'oggi. Ancora 4 chilometri ed eccoci a Castro Dozòn, dove effettuiamo la prima sosta per rifocillarci.
La strada statale lo attraversa per tutta la sua lunghezza ed anche il Cammino si porta su di essa alternandosi ogni tanto al suo fianco.
Ripresa poi la via fra i prati, raggiungiamo alcuni paesini quasi disabitati ed arriviamo infine a Estacion de Lalìn, che sono le 14 passate. Dopo qualche chilometro accuso dolori alla parte alta delle caviglie e devo togliere gli scarponi da trekking ed indossare i sandali ma mi risulta difficile camminare. Ci fermiamo a pranzo in un ristorante per riprendere le forze. Alle 16 riprendiamo la via. Mancano circa 6 chilometri a Laxe, dove c'è un albergue. Il Cammino è buono, è tornato l'ottimismo ed in circa un'ora giungiamo al termine della nostra fatica. Ci sistemiamo in un locale nuovo con tutte le comodità. Abbiamo il tempo di compiere le nostre incombenze aspettando la cena.
Mancano 49 chilometri a Santiago! Ed io ripenso a questa lunga giornata... e scrivo...
Il monastero di Oseira si fa man mano più lontano e noi saliamo.... Il Cammino si snoda tra boschi e colline con un'atmosfera settembrina. C'è il sole, un cielo blu intenso e l'aria cristallina. Paesini posati qua e là come in un quadro naïf . Dai campanili melodie rompono il silenzio dei nostri passi. Piccole lepri e scoiattoli giocherelloni ci attraversano la strada. Salite e discese si alternano ed io ho male alle caviglie; procedo lentamente aiutandomi con il bastone. L'umore non è dei migliori, sono giù perché non vorrei, dopo tanta fatica, arrivare a Santiago in pullman. Spero di riposare stanotte per essere in forma domani per la penultima tappa.

   24 AGOSTO: LAXE – CAPILLA SANTIAGUIŇO (km. 34,5)

Non sono ancora le sette e già siamo in cammino. Stamani la colazione è rinviata a più tardi, dal momento che l'albergue è sprovvisto di pentole e tazze. Il Cammino segue parallelo la strada statale ed attraversa piccoli centri, posti uno dietro l'altro. E' questa una tipicità della Galizia; tanti piccoli nuclei abitati costituiti da poche case, il più delle volte senza alcun servizio.

Attraversato un ponte romano, dell'anno 912 d.C. situato in una conca naturale verdissima, risaliamo un sentiero tra altissime querce che ci conduce a Silleda, la prima e vera cittadina di oggi. Facciamo un'abbondante colazione e, dopo un po' di riposo, ripartiamo che sono le 10. Ancora piccoli nuclei urbani e, ormai a mezzogiorno, siamo a Bandeira, giusto a metà della tappa odierna. Qui c'è il penultimo albergue del Cammino Sanabrès.
Troviamo Jorge, che ci aveva preceduto e si era fermato per colazione. Decidiamo di rivederci a Puente Ulla, 13 chilometri più avanti, per pranzo. Lui allunga il passo, noi avanziamo più lentamente e Stè dice che ho sopportato stoicamente il dolore alla gamba destra.
Attraversiamo magnifici boschi di pini ed eucalipti, dal profumo inebriante e, dopo un paio di chilometri di discesa vertiginosa, vediamo prima l'imponente ponte a più arcate sul viadotto del fiume Ulla, poi il ponte più piccolo che segna il confine tra le province di Pontevedra e la Coruna.
Passato il ponte vediamo il ristorante e Jorge seduto al tavolo che ci aspetta. Il pranzo è ottimo: caldo gallego (una zuppa locale con cavolo ed altre verdure) in abbondanza, seppie e polpo, insalata di pomodoro, torta di Santiago, acqua e caffè a 8,50 Euro! Rinfrancati affrontiamo i 4 chilometri che ci separano dall'albergue, situato in un ambiente naturale molto bello con vista sulla vallata ed una grande pace. Abbiamo ancora tempo per lavare le nostre cose e rilassarci in vista della giornata di domani: 16 chilometri ci separano dalla meta. Sulla moleskine ho scritto...
Della giornata di oggi ho solo immagini, ricordi un po' vaghi sparsi qua e là. Sono stanca ed il dolore alla caviglia m'impedisce di godere di questi paesaggi della Galizia.
La strada è buia e, con la torcia, ci aiutiamo a non sbagliare direzione. Sono ancora un po' addormentata ma due piccoli husky dietro una rete attirano la mia attenzione. A Puente Ulla abbiamo l'appuntamento con Jorge ma io non sono più sicura di poterlo rispettare.
Il dolore aumenta... Stefano mi osserva e decide di caricarsi il mio zaino per qualche chilometro in modo di permettermi di avanzare più velocemente. Osservo tutte le pietre che segnano il Cammino con l'indicazione dei chilometri che restano da compiere per arrivare a Santiago. Ne mancano ormai pochi!
L'albergue è sito in una piccola frazione con poche case ed una cappella dedicata a Santiago. Tutt'intorno è verde ed il sole al tramonto riscalda gli animi.

   25 AGOSTO: SANTIAGUIŇO – SANTIAGO DE COMPOSTELA (km.16)

Lasciamo il nostro ultimo albergue che è ancora buio, sotto un cielo nuvoloso. Attraverso un bosco raggiungiamo una pista asfaltata che ci fa scendere a Rubial. Uno splendido cruceiro (grande obelisco di pietra con in cima la croce della passione, attorniata da figure di santi) ci indica la via verso Santiago. Ancora un sentiero alberato ci aiuta ad attraversare la linea ferroviaria e un ruscello per giungere a Deseiro de Abaixo, altro piccolo centro.

E' ormai giorno e Stè è più avanti; io preferisco avanzare piano e riposarmi di tanto in tanto.... Arriviamo a Susana e procediamo. Il Cammino effettua numerosi saliscendi, fiancheggiando a destra la ferrovia e a sinistra, più lontana, la strada statale. Altri piccoli centri si susseguono con le loro case di pietra e gli stretti vicoli. Ecco infine Angrois, in pratica un sobborgo di Santiago dove si percorre il Real Cammino (oggi purtroppo asfaltato) che al culmine di un'erta salita ci regala l'emozionante vista delle torri della cattedrale.
Qualche goccia di pioggia preoccupa un po', ma il sole torna nel cielo a darci il benvenuto nella città dell'apostolo.
Mancano due chilometri per giungere sulla piazza dell'obradorio, ma è fatta!
Un'emozione ci coglie: tanti giorni di fatica ed ora la metà è raggiunta!
L'ingresso a Santiago è lungo la via del fiume Sar, una periferia con molti lavori in corso ma non ci facciamo granchè caso. Arrivando nelle vicinanze del centro troviamo un posto dove alloggiare e, alleggeriti degli zaini, ci rechiamo a ricevere la Compostela.
C'è una discreta fila e, mentre Stefano fa la coda, io vado a vedere la cattedrale. Dopo un' ora, ottenuto il riconoscimento della nostra fatica, torniamo all'albergo per sistemarci.
Il tempo di una doccia e poi di nuovo fra la gente, per le strette vie del centro storico.
Alle 18 la messa del pellegrino accoglie gran parte di coloro giunti oggi a Santiago.
La funzione, casualmente, è in italiano, celebrata da un vescovo di Reggio Calabria, giunto dall'Italia con molti fedeli, ed al termine assistiamo all'emozionante cerimonia del Botafumeiro, l'enorme incensiere d'argento che sale fin sotto le volte della cattedrale grazie all'energica spinta di otto robusti uomini. E' il ricordo di quando, nel medioevo, il profumo d'incenso serviva a mitigare l'odore di tanta gente che da tempo era in cammino.
Per la cena andiamo con Jorge al Gato Nigro; un locale molto caratteristico, per mangiare pesce e bere il Ribeiro, vino di Galizia.
Io, stravolta ma felice, scrivo......
Una notte lunga quella dell'ultimo albergue: tanti pensieri, tante zanzare e Santiago all' orizzonte. Il buio e poi, pian piano albeggia. Immagino l'arrivo nella città dei pellegrini e lei compare mostrandomi le torri della Cattedrale. E' un'emozione unica e due lacrime rigano il mio viso. Ce l'ho fatta, ce l'abbiamo fatta!
Santiago è accogliente, in giro tanta gente con zaini, bastoni, conchiglie... Tanti zoppicanti con ginocchia e caviglie fasciati; spagnoli, francesi, tedeschi, italiani.
Tutti con il medesimo sorriso negli occhi, tutti riuniti in un grande abbraccio di pace e di fede. La Cattedrale è maestosa, ricca ed avvolta da una magica atmosfera.

   26 AGOSTO: SANTIAGO (km. 0)

Ieri non ci è stato possibile l'ingresso in cattedrale dalla porta santa (aperta solo negli anni giubilari) e l'abbraccio alla statua dell'apostolo. La folla di gente era impressionante ed il serpentone umano formatosi occupava tutta la piazza. Alle 6,15 Stefano e Jorge riescono ad entrare per l'abbraccio.

Alle 9 anch'io riesco ad abbracciare la statua dell'apostolo, dopo aver salutato con un po' di emozione Jorge che, dopo tanti giorni passati con noi, torna a casa. Abbiamo tempo per una visita al museo delle peregrinazioni, con reperti antichi sul culto jacopeo.
All'uscita, mentre attraversiamo la piazza, riconosciamo Davide Gandini, autore del "Portico della Gloria", il più bel diario di viaggio e di vita sul pellegrinaggio a Santiago.
E' qui con la moglie ed il figlio ed ha ripercorso in macchina lo stesso Cammino fatto nel 1992 da Lourdes a qui. Ci salutiamo ed abbracciamo contenti di questo inaspettato incontro. Vedo Stefano emozionato quando incontriamo due suoi amici spagnoli con i quali aveva percorso parte del Cammino francese nel 2002. Pranziamo tutti insieme in uno dei locali più vecchi di Santiago, dove il gestore, al termine del pranzo, prepara il conto scrivendo a matita direttamente sul bancone di marmo.
E' stata una giornata piena d'emozioni; mi sono svegliata stamane al richiamo dei gabbiani che, numerosi, volteggiano su Santiago. L'oceano Atlantico non è lontano e Santiago è come un'isola felice. In serata accuso un po' la stanchezza.

   27 AGOSTO

Oggi abbiamo in programma una giornata di riposo in vista del rientro previsto per domani. In mattinata ci rechiamo nella parte più moderna della città, con negozi di ogni tipo ed una vita più commerciale ed affaristica rispetto al lato religioso della zona del centro storico. Qui le vie sono larghe e spaziose, gli edifici alti e di recente costruzione. Acquistiamo qualcosa per le nostre famiglie e, dopo pranzo, ci rilassiamo in albergo.

Ancora due passi nel pomeriggio, assistendo ad alcuni spettacoli che artisti di strada improvvisano nelle piazze su cui si affaccia la cattedrale. La gente, seduta sulle scalinate di pietra, assiste numerosa e divertita. Alla sera l'ultima cena al Gato Nigro, provando l'Albariño, un vino bianco galiziano molto rinomato...

   28 AGOSTO

Finiamo di preparare lo zaino e, dopo colazione, ci dirigiamo verso la fermata del pullman per l'aeroporto. Il viaggio è un po' lungo a causa delle attese ma, alla fine, verso le 18,00 siamo a Torino. Al ritiro dei bagagli abbiamo la brutta sorpresa di non trovare più i nostri due bordoni, lasciati chissà dove. Facciamo denuncia di smarrimento, fiduciosi di riaverli, e possiamo finalmente riabbracciare le nostre famiglie, venute a riceverci al completo, ed il caro amico Ernesto.

(abbiamo ricevuto i nostri bordoni due giorni dopo il rientro, con grande contentezza... ed ora sono posizionati all'ingresso di casa.. Insieme).

   ... a Casa......

Come tanti sono i Cammini che conducono a Santiago, così è per le sensazioni e gli stati d'animo che ti accompagnano lungo la via. Dopo trentaquattro giorni, in cui ho vissuto e convissuto le più varie condizioni ambientali (caldo, pioggia, polvere, fango) e di spirito (euforia, malinconia, sfinimento, determinazione), ho senz'altro acquisito qualcosa di nuovo e importante nella mia esperienza.

E' la Via de la Plata, a mio giudizio, meno spirituale del Cammino Francés.
Forse sono mancati i presupposti della prima volta, la partenza da un luogo carico di significato come Lourdes e l'aspetto fisico, anche di sofferenza, ha prevalso su quello intimo. Ma reputo questa prova "di resistenza" del corpo e della mente altrettanto importante e forte, consapevole che ogni Cammino regala qualcosa di diverso.
Uguale rimane il senso della scoperta quotidiana, del confronto e dell'incontro con realtà e persone legate da un filo lunghissimo e da una forte solidarietà, sia che compiano insieme centinaia di chilometri o che scambino poche parole in un rifugio dopo una lunga giornata di cammino.
Questo e molto altro è il fascino dei Cammini verso Santiago de Compostela e motivo della riscoperta da parte dell'uomo del XXI° secolo, di una forma così forte di devozione e ricerca interiore.
                                                                                                             Stefano
 
   Ho letto una frase in un libro che mi ha fatto pensare... "Il Cammino ha una sua personalità, una sua potenza ben definite. Tende a trasformare, è un'entità a se stante".
Ho vissuto intensamente il mio Cammino, sono partita con la sola speranza di arrivare a Santiago camminando vicina a Stè ed il Cammino mi ha regalato forza ed energia giorno dopo giorno, passo dopo passo, pietra dopo pietra.
Mi ha anche regalato momenti indimenticabili, paesaggi incantati... Preziosi attimi da conservare nel cuore.
Visi, sorrisi, espressioni, immagini impresse nella mia memoria come un album fotografico vivente e palpitante di emozioni.
     Ringraziamenti
Grazie a Stefano, mio marito, per aver scritto insieme a me questo diario di viaggio.
 
 
 
Killer...
Brevi cenni di storia del più pericoloso liquidatore di realtà podistiche

     Non gli daresti due euro... o forse si perché si qualifica e presenta egli stesso come Barbone, eppure sotto quei lunghi e disordinati capelli grigi e quella barbetta altrettanto trascurata, sotto un fare gentile e sorridente si cela uno dei più oscuri, sordidi e biechi assassini di questa nostra antica terra piemontese. Si fa chiamare Somadaj nel tentativo di far credere che l'alito appestante che espande dalla sua bocca sia comune aglio e non invece, come in realtà è, effluvio pestilente che origina dagli inferi. Già nel 2007 qualcuno ne riconobbe la vera essenza di Satana e Diavolo, tanto da chiamarlo con soffice battuta goliardica "spina nel culo" per il sottile seminar di zizzania che operava all'interno della squadra, l'allora glorioso GSPTtorino.

Il sensibile poeta di Torrazza, tal 3Canguri, ne disegnò sapientemente le negatività, ma purtroppo non venne creduto se non dal Piccolo Orso e LoSpirito (la trinità dirigenziale).
Sapeva bene come ingannare il prossimo, Somadaj. Da vero Diavolo qual è si travestiva con impudica e blasfema sfrontatezza in Angelo di Luce! Così eccolo abbracciare soccorrevolmente il piccolo Pullansapiens di Taverna (conosciuto pure come Lord Pullano) quando il Piccolo Orso lo cacciò dal direttivo al grido di: "Io metto e tolgo chi voglio!!!".
Si esibì persino nel coup de Théatre di buttare la tessera di appartenenza alla gloriosa podistica sul tavolo e dimettersi! Falso, falso, falso moltissimo assai ed anche di più, perché restò a ronzare come un tavan (Tafano, moscone che morde e succhia sangue) fra gli sprovveduti atleti della squadra. La scusa era poi la solita dal 1992; il giornalino, l'arma segreta con la quale ottenebrava vergini menti, circuiva le fiduciose e sprovvedute creature.

Poi scese l'inverno in quel del 2008, ed in un giorno oscuro e tempestoso la trinità decise finalmente di liberarsi del tutto di lui. Un pubblico editto fu letto al pranzo sociale-gara-premiazione, e pose gli atleti davanti ad una scelta decisiva: o Somadaj oppure la società.

Se sceglievano questa dovevano smettere di parlare a detto subdolo soggetto, non prendere da lui la pericolosa pubblicazione (diabolicamente da sempre gratuita) e non dare soldi se non alla società stessa (proprio allora il viscido Somadaj aveva inventato la Copertina Colore, e con detta ignobile scusa cercava di raccogliere i 30 euro utili, diceva, per far stampare da un amico dette copertine. Quale bassezza morale, quale impudicizia, quale manifestazione di accattonaggio travestito da opera buona – dare agli "amici", così li chiamava, la foto colorata in copertina.
Insomma, o con noi o con il Diavolo si disse. E qualche povero illuso fu portato a credere in quel falso, ignobile e fasullo Angelo di Luce. E fu la scissione, l'estrazione costolare dalla quale nacque la realtà oggi conosciuta come Podistica Torino.

     2009. Inizia una nuova avventura, ed eccolo lì, il maledetto Barbone dai modi educati e servizievoli, eccolo pronto quando gli si chiede di disegnare un logo, scattare una foto, quando c'è un sorriso da regalare. Che falso! quello non costa nulla, e neppure la fotografia. Per di più con una nuova macchina fotografica acquistata grazie ad una colletta fra gli amici decisa dal nuovo presidente, stufo di sentirlo lamentarsi della primigenia A620.

Macchina fotografica... fotografie... ??? Già, se state ad ascoltare lo spregevole individuo vi racconterà di un ragazzino diplomato programmatore fresco fresco che nei primi mesi del 2008 manifestava il desiderio di avere un sito che "girasse", che diventasse bello e grande, che raggiungesse ogni angolo della regione... dell'Italia... del mondo! E le fotografie sono parse la giusta chiave per sfondare. Così si fa giustamente pregare un po' – che astuzia diabolica!... già, è normale – per offrire un mano, poi accetta. E per il ragazzino sarà la successiva, scontata perdita del giocattolo! Fagocitum, dunque sono.

     La nuova società è però invisibile: quattro gatti nudi nudi, con tanta voglia di crescere e tante problematiche da risolvere. Coda-da-un'euro, questo il nome di battaglia del nuovo presidente, è però uno che ci sa veramente fare, uno sveglio, estremamente dinamico e costruttivo, con la mente piena di gadget. Un presidente vulcanico come pochi sulla piazza.

Solo eccessivamente emotivo, se proprio vogliamo trovargli un pelo di difetto.
Il Barbone sogghigna e si accarezza le corna pregustando le fresche carni della novella creatura podistica. Che così com'è ora, però, non gli offre certamente eccessiva soddisfazione: 4 gatti. Come operare per moltiplicare capitale e soddisfazione finale?
Inutile ricordare che il Diavolo ne sa una più del Diavolo, così offre ospitalità su Podoandando e si adopera con tutto ciò che ha per le mani: sito, appunto, e macchina fotografica. Non vorrebbe la pubblicità, ma poi si arrende: ha compreso che con qualche soldino in tasca la sua futura vittima crescerà più velocemente.
Tutto, però, prende presto un andare così serenamente felice che il Diavolo Barbone comincia a dubitare in un possibile successo. Forme angeliche paiono materializzarsi accanto alla dirigenza tanto che, in determinate situazioni di luce, evidenti aureole si disegnano sul capo di alcuni di essi. Riuscite ad immaginare la collera di Somadaj nel dover assistere a detto celestiale andare? No, voi non riuscite certamente a comprendere la frustrazione subita, il dolore profondo nel vedersi immerso in tanta radiosa felicità, in tanto squillare di divine trombe.
Il suo offrire culla e biberon alla nuova creatura si sta rivelando essere un clamoroso errore. Ohimè, invecchiando il buon diavolo – si fa per dire, ovvio – ha voluto accelerare di troppo i tempi ed ora rischia di diventare lui il "killerato". Come fare ora a rimediare?
E se cominciasse, vediamo un po'... a sollevare qualche piccola richiesta di maggior libertà personale sul "suo" Podoandando? (le virgolette sono a testimoniare che lui, Somadaj, non ne è il vero proprietario: il sito su Aruba è registrato con il nome del ragazzino che desiderava volare. Somadaj ne è unicamente il "socio-gerente-operaio tutto fare").
Ora, felicemente, il Diavolo Barbone è in possesso della chiave per killerare la Podistica, ahahah (risata diabolica, ovviamente).
Coda-da-un'Euro, da quel dinamico, vulcanico presidente che è, fatica ad accettare una gabbia più ristretta, rivendica diritti di spazio, visibilità, parità gestionale...
Tombola: è fregato! Voltura di Podoandando subito, e richiesta che la Podistica si cerchi un nuovo alloggio. Uno sfratto in piena regola, un vero colpo di genio, un killeraggio perfettamente portato a compimento nella più spregevole delle forme. Il perfido Somadaj tocca ora il cielo... pardon, l'inferno con un dito! Il Killer liquidatore delle realtà podistiche pare aver vinto ancora una volta!

Ora l'alloggio www della Podistica è sul web, e Podoandando è a tutti gli effetti unicamente di Somadaj, che, sorretto dall'amico Andrea (uomochecorre, programmatore come Alex, il ragazzino poi fatto sparire dal Diavolo Barbone), prepara una nuova e più aggiornata veste per la "creatura".

Finita lì? Certamente no; il seme della zizzania è stato interrato ed il diabolico Somadaj, sogghignando, ne attende pazientemente i frutti. Il Killer sta poi valutando se o meno dar luogo ai consigli del vice presidente MauroFon: "Hai distrutto la Podistica, ora va a distruggere il None !!!...".
Mah, chissà... Vedremo domani.
                                                                                                                      Ernesto Ceraulo "Somadaj"
 
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