Ghilead
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Ghilead n° 50 ns

                 Gli scritti eventualmente mancanti potrebbero essere postati

                                     su altre pagine di Podoandando

          Giornalino passatempo che esce quando può per chi ritiene di aver qualcosa da dare

 

ghilead n 50somm 50 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GhileadQualcuno di voi si è posto domande riguardo il significato del titolo di questo giornalino? Presumo di no, perché oggi ci si trova impegnati a correre su tanti fronti per cui non è certo vitale detta conoscenza.

Data l’entrata dei numerosi nuovi, ritengo utile oggi riproporne il significato.

La scrittura Dalle origini ai nostri giorni

Dalla “Monografia di Ezio d’Errico e Edoardo Orecchia pubblicata sulla rivista “Graphicus”

della Editrice Regia scuola tecnica industriale di arti grafiche Giuseppe Vigliardi Paravia di Torino nel Settembre 1938

Molto prima di inventare i caratteri, gli uomini sentirono la necessità di comunicare tra loro con un mezzo meno labile di quello fonetico e nello stesso tempo di rendere tangibile il ricordo di fatti e pensieri. Le costruzioni di rudimentali cumuli di pietre in determinati luoghi, a memoria di avvenimenti ivi svoltisi, non fu, come qualche scultore potrebbe pensare, il principio di una infausta monumentomania, ma la necessità di tramandare ai posteri il ricordo di un fatto allorché non esisteva la scrittura. Questi cumuli di pietra detti “ghilead” (dall’ebraico ghilajon) segnano gli albori della scrittura umana.

50 cop 44Siccome evidentemente non si potevano usare i cumuli di pietre anche per le piccole necessità del commercio, i ghilead furono sostituiti presto dai “quipu” che non erano altro che cordicelle a nodi molto simili a quelli che sono ancora oggi i cordigli francescani. Probabilmente questi nodi da principio servirono solo a contare il numero dei baratti scambievoli e stabilirono una specie di rudimentale partita doppia, in quelle che furono le prime aziende commerciali dei nostri lontani progenitori.

A questi quipu (dei quali alcuni esemplari sono stati rinvenuti nelle tombe preistoriche peruviane) seguirono i “wampun” o cinture di cuoio nelle quali erano intessute conchigliette o palline di argilla colorata, e gli “stick-messages” degli australiani che erano bastoncini muniti di………………………………..

Mi pareva giusto, per i nuovi (ed i vecchi distratti), ricordare come la mia origine “grafica” abbia condotto alla intestazione di questo giornalino:  GHILEAD, ossia… mucchio di sassi in testimonianza.

Così, se ognuno porta un “sasso” sotto forma di scritto, disegno, fotografia o quant’altro, contribuisce a far crescere ciò che dovrebbe essere un moderno “diario di classe” (questo vale ovviamente pure per www.podoandando.net).

Sulle montagne i “ghilead” vengono detti “ometti”, e servono per indicare la via, la vetta del monte. Si rivelano perciò una utilissima guida nelle giornate poco limpide o dove le tracce dei sentieri sono risibili.                                                   Era il 1997, il n° 44...

 

 

Quattro chiacchiere con… Lady Lory

Cari lettori,

nonché “pietre miliari” del Ghilead (permettete il simpatico accostamento), rieccoci qui dopo tanti mesi e, inutile dire, che questo appuntamento mi è un po’ mancato. Così questo anno ho deciso di “allargarmi”, e se il redattore capo non ha nulla in contrario vorrei ritagliarmi una rubrica tutta per me dove dissertare di cose di corsa e non solo. In cambio prometto il mio lavoro gratuito e indefesso finché morte non ci separi!

Ho persino trovato il titolo (qui sopra esposto) che troverete puntualmente ogni mese. Non vi nascondo che all’inizio ho pensato a vari titoli tra cui “confidenze”, “la posta del cuore” e via dicendo, ma mi sembravano più adatti a quei giornali di ricamo, cucito e cucina che se associato al nuovo acquisto della Severocchia ho dedotto: qui andiamo a finire male. Signor Direttore, editore, fotografo, avere uno spazio personale accresce la mia autostima (non potendola più accrescere con gesta atletiche) e mi eleva nell’olimpo del giornalismo semi-professionistico (lasciatemi esagerare un po’).

Di cosa tratterà questa rubrica? Di commenti personali su gare, eventi e manifestazioni sociali, feste e gite podistichine, parlerò di voi, degli articoli letti sul Ghilead e delle relative foto.

Mi piacerebbe che anche voi scriveste a me lettere o e-mail per chiedermi consigli sulla corsa (dopo 20 anni di esperienza qualcuno ve lo posso dare), proporre iniziative, temi i più diversi, idee aggreganti o quanto altro vi passa per la testa.

Vorrei essere la vostra amica, un’amica con la quale chiacchierare a ruota libera.

Speriamo che questo mio progetto possa andare in porto. Se così fosse ogni mese sceglierei le lettere più significative (ipotizzando di riceverne a centinaia…) con relative risposte da pubblicare.

E veniamo al Ghilead di marzo:

mi ha colpito la prima pagina di Somadaj quando afferma che il giornale è per chi ha qualcosa da dare. Verrebbe più normale pensare da dire ma le parole, il proprio tempo, la propria dedizione sono veramente un dono.

Sapete qual è l’articolo che leggo per primo? Quello della Signora Claudia, nonché moglie del Presidente. Mi mette così di buon umore e poi mi riconosco in pieno.

La Signora in questione ha una verve ironica, è tecnologicamente avanzata (mi risulta lavori in campo informatico), è tecnicamente preparata (chi pratica lo zoppo… e lo zoppetto in questione sarebbe il nostro eminentissimo Presidente) che io la inserirei nelle quote rosa delle prossime presidenziali della Podistica Torino. Senza contare la sua certa presenza avendo (cuore di mamma) la figlia podista.

Scherzo, Signor Presidente, nessuno la vuole spodestare, comunque è vero che dietro grandi uomini ci sono sempre grandi donne!

Passiamo alle foto del Mangia & Balla. Avete visto quelle che mi riguardano? Il Vietcong Farese ha rischiato tutti i 38 anni di matrimonio con quell’“occhiata lunga”, e che dire di Lord Peperoncin Pullano? Classifiche alla mano non ha quasi mai più vinto la categoria. Non mi sovviene il nome, ma qualcuno alla gara di Trana mi attendeva così vestita (o svestita)… Attendiamo i primi caldi!

Complimenti a 878 rraggiato per la poesia che ho conservato nell’album ricordi della mia lunga carriera podistica: consiglio anche a voi di tenere un album personale con foto, ritagli di giornale, trafiletti della stampa o di Correre dove compare il vostro nome, diplomi delle Maratone fatte in giro per il mondo. Vedrete che bello sarà un giorno risfogliarlo insieme ai figli. Prendete nota anche delle gare, distanze, tempi, per rendervi conto a quale… decadimento fisico lento ma inesorabile andiamo incontro!

Borgaretto è stata la prima gara sociale, ma per me è stato il primo cross della vita e quando si dice:  “ho fatto nevicare”. Al ché penserete: potevi startene a casa così si correva in condizioni migliori. Ci avevo pensato, ma era troppo vicino a dove abito per rinunciarvi, inoltre in un orario umano (almeno per noi dame) e col minimo sforzo (di km.).

Ho persino vinto un guanciale in lattice nella lotteria della società (un premio meno ingombrante no, eh?) che ho dovuto portarmi di corsa sotto la neve fino a Nichelino. Per poi non appoggiarci neppure un capello perché mia figlia Rosazzurra l’ha immediatamente sequestrato abbandonandomi sull’ormai liso guanciale pro-cervicale anti-riposo offerta speciale Carrefour.

Che esperienza il cross!... Senza scarpe chiodate – ma anche se le avessi avute… – sembrava sempre che corressi sulle uova. Ringrazio la famiglia Regis che si è prodigata in un pronto-prestito misura 42 di Denis. Il fatto è che con le chiodate bisogna saperci correre mica si può improvvisare!

Grazie a tutti per il tifo lungo il percorso anche se mi sentivo ridicola e avrei voluto sprofondare nella neve (tra un po’ ci sprofondavo per davvero nelle curve, ma col sedere). Comunque ridendo e scherzando ho avuto la faccia tosta, con un tempo che neanche il Fiorino fuori forma riesce a fare, di piazzarmi e vincere un orologio da parete, messo in bella mostra con tanto orgoglio (Se non sono proprio gare sociali, di cross non se ne parla più!).

A proposito, a proposito di Fiorino che con tutto questo svolazzamento di farfalle intorno a lui da oggi gli spetterà il ben più lungo ma degno soprannome di “Fiorin Fiorello l’amore è bello vicino a te”. Mi par di aver letto che basta una mia assenza perché lui butti i suoi petali profumati altrove, ed ora si trova nel dubbio amletico di chi scegliere. Anche io, colta da raptus di gelosia, mi trovo nel dubbio amletico se nelle prossime gare lasciarlo agonizzante sul selciato o raccoglierlo delicatamente tra le mie manine… A voi podistichini l’ardua sentenza.

Passiamo alla gara di Trana… caspita, c’eravamo quasi tutti e infatti non ho vinto neanche alla lotteria! Però che panorama in gara!!!!! Io a quel ritmo lì me lo sono goduto davvero, meno male che la neve era lungo i bordi e non sul percorso questa volta. Forse, se permettete un piccolo appunto, in previsione di così tanti atleti si potevano dare più premi e di maggior valore, ma è anche vero che l’importante è partecipare e infatti io… ho solo partecipato. Da citare la partenza insieme a Lorenzo Melchiorre che dopo le prime battute: “Ciao, come va?” “Male, ho le placche alle tonsille…” è schizzato via come un fulmine (meno male che non avevo il morbillo!). Comunque questo fatto di avere qualcosina che non va “prima della partenza” è un atto scaramantico. Alla prima gara su strada, poi, non ne ho sentito uno sano: chi reduce da tallonite, tendinite, operazione al menisco, influenze varie, condropatia (sarebbe dolore al ginocchio… con la corsa uno diventa esperto pure in ortopedia).

Però nessuno sta a casa, tutti lì più o meno acciaccati a darsi battaglia.

Prima di salutarvi un ultimo appunto: avete notato che sul precedente numero del nostro Ghilead il Presidente detto pure coda-da un-euro è diventato coda-da-due-euro?

Bah, sarà il potere dell’inflazione…

 

 

50 trana1 5289

Trana Primavera            14 – 03 – 2010  (2)

Con effetti speciali questa seconda di campionato: 72 Podistichini in pista!

Foto di gruppo di particolare importanza perché farà parte della intestazione del nuovo sito Podistica Torino che Mauro e Denis stanno creando. Così Mersì si dimostra tanto emozionata da “inciuccare” tre foto sulle cinque scattate! (fortunatamente anche Mauro ha fatto click!…).

Unica piccola nota stonata: nella foto manca Paracqua, il portabandiera, la mascotte per eccellenza che proprio su queste terre l’anno scorso conquistò la maglia di Campione Provinciale. In montagna? Impegnato sul lavoro? Vittima di qualche acciacco? Di guardia ai nipotini? Macchè, Paracqua è qui a Trana. Ma come suo solito appena scende dall’auto scompare. Quando penso che Marina Berlingo lo lascia uscire solo perché è in mia compagnia mi vengono i brividi…

50 trana1 5453Pimpantissimo il presidente che, posteggiata nell’area protetta la scura vettura di rappresentanza, come il piccolo indimenticabile Eta Beta comincia ad estrarre dalle tasche un ptavolino, 4 pseggiole, un pdivano, due ppoltrone, un “pdalin pdalan”, 342 ppremi a psorteggio, 120 pcartellini pgara, un pmegafono.

Al suo fianco un assorto Vice, MauroFon, ed un “peperoncinato” Alessandro Viola.

Che ad una prima impressione mi pare promettere molto bene. Direi assai partecipativo, a fare il paio con Denis Regis. Il gruppo che si va formando sotto la regia di Gian Carlo e Mauro sta per ampie linee prendendo forma. Una squadra come la Podistica necessita di un lavoro di gruppo per essere gestita al meglio. Benissimo assai, dunque.

50 trana1 5673La giornata si presenta perfetta per una gara primaverile quale questa che la enfatizza nel titolo. Cielo terso, temperatura che per correre più al top di così non si può immaginare, una marea di partecipanti. Cesso di pormi domande sulla scomparsa di Paracqua (chi mai lo potrebbe rapire?), e mi sposto alla ricerca della postazione cliiick!

50 trana1 5732L’inizio è in controluce, e sparuti alberelli leopardano per di più i volti dei partecipanti, per cui prediligo scegliere una zona d’ombra. ISO 400, un tempo di scatto leggermente lento, ma pazienza. A questo punto, però, vengo nuovamente colpito dalla Paracquite! Non è che mi scappi la plinplin, ma chissà perché (la zona si presenta perfetta) penso che fatta ora mi rendo libero fino all’una. Un’occhiata all’orologio: 8,58… Va bèh, ma prima che giungano qui…

50 trana1 6281Postazione plinplin, pronti… e sento suonare ripetutamente dei clacson!!! SONO QUI!

Il tempo per richiudere la serranda e saltare nella strada mentre sfila l’avanguardia motorizzata. Estraggo brutalmente dalla fondina Mersì, ed inizio a sparare raffiche ad altezza uomo quasi senza mirare. Con il quadrangolare… (tanto è già un miracolo se sono riuscito ad accenderla!).

Ricorderò di sbrigare quella commissione quasi un’ora più tardi…

Il ritorno è tutto in favore di luce, così cammino sino ad uscire dalla boscaglia che costeggia il Sangone. Lunga pausa cliiick!, poi, adottando il passo del gambero, inizio pian piano a retrocedere verso Trana.

Nel pomeriggio la conferma di un nuovo record battuto (oltre 1200 foto), ma pure lo spiacevole costatare che Mersì ha nuovamente sballato diverse immagini. Ora la porterò alla Canon per un controllo, ma sono deluso e incavolato (il lavoro di tacconaggio si concluderà martedì nel tardo pomeriggio…).

Relazionare sulle prestazioni dei Podistichini mi è impossibile, e non solo perché molti corrono come Contemplativi, ma perché parecchi e sconosciuti. Troppe pure le foto per il giornalino, per cui… solo le fanciulle certe. Ovviamente quelle che “becco”…

 

 

Trana       di Nino Sicari

Trana…?? 14,6 km. con molta salita impegnativa, dopo le campestri, lascia piuttosto perplessi. Per poi ritornare a fare una campestre a Caselle, e poi di nuovo su strada.

Comunque noi podisti a volte un po’ “masochisti”, alla “sofferenza” come forma di fatica le andiamo incontro.

Il ritrovo nella solita piazzetta accogliente, nella mattinata si trasforma in una sfavillio di voci e di colori. I giochi dei giardinetti vicini sono richiamo e fonte di gioia dei ragazzini che sono lì per gareggiare.

50 nino 6403Tra i tanti incontri occasionali e non, si compongono i gruppi o le coppie per far la gara con il proposito di condividere la fatica e aiutarsi lungo il percorso.

Michele La Macchia, in quanto poco allenato, decide di fare la gara insieme a me. Le solite raccomandazioni: vai piano, c’è tanta salita, non allungare nelle discese se no ti spacchi le gambe, e così via.

Lo sparo del giudice pone fine al vocio, e lo scalpitio dei passi si fa suono lungo la salita.

Lungo il percorso cominciano a definirsi le posizioni, e l’assestamento tra “cuore e gambe” permette ad alcuni di chiacchierare, quindi tra i gruppi le battute non mancano. Tipo: “Haooo!!! Peppììì!!! Se non ti sai legare i lacci dove vai?!”. Queste battute condivise e scherzose oltre a rendere unito il mondo podistico rende meno faticosa la salita.

Intanto siamo arrivati al ponte di “Brooklyn” di Giaveno, cioè al 7° km. Con Michele abbiamo raggiunto un gruppo di amici piuttosto “sofferenti” e abbiamo cominciato a scherzare, fino alla strana domanda filosofica, scema o quant’altro: siccome i corpi se sottoposti al calore modificano anche leggermente la loro forma, il calore del sole modifica le nostre ombre?…

Di lì in poi le risposte tra il serio e il comico furono tante.

Non sappiamo al momento se le nostre ombre sono diventate più lunghe, più spesse, più grasse, sappiamo che lungo il percorso c’era Somadaj che ci ha immortalati tutti.

Alla piazzetta l’arco sanciva la fine della gara, e con essa la fine della fatica. Tra gli arrivati le strette di mano ed i complimenti erano una piacevole normalità.

Al lunedì sera, giorno dopo, le foto e le ombre erano normali…

A volte giocare con le parole ti permette di volare con esse ed eludere parte della fatica, e ammirare il paesaggio che la gara di Trana offre.

 

 

 

50 caselle 6807

Caselle Cross        21 – 03 – 2010

50 caselle 7257Ancora un cross? Ancora un cross, si. Noi parinot fatichiamo a restar fermi, che ci volete fare. Anche se, come nel caso, la faccenda non si rivelerà del tutto priva di rischi per il sottoscritto. Sia nell’andata che nel ritorno – sulla “arzilla Amiat 4x4” – ho seriamente rischiato di lasciarci le penne… dal ridere!

Giustamente mi sono posto dei limiti nel trattare di Paracqua, per cui… Già ridacchio, nello scrivere, rivedendo come in un film le scene pazze che ha voluto “girare” per me.

Domenica era in una forma strepitosa.

50 caselle 6661

Il bello è che fa tutto seriamente. Non immagineresti mai e poi mai che si tratti di battute e improvvisazioni affatto casuali: tutto è da lui studiato a tavolino, minuziosamente. Come la scena nel finale dove, fingendo per l’ennesima volta di non saper dove andare, alla seconda rotonda che incontriamo in Borgaro, gira e rigira più volte in essa fra lo stupore dei passanti. Ha un bel chiedermi quale strada prendere: da quando siamo sulla via del ritorno non faccio che piangere, piegato in due sul seggiolino e stringendo fortemente i genitali per non bagnare l’orticello che mi trovo fra i piedi.

50 caselle 6855Oltre il pannolone con lui è obbligatorio portare pure la bombola dell’ossigeno!

Così, improvvisando da quel maestro che è, prende la prima strada che gli fa l’occhiolino e che ci porta davanti una villetta dove veniamo accolti a fucilate. Niente paura: il più anziano ombrellaio d’Italia decide allora di imboccare uno sterrato, e poi tagliare per i prati. “Tanto è un 4x4”, dice soddisfatto.

Come lui ne nasce uno ogni era.

50 caselle 7046Porto a spasso zainetto e ombrellino “non-si-sa-mai”. Il cielo è minaccioso quanto basta a suggerire prudenza. Calzo pure le pedule modello “Inquisizione”, così che prima di mezzogiorno sono pronto a confessare di aver tentato di violentare Joseph Ratzinger.

Paracqua – invitato ospite in quanto Campione Provinciale 2009 – sbaglia ad iscriversi ed anziché partire alle 11,45 prende il via alle 9. Dalle 10 inizia perciò a chiedermi se ho finito di fare fotografie…

50 caselle 6736Da parte mia (Paracquite Acuta) scordo a casa la batteria di ricambio di Mersì, ed avendo con quella istallata già fatto oltre 1200 foto domenica scorsa, trascorro la mattinata come seduto su di un formicaio di rosse cannibali.

Non potendo inizialmente fotografare con ISO 400, seleziono gli 800 raccomandandomi a SanCanon. E tutto risulterà quasi perfetto, al punto che oserei dire funzionar meglio, la piccola Mersì, con il cattivo tempo che non con sole a go-go. E’ stato un test che mi ha ridato fiducia sulle sue qualità (in settimana ho portato al centro Canon una lunga serie di foto scattate a Trana, ed ora attendo il responso. A None collauderò pure la nuova memoria da 8GB della SanDisk. Le sto tentando tutte per ottenere il TOP dalla piccola).

Come solito mi trovo ora a secco di bla bla. Di Paracqua ho parlato (malgrado tutto), e di altro proprio non saprei. Il caffè offertomi da Davide quando entriamo nel locale per l’iscrizione di Paracqua, ed i tantissimi girasoli che mi hanno provocato una crisi di acquolina. Mi piacciono moltissimo, ed il multifunzione svizzero è sempre con me. Mancava una borsetta di plastica… che ora che scrivo ricordo avere nello zainetto!!!

Oh, benedetta Paracquite…

 

 

Caselle Cross   di Nino Sicari

Nuvole… nuvole… nuvole, rattristano il paesaggio.

L’arco alpino che fa da corolla a Torino sembrava un fiore triste in attesa del sole. Con questa prospettiva affrontai la breve distanza che separa Torino-Caselle.

Giunto sul luogo grande parcheggio, grande organizzazione ma… guardandomi  intorno non sentivo quell’aria festosa degli altri cross. Mi avvio verso il luogo della gara; da un lato della strada una serie di stand, insieme a una voce che l’altoparlante amplificava annunciate orari sulle partenze, i campioni che ne facevano parte e così via, mi accompagnavano verso il luogo del ritrovo.

50 erika 6686Grande prato, percorso gara disegnato bene, con due piccoli fossati da superare, a parte alcuni tratti dove le talpe con la loro presenza “cumuli di terreno fatti per necessità”, hanno reso difficoltoso quel tratto di gara. Per fortuna altri tratti erano invece veloci e corribili. Nel complesso un ottimo percorso.

Le nuvole… benché con la loro presenza minacciassero pioggia, alla fine hanno deciso di guardare le gare anche loro.

Le gare delle varie categorie, e maschili e femminili, benché fossero state esaltate dagli annunci come numerose, così non è stato. Tutte le batterie erano per numero piuttosto scarno. Così dopo la partenza la fila degli atleti si allungava e il numero ridotto dei partecipanti faceva si che tra un atleta e l’altro si creassero dei vuoti notevoli svuotando le gare di quell’agonismo che si è visto negli altri anni. Il motivo non pretendo di descriverlo bene, ma sembra che alla manifestazione potessero partecipare solo coloro  che attraverso le società avessero fatto dei piazzamenti in altri cross.

Parlando con molte persone di questo meccanismo non tutti sapevano, e alcuni atleti sono stati contattati per partecipare dai loro responsabili all’ultimo momento.

Forse… può sembrare una cosa improvvisata o, forse, non è circolata bene l’informazione. Chissà per quale motivo, molti non conoscevano le regole e i meccanismi della manifestazione.

Comunque sia, quando sono arrivato sul luogo la vista del mio gruppo mi ha dato un senso di gioia. Insieme al vocio che tutti insieme, o quasi, elevavano manifestando i personali propositi per la gara del giorno.

Mentre perlustro il campo di gara incontro Somadaj. “Ernesto”, aggiungo io, “Max”. Oltre che è un piacere, e per la persona e l’amicizia con lui, le conversazioni anche se brevi sono intelligenti e umoristiche: un momento lo fanno diventare più grande. E insieme all’incontro so che anche questa manifestazione avrà vita attraverso i suoi scritti su Podoandando e sul grande giornalino Ghilead.

Vorrei chiudere dicendo bravi agli organizzatori e a quanti hanno collaborato per la manifestazione. Penso che un più alto numero di partecipanti le avrebbero reso l’onore che merita.

 

 

50 none 7291None   28 – 03 – 2010   (3)

Non mi sento eccessivamente in palla.

Paracqua è a casa con la febbre e Severina Severocchia si trova ancora in quel paese del sud scoperto nel suo vagabondare per il mondo. Come è possibile viaggiare senza di loro a bordo? Sarà dura questa mattina, come l’alzarsi nella consapevolezza di non  poter gustare un buon caffè.

Andare a None non è come andare alla ricerca del sacro Graal; è giusto giusto dietro Stupinigi, e di già mi ci sono recato 100 volte. Eppure… eppure mi accorgo che qualcosa non va solo quando entro in Savigliano. Ho toppato a qualche incrocio, certamente, oppure quello che guida Poppolina non sono io. Per farla breve: è una fortuna l’abitudine di partire da casa con 5 ore di margine (ora le porterò a 6) sull’ora del raduno, così ho persino il tempo di fermarmi all’entrata del paese per scattare una foto ad un bellissimo Monviso.

Terza gara del calendario Podistichino, ed una splendida giornata di sole a fare festa con noi. Meno male, mi dico, di già ho iniziato alla Fantozzi. None somiglia un po’ a SanMauro: non di rado vi si trovano (esclusivamente in occasione delle gare, pare) negative condizioni meteo. Lo scorso anno la pioggia ed uno sterrato con pozzanghere hanno condotto alle lacrime una provatissima Lady Lory. Ricordo come fosse domani che gli organizzatori, temendo di perdere la top-fanciulla, liberarono nel cielo migliaia di colorati palloncini recanti suppliche alle Autorità Celesti, che a rimirar la giornata di oggi paiono aver preso seriamente a cuore la salute fisico-mentale della nostra Miss.

50 none 7425Non vedo Davide, ma non mi debbo preoccupare più di tanto: oggi il caffè mi viene offerto da un sorridente Giacomo Materass. Così, rinfrancato dall’energetico chicco arabico, mi affaccio alla porta del bar alla ricerca di quei raggi di sole che solitamente privilegiano i belli. Toccandomi di restare all’ombra!

Fatto buon viso a cattiva sorte, mi concentro sui Podistichini che sciamano diretti al dehors del locale. Qui un pallido presidente (pare colpito oggi dalla maledizione di Montezuma) abbozza sorrisi, estrae numeri vincenti, e come da manuale dà i numeri. Oggi niente gara per lui, bensì una stoica mattinata vissuta totalmente al servizio della squadra.

Occorre rimarcarlo: Presidenti così non ne nascono più.

50 none 7432Per lo più i Podistichini transitano velocemente davanti a me in quanto prima della gara si è un cicinin tesi; c’è la funzione della vestizione-riscaldamento da soddisfare che assorbe ogni pensiero. E poi, diciamolo, non si deve pure affannosamente cercare una postazione per fare la pipì? (pare formula scaramantica…).

La scoperta che maggiormente mi solleva dalla sottile malinconia targata No-Paracqua che mi avvolge la faccio proprio lì, appoggiato al dehors: Paracqua non è più solo! La rivelazione è di quelle che ti lasciano di sasso, basito, piacevolmente sconvolto. Non è facile somigliare al più anziano ombrellaio d’Italia, specie se si vestono i panni di una graziosa farfallina: Pasqua-linaBorgaretto Erika, detta pure AlìBlàBlà.

50 none 7476Ride, sorride, si agita come fosse in discoteca, e parla, parla, parla. Il rito della mezza Aspirina mi riporta felicemente al consueto tran-tran domenicale. E’ un soggetto tutto da scoprire (non cominciate a pensar male) perché ha la battuta pronta, il sorriso stampato a caldo che neppure se bollito a 300 gradi nella candeggina perde colore, una carica di vitale simpatia. Influisce certamente in tutti questi miei sperticati apprezzamenti il fatto di vedere in lei una versione Super di Paracqua, un Paracqua non solo ora giovanissimo, ma pure sessualmente ben più stimolante dell’originale. Con tutto il bene che gli voglio.

50 none 8172Scatto lì per lì la trentina di fotografie che cinguettando la fanciullina richiede (in realtà più di 80 quelle chieste, ma si avvicina l’ora del VIA alla gara così l’ho fatta breve…), indi mi allontano a cercar la prima postazione Cliiick!

Che per non ripeter pari pari a quella dello scorso anno sposto di alcuni metri cercando insieme a ciò un “punto di raffica” diverso. Che trovo, ma affatto eccellente. Estraggo Mersì dalla fondina, e come ciliegina inizio a pastrocchiarla da par mio (che non sono un vero fotografo). Risultato che scoprirò nel pomeriggio?: diaframma troppo chiuso, quasi tutte le foto mosse! Le raccolgo in un sacchettino di plastica e le cestino insieme alle altre vecchie “tampe” ed alle belle speranze andate perdute.

50 none 7997Il “punto cliiick! di ritorno” lo trovo a 2 km. dall’arrivo. Sono sullo sterrato, e davanti ai miei occhi si sviluppa una serpentina di curve. Mi piacciono molto le curve (per cortesia, evitate ancora una volta i pensieri maliziosi) perché offrono come sfondo al soggetto la panoramica degli inseguitori. Unico inghippo è che gli alberi attorno a me non hanno un indirizzo verticale a piombo. Cadono sulla sinistra come cresciuti perennemente sotto venti di Bora unidirezionali, cosa che fa a pugni con il piano orizzontale.

Lo vedo e cerco mentalmente di tenerne conto. Ma non sarà così; seguirò gli alberi di sfondo come fossero paletti perfettamente posizionati… e quasi tutti i soggetti appariranno in seguito inclinati come perennemente in curva!

Eheheh, presenterò, a chi pone domande sull’andare pendente degli atleti, gli stessi come soggetti “diversamente abili”, e se qualcuno obietterà ancora, come tocco originale dell’artista… Ne conosco una più del Diavolo, io!

50 none 8053Però se visibile nell’oculare mettessero una livella a bolla…

Prima di prendere la via di casa faccio un breve salto sino alla piazza del paese, piazza ove si tiene la premiazione. Così, pacatamente, onde iniziare a prender contatto con le tante nuove realtà Podistichine. Che di già mi piacciono un sacco.

E di primo acchito mi trovo al centro di tre vere colonne, ma non chiedetemi i nomi, però. Una è Paolo Bergamini, ma è l’unico sicuro. La seconda potrebbe essere Antonio Mosca, mentre la terza… boh. Lasciatemi ancora trent’anni per stabilire contatti certi con i novelli arrivati, ragazzi. Per raddrizzare il collo dopo un breve bla bla con loro debbo recarmi a “chiacchierare” mezz’ora con i gemellini Cuda: Isacco e Gabriele.

Una delle nostre TOP, Lady Lory, questa mattina mi affida due pagine fitte fitte:

“Vorrei aprire sul Ghilead una rubrica sui Cuori Infranti, sulle problematiche giovanili e sulle lotte sindacali per la rivendicazione dei diritti delle Casalinghe…”. Cielo, mi dico, di già mi trovo a lottare con “la pagina di Nino” che riguardo alle problematiche sociali non è secondo a nessuno, ma essere attaccato ora su due fronti… La Divina prosegue:

50 none 8171“Ho scritto a mano fitto fitto perché Francesco non mi lascia usare il computer…”. Figurarsi, anche un lavoretto extra di battitura a “due diti”; una giornata piena di lavoro.

Passo più e più volte il fazzoletto sul viso a detergere il freddo sudore, fingo di comprendere e infilo nel taschino il foglio: “lo butterò per strada” – penso – e le dirò poi di averlo scordato nel taschino quando ho messo la camicia in lavatrice…”. Quando è troppo è troppo.

La cosa, però, mi suggerisce di sganciarmi al più presto dai Podistichini vaganti: e se mai mi si presentasse ora AlìBlàBlà? Il tempo di un breve saluto, una ventina di metri poi, attratto da un assembramento di podisti vociferanti, mi avvicino per curiosare. E sono panato! AlìBlàBlà è al centro del gruppo, seduta sulle gambe di un paio di atleti della Podistica “Podismo-di-sera-Bel-tempo-si-spera”, e si trova sotto l’incessante lampo dei flash di 15 fotografi. Quasi come avessi soffregato la lampada di Aladino; neppure il tempo di tentare una fuga ed ecco la fanciulla materializzarsi al mio fianco. “Stai già andando via? Ma un paio di fotine non me le faresti ancora?…”.

Quando rientro a casa sono talmente fuori di testa che, aperto il frigorifero per raccattare un paio di uova da bagnare nell’olio, prendo invece dei fiori di zucca superdepressi che, non selezionati lavati e mondati, mi provocheranno giorni di mal di pancia-stomaco e notti insonni!!!

 

 

None        di Nino Sicari

Bella giornata. Oggi si corre a None, cittadina a 20 km. da Torino.

Partenza da Torino in comitiva. Lungo il percorso ci si lascia andare a commenti sulla lunghezza della gara, dimenticandoci che Trana era più lunga e con tanta salita.

All’arrivo nella piazza Cavour la solita e bella aria di festa accoglie al loro arrivo i partecipanti alla manifestazione.

Gli edifici caldi e accoglienti con la chiesa che fa da sfondo fanno cornice alla piazza che pullula di gente, atleti che con le tute dai colori delle varie società dipingono ogni angolo. L’arco alpino innevato offre doppia splendida cornice alla manifestazione.

L’organizzazione annuncia l’orario della partenza e con essa il numero dei partecipanti: circa 1100 tra adulti e giovani.

Il percorso è misto sterrato e asfalto, e per fortuna quest’anno non piove e le pozzanghere ci sono risparmiate.

I primi 4 km. li ho corsi a buona andatura, per poi per tornare indietro ad incontrare Marina (mia figlia), oggi alla sua prima gara dopo 2 anni di sosta.

Questo “modo di correre” mi ha permesso di riincontrare alcuni amici podisti che le battute di circostanza non le hanno fatte mancare. Tipo: hai sbagliato strada? Risposta: no, un vigile mi ha indicato sbagliato. Oppure: perché torni indietro? Risposta: per vedere se i cadaveri sorridono, e così via, sempre all’insegna del sorriso e del rispetto. Spesso nelle gare si parla dei primi e del loro agonismo, ma vi posso assicurare che anche nelle retrovie non manca un po’ di sano e buono agonismo.

Spesso si assistono lenti sorpassi nell’apparente indifferenza del sorpassato, che subito dopo reagisce allungando il passo. Questi comportamenti generano battute di circostanza rafforzando quelle belle conoscenze del mondo podistico.

Nell’osservare questi eventi, la gara volge al termine riconducendoci a quella piazza che al mattino presto ci aveva accolto. Dove tra annunci degli arrivati, la musica, il mormorio e la gioia degli atleti alimentano il senso di festa. Sembra tutto finito, ma questa festa continua sul Podoandando di Somadaj, dove dal giorno dopo possiamo vedere le foto della manifestazione, con i podisti tutti nel loro ordine di arrivo.

Una bella manifestazione, complimenti a tutti.

 

 

 

50 vivicitt 8221Vivicittà    11 – 04 – 2010

Alla Vivicittà senza entusiasmo. E gara che non rientra nelle mie simpatie. Lo slogan sul volantino mi indispone perché nei sogni vivo uno sport lontano dalla politica e dagli eccessivi interessi di parte. Sarà perché sciolto da ogni ideologia, specie se utopica e diseducativa (leggi DIRITTI DIRITTI DIRITTI, e DOVERI mai), ma la pelle mi si urtica allo sventolare di stantii slogan. La mia non è la consueta diffidenza nei riguardi della pelosa Casta, bensì un vero rigetto della stessa, sotto qualsiasi bandiera si presenti. La politica è essenziale nella vita di una nazione, ma quella odierna ritengo ci conduca dritti dritti ad Armaghedon. E scusatemi lo sfogo. 

50 vivicitt 8351A peggiorare la situazione si aggiunge la pioggia. Niente distensiva passeggiata sul Chiodo, niente Mersì tranquillamente disposta sui 100 ISO, niente possibilità di cambiare velocemente la postazione cliiick!. Avrei accettato tutto con spirito cristiano se al mio fianco si fosse materializzata l’agognata Coniglietta. Niente, niente, ancora niente. Tanto che un dubbio comincia a metter seme nella mente: la Top che al salone delle auto d’epoca dello scorso anno ha affermato, sorridendo ammiccante, di notare in me una spiccata somiglianza con lo Schwarzenegger dei tempi migliori, si è forse presa beffe di me? Non ci voglio credere, proprio no. Anche se poi, a rifletterci su, mi è parsa arrampicarsi sui vetri pur di non dividere con me la gioia di una cenetta a lume di candela. Mah, le donne…

50 vivicitt 9103Gli amici della squadra sono a Fossano, e quasi quasi ora mi spiace di aver deciso per questa gara. Però qui vi corre la maggioranza degli amici che seguono Podoandando, e mi pare dovere essere con loro.

50 vivicitt 921550 vivicitt 9432

Lo speaker inizia presto il suo comizio, ma ho la fortuna di trovare Paracqua che, malgrado l’acqua, è qui giunto in bicicletta. E da subito inizia con i suoi fuochi artificiali nel manifesto tentativo di risollevarmi lo spirito; mi invita a prendere un buon caffè nel vicino chiosco, poi… incomincia ad agitarsi gridando che gli hanno fregato la bicicletta! Ma guardava unicamente nel posto sbagliato! Il bello è che ha ripetuto lo sketch una seconda volta, ahahah, e con una forza recitativa veramente fantastica! Pareva veramentissimamente convinto del furto! Un attore nato, un personaggio unico nella sua carica parimenti umana e disumana.

Due passi nel vicino Borgo Medioevale, sempre gradevole, poi mi reco nei pressi di corso Vittorio per i primi scatti. ISO 800, e speriamo in bene. Li sostituisco più tardi con i 400, ma sempre con qualche sottile preoccupazione. Quello che non prendo in considerazione è che il leggero stato di generale insoddisfazione mi conduce a cliccare con eccessiva disattenzione. Risultato? Le foto di troppo storte e fuori fuoco si sprecano (di 1351 scattate ne salverò meno di 900).

Podistichini presenti? Due baldi ed inossidabili guerrieri: Vietcong Farese e Adriano Bosticco, che di eventuali altri non so. Direi che le loro magliette arancione brillano come piccoli raggi di sole a spezzare la malinconia della giornata.

 

 

Vivicittà  (Valentino)      di Nino Sicari

La mattinata non volge al meglio, in quanto fredda e piovosa. Ma… l’arrivo al Valentino dove c’è il ritrovo della manifestazione i podisti non mancano.

Oggi le due federazioni, FIDAL e UISP, hanno unito gli sforzi in un’unica manifestazione. Questa gara gode di un particolare: che si corre in concomitanza con altre città d’Italia e d’Europa.

50 nina 9445Il luogo è affascinante; siamo a fianco del Borgo Medioevale, all’interno del Parco del Valentino esteso lungo il fiume Po per circa 1,5 km. A nord si trova il Castello del Valentino ed il Palazzo delle Esposizioni. Intorno a queste bellezze ed altre non citate si snoda il primo giro di 3 km, per poi uscire fuori dal Parco andando verso corso Regina Margherita, e rientrare nello stesso attraverso i Murazzi.

La partenza è buona. La pioggia è meno forte, i partecipanti meno penalizzati dalle intemperie. Lungo il percorso incontro vecchie conoscenze che da tempo non vedevo, scambiando così pensieri e saluti.

Per le vie ho notato molti turisti che sono in città per l’Ostensione della Sindone, le vie sembrano avere una vitalità diversa. Molti di loro si sono fermati incitando gli atleti.

Oggi, come spesso accade in Torino quando si svolgono questo tipo di manifestazioni, sono accaduti un paio di episodi poco piacevoli. In uno dei tanti incroci verso via “Cavezzale” un automobilista poco incline alla momentanea sosta forzata ha cominciato a inveire prima contro gli atleti regalando aggettivi poco edificanti, poi, vista la non reazione di questi, contro l’agente della Protezione Civile preposto alla vigilanza.

Stessa cosa accade ad un altro incrocio dove gli insulti fra un automobilista e l’agente della Protezione Civile erano pesanti. Alla fine della gara mia moglie, che è passata all’incrocio più tardi, mi ha detto che l’automobilista e l’agente si stavano picchiando e che erano già presenti sul posto i vigili. Spero, senza essere forcaiolo, che l’intemperante automobilista abbia la giusta punizione.

 

 

Trail di Val della Torre            18 – 04 – 2010

50 vitt 2Montagna e bicicletta sono stati i primi amori, quelli che mi hanno seguito “competitivamente” sino ai vent’anni, quando il servizio militare nel corpo dei bersaglieri mi ha fatto scoprire la semplicità e la bellezza della corsa a piedi, terzo grande amore. Al ritorno per anni rimestato, amalgamato con la bici e la caccia. Insomma, un pout pourry di gradevolissime attività. La caccia no? E perché mai? Io intendo la caccia alle fanciulle in fiore, quella che rappresenta in sintesi il sale, il pepe, il cuscus della vita, eheheh.

Dicevamo: montagna primo amore, così domenica 18, per nulla attirato dal carnaio della Tutta Dritta, ho optato per la Maratona-Maratonina di Val della Torre. E’ stato un ritorno di fiamma che mi ha bruciacchiato ben bene il cuore.

50 vittUltimamente mi trovo assai impegnato per cui le passeggiate alpine con il cuginetto GeoSergiulin sono diventate solo un ricordo, così il ritrovarmi ora lì, immerso in un verde alpino, ha risvegliato sensazioni fantastiche.

Ho pure qualche ragione in più per trovarmi sul Col del Lys ad attendere la maratonina (traguardo intermedio per quelli della maratona), ed è la partecipazione alla stessa dell’amico SuperPippo Duregon, persona eccezionalmente squisita.

50 vitt lis 6Come solito arrivo presto, onde amalgamare bene lo spirito alla mattinata che mi attende. Sul piazzale una sola vettura; quella di due volontari dell’organizzazione gara. Poppolina scodinzola soddisfatta la marmitta: lei in montagna ci guazza, e poco importa se quella che qui staziona è una semplice berlina e non una sorella 4x4. Due ciance si fanno lo stesso volentieri.

I concorrenti sono partiti alle 8.03 esatte, mi dice un volontario armato di ricetrasmittente, ma io non ho le idee precise riguardo le difficoltà ed i ritmi possibili che su questo percorso gli atleti possono tenere.

La parte conclusiva di questa metà maratona scorre su di un ampio, ondulato sterrato. Qua e là isolette di neve ne illuminano il colore e rendono ballerino il mio cammino. Calzo le comode Adidas Shimanto, compagne di tante battaglie, ma dalla suola ovviamente piallata. Ho al seguito le pedule, ma non è proprio il caso, oggi.

Purtroppo inizio la camminata incontro ai concorrenti senza osservare con attenzione il cielo, così che dopo un po’ ritengo opportuno mettere la retromarcia per prendere zainetto ed ombrello lasciati su Poppolina (Mersì odia l’acqua). Il cielo si è incupito, e non vorrei correre rischi inutili. Questo, però, mi fa perdere tempo prezioso, così che scelgo una postazione cliiick a soli 800-1000 metri dal traguardo. Più avanti vedo salita (discesa per gli atleti), per cui se mi cogliessero in quella posizione avrei certamente parecchi mossi (400 ISO, 150-200 millesimi di secondo lo scatto: rischio).

50 vitt lis 1Non piove, ma vi è una nebbiolina che va e che viene. Al solito è atmosfera che mi agita le gambe e rende frizza frizza il sangue. Così, nell’attesa, mi “alleno”: scendo di 50 metri, e risalgo corricchiando sulla punta dei piedi. Scendo ancora, salgo ancora… scendo, salgo, scendo, salgo… e per poco non mi perdo i primi tre!

Ora non vi è più storia; è il solito Cliiick! domenicale. Molto più facile, però, perché molti degli atleti camminano, specie nel pezzo di salita dove sono appostato. Ho tutto il tempo di schiacciare a metà, attendere il via libera della lucetta verde, e premere a fondo.

Chi conclude qui la maratonina si cambia e scende a valle per la premiazione. Qui si fermano invece quelli della Protezione Civile, i volontari. Uno di loro avvicina i compagni con il menu del rifugio: polenta e questo, polenta e quello, polenta e su, polenta e giù … Ormai la mia lingua ciondola penzoloni a toccare la ghiaia della piazzola-posteggio, mentre l’acquolina scende dalla barba ad inzuppare la camicia. Ma sono solo, ed anche se impiegherei pochi minuti per legare con chi mi è compagno di tavola, preferisco raccogliere le macerie e ritornare a casa… scorrendo lentamente fra un mare di primule e violette che illuminano i “rivass” della strada.

Qualche giorno dopo mi telefona Paracqua: “Colle del Lys?… Ma io sarei venuto! Sai, lassù ho dei ricordi…”. Va beh, pasiensa.

 

 

 

50 sangano 0105

Sangano           25 - 04 - 2010

50 sangano 0082Finalmente Paracqua è tornato a sedersi vicino a me! Mi mancavano troppo i suoi: “Dove andiamo? Perché passiamo di qui? Che giorno è oggi? Pietro ha fatto questo, Noemi quello, Emma…… “. Insomma, evviva la mezza Aspirina!!!

E’ venuto per correre, ma dopo aver girovagato qua e là decide di farlo ma senza iscriversi. “In nero”, da portoghese, proprio ora che persino Bocchino con il suo Piemonte in Corsa affronta la crescente moda del “correre-in-compagnia-ma-dei-premi-chi-se-ne-frega. Con i 6 euro che risparmio mi pago la benzina…”.  Sinceramente sono un antesignano di questa moda, un vero precursore: alzi sempre più il prezzo del “biglietto”? Beh, ti alzo il numero dei partecipanti onorandoti della mia presenza, e nulla più. La coda per il tuo tè la evito portandomi appresso una bottiglietta di Gatorate o simil bevanda. Un fai-da-te, insomma, che per anni ho felicemente praticato.

50 sangano 0136Podistichini prima della gara non scorgo alcuno se non Picchio Grissì accompagnato dal babbo, e BigHorse, amico che ricordo legato ad un particolare fatto. Non era un GSPTtino, ma quando uscì il Ghilead con la prima copertina a colori e l’annuncio della ricerca “sponsor”, fu il primo a cercarmi per sostenerne addirittura due. E per farlo mi raggiunse a Bruino!… Piccole cose che riconciliano con la vita.

Come dicevo, altri Podistichini non scorgo se non “an passand” ed a fotografie “sviluppate”. E qui debbo tirare le orecchie a chi mi rende difficile il lavoro: il pettorale va messo senza coprire il logo della squadra! Non è solo la Podistica ad avere la canotta arancione, ma sono gli atleti della Podistica che non vorrei mai mancare. In ogni caso, per bella oppure originale che possa risultare una foto, se il pettorale copre il logo nessuna copertina, nessuna Home sarà possibile.

50 sangano 0294Riguardo ad essi l’unica cosa che riesco a catturare (perché passandomi accanto se ne lamenta) è la crisi di Picchio Grissì. Una buona partenza, e poi chissà cosa gli è successo. Manca meno di un km. al traguardo quando mi sfiora lamentandosi, ma GianRoatta ha citato due soli partecipanti alla maratonina: Sandro Cotza (tonico e brillante) e Fabio Sanfilippo (che non ho visto se non “di striscio” nel giro breve). Grissì ritirato? Sarebbe strano, perché non mi è assolutamente parso “catavere”.

50 sangano 0480La giornata è bella, soleggiata, OK. Ma pure questa gara non è tra le mie favorite. I 10 minuti che intercorrono fra la partenza della 8,4 e quella della maratonina sono pochi. Essendo quest’ultima vicina ma in altra locazione situata, non mi posso allontanare troppo dalla linea di partenza della corta così che massiccia è l’ammucchiata. Poi occorre scattare, e non solo: il giro piccolo che compie la maratonina mi costringe ad una lunga pausa così che quando avvicino il traguardo già stanno arrivando i primi. Certo che se i minuti a distanziare le partenze fossero 15, neppure quelli potrei beccare, ahi ahi ahi.

50 sangano 0808E’ assolutamente necessario, perciò:

evitare alla lunga il giro piccolo, o allungare la corta portandola a 15 km, eheheh.

Non essendo “ancora” così, oggi sono in crisi. I primi li incontro nel rettilineo che conduce al traguardo; sposto velocemente la compensazione della esposizione ed inizio a cliiiccare. Chiaramente risalendo la corrente. Il contorno paesaggistico (!) è quello stantio di sempre, con il sole – che se oggi restava a dormire mi faceva pure un piacere – che disegna silhouette.  Risalgo affannosamente la corrente sino a raggiungere la “solita” postazione, e li mi fermo chiacchierando con il conosciuto regista Sergio Azario (suoi filmati su Piemonte in Corsa e Podoandando).

50 sangano 1134Durante un breve break, apro il display e ci butto un’occhiata: ORRORE! Le fotografie appaiono chiarissime! Asciugo Mersì dalle gocce di sudore che da subito mi fa suo e guardo meglio: ho scordato di azzerare la compensazione della esposizione!… Praticamente tutta la 8,4 km. da buttare. E per non farlo la affronto con ore ed ore di alienante tacconaggio. Un giorno, forse, crescerò…

Oggi è pure giornata “segnata” perché sono invitato a pranzo dall’amica d’infanzia nonché validissima scrittrice Luisella Stamebin (in uscita il suo secondo romanzo storico: “Come spie degli dei”). Non ho tempo per attendere i Contemplativi, così raccolgo velocemente Paracqua e, sordo ai punti interrogativi che mi pone riguardanti i soliti soggetti (Sabrina e Lady Lory), spingo a tavoletta Poppolina verso la città.

 

 

 

50 laloggia 1180La Loggia         02 – 05 – 2010

Il cielo è coperto assai quando di buon’ora esco di casa, e il pensiero di caricare ilChiodo su Poppolina onde cercare novelli punti cliiick! va a farsi benedire. E’ frustrante sostare negli stessi punti già sfruttati l’anno precedente, ma purtroppo non esiste altra soluzione per ovviare alla banalità se non la bicicletta. Purtroppo – si fa per dire – ancora una volta ho toppato perché su La Loggia nella tarda mattinata si sono evidenziati addirittura timidi raggi di sole. Il mio proverbiale ottimismo dove è andato a parare?

Forse una vena di malinconia dovuta alla lunga assenza di Paracqua? Mah, che dire; anche la spalla (Severina Severocchia) pare scomparsa nelle assolate terre del sud. Insomma, niente Coniglietta a reggermi l’ombrello – da acqua, da sole o da ombra che sia –, niente Paracqua e niente Severocchia. Come è possibile vedere nell’oggi spiragli di luce? Ormai sono ridotto a chiacchierare con le loro immagini incollate sul cruscotto… (tipo “Papà vai piano - Dio ti conservi - Ricorda che ti amo - San Sigismondo ti protegga - Usa il vivavoce, eccetera eccetera”). E l’unica a non rispondermi mai (anche le altre, però, si fanno desiderare…), eccotela: l’immagine di Belen, ti pareva!

50 laloggia 1187C’è poco da girare a La Loggia; esiste un castello, castello Galli, ma non so dove si trovi, ed altra cosa pregevole dovrebbe essere la villa Carpenedo ed il suo parco (questa so dove si trova, ma – ammesso fosse aperta – non l’ho visitata). Di vecchie torri di guardia, vestigia romane, galliche o galliniche proprio non saprei. Scorgo villette con piccoli, raccolti giardini illuminati da coloratissimi fiori, stradine poco lineari e poco pretenziose, cagnolini e cagnoloni che sollecitano attenzioni chiamandoti con insistenza, e poco altro.

Ma probabilmente, con ilChiodo, avrei allargato l’orizzonte e raccolto qualcosina di più.

50 laloggia 1451Due qui, tre là, quattro su, cinque giù, uno all’estero, uno al paese…  Quando il buco-gare è troppo corposo ci si organizza in “clan” ed il tutto si annacqua (gli amici che scorgo correre sono poi sempre gli stessi 10-12, più o meno. Gli altri 100 scompaiono…).

Oggi qui a La loggia ci contiamo in: 6 grandi, 2 piccoli, un Cuda Maglietta Nera fantasma con signora e cucciolotti, una Barbarella appiedata ed un reporter senza Coniglietta e senza bici. Guardando la partecipazione ad altre gare raccolgo poco altro: 2 Podistichini a San Maurizio, uno alla Maratona del riso, e 4 ad una gara alpina…

Giustamente mi fermo qui.

I passaggi registrati da Mersì al Punto Cliiick! dei primi 3 Podistichini (circa 500 metri dal traguardo misurati con il truc & branca) mi dicono: Cuda Maglietta Nera 9, 44’ 49” – Picchio Grissì 9, 46’ 24” – Denis 9, 46’ 45”.

50 laloggia 1734Tanto per sentirmi in sintonia con Paracqua, ne adotto una nuova con Mersì. La piccola ha una lieve tendenza alla sottoesposizione (foto che giudico leggermente scure) per cui decido di alleggerirle in fase di creazione con una punta di compensazione (0,3, il minimo impostabile). Ahimè, le scurirò successivamente una ad una!… (a parte quelle che, come già con A620, si presentano inspiegabilmente molto scure o molto chiare. A mio giudizio esposizione troppo ballerina per la TOP delle compatte. Caratteristica Canon? In ogni caso la reflex 2011 sarà Nikon).

50 laloggia 1821Altra “Paracquata” è quella detta “della bolla” (scriverò quanto prima alla Nikon per tastarne la fattibilità o scoprirne l’eventuale esistenza): Mersì, non essendo reflex, ha un mirino ottico che fa quello che può; poco più del 70 % l’immagine inquadrata - e non deve essere troppo vicino il soggetto - e la luminosità è quella che è. Dal momento che di tanto in tanto noto immagini che presentano qualche scorretta e fastidiosissima inclinazione, senza troppo riflettere decido di tenere Mersì forzatamente “raddrizzata”.

Peccato che scelga l’inclinazione errata così da ottenere TUTTE le foto ben ben più storte! Svampi Somadaj ha già del suo, ma se aggiungiamo pure la Paracquite Acuta è la fine del mondo, ahahah.

50 mini cuda laloggiaQuando leggo le sperticate lodi nei commenti allegati agli album, non so cosa pensare.

O gli amici sono accecati dall’affetto, oppure sono accecati e basta, ohi ohi ohi.

P. S. – Per le notizie che non hanno valore se non per il sottoscritto, mi preme rilevare che oggi ho vinto una bottiglia della premiata vinicola BigHorse. E pensare che per l’ennesima volta - pur se infilato in evidente divisa arancion-podistichina - ho fallito proprio il cliiick! che lo riguardava…

Originale la maglietta indossata dal simpatico e sempre sorridente Adriano Bosticco, una maglietta fai-da-te. Ma potrà correre con quella? Il guaio che lamenta l’amico è che nella misura extra larga ci entra a fatica, e si sa quanto le maglie troppo aderenti possano a volte dare fastidio. Impossibile fare qualcosa?...

Hanno corso pure Francesco & Alberto, ma avevo solo la foto in gara di uno…

 

 

50 chieri 2028Chieri Antica            09 – 05 – 2010

Beh, Paracqua è a lavorare in montagna perciò… ma la mezza… no, l’intera Aspirina la prendo ugualmente questa mattina. Ieri debbo essere inavvertitamente andato a sbattere contro un colpo d’aria così che ora tutto un lato del viso è così così: occhio secco che prude, brucia e lievemente gonfio è, torcicollo “sinistro”, leggero senso di malessere e soprattutto una gola che tanto è in disordine da non permettermi di spiccicar parola. Pasiensa, magari a qualche amico farà pure piacere un po’ di silenzio, eheheh.

50 chieri 2101Qualcuno, Lassù, deve aver passato una notte insonne ed agitata. La grigia coperta che scorgo sulla testa viene continuamente smossa. Ora si scopre un po’ di azzurro di là, ora di qua, ora l’azzurro scompare, eccetera. Mersì mi consiglia l’ombrello, e per quello che mi costa l’accontento. Ormai Mersì mi comanda a bacchetta. La conoscono tutti, e le manifestazioni di affetto tanto si sprecano che temo si possa montare eccessivamente la testa.

Come faccio solitamente onde evitare sorprese, avvicino il gruppo degli organizzatori che scorgo discutere con il servizio d’ordine, e raccolgo le “ultime”: nulla è cambiato, tutto come l’anno scorso. Così alle 9 sono piazzato oltre la seconda curva a sinistra: dopo una brevissima salitella vi è sulla destra un rettilineo a favore di luce che mi pare perfetto.

Dopo 8-10 minuti passa il marito della Gatti. Ormai ci conosciamo; si porta un po’ avanti della gara, poi ritorna e va incontro alla moglie sul finire della stessa.

50 chieri 2260Si, mi conferma, passano di qui e poi voltano a sinistra. Come mai all’incrocio non c’è l’uomo a controllare il traffico? Lo mettono sempre all’ultimo. Lui va, ed io attendo… fino alle 9,25 quando inizio a pensare che qualcosa non vada per il verso giusto. Passa un uomo in tuta: corricchia, ma quando mi vede si ferma per dirmi che di già sono partiti… tirando dritto!!!

Il bello è che tornando sui miei passi avvicino l’uomo in servizio all’angolo del – in questa occasione – “tirato dritto”, e chiedo lumi: “hanno cambiato negli ultimi due secondi, ma passeranno ancora di qui, perciò se vuoi attendere…”. Fortunatamente me ne vado; di lì, poverino lui, non passerà proprio nessuno.

Di Podistichini in gara ne scorgo e fotografo solamente 3, ma sono in cinque, lo scoprirò al traguardo. E per non far torto a nessuno li metto in posa per un cliiick! collettivo. Chiaramente per i nomi debbo andare sulla pagina della Podistica… ma non saprei a chi assegnarli!

 

 

 

Mamma ho perso il segnale GPS a New York!

Era da venerdì sera dopo aver incontrato Stefano, amico di NY, che mentalmente ripassavo il percorso cercando di assimilare i suoi preziosi consigli sul ritmo da tenere... Ma si sa che la gara spesso è un'altra cosa!

Quindi domenica mattina sì parte all'alba (ore 5, 15} x Staten Island... dormito poco... pioggerellina e freddino... ma oggi è previsto tempo discreto e temperatura ideale, quindi opto x un abbigliamento non troppo pesante... E' in un vortice di emozioni che mi preparo alla partenza nella seconda "wave", lascio la sacca e vado allo schieramento sul famoso ponte di Verrazzano... C'è vento e fa freddo e quindi decido di partire con la vecchia felpa, che avrei buttato, pensando di liberarmene + tardi. Non sarà così!

Partenza! I primi km volano via e le sensazioni sono buone... a parte il vento che è sempre + fastidioso, ma il pubblico comincia a far sentire il suo calore. .."E' pazzesco! - mi dico - tanta gente solo per vedere noi che se va bene stiamo tra le 3 e le 4 ore!". Mi godo lo spettacolo e cerco di non spingere troppo... 5'05-5'10... ma ecco che il primo problema arriva dalla "tecnologia"... il Garmin perde il segnale e sembra impazzito... addirittura si spegne! Ed ecco, da "tecnodipendente" comincio a non essere + sicuro sulla velocità che sto facendo. Poi i ristori ad ogni miglio (che esagerati!} sono causa di piccoli ingorghi che non ti permettono correre come vuoi e li forse comincio a perdere un po' di tranquillità.

50  minichetti newjorkAlla "mezza" passo in 1h 49'... ma in quel momento non lo sapevo dato il problema del Garmin... Qui lo azzero e riparto sperando non mi molli più... invece sul "famigerato" Quuensboro bridge, siamo di nuovo daccapo. ..."Non è giornata" mi dico. ..ecco cosa succede a fidarsi troppo della tecnologia! A questo punto vado e cerco di godermi la gara e la gente che ormai, entrando sulla first Avenue è veramente tanta. Un rettilineo di 7 km ondulato che ti fa venire il mar di mare! E' qui che comincio ad avere più freddo e le gambe cominciano ad essere pesanti. Corro praticamente a sensazione, pur sapendo che sto rallentando oltre il previsto, .. "Cavolo" mi dico, "ho fatto allenamenti fino a 38 km a 5.05 senza particolari problemi, e qui sono ancora al 33°... cosa mi succede?".

Vado avanti. ., e l'entrata in Central Park è ormai una bolgia... Non so esattamente che tempi sto facendo (agli intermedi vedo solo il tempo ufficiale di gara partito con la prima wave}. Quando penso manchino circa 800 mt, ecco comparire il cartello dell'ultimo miglio... "Maledetto Garmin... oggi ce l'hai con me... giuro che imparerò a correre a sensazione con più profitto" mi dico. A 200 yard dal traguardo una gioia insperata: mia moglie è riuscita a farsi largo alle transenne ed è li x abbracciarmi. ..Mi fermo..xchè possa capire quanto sia stato importante il suo appoggio x 12 mesi per realizzare questo mio sogno...

Ce l'ho fatta, il traguardo, le pacche sulle spalle e l'agognata medaglia... e la fatica... tanta fatica che quando ti annebbia il cervello ti fa dire "questa è l'ultima maratona che corro"... x fortuna però è una nebbia che si dirada in fretta e quindi sei già li che pensi alla prossima...!!

3h 47' 48" è il tempo che ho saputo aver ottenuto circa due ore dopo la gara tramite un sms di un amico e dagli amici di MYASICS che mi hanno seguito! Circa 3' in più del mio obbiettivo (16' in meno della mia precedente ed unica maratona corsa)... ma non importa... so di poter far meglio!!

Ed oggi ne sono sicuramente più convinto!

                                                          Mario Minichetti

     Poco più di un mese fa passo casualmente sulla "Pagina Filtro" di Podoandando. E' pagina atta a raccogliere scritti di amici, per mesi e mesi visitata regolarmente senza mai trovarvi nulla. Per cui uno non la visita più... Poco tempo fa, appunto, la casuale incursione e la sorpresa: Mario 45 lascia uno scritto!

Mario 45 è Mario Minichetti, oggi Podistichino, e quello sopra è il suo scritto.

 

 

 

Messina Marathon      25- 04- 2010

Alla Messina Marathon del 25 aprile ha corso un amico del GSPT75, Francesco Famà. Una settimana di serena e felice vacanza trascorsa con famigliari ed amici, poi - un podista è come un carabiniere: sempre in servizio - la Maratona.

A quanto pare freddo a gògò, in quanto il poeta stornellatore è risultato pressoché assiderato allo stop39. Il soccorso medico cerca un farmaco da iniettare (che non ha al seguito ), e si prospetta un ricovero in ospedale. Fortunatamente l'amico è un tosto ed ha un fisico al top, regolarmente tagliandato.

Ho cercato qualche scritto su detta maratona, ma. ..boh, solo titoli... e un articolo in tedesco!

Queste sono le meste 4 righe ricevute dall'amico:

Messina marathon? Tutto ok, fino al 35° km. 16° assoluto (13° fra gli uomini), 1° M55, poi si è spenta la luce. Assalito dai crampi mi son dovuto fermare dopo il 39° km.

Per più di un'ora hanno cercato di sboccarmi anche con una flebo, poi mestamente ho ripreso tagliando il traguardo in 4h 43'

32", 102° assoluto e 13° M55. In preda alla felicità... malgrado tutto, ho sprintato gli ultimi 195 mt. in 39".

La foto in allegato è stata scattata da mio cognato al 39° km, pochi metri prima che le gambe diventassero di legno impedendomi di continuare.

                                                                                      Francesco sempre + 878 rraggiato

 

 

 

Gita alla miniera Brunetta

Agosto 2008

50 brunetta minieraLa visita alla Miniera Brunetta nelle valli di Lanzo, è una gita adatta a tutta la famiglia. Io con la famiglia siamo partiti da Vrù, una frazione di Cantoira in Val Grande di Lanzo. Lasciata la macchina a Vrù (mt. 1030) abbiamo imboccato una strada sterrata e dopo un ponticello abbiamo girato a sinistra per raggiungere in breve la borgata Riverin {mt. 1100). Qui si può già fare una sosta per ammirare la Mole Antonelliana e la Torre di Pisa in miniatura, opere di un artista locale, "Cichin".

Terminata la strada sterrata abbiamo preso la mulattiera, in corrispondenza della teleferica che serviva alcuni alpeggi. Di qui abbiamo iniziato a salire lo stretto vallone ed attraversato tre volte il Rio Brissout. Dopo aver superato una piccola cava di calce abbandonata, si passa accanto ad un pilone votivo e a una croce di marmo bianco a ricordo di un minatore che ha perso la vita nel 1925.

Nell'ultimo tratto siamo passati in bassi arbusti e vicino ad un paio di baite ormai diroccate che servivano da dormitorio per i minatori e, voltando a destra, siamo arrivati in pochi minuti alla miniera (mt. 1580 - lh e 15'). Quel giorno alla miniera vi era la visita guidata, quindi era molto affollata. L'area dispone di un tavolo pic-nic e di acqua potabile.

Il museo di gestione del CAI di Lanzo è perennemente aperto, con i locali però solo parzialmente visitabili. E' totalmente aperto al pubblico in alcuni week-end nel periodo marzo-ottobre. Per ulteriori informazioni telefonare in sede CAI di Lanzo tel. 0123320117 il giovedì sera dalle 21 alle 23.

Noi dopo una visita ai locali abbiamo pranzato, e dopo pranzo, aspettando pazientemente il nostro turno, abbiamo fatto la visita guidata alla miniera, che è lunga circa 300 metri. Al ritorno siamo andati a visitare il presepe meccanico permanente a Vrù, sempre opera di Cichin.

                                                                                                                            Carlo Burzlo

 

 

Royal Ultra Sky Marathon

Caro  Ghilead

mi faccio vivo perché voglio segnalare a te e ai tuoi amici podisti una gara poco nota che merita di essere conosciuta e apprezzata nell’ambiente di Torino.

Si tratta della ROYAL ULTRA SKY  MARATHON del GRAN PARADISO.

E' alla 3° edizione, e si svolgerà a Ceresole Reale domenica 25 Luglio.

E' una gara per sky runners, per usare un termine di moda, però potremmo definirla una marcia alpina in formato maratona. E' “ultra” Sky, cioè al top, la Federazione dello Sky running considera tali le competizioni oltre i 43 km e con oltre 2000 m di dislivello positivo.

Io l'ho fatta l'anno scorso. E' andato tutto benissimo e ritengo che quelli che tra di noi, a Luglio e Agosto, non disdegnano qualche classica corsa in  montagna, potrebbero prenderla in considerazione.

Per dirti, io l'anno scorso alla fine di Giugno ero praticamente in allenamento normale, poi ho cominciato a fare salita, ho fatto la Milani-Monte Soglio e il Giro del Moncenisio nelle due domeniche precedenti e il 26 Luglio ero al via.

Perché la consiglio?

Perché è una gara con un percorso fantastico, di vera alta montagna.

Costantemente tra i 2 e i 3 mila metri, 4 colli da valicare, 4 laghi alpini, numerosi ed estesi nevai da attraversare, torrenti da scavalcare. Tutto intorno lo scenario è quello meraviglioso e giustamente frequentatissimo del versante sud del Gran Paradiso, con la celebre catena, ben visibile da Torino, costituita da Roc, Tresenta, Ciarforon, Becca di Monciair e Denti di Broglio.

In pratica è tutta la Valle dell'Orco, dal Vallone del Piantonetto fino in prossimità del Colle del Nivolet, da est verso ovest, in una botta sola. Tutto il percorso si svolge all'interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso, uno dei santuari della natura più protetti e famosi al mondo.

Marmotte (e fischi) a volontà, camosci e stambecchi lontani, per l’aquila non c’è tempo…

La Partenza è dalla Diga del Teleccio, sopra Rosone (1917 m). Da lì si sale al rifugio Pontese e poi al Colle dei Becchi (2990 m), si scende nei pressi del Bivacco Ivrea e poi all'Alpe La Mura, quindi si risale ad un colle, La Bocchetta del Ges (2692 m), si scende alla Casa di Caccia e da lì si risale il Vallone del Roc. Si scavalcano successivamente il Colle della Porta (3002 m) e il Colle della Terra (2922 m) passando per il bellissimo Lago Lillet, quindi si scende lungamente verso il Lago del Serrù e infine a Ceresole Reale dove c'è il Traguardo. Totale 46 km, con circa 3400 m di dislivello positivo.

Questo era il percorso dell'anno scorso.

Quest'anno c'è una novità nel finale: quasi alle porte di Ceresole si prende sulla destra il sentiero che porta al rifugio Jervis e di lì si salirà al Colle di Nel, proprio dalla parte opposta del lago. Di qui si scenderà diritti sulla diga, la si attraverserà, e subito dopo ci sarà il Traguardo.

Viene quindi inserito un rifugio famoso e si passa all’interno di un altro gruppo imponente, le Levanne.

Questa variazione comporterà che il percorso sarà di 52,5 km, con un dislivello positivo complessivo di 4000 m. Insomma più impegnativo di prima, con il vantaggio però che si eviterà un pezzo di fastidiosissimo asfalto.

L'anno scorso i partecipanti non erano molti, una quarantina. Di Torino eravamo solo in due, io e Santo Lepore, tutti gli altri venivano dal Canavese e dal Cuneese, dalla Liguria, dalla Lombardia, dalla Valle d'Aosta. Molti hanno detto che questa era la più bella Sky Marathon cui avessero partecipato. E i commenti sono ancora visibili nei forum e blog sull'argomento.

L'organizzazione è stata perfetta, con una imponente mobilitazione dei corpi volontari del Canavese su tutto il percorso e all'Arrivo. Il percorso era segnalato da visibilissime bandierine rosse ogni 20-30 metri. C’è sempre un sentiero chiaro e percorribile, per grandi tratti si corre sulle famose Mulattiere Reali del Parco.

Mi permetto di consigliare agli organizzatori, tra il faceto e il serio, di racimolare una quindicina di sdrai prendisole, ad uso degli atleti dopo l'arrivo, in attesa degli ultimi, delle premiazioni e formalità varie.

Il segreto per fare bene questa gara è che bisogna andare piano, regolari, come diesel in quinta, niente cronometro, alimentarsi bene in gara. Io non mi ero portato nulla, ma c'èrano 5 ottimi posti di ristoro in gara, con barrette di cereali e miele, frutta essiccata, cubetti di marmellata, bevande con sali e altro ancora.

Per la cronaca l'anno scorso il primo assoluto è stata una  donna, Raffaella Miravalle, forte atleta e presumo ben allenata, visto che fa la Guardiaparco, nel  tempo di 6h 3' 4”.

Io sono arrivato in 8h e 40', l'ultimo in 11h 21'.

Che dire allora? Arrivederci a Ceresole Reale il 25 Luglio.

Però bisogna iscriversi presto. Le iscrizioni sono già aperte, sul sito

www.royalmarathon.com

E' vero che l'anno scorso eravamo solo in 40, però c'è un numero chiuso di soli 150 concorrenti in totale. Non si sa mai.

Mi piacerebbe raccogliere qualche compagno di ventura, fornire ogni info, e sono disponibile ad organizzare anche un sopralluogo sul percorso.

Telefonatemi al 335 6793458

Per  info e foto su edizioni 2008 e 2009  www.4026.it

                                                                                                                  Vittorio Duregon

 

 

Siti di gara

50 claudiaPrima di una gara, fosse anche la 9.783-esima che il podista disputa, il livello di adrenalina sale!

Anche la fifa sale, con conseguenti crampi intestinali tipici da esame scolastico di fine anno.

E così nasce l'esigenza di trovare un giusto rifugio. Insomma, dove trovare un WC?

Un detto riferisce: "beati gli ultimi, se i primi sono onesti"; in questo caso i fortunati sono i primi avventori, i successivi si devono accontentare di bagni maleodoranti dove la carta igienica è un ricordo, ed è rimpiazzata degli ottavi di pagina della Gazzetta dello Sport.

Il bosco è sempre una salvezza, ma quando le gare si svolgono in centri urbani non ci sono molte piante e sottobosco a disposizione. Ci sono i bar, si ordina un caffè di cui non si ha voglia, per poter usufruire dei servizi.

Succede di andare in quei bar un po' vecchi, di paese, dove il proprietario tira fuori una chiave grossa color ruggine da un vecchio cassetto di legno posto sotto la cassa e ti indichi la scala verso il seminterrato; ed eccola lì: la turca, che prevede una precisione balistica di non poco conto e uno scatto da centometrista nell'uscirne, per salvarsi dall'alluvione che sempre provoca lo sciacquone di questi bagni.

Nei bar ristrutturati ci sono invece bagni promossi al ruolo di "toilette", odorosi di air-fresh, con carta igienica crespata, saponettine profumate e asciugamani ad aria.

Nei siti di gara è possibile trovare i WC chimici, grossi parallelepipedi di plastica blu e grigi, dei quasi-bagni resi pretenziosi da targhette con omini e donnine schematizzati dove non c'è carta, ma bisogna usufruire dei propri fazzoletti di carta per l'occasione relegati al ruolo di Kleenex-da-natica. Non c'è sciacquone, ma una leva che trasporta via tutto, non si sa bene verso dove.

Superato il problema del bagno finalmente è possibile proseguire verso il sito di gara.

Che bello! dopo essersi svegliati presto, avere percorso un po' di chilometri cercando di evitare autovelox, avere placato i crampi intestinali con particolare ricerca di un bagno, ecco che compaiono i primi concorrenti "mutandati" multicolore, si cerca parcheggio ed infine si approda alla zona di partenza della gara.

Capita che le gare siano disputate in ambienti ameni e verdeggianti, leggi parchi, collina, pendici della montagna, bordo lago, ma capita anche che siano disputate in parcheggi di iper-mercati o in zone industriali. Ecco, il bello della gara, secondo me, dipende anche dal luogo in cui si corre. Non posso credere che il corridore sia soddisfatto solo perché corre, indipendentemente dal luogo, anche il più fanatico spero possa e voglia godere del paesaggio che lo circonda.

Fra i luoghi non propriamente piacevoli rientrano sicuramente il parcheggio dell'iper-mercato e la zona industriale.

Il parcheggio dell'iper-mercato presenta però non pochi vantaggi.

Il più palese è che non devi cercare come un matto il posto per l'auto.

Poi, in caso di parcheggio coperto ed in caso di sole si evita la calura africana, quando si torna a riprendere l 'auto, mentre in caso di pioggia l'atleta si può cambiare le mutande da corsa impregnate di sudore con mutande asciutte senza essere nuovamente bagnati dalla pioggia.

Ma la cosa più bella è che disponendo di una moneta da un euro si può usufruire di un carrello per trasportare il borsone con il cambio che ogni corridore ha con se.

L'unico rischio è che il ritardatario cronico, nello slancio della partenza e per non rimanere troppo indietro, si avvii con il carrello che diventa inamovibile se munito di un dispositivo già adottato in Gran Bretagna per cui le ruote vengono bloccate quando il carrello supera un'area delimitata da una barriera di invisibili onde radio.

La zona industriale ha un suo fascino, con le ciminiere che svettano e che emettono un alito di fumo grigiastro che pare di essere a Londra nell'800 in pieno periodo rivoluzione industriale.

L'odore no, proprio no, non è per niente affascinante e ti fa tornare immantinente con i piedi per terra soprattutto se trattasi di aziende alimentari. Ci sono degli odori che permeano ogni poro della tua pelle, e non ti lasciano più per tutto il giorno.

Sto esagerando? Siete mai andati nei pressi di un'azienda produttrice di aceto? Provate! E di una produttrice di caramelle? L 'odore è talmente nauseabondo che sembra di essere stati scaraventati nella macchina dello zucchero filato! E di una produttrice di dadi per brodo o wurstel? Non provate se volete continuare a consumarli...

Una volta disputata la gara giunge il momento più atteso: le premiazioni!

La parte più suggestiva della premiazione è il mezzo utilizzato per amplificare la voce di colui che assegna i premi: il microfono, piuttosto che l'altoparlante o le corde vocali.

E' possibile osservare:

     - microfoni con rana incorporata, gracchiano!

     - casse così lontane rispetto al luogo della premiazione che nessun premiato è in grado di sentire il proprio nome, ma sentono tutte quelle persone che si trovano nel campo di propagazione delle onde sonore e che probabilmente non sanno neanche che nei paraggi è stata disputata una gara;

     - impianti di amplifìcazione che producono suoni con l'eco per cui si sente il ritorno tre-quattro volte con conseguente incomprensione dei nomi dei vincitori;

     - l'altoparlante che funziona bene per tutte quelle persone che sono nel suo cono di diffusione del suono; le persone due metri più in là rispetto al cono sono spacciate;

     - ed infine i più eroici: le voci urlanti che funzionano bene solo se si è fra i primi ad essere premiati, dopo è solo più un cercare di intercettare una parte del proprio nome o cognome o categoria.

Alle voci urlanti più fortunate è garantita la raucedine per una settimana, per quelle meno fortunate si prospetta una settimana di laringite.

Tutto è divertimento quando lo spirito è quello giusto, anche le cose non proprio gradevoli e più stravaganti e che a prima vista possono sembrare squallide. C 'è solo una cosa che veramente non dovrebbe accadere dove c'è una manifestazione di qualunque. tipo si tratti: i furti in auto che purtroppo qualche 'furbo' perpetra ai danni degli atleti, alla ricerca di chissà che cosa.

                                                                                                                        Claudia Motetti

 

 

Gara – tra emozioni e fatica          di Nino Sicari

17 – 4 – 2010. Parco della Mandria, tra i più bei parchi d’Italia. Oggi si svolge una manifestazione podistica aziendale dove partecipano atleti di spicco, regionali e nazionali (a livello amatoriale???).

Il classico rito del riscaldamento, dove ogni atleta pensa di creare le migliori condizioni fisiche o cardiache e mentali per affrontare la gara. Nel frattempo si guarda intorno scrutando  potenziali “avversari”, cercando di leggere nelle gambe e negli occhi le condizioni e le debolezze, per poter “infierire” sportivamente durante la gara.

Intanto si avvicina l’ora della partenza, i giudici di gara chiamano gli atleti  ad allinearsi alla partenza, si formano le file dei partecipanti… Gran silenzio, tanti visi sudati e pensierosi, gambe vibranti e nervose, mani vicine agli orologi pronti al via. Lo sparo, e via, tutto quel nervosismo si trasforma lungo il percorso in energia dinamica.

La gara si svolge in un percorso impegnativo di 3 km. con il primo km. in salita, e lì si fa la prima selezione. Si forma il primo gruppo dei più forti, arrivano in cima alla salita, la respirazione forzata sembra rompere il silenzio del bosco.

Inizia il secondo giro con salita. Le tattiche e piccoli allunghi si vedono e si sentono. Alcuni di questi atleti oggi nutrono delle aspettative dal risultato di questa gara, in quanto si farà una selezione per una rappresentativa per una manifestazione successiva.

Inizia il terzo giro, in testa sono rimasti 4 atleti, il respiro affannato, il rumore dei passi sembrano musica. Un ciclista accompagna un atleta che è nel gruppetto di testa, gli da qualche consiglio che si infila tra i pensieri e la fatica. uno sguardo fra i due, “è comprensione”. Il podista è affaticato, intanto sono rimasti in due a guidare la corsa. Ormai le tattiche non servono quasi più.

I due atleti di testa si affiancano, uniti dal percorso e dalla fatica, ma… dividi dalla voglia di vincere.

Il ciclista sussurra all’atleta “Melo”, intanto rimasto secondo, “Dai, non arrenderti, ce la puoi fare”, mentre il primo atleta si allontana. 20 m… 30 m… 40 m…

Al secondo atleta, Melo, rimane un miscuglio di fatica, di: Ce la faccio o non ce la faccio, il rullio delle ruote della bici che vorrebbero dargli quella spinta in più che in questo momento manca. Sono impotenti. Mancano circa 1300 metri alla fine della gara, è il momento di reagire. Il ciclista sussurra a Melo – hai un fondo di energia dentro che ti sei costruito con molti addominali alla palizzata, guarda… anche il primo atleta è stanco. Prova!!! –

Bella prova di Melo che fa fondo a quella forza dell’anima che hanno i grandi atleti.

Tra i due atleti la distanza piano piano si annulla, Melo allunga il passo, l’altro atleta reagisce bene, ma… oggi la determinazione di Melo è più grande. Stacca l’avversario avviandosi solo, con la fatica e i suoi pensieri, sorretto dalla grande forza caratteriale e reattiva, solo verso l’ormai vicino traguardo.

Una piccola folla urlante bravo!… bravo!… accoglie il vincitore. Penso che in quel momento nella mente del vincitore si crei un cocktail di stupore, fatica, gioia, soddisfazione, nonché sorpresa per avercela fatta. Queste sono emozioni e sensazioni che danno bellezza allo sport.

P. S. - Ogni atleta di qualsiasi disciplina sportiva, quando svolge la sua attività, deve imparare ad ascoltarsi e leggere le emozioni e sensazioni, per poi metterle al proprio servizio. Perché sono frutto del suo impegno, degli allenamenti – e della capacità a interpretare la fatica.

 

 

Fossa-no, Fossa-si… di Erika AlìBlàBlà

 

La *gita* a Fossano mi ha entusiasmata!!!....

nonostante il vento e la pioggia bagnata!!!

Al ritrovo al Ruffini, un sacco di amichetti....

vestiti d'Arancione e sorrisi perfetti !

50 blabla 6190Sul pullman è già festa, ci si prepara....

ognuno con riti propizi alla gara!

A pochi istanti dal VIA, l'aria è carica e frizzante....

ci mancano solo bicchieri e spumante!!!

Inizia la corsa, di slancio, energia!!!

Sulla terra umidiccia lasciamo la scia!

Si corre, si arranca... con grinta ed impegno...

poi sempre incitati dall'Arancio sostegno!

A volte trascini un podista che è stanco...

a volte la forza ti arriva dal branco!

Ormai la distanza pian piano si accorcia....

già vedi una Luce, nel buio... una torcia....

Le grida, la folla, ti senti acclamata...

EVVIVA, la META, finalmente ARRIVATA!!! :-))

Che bello il calore dei podistichini,

i complimenti, gli abbracci e svariati inchini !

Poi tutti insieme a goderci un buon pranzo....

tutti affamati, neanche un avanzo !!

Di chiacchiere e risa l'aria è pervasa...

sul bus si ritorna di nuovo a casa!

... la Vera Avventura, mica è finita!!!

... Insieme si corre, anche nella Vita!! :-))

 
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