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Ghilead-web n° 20

            Le fotografie le trovate postate negli album della pagina FOTOSPORT

                                       Gli articoli non firmati sono miei

 

20 - 1 copertina20 - 1 sommario-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

          2015 >2016

     È giusto così, ed il Tempo ne è pienamente consapevole. Un giorno dopo l'altro, un mese dopo l'altro, un anno dopo l'altro e via così proseguendo nell'andare. Lo sappiamo perfettamente pure noi, e per tentar di fregarlo, il Tempo, indossiamo i calzoncini corti anche se gli anni conteggiati sono di già un'ottantina. Come metodo personale adotto quello di non festeggiare nulla di nulla, e direi che funziona. Quando il cuore accelera per una fanciullina jum jum lo lascio libero di andare, tanto l'ultimo compleanno festeggiato che ricordo risale a quello dei diciott'anni...

Comunque sia, oggi il camminare del Tempo lo vorrei stoppare e far regredire di almeno una trentina di anni. Non per trarne personale profitto (anche, però...), ma per come questi giorni stanno sempre più velocemente evolvendo spingendoci verso il bordo della falesia. Vorrei ritardare il momento del Crack.

20 - 11 settembre - fiori     Non so fare un consuntivo riguardante una eventuale maturazione e crescita di questo Mondo Podismo 2015, e neppure posso prevederne il futuro sviluppo. Probabilmente le non competitive prenderanno ancor più piede, così come i trail che di già lo hanno preso, forse FIDAL e UISP troveranno il capo della matassa che permetterà loro di risolvere beghe e beghette, chissà. Neppure posso disquisire su atleti e società, che al di là delle loro immagini e dei loro nomi non so andare. La mia attenzione è per forza di cose sempre più volta a quanto mi soffoca il respiro, mi violenta la mente. Anche se mi nego a questo andare non posso sottrarmi agli effetti che tutto ciò produce in me.

     Non desidero apparire Cassandra né sconvolgere giovani menti, ma il 2015 appena conclusosi reca in se avvenimenti che direi ormai fuori controllo. Non mi riferisco unicamente all'esponenziale crescere del terrorismo e della immigrazione selvaggia, di già “terrificanti” realtà, ma alla statura politica dei governanti e degli aspiranti tali. Scorgo nanerottoli in lotta spietata tra loro, sempre più alla ricerca del tornaconto personale, di denaro e potere, lontanissimi dal mondo reale e dal bene del paese. Così come odo promesse da vertigini, quasi che chi si propone come il nuovo-che-sorge abbia potenzialità divine, sia in grado di trasformare la emme in oro e la plin plin in sorgente di eterna felicità.

     Non esiste colore politico che si differisca da altri; è una insalata russa che puzza fortemente di rancido. E su scala mondiale non è che si vada meglio. Le “Unioni” fanno acqua da tutte le parti, dove ognuno degli iscritti è impegnato a remare per i cavoli suoi senza minimamente pensare al bene comune, come Unione vorrebbe. Come se una persona lasciasse incancrenire la mano destra perchè tanto è mancina.

     Questo 2015 ci ha sottilmente abituati a molte cose. Ricordo lo sgomento e l'angoscia che mi assalì quando “gliInumani” cominciarono a tagliare le prime teste; per settimane quelle terribili immagini restarono vividamente impresse nella mente. Oggi si legano esseri umani come su di uno spiedo o li si rinchiudono in gabbie per poi cospargerli di benzina e bruciarli vivi, oppure li si annegano calandoli lentamente nell'acqua di una piscina. Oggi si vedono bambini che scaricano la pistola sulle teste delle “spie”. Quanto tempo dura ormai, vivo, nelle nostre menti questo indescrivibile orrore?

Il Grande Fratello narrato da George Oswell è ormai “cosa fatta”, e su tutto ciò che si è costruito e che lo stato è pronto a fare non mi ci ficco perchè non desidero troppo sporcarmi la mente. Ma voi avete preso attentamente coscienza dei contorni della frittata che ci vede componenti della stessa?

Direi che qualcuno ci prende per mano, caricandoci sulla schiena uno zaino abbellito da candelotti di dinamite, per condurci ad un domani colmo di fuochi artificiali. Nascerà nel 2016 un nuovo Balilla?

     Da sempre esistono guerre, terremoti, carestie, pestilenze ed ogni altro genere di devastazioni, ma unicamente in questo secolo l'uomo può veramente essere elemento letale per il mondo. Con l'archibugio e l'Aspirina, per dire, sarebbe stata impresa ben ardua avvelenare pressoché totalmente aria ed acqua, e neppure si sarebbero create ulteriori possibili ragioni per lo sciogliersi dei ghiacciai. Danza delle ere escludendo per questi ultimi.

Oggi le “armi letali” sono in abbondanza possedute dall'uomo, per cui... basta un pazzo, ed il patatrac è servito.

Che la Bibbia, nella sua Apocalisse o Rivelazione che sia, con il suo Armaghedon urlato a conclusione di un fantastico progetto di vita, possa avere ragione? Che i tempi maturi siano proprio questi?

     Fortunatamente laStampaWeb (28-12-2015) mi dice: “Vai sereno, Lett... Somadaj, ci sono almeno 5 motivi per essere ottimisti”. E mi invita ad un brindisi alla faccia della crisi (L'età dell'oro è finita...... ma la ripresa della zona euro mantiene un passo stabile seppur inglorioso ...), del terrorismo (ne uccide più la strada...), dei migranti (dai, sono 1 a 500...), concludendo con l'irrazionalità del “populismo” piccino piccino (la politica lo batte...).

Se non fosse per quel coltello infisso nella trippa mi verrebbe da ridere.

     Meraviglioso è il gioco della corsa, ma troppi hanno l'abitudine di correre tenendo in prevalenza gli occhi chiusi. Una sbirciatina avanti di tanto in tanto non basta; potreste perdere l'occasione di sorridere ad uno degli ormai molti obiettivi fotografici che vi seguono. E se il sorriso vi manca siete fottuti!

 

     Vediamo di iniziare l'anno con un sorriso firmato

                                                             SETTIMANA ENIGMISTICA !                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

20 - ahahah-a

 

 

  

L’ISOLA FELICE    (disegni dell'Autore)

seb 2-Tanto tempo fa al centro della terra si ergeva una montagna altissima e strettissima, tanto brutta e scoscesa che nessuno si prese mai la briga di calcolarne l’altezza e darle un nome. Non se ne vedeva la cima, conficcata com’era tra le nuvole e i più ne ignoravano l’esistenza.

La Montagna Senzanome terminava con un vasto pianoro sul quale aveva preso dimora da tempo immemorabile la strega Malviva – perfetta sintesi di Malvagia e Cattiva – in una casupola sbilenca di fango e sassi.

Con lei vivevano tre assistenti, Zoppetto, un corvo dal piumaggio cenerino e dal becco giallo stinto, Orbino, un gufo dalle ali mosce e con un occhio semichiuso e Sordina, una civetta perennemente depressa.

Malviva era sempre di cattivo umore e se la prendeva coi suoi tre compagni, che, ormai, sopportavano pazientemente le grida stridule di quella vecchia megera.

20 - seb disegni 1L’unico motivo di soddisfazione era scrutare il mondo e vedere il male trionfare; per questo aveva realizzato un osservatorio con un telescopio magico, che le permetteva di tenere sotto controllo i quattro lati della Terra, per eventualmente intervenire là dove gli uomini si comportassero correttamente, ma non era mai successo: guerre a destra, rivoluzioni a sinistra, massacri a sud, razzie a nord, insomma, tutto funzionava a meraviglia.

Un giorno, mentre osservava compiaciuta una rissa furibonda e gigantesca in una taverna del porto di Marsiglia, Zoppetto perse l’equilibrio e, per non cadere, si appoggiò al telescopio spostandolo di alcuni gradi.

Malviva lanciò uno strepito, ma si tacque subito, aveva visto una specie di panettone in mezzo al Grande Oceano.

Aumentò la potenza, mise a fuoco e vide una strana isola molto alta e dirupata; azionò lo zoom e vide una casetta dai colori vivaci affacciata su una grande aia dove ballava e cantava una decina di persone, che sembravano felici.

20 - seb disegni 3“Sarà una festa” – pensò; allungò il telescopio e vide più in là un contadino, che arava la terra fischiettando e poi notò due uomini, che si salutavano con ampi gesti di amicizia.

“Non è possibile ! – esclamò – che esista un posto così”.

Restò tutto il giorno a guardare, finchè le fecero male gli occhi, poi si arrese, era proprio un posto impossibile, tutti erano felici, una vera sconcezza !

Si precipitò a rovistare nel Baule degli Incantesimi, tirò fuori il mappamondo e, finalmente, in mezzo al Grande Oceano scorse un puntino ridicolo, prese la lente d’ingrandimento e lesse: Isola Felice, come aveva fatto a sfuggirle in tanti secoli ?

Infilò ancora le dita scarne e ossute con le unghie nere e adunche nel Baule e trovò il Libro del Sapere, lo sfogliò febbrilmente e lesse: “Isola Felice: piccola isola nel centro del Grande Oceano con le pareti a strapiombo; solo nella parte Nord si apre una vasta grotta tutta incrostata di stalattiti e stalagmiti in cui scorre un fiume sotterraneo proveniente dall’alto. E’ abitata dai Ben Bon, circa un migliaio, che, probabilmente, sono arrivati attraverso un sentiero, che si snodava dalla grotta alla parte superiore, di cui si sono perse le tracce. Alcuni sostengono che siano arrivati su velieri volanti, ma è solo una leggenda”.

“Zoppetto, Orbino, Sordina, presto, preparatevi, si parte, andiamo a convertire i Ben Bon !” strillò la strega tirando fuori dal ripostiglio Malmessa, la fida scopa in saggina, un po’ fuori moda, ma ancora in grado di funzionare, almeno così sperava Malviva.

L’atterraggio non fu proprio morbido, Malmessa era fuori esercizio; appena ripresisi i quattro viaggiatori si misero in marcia su di una stradina bianca, che costeggiava campi verdi e amorevolmente curati.

Si fermarono a una linda casetta di un bel giallo oro con le persiane verde smeraldo e le tegole di un bel fucsia allegria.

20 - seb disegni 2Un uomo non molto alto fischiettava mentre con una vanga dissodava il terreno; portava un cappello rosso con larghe tese, che lo riparavano dal sole, pantaloni verde pisello, camicia a fiori con le maniche rimboccate e un gilet color zafferano.

“Buon uomo – lo apostrofò Malviva cercando di addolcire la voce – da che parte si trova la città ?”

L’omino si voltò con un sorriso radioso, le chiese “ Cos’è una città, signora ?”

La strega restò sorpresa, poi rispose: “Ma è dove porti a vendere il grano !”

“Cosa vuol dire vendere ?” chiese il contadino.

Malviva cominciava a spazientirsi, o la stava prendendo in giro o era proprio stupido. “Senti, buon uomo, cosa ne fai tu del grano, che ricavi dal frumento ?”

“Signora io mi chiamo Ben Con – rispose gentilmente – il grano che raccolgo è lì nel granaio a disposizione di tutti; quando uno ne ha bisogno lo prende e lo porta via”

“ E tu dai la tua roba senza chiedere denaro !?” esclamò Malviva scandalizzata.

“Cos’è il denaro ?” chiese soavemente Ben Con.

“E no, ora basta ! Non è possibile che tu non sappia cos’è il denaro !” urlò Malviva esterrefatta.

“Non lo so signora; comunque, visto che Lei è forestiera e non conosce le nostre usanze e io devo lavorare, la prego di essere così cortese di andare da Ben Fil, il nostro uomo che pensa, così le potrà dare tutte le informazioni che vuole. Continui su questa strada verso nord, troverà prima la casa di Ben Ort, poi di Ben Mac, quindi quella di Ben Med; subito dopo vedrà una bella casetta color argento con un portico turchese, quella è la casa di Ben Fil. Buona giornata signora.”

20 - seb disegni 4Sempre più agitata Malviva seguì le indicazioni di Ben Con e dopo un paio di miglia arrivò alla casetta col portico turchese nel quale si dondolava su di una sedia di vimini un omino aggrinzito, con due occhietti vivaci dietro un paio di occhiali di tartaruga e una folta barba bianca; indossava un camicione color malva con un fez blu sulla testa candida.

“L’aspettavo, signora - le disse alzandosi con un ampio sorriso Ben Fil – prego si sieda su questa comoda poltrona e mi dica in cosa posso esserle utile”

“Lei è il capo qui ?” esordì ruvidamente Malviva.

“Nessuno qui è “capo”, quando c’è qualche problema io ho il compito di pensare le soluzioni e proporle agli altri. Poi si decide tutti assieme cosa fare”

“Ma non avete una Città, un Comune, insomma una struttura civile?”

“Non ce n’è bisogno, signora, c’incontriamo a turno nelle nostre case ed è un’occasione per stare insieme e fare festa”

“ Ma è vero che non conoscete il denaro e il commercio ?”

“Non ne abbiamo bisogno. Qui ognuno ha un’occupazione, Ben Con coltiva i campi, Ben Ort gli orti, Ben Mel i frutteti, Ben Med cura gli ammalati, Ben Insa è la maestra, Ben Aga la sarta, Ben Fer il fabbro e così via. Se Ben Ort sta male Ben Med lo cura e quando Ben Med vuol mangiare un cavolo va da Ben Ort e lo prende, tutto qui. “

20 - seb disegni 5Malviva lo guardò stupita “ Ma funziona ?” chiese dubbiosa.

“Da noi sì – rispose sorridendo Ben Fil – perché lo sentiamo nel cuore.

Il bene e il male nascono dentro di noi; basta pensare agli altri con simpatia, cercare negli altri ciò che hanno di buono e agire sempre con onestà e purezza di cuore e il sistema funziona. La felicità è desiderare ciò che si ha e noi lo crediamo fermamente”.

Malviva taceva aggrondata, sentiva un calore mai provato fino ad allora e combatteva con se stessa per non lasciarsi travolgere dai buoni sentimenti.

Alla fine sbottò “Cosa dovrei fare per restare con voi ?”, sussurrò a bassa voce, quasi temendo le parole che le uscivano di bocca.

“Devi trovare un’occupazione, cosa sai fare ?” le chiese cordialmente Ben Fil

“Io sono una strega, non so fare nulla di buono; a parte fatture e incantesimi so solo fare pozioni e filtri magici” rispose mestamente Malviva.

“Splendido – replicò con un ampio sorriso Ben Fil – ci manca proprio una farmacista. Ben Med ti dirà quali erbe e piante usare per le diverse malattie e tu potrai preparare i medicamenti per tutti, così avrai qualcosa da scambiare con gli altri”.

Fu così che la strega si fermò nell’Isola Felice col nome di Ben Viva, ebbe una bella casetta color arancione dalle persiane pistacchio dove installò la sua batteria di alambicchi e storte; Ben Zop col becco giallo pestava i semi nel mortaio, Ben Orb con le ampie ali attizzava il fuoco, Ben Messa spazzava allegramente le tre stanze e Ben Dina andava per i boschi appollaiata sulla spalla di Ben Viva a raccogliere bacche, foglie e semi, finalmente felice.

                            JANO

 

 

 

 

20 - cross di rivarolo 00

cross del Castello Malgrà - Rivarolo       06 – 01 – 2016

                                                                                                  Diario della Domenica

20 - cross di rivarolo 1Oggi tengo in mano la novella K-3II, il che potrebbe apparire buona cosa, ma in realtà non lo è affatto. Se avessi la Nikon D7200, allora si che sarebbe stato un inizio anno pieno di fotografica speranza, ma così come si presenta, l'oggi è ancora colmo di trepidazione. Una parte di essa può o meno essere fugata a questo primo vero test, ma da quanto letto qua e là nelle recensioni e nei forum, ben poca fiducia fuocherella in me.

Non uccidiamo il porco prima dell'ora, rosicchiamo qualche fetta biscottata e se la K-3II si dimostrerà all'altezza allora festa grande sarà.

Poppolina (è lei la vettura “invernale” e per il “lunghi”) scodinzola allegramente lungo la via che ci conduce a Rivarolo. Sopra di noi un cielo sorridente segue attentamente il nostro andare, e neppure la nebbia disturba la passeggiata.

20 - cross di rivarolo 2È la prima campestre, una prima dopo tanto letargo che porta con se qualche apprensione: ricorderò ancora, in rapido andare, le giuste mosse necessarie per adattare K-3II alla situazione che di volta in volta si presenta? Ultimamente, con Disgraziata2, tanto era il timore di foto sballate che dove mi fermavo mettevo radici, ma ora vorrei giustamente mutar di tanto in tanto il fondale.

20 - cross di rivarolo 3La prima dopo il letargo invernale, così come quella che segue l'estivo, reca in me sempre moti di disagio. Qui tutti si raccontano delle vacanze trascorse, degli allenamenti fatti o scordati, degli eventuali chiletti messi su oppure persi, degli eventuali entrati od usciti dalla Società; io non ho nulla da dire, mi sento un pezzo estraneo all'ingranaggio, un alieno capitato per caso nel pianeta del Mondo Podismo.

20 - cross di rivarolo 4Con Paracqua accanto, almeno, evito di parlare da solo, ma Paracqua non si è fatto sentire per cui lo immagino con Marina Berlingo in montagna a sorreggere la figliola in questi ultimi giorni di vacanza invernale. Qui da me, alla Falchera, non poche sono le jum jum che scorgo corricchiare, ma il pensiero di fermarne una (la più IN, ovvio) l'ho purtroppo ragionevolmente stoppato; la porto nella Podistica, e poi? Se domenicalmente la conduco con me (questo lo scopo) mi vedrei costretto a seguire la squadra, ed allora addio libertà d'improvvisazione. Sin che la barca va dovrò a malincuore viaggiare con Soledad, e quando Paracqua vorrà venire sarà serena ed allegrevole cosa.

20 - cross di rivarolo 5Gara UISP, e due sole partenze-ammucchiate. Niente cavalleria: prima batteria comprendente tutte le categorie femminili con l'aggiunta delle categorie maschili aspiranti parin e parinot (55 e oltre).

La seconda dedicata a big, sarò big e big-scamorzette. Insomma, M18-34, 35, 40, 45, 50.

Il tracciato, lungo 2 km, è da percorrersi due volte per le femminucce ed i parin-parinot, tre per i maschietti più prestanti. Almeno per chi si sente di credere alla carta d'identità.

Questa è la seconda volta che la fotografo, per cui, se nulla è cambiato, una piccola idea del percorso già ce l'ho. La prima con lei è stata nel 2011, dopo la campestre di Scarmagno (scomparsa come tante...). Sono, ovviamente, andato a visionare l'album; 547 le foto pubblicate, foto scattate con Mersì, scattate con quell'amore che oggi non ritrovo più, a me parse (anche grazie alla nebbiolina) piene di sottile poesia. Pochi nella realtà quelli trascorsi, anni che però a me sembrano lontani secoli.

20 - cross di rivarolo 6Di fronte al Castello un viale alberato separa due piccoli prati ove vengono disegnate le solite serpentine, poi si scende a circumnavigare il Castello seguendo un sentiero che “serpenteggia” in una spelacchiata boscaglia, si esce all'aperto sul fianco sinistro dello stesso e con una breve rampetta si sale al pianoro zig-zag. Direi un gradevolissimo percorso, e sono lieto che la gara, in seguito cancellata, venga oggi ripresa da Durbano come 1^ riedizione cross del Castello Malgrà. con quel 1^ che fa presupporre di un seguito.

Nel 2011 i primi a partire sono stati i “mezz'età”, poi i “big” ed infine le categorie femminili unitamente ai parin e parinot. Tre batterie in luogo delle due di oggi. Giustamente: siamo in periodo di ristrettezze economiche... noi sudditi.

Nove e quarantacinque la prima partenza, dieci e quindici la seconda: non dovrei far le ore piccole, anche se questo non ha importanza alcuna non essendovi ciclismo, motoGP o Formula1 a rallegrare il pomeriggio.

20 - cross di rivarolo 8Rintoccano le otto quando sfilo la chiavetta dal cruscotto di Poppolina stoppandone il canto. Come il solito è presto, ma da sempre preferisco così. Ho tutto il tempo per una passeggiatina lungo le viuzze delle cittadine che ospitano le gare. Non posteggio mai nei pressi del raduno memore della banda che pare seguire i podisti per vuotarne le vetture, il che, nel personale caso, nessun danno sarebbe in quanto nulla vi è di valore in essa (nello zainetto porto pure il libretto di circolazione), ma il guaio vero consiste nei vetri rotti e quant'altro di danneggiato vi può essere in seguito al tentativo di furto. Possedere vetture storiche (o anche solamente “vecchie” - 22 anni nel caso di Poppolina - rende difficoltosa la ricerca dei costosi ricambi.

20 - cross di rivarolo 9Poco prima delle 9 mi trovo risucchiato nel quanto mai ciarliero Mondo Podismo; qualche saluto, qualche timido sorriso qua e là poi, è un classico, riprendo per mano Soledad per visionare il percorso. In parte modificato rispetto il vecchio “2011”. Solito zig-zag nei due pratoni divisi dal viale, il giro del Castello, che nella parte posteriore più non entra nella “boscaglietta” ma corre accanto la statale, e la rampetta in luogo del più agevole sbocco nei due prati-zigzag. Scorgo attorno diversi fotografi con artiglieria, ma per lo più si trovano nella parte piana del tracciato, parte ben illuminata dal sole e che offre la possibilità con un solo click di beccare 20 atleti. Sul vialone, poi, è sistemato il traguardo d'arrivo.

20 - cross di rivarolo 12La partenza della categoria IN, in parte “rovinata” dagli aspiranti parin e dai parinot, l'attendo sul lato più esterno del pratone di destra (spalle al Castello) da dove ha luogo la partenza. È un test non da poco per la fotocamera in quanto la spremo con una raffica ininterrotta, uno dei difetti “cronici” manifestati dalle precedenti K-3. Con piacevolissima sorpresa mitraglia come un Kalashnikov svizzero fermando nel gesto gli amici con naturale facilità. Stento a crederci, mentre un'ondata di calore mi sale dalla tripperia sino a scottare il cuore. “Vuoi vedere che finalmente è la volta buona?...”. Ex AlanDrake nel pomeriggio mi confermerà il fatto: in essa neppure un concorrente fuori fuoco. Un miracolo!

20 - cross di rivarolo 14Ad attendere il passaggio di ritorno scelgo il luogo più intrigante ma pure il più impegnativo per detta fotocamera: la breve ma secca rampetta a lato del Castello che conduce dalla “bassa” al piano pratoni. Gli ISO risultano alti, ma penso ne valga la pena in quanto delle solite immagini di pratoni zigzag ne avrò presto nausea.

20 - cross di rivarolo 15Clicco il primo giro, poi l'ultimo nella speranza di azzeccare qualche scatto decente. Dal momento che nei test pre-gara il display mi presenta immagini troppo luminose decido l'azzardo: compensazione a -0,7. E direi “quasi” ok, con quel “quasi” a significare che neppure con lei, dato l'ancora ballerino andare, ho ben compreso quale sia quella ch'essa intenda per ok.

20 - cross di rivarolo 16Cambiando di poco posizione, qui attendo il primo giro dei big, sarò big e big-scamorzette (chi del big ha unicamente la verde età). Purtroppo, quando da un passaggio all'altro do un'occhiatina ingrandendo le immagini, il cuore pian piano si raffredda. Qua e là volti in primo piano sfumati, senza incisività. La cosa tanto mi manda nel pallone che mi distraggo non tenendo conto dei giri... e della velocità dei primi ragazzini! Quando sento gridare a spronare la volata dei primi due mi trovo nel pratone di destra in attesa del loro ultimo giro...

Non ho più nulla da fare, ormai. Dedico agli ultimi qualche scatto, indi raggiungo Poppolina con qualche cattivo pensiero che s'insegue sbattendo di brutto contro le nude pareti della scatola cranica.

Ed Ex AlanDraKe mi getta in faccia senza pietà tutta la tristissima realtà: fotografie con la messa a fuoco... DIETRO il soggetto!!! Spararmi mai, ma ormai ho due palle grandi così!

                                                                                                                  CLASSIFICA     (da AtleticaValPellice)

 

 

4 - Federazione, Enti e… Naif

Nel primo dopoguerra la ritrovata libertà portò alla creazione di numerose associazioni di aggregazione con intenti sportivi e culturali. Sulle ceneri del GUF sorse il CUS per gli universitari, le ACLI fondarono una loro Unione Sportiva, i Salesiani avevano le polisportive PGS, all’interno dei centri ricreativi aziendali si formarono altre aggregazioni, che non potevano sfuggire ai fini politici dell’epoca, per cui il Fronte Popolare creò l’UISP, De Gasperi la Libertas e Almirante la Fiamma, la politica era entrata a piedi uniti nello sport, ci fu l’ENDAS che cercò di riportare lo sport al centro dell’associazionismo, ma con scarsi risultati; anche la Confindustria, preoccupata dalla nuova situazione, fondò lo CSAIN nel quale avrebbero dovuto confluire tutti i dopolavoro industriali.

seb 3La situazione si fece ancor più caotica con l’avvento del Podismo e così il CONI decise nella seconda metà degli anni settanta di regolamentare la materia, legando il riconoscimento degli Enti ad alcune condizioni: Statuto in linea con le regole del CONI, minimo 1000 società affiliate, 100.000 tesserati, presenza in almeno 15 regioni. A fronte di ciò il CONI s’impegnava a dare dei contributi che tenessero conto del numero di società e tesserati e dell’attività svolta.

Oggi sono ben 15 gli Enti riconosciuti, la cui sopravvivenza è legata al numero di adepti e questa è la vera origine della disputa; più gente si tessera e più soldi s’incassano. Se si fosse stabilita l’unicità del tesseramento si sarebbe fatta chiarezza e pulizia, con questo sistema il CONI rischia di pagare più volte lo stesso soggetto.

Altro errore del CONI aver affidato alla FIDAL il Podismo, decisione logica dal punto di vista formale, ma errata dal punto di vista pratico; è come affidare al sovrintendente alla Scala un concerto di Jovanotti in quanto trattasi di “musica”, la soluzione corretta sarebbe stata riconoscere la Federazione Italiana Amatori Sport Podistici.

Aggravante il ritardo con cui fu presa la decisione, ben 26 anni dopo la nascita del Podismo durante i quali si era creata una situazione di gestione spontanea nella quale accanto alla FIDAL agivano gli Enti più attivi e spregiudicati e una nebulosa di organizzatori naif difficilmente controllabile.

La FIDAL è nipote del marchese De Coubertin, che nel 1896 s’inventò le Olimpiadi moderne per mettere pace tra le Nazioni, obiettivo drammaticamente fallito, ma questa è un’altra storia, nacque così il CIO e in ogni nazione aderente un Comitato al quale fanno capo tutte le federazioni degli sport olimpici, col compito di applicare il Regolamento Tecnico Internazionale e portare la migliore formazione possibile alle Olimpiadi.

E’ evidente che gli atleti in grado di ben figurare alle Olimpiadi non hanno nulla a che vedere con la massa dei podisti e la FIDAL all’inizio prese l’incarico con scarsa attenzione privilegiando la pista e non cercando di capire l’animus del Podismo, si limitò a ricorrere al TAR del Lazio contro l’attività degli EPS ottenendo nel 2003 una sentenza favorevole “il Decreto Legislativo n. 242/99 attribuisce alle Federazioni il controllo della pratica sportiva agonistica, affermando che qualora un Ente di Promozione Sportiva intenda svolgere questa tipologia di attività non può prescindersi dalla affiliazione alle Federazioni Sportive di pertinenza”, ma di nessun effetto pratico.

Il CONI per mettere pace puntò sulle Convenzioni tra FIDAL ed EPS, ma come insegna la storia i trattati sono “chiffons de papier” pezzi di carta se non c’è la volontà di rispettarli.

La FIDAL avrebbe dovuto fin dall’inizio fare chiarezza sul fenomeno e ottenere gli interventi necessari per una gestione esclusiva del podismo, invece all’inizio lo ha snobbato e solo recentemente gli ha dedicato attenzione, più però come fonte di sostentamento che come attività fondamentale con pari dignità ( e con maggiore importanza pratica) a quella che si svolge su pista.

E’ dunque di primaria importanza per la Federazione affermare senza ombra di dubbio l’autorità e le prerogative che le competono, da un lato si riuscirà a dare ordine a TUTTA l’attività su strada e dall’altro si tenderà finalmente ad orientare l’attività degli Enti alla Promozione, con opportuni accordi nazionali e locali si potrà finalmente dare al Vivaio la cura di cui necessita.

Lo strumento esiste, l’articolo 9 del Codice della Strada stabilisce che le gare di corsa su strada agonistiche sono vietate, per ottenere l’autorizzazione alla loro effettuazione è necessario presentare l’assicurazione RCT e danni all’arredo urbano, poiché il CONI affida solo alla FIDAL la definizione e la gestione delle manifestazioni agonistiche. Oltre all’assicurazione l’organizzatore dovrebbe presentare anche un documento della FIDAL, se agonistiche l’Approvazione, se NON agonistiche il benestare, in quanto oggi la maggior parte delle manifestazioni cosiddette NON agonistiche di fatto NON lo è, per esserlo la partenza non deve essere in linea, può avvenire in un intervallo di tempo, i partecipanti devono rispettare il Codice della Strada (obbligo di utilizzare i marciapiedi, stop ai semafori eccetera), non ci deve essere un ordine di arrivo e tanto meno una classifica e i premi relativi.

                                                                                                                       JANO

 

 

   Lei    raccontino revival98

Quando le chiesi di aspettarmi Lei si mise a ridere. Mi piaceva questo perché le rendeva il viso luminoso come il sole, ed il calore che scendeva allora dentro me pareva pura lava fusa.

Rideva sempre, Lei, sia che le chiedessi del pranzo e sia che la invitassi a fare quattro passi insieme; era forse un modo per non darmi troppo retta, lo so, per non mandarmi probabilmente a stendere biancheria alla Barca.

Anche quel giorno, quando le chiesi di aspettarmi, si mise a ridere. Faticavo a reggere quel suo passo leggero e ritmato, quel suo correre libero lungo i sentieri del parco. I capelli sciolti giocavano nel vento disegnando vellutati arabeschi ed i raggi del sole in essi intrappolati riflettevano bagliori di vita. Pareva un angelo!

29 - lilli-Come è possibile descrivere l'amore? Come è possibile descrivere quell'ansia, quella trepidazione, quella emozione sottile che pervade ogni più piccola cellula scatenando dal profondo un mare di energia?

Correre al suo fianco o, come spesso accadeva, alcuni passi dietro, era la cosa più bella del mondo, ed il battere accelerato del cuore che caratterizzava il momento non era certo dovuto al solo sforzo fisico. Su, su, sempre più su, a immergere l'aquilone della vita nel cielo più azzurro e più puro mentre il sogno di averla un giorno tutta e solo per me toglieva il respiro.

Lei era l'amore, l'amore…

     L’uomo vestito di scuro non era solo quando si avvicinò. Lei smise di correre, si fermò respirando profondamente. Ascoltava quella voce forestiera quasi a testa china. Si voltarono verso di me. Rallentai il passo, mi fermai timoroso.

Lei era bellissima, ma non sorrideva più.

Prima che mi rendessi conto di quanto stava succedendo mi trovai chiuso in una macchina e poi... là, da dove sapevo non sarei uscito mai più.

Ero vecchio, ormai, e di razza bastarda…

 

 

 

 

 

20 - cross della colletta 1 cross Parco della Colletta    17 – 01 – 2016                        Diario della Domenica

20 - cross della colletta 2Come di già al cross di Rivarolo, il cielo che accoglie la mia carcassa all'uscita da casa è sereno e la temperatura frescolina. Direi che a sentire frescolino sia questa mattina piuttosto la testa, ancora assonnata assai. Sarà perchè mi sono fatto dare una sforbiciata ai capelli? Sarà per il vuoto di cui è piena? Sarà perchè l'Aspirina non è più quella di una volta oppure perchè la Marianna la va in campagna ma non vuole uscire con me? Comunque sia, almeno il Chiodo è contento dell'uscita, ancor più quando gli ricordo che se la luna non mi cade sui piedi (e la giornata meteo sarà clemente) domenica prossima lo porto anche alla Pellerina. Scodinzola tanto felice che dopo pochi metri di pedalata un dubbio mi afferra. Sarà che per caso... esatto: la gomma della ruota posteriore è a terra! E lui, zitto...

20 - cross della colletta 3Libretto nello zainetto ed appello a Poppolina perchè si metta in moto. Lo stare ferma per settimane al gelo ha ridotto la carica della batteria al lumicino, e se problemi non offre al pomeriggio, di prima mattina ancora non so. Nella sfiga sono fortunato: al pelo, ma partita!... (non avessi il carica batterie capirei, ma...).

Questa mattina vi sono fortunatamente ancora due uniche partenze, cosa che rende meno impegnativo l'impegno e l'esposizione dita al gelo, ma alla Pellerina sarà vita dura se freddo-freddo sarà; molte le batterie adulti (5, la prima delle quali alle 9,30). Certamente moltissimi gli atleti impegnati in quanto gara FIDAL-UISP.

20 - cross della colletta 4Oggi l'allarme meteo-ghiaccio si rivela in sintesi una bufala. Per una volta che, intimorito dagli annunci TV (con l'extra della passeggiata sul Chiodo) riguardanti l'ondata di gelo ho preso qualche precauzione... zacchete, finisco stracotto all'inferno!

La manifestazione gode del supporto della GTT, così che i servizi usufruibili sono ottimi ed abbondanti. Bar compreso, che non visito in quanto un buon caffè di già ho avuto il tempo per gustarmelo a casa. E nella saccoccia del giumbotto ho alcuni pezzi di grana. Fai fa te, come sempre.

20 - cross della colletta 6Il percorso è stato tracciato sul pratone che in parte costeggia la cinta del maxiCral, nonché alla sua sinistra, lato partenze. È piatto, ed il breve cucuzzolo da salire e ridiscendere, sia pur per tre volte, direi essere insufficiente per etichettare la gara come cross. L'unico cross casalingo che conosco è quello della Pellerina.

Come di già a Rivarolo, anche alla CollettaUISP due sole batterie, con l'unica variante che quella femminile partirà come seconda.

20 - cross della colletta 8Da subito comincio a scaldarmi (Aspirina Retard?...) muovendomi qua e là. Qualche scatto all'interno del Cral GTT, poi a passeggiare sui pratoni alla ricerca dei punti click. La mancanza di argomenti di conversazione mi allontana sempre più dagli amici, purtroppo, e mi chiedo perchè mai mi ostini ad arrivare sempre sul presto quando poi mi apparto. Bah, sono anche qualcosa di più e di peggio del SuperSvampi

K-3II è al secondo test. Ho spostato la micro-regolazione ad un +3, ma non mi sento affatto sicuro data la prova di Rivarolo. Intanto toppo per primo: partenza controluce, ed io non compenso l'esposizione. “Fortunatamente” tante sono le immagini con il fuoco “dietro” che infine le butto.

20 - cross della colletta 10Il secondo errore lo faccio in seguito quando, spostato che mi sono alla volta della discesa dal cucuzzolo e mutando le condizioni luce, scordo di adeguare la regolazione tempo-diaframma. E quando me ne accorgo smanetto ad occhi chiusi toppando la scelta delle rotelline! Anziché chiudere il diaframma aumento la velocità dello scatto, di già ok. Il risultato peggiora, in quanto aumentando la profondità di campo diminuisco il rischio delle immagini fuori fuoco. Spero di non collezionare novelle corbellerie domenica prossima alla Pellerina.

Pochi i Podistichini presenti: 5-6, forse 7, non sono stato li a contare. Ora lo squadrone in parte si divide per cui ritengo che i 150 e più podisti a gara sarà numero difficile da raggiungere. La doppia affiliazione direi essere cosa buona e probabilmente necessaria, ma pure, oltre che più impegnativa dal lato gestionale, dispersiva.

20 - cross della colletta 11Cose da segnalare, al solito, nulla di nulla. Che nulla conoscendo per i più degli atleti navigo tranquillamente nelle tenebre. Direi che la UISP mi pare rappresenti un buon rifugio per chi si ritiene “tagliato fuori” nelle gare FIDAL, oppure desideroso di collezionare qualche risultato IN. Ci sono buone speranze, se “di là” si arriva mediamente entro la decima posizione, dico per dire, di arrivare qui vicini sul podio. Se non di salirvi.

È il Somadaj pensiero, ovviamente, che se fregnaccia, scusate.

20 - cross della colletta 12Incontro Paracqua sul cucuzzolo, ma l'impegno click m'impedisce di gustarne le uscite gag. Come me doveva raggiungere la Colletta sul ciclo, ma come me lo ha raggiunto in auto. “La figlia aveva un impegno, per cui l'ho accompagnata. Poi sono venuto qui...”. Ci rivedremo ciclomuniti, se la luna..., alla Pelle.

20 - cross della colletta 19Incontro con ExCherosene, fermo per una pestifera tallonite. E scordo di chiedergli di Barbarella.

Incontro pure un SuperBig del trail, Gabriele Barra (leggete di lui cliccando QUI) il quale mi chiede se vado a cliccare la sua “Trail del Chisone” in quel di Baudenasca. Ho fotografato la prima, il sabato 19 aprile (se vuoi vedi il servizio su FotoSport 2014) in una giornata pessima. Non solo Disgraziata1 alla terza uscita, ma pioggia e fango, tanto fango. Una gara di 20 Km gradevolissima, senza difficoltà alcuna, direi più che altro godibile per gli scorci su fiume e monti che offre. Gara che sale accompagnandosi alla sponda sinistra del Chisone, per ritornare infine percorrendone la destra (vedi foto-farlocca tratta dal servizio).

Nella campestre di oggi i maschietti li ho trascurati, mentre nelle femminucce ho notato la sciolta prestazione della non a me sconosciuta Patrizia Signorino. Tirata che più tirata non si può, che se il vento la coglie di sorpresa (senza un minimo di zavorra in tasca, intendo) se la porta via!

                                                                                                                 CLASSIFICA     (da AtleticaValPellice) 

 

 

5 – Stadia o non stadia questo è il dilemma

seb 2-Non esiste vittima incolpevole, ammonisce Jean Paul Sartre, e la FIDAL deve onestamente recitare il mea culpa per la situazione venutasi a creare nelle manifestazioni non stadia.

Agli inizi del Podismo correttamente si stabilirono due sezioni con pari dignità, il settore Assoluto comprensivo degli Juniores, dei Seniores fino ai 39 anni e dei Master dai 40 in su e il settore Amatori, con gli Amatori fino ai 39 anni e i Veterani dai 40 in su, inoltre era possibile il tesseramento individuale da “libero”, almeno il 30% dei tesseramenti.

Questo sistema rispettava i “sentimenti” dei podisti, poi presero il sopravvento i “pistaioli”, i Veterani furono d’imperio tesserati come Master e gli Amatori ingabbiati dai 23 ai 34 anni, in più si posero le Società al centro del Sistema, il tesseramento individuale abolito, iscrizioni alle gare solo tramite le Società, anche se gli organizzatori continuano a ignorare la regola, obbligo della maglia sociale alle gare, anche se il RTI lo prevede solo nei Campionati, divieto di uso delle cuffie per sentire la musica in quanto considerato “assistenza”, insomma una serie di provvedimenti che andavano contro l’animus del podista.

Qualora la FIDAL riuscisse a far valere i suoi diritti dovrà procedere ad un riesame critico di tutta la materia non stadia, dando poche regole ma chiare e, soprattutto, LOGICHE.

La corsa su strada è UNA, diversi gli ambienti in cui si svolge, ma non è vitale scendere troppo nei dettagli, esiste il RTI che definisce le varie tipologie in maniera semplice: corsa su strada (asfaltata) e corsa fuori strada che può essere campestre, trail o montagna.

L’altro problema esistente riguarda la gestione delle manifestazioni su strada, se in una manifestazione ci sono: ordine di arrivo, classifiche, rilevazione dei tempi, premiazioni, la manifestazione è AGONISTICA e, quindi, necessita della gestione tecnica del Gruppo Giudici FIDAL, con tutto quello che è richiesto: autorizzazione, approvazione e tassa di approvazione; se invece una manifestazione prevede una lista di arrivati e premi NON legati alla prestazione è da considerarsi non competitiva e può organizzarla chiunque, previo benestare della FIDAL che verifica l’effettiva natura non agonistica della manifestazione.

In questi anni sono cresciuti e prosperano i gestori di transponder la cui attività sfugge sempre di più al controllo della Federazione con i problemi relativi: controllo sicuro e puntuale delle iscrizioni e delle classifiche, ufficializzazione dei risultati e aggiornamento delle prestazioni.

L’impiego di SIGMA deve essere esteso a tutte le manifestazioni implementando le funzioni attualmente esistenti, eventualmente stabilendo coi gestori di transponder un compenso adeguato per la parte relativa alla rilevazione dei tempi o trovando altre forme di collaborazione, che però devono sempre e comunque garantire la predominanza dei GGG.

Anche in questo caso l’inerzia della Federazione appare evidente, avrebbe dovuto fin dall’inizio stabilire accordi con i gestori più affidabili, magari assieme alla Federazione Cronometristi, per una loro collaborazione ufficiale e controllata. Oggi sembra che si voglia seguire questa strada, ma non sarà facile, un problema su tutti, i chip, ognuno ha i suoi, una Federazione moderna e dinamica dovrebbe fornire assieme al tesseramento il transponder necessariamente unico e utilizzabile con tutti.

Passiamo adesso all’attività Stadia. Primo problema da affrontare gli Impianti.

I campi di atletica sono di proprietà dei Comuni con gravi riflessi sulla loro manutenzione e aggiornamento, rifare il manto della pista costa cifre importanti, prima di tutto bisogna trovare l’Assessore sensibile, che proponga e porti avanti la richiesta, poi tutto l’iter burocratico, infine l’omologazione, minimo si va da 5 a 10 anni. Ma anche gli interventi minori comportano sempre un iter che rende difficoltosa ogni iniziativa.

In secondo luogo la gestione dell’impianto è quasi sempre affidata ad altri utenti dello stadio che condizionano pesantemente l’attività dell’atletica a cominciare dai lanci che rovinano il manto erboso e, in futuro con l’avvento dei campi sintetici ne impediranno lo svolgimento.

Continuando così l’outdoor farà la fine dell’indoor.

Secondo problema le specialità che si praticano in pista, 20, che non si possono, ovviamente, ridurre. Le manifestazioni in genere durano almeno 5 ore, con demotivazione di molti giovani, che per gareggiare pochi secondi devono perdere un pomeriggio intero. Le riunioni non devono superare le tre ore di svolgimento, occorre cambiare la logica con cui si svolgono le gare e dare alle riunioni un fine importante, che non sia solo gareggiare.

Si potrebbe ad esempio pensare a un torneo con 15 società che si affrontano in incontri triangolari con due atleti per specialità, al massimo 10, con punteggi pari all’ordine di classifica, vince chi ha meno punti. Per le società da Allievi in poi si potrebbe gareggiare come nei Campionati di Società, sabato e domenica oppure dieci specialità nel girone di andata e dieci nel girone di ritorno; per i giovani, date le minori specialità, basterebbe un giorno.

La durata di ogni incontro sarebbe sicuramente contenuta entro 3 ore e il torneo si concluderebbe in due mesi, quattro nella seconda ipotesi.

Si darebbe una maggiore enfasi allo sport di squadra che oggi ottiene consenso nei giovani, potrebbe mettersi in moto un circolo virtuoso di attenzione per gli atleti, le famiglie, le società, i media e alla fine gli sponsor, che portano la necessaria linfa vitale ad ogni sport, in ogni caso sarebbe una novità nel mare piatto e grigio, da anni si parla di riformare i Campionati di Società, ma nulla cambia nel deserto dei tartari.

                                                                                            Jano

 

 

 

20 - cross della pellerina 1

cross della Pellerina     24 – 01 – 2016                     Diario della Domenica

20 - cross della pellerina 2Oggi si corre nella culla del mio crescere podista, pur se i primi passi ufficiali sono quelli compiuti da militare con un'800 metri corso in pista. Il sottile magone che sempre mi accompagna da quando il sole mi è caduto in testa si fa più intenso quando calco le collinette di casa. Rinunciare al terreno di gioco è duro, come molti possono testimoniare, ma più difficile è restare vivendone i momenti come comparsa. Come molti fuori dai giochi causa una caviglia disastrata od un femore ballerino od un disco dispettoso o una tendinite “eterna”, se non mi fossi aggrappato al sito-fotocamera sarei di già scomparso dal Mondo Podismo. Ma da tempo questo pare non bastarmi più. Saranno i due anni trascorsi nello stress Pentax-Ricoh a tagliuzzarmi le ali, o forse è solamente lo spegnersi di motivazioni durature, chissà, ma nel ripercorrere oggi camminando queste collinette ancor calde del mio sudore, mi sento moralmente a terra. Ma la giornata è bella, tiepida il punto giusto e brulicante di vita, nonché mi è silenziosamente accanto la speranza nell'obiettivo...

20 - cross della pellerina 3Copertone e camera d'aria nuovi, e le feste del Chiodo quando spalanco la porta del box-cantina mi commuovono. È una vecchia carretta Bianchi pieghevole a cui basterebbe aggiungere la classica cassetta della frutta sul portapacchi per renderla perfetta bici da Parin. Fortunatamente me ne sono sempre fregato dell'apparenza, anche perchè in fondo mi sento Barbone a tutti gli effetti. Con un po' di rammarico nel lasciare due gioiellini come Speci e GG a far da tappezzeria in casa. Ma sono fattomale così.

20 - cross della pellerina 1aPedalare è bello, bellissimo, e come il gioco della corsa colma lo spirito di serena pace. Come la corsa riporta ai giorni dell'infanzia, ai primi giochi volti a scoprire le stupefacenti proprietà del corpo umano. Nulla è sforzo, fatica; tutto è unicamente gioia... o quasi, perchè questa mattina il Chiodo mi pare avere un freno bloccato stretto sul cerchione, ahahah.

Il magone mi attende dopo quella curva là, quando imbocco corso Appio Claudio...

20 - cross della pellerina 2aSabato ho fatto due passi sul sito della FIDAL per scoprire che gli iscritti sono poco più di 650, più quelli dell'ultim'ora e qualche non competitivo. In ogni caso dovrò vincere la tentazione di premere il “grilletto”; con 5 batterie rischio di portarmi a casa una memoria colma di 3000 fotografie!

20 - cross della pellerina 3aÈ una delle poche volte, oggi, che non giungo al luogo del raduno sul presto così che arrivo quando il novello Podistichino Bruno Santachiara sta, brandendo saldamente un microfono, caricando la folla dei presenti. Atleta forte e dal sorriso contagioso, un “acquisto” IN per la squadra degli aranciones. Uno dei primi click della domenica è doverosamente suo, così come un benvenuto di cuore.

20 - cross della pellerina 7Ho nella mente un “in parte percorso ridisegnato” di provenienza sconosciuta, e dimmi te se mi degno di fare una verifica. Niente. I soliti quattro scatti dedicati al contorno-cascina ed a qualche amico, poi i passi diretti alla volta della prima partenza. Le campestri, con i trail, sono le gare che amo di più, però questa prime non offrono la possibilità di vedere o salutare qualche nuovo arrivato o qualche vecchio amico; dato il via alla prima, ancora gli ultimi si trovano sul percorso che di già parte la batteria successiva. Non esiste la possibilità di una breve “panoramica” sui partecipanti in quanto resti sul percorso. Peccato, volevo imitare Genio Bocchino intervistando Occhibelli e exTiger, ma mi è andata buca. Dovrò attendere ora la prima su strada che comprenda la Podistica... sperando nell'occasione di sentirmi in palla.

20 - cross della pellerina 5aHo presto la prova (l'ennesima) del mio essere SuperSvampi. È ormai condizione cronica a cui mi debbo rassegnare, l'ho compreso da tempo. Spaventato dalle fotocamere che vedo qua e là, mi allontano presto dai dintorni traguardo non allungando però il tiro alla ricerca di punti meno banali. Punti affatto ottimali, e per di più già usati in precedenza. Forse sarà necessario smettere di pensare troppo alla luna; non la raggiungerò mai in bicicletta, troppo lontana.

20 - cross della pellerina 9Fuori uno, fuori due, e tre, e quattro e cinque. Le batterie si susseguono trovandomi spesso distratto e mentalmente lontano tanto da toppare, o non preparandomi a dovere per riceverli, amici o scalette di podio. Ripeto spesso gli scatti non mutando la posizione anche se per ciò basterebbe pochissimo, come il passare dal lato destro al sinistro della corsia. Moltissimi scatti rappresentanti, ad esempio, il primo passaggio, risultano identici all'ultimo, quello che conduce all'arrivo. Domenica, a Trofarello, vedrò di scendere nel pratone inferiore, mai calpestato se non una volta sola sistemandomi vicino allo strappetto che riconduce a quello della partenza e del traguardo. Sperando sia possibile in esso trovare punti meno consueti ed almeno potabili.

20 - cross della pellerina 1020 - cross della pellerina 11Oggi, gara FIDAL-UISP, ho rivisto un podio femminile “rinforzato” da elementi anche di peso. Come, appunto,

Abera Tarikua Fiseha che ha coronato la prestazione con un arrivo in solitaria. Dietro una lotta a parte, con duelli ristretti a pochi metri o a poche decine di metri. Qui, ovviamente, conta la di già o meno raggiunta condizione di forma che visto l'inizio di stagione per molte è certamente non ancora al top. Le campestri sono gare che presentano spesso risultati contraddittori rispetto alla strada. Vi è chi le ama e chi invece le soffre, chi le corre per servire la squadra e chi invece per ottenere un risultato gratificante.

20 - cross della pellerina 14A seguire Fiseha, Giorgia Murdolo, a me sconosciuta atleta Interforze, quindi Elisa Sartoretto a chiudere il podio. Buona mi è parsa la prestazione di Nicol, e visto una Regina con una grinta da far paura!

20 - cross della pellerina 15Nel ritorno verso casa mi fermo per controllare i freni del Chiodo. Non capisco perchè continui a faticare come una bestia anche quando la strada pare in discesa. Ci speravo, invece nulla impedisce il normale scorrimento delle ruote...

Ha, dimenticavo dell'obiettivo, è ok, e la K-3II pare essere tornata al riguardo alle condizioni della prima K-3, cioè discrete (diverse immagini ancora non a fuoco). “Buonicchio” sarebbe detto “arnese” non fosse viziato da una esposizione altalenante a cui l'obiettivo non può rimediare essendo ciò molto probabilmente “baco” di progettazione. Questo è il Pensiero Somadaj. La soluzione della problematica ritengo sia, per dette ragioni e se non voglio impazzire o andarmene anzitempo in Francia, unicamente una: sostituirla con creatura di altro brand...

                CLASSIFICA

 

 

 

cross di Trofarello    31 – 01 – 2016                        Diario della Domenica

20 - cross di trofarello 1Da settimane nebbia alcuna si scorge, ma questa mattina, uscito che sono di casa, eccola lì ad aspettarmi. Uno scambio di convenevoli che rischiano di sfociare in un rovente battibecco, poi lei che mi chiede: “Non hai compreso il perchè mi trovo qui, vero? È semplicemente per offrirti l'opportunità di meglio provare la nuova K-3II...”. Cavolo, vero! Sto forse invecchiando? Sono due anni che tribolo le pene di Tantalo, ed ora grazie a questa diafana entità terrestre ho la possibilità di apprendere rapidamente la consistenza dell'arnese che reggo tra le mani, e questo senza attendere una domenica di pioggia od una gara serale, in questo periodo impossibile da trovare.

20 - cross di trofarello 3Tento di abbracciarla, di stamparle un bacione sul viso ma lei mi sfugge ridendo. “Vai tranquillo Lett... Somadaj. Questa mattina passeremo insieme alcune ore, ma per cortesia nessuna avance...”.

Vergognandomi della palese dimostrazione di quanto ormai sia diventato SuperSvampi, mi scuso più volte dell'infecondo atto d'ira, ed alzato che mi sono dall'inginocchiatoio salgo sulla sconvolta Poppolina, muta testimone della scena.

20 - cross di trofarello 4Mi basta però ridarle voce girando la chiavetta d'avviamento per sentirmi pesantemente reguardito, quasi di già non mi fossi con Nebbia scusato abbastanza. A volte non è buono concedere troppa libertà ai subordinati, va a finire che si sentono tuoi pari. Però, quando troppo si ama...

20 - cross di trofarello 5La frazione Rivera di Trofarello giace nascosta tra le campagne a far da collante con la zona commerciale di Moncalieri, quella dove risiede la sede FOWA-LTR. La cartina Google evidenzia come, salendo su di un Drone, è voletto di due minuti... (questa mattina sul campo gara se ne è visto uno. Di già presente alla Colletta. Video ad opera di Santorsola, podista dell'atletica Trofarello).

20 - cross di trofarello 6La cosa che colpisce i meno disattenti è il Castello quivi presente. Non pare cosa consueta trovare cascine con ruderi di castello incorporati.

20 - cross di trofarello 7Il cross-campestre si svolge su due pratoni posti a livello differente, dislivello di 3-4 metri che conduce i concorrenti, dopo il VIA ed un giretto a ridosso di una cascina, a scendere “in basso” per poi, dopo diversi zig zag, riportarsi attraverso una provvisoria scaletta - 4 scalini scolpiti sul rivass, al piano superiore. Ogni giro totalizza 3 km, per cui 2 giri per i maschietti, esclusi i Parin che come le fanciulline fanno un giro di un km più uno da tre, per un totale di 4 km.

20 - cross di trofarello 8Il numero degli iscritti è poco meno di 600, ma essendo gara FIDAL-UISP direi essere scarsuccio. Non pochi gli atleti assenti, ma le campestri sono gare che non a tutti piacciono. E questo è male, perchè sono bellissime. Parola di Somadaj.

Nella categoria del Cuore ha messo tutti in fila Elisa Sartoretto, direi in palla in questo inizio di stagione. A seguirla Laura Fornelli e Giorgia Murdolo.

20 - cross di trofarello 10La nebbia, come promessomi, mi resta accanto per buona parte della mattina, poi silenziosamente, lentamente si solleva lasciandomi solo. Sinceramente non posso che ringraziarla dell'inaspettato aiuto che mi ha dato; nelle condizioni di cattiva o scarsa luce K-3II si riconferma PAZZA! No, non ne voglio parlare più di tanto, è semplice sfogo.

20 - cross di trofarello 9Un errore l'ho fatto anche oggi, ma più che errore è stata consapevole scelta. Con la nebbia occorre compensare l'esposizione, ed io ci ho tentato (persino per un intero giro della batteria SM45-50-55). ma sul display le immagini mi appaiono pallide (ed infatti lo erano e le ho dovute scurire e contrastare un po'), ma alla fin fine sarebbe stato meglio così perchè più facili da riprendere. Nonché migliori nell'aspetto finale. Sarà per una eventuale prossima volta.

Tenero Paracqua. Nel ritornare a fine gare da Poppolina, scorgo a terra una “gucia da balia” e dico: “Che peccato lasciarla lì, non posso piegarmi...”, e l'amico, per non farmela perdere (!), rischiando l'osso del collo la raccoglie. Solamente più tardi mi sorge un dubbio: ha voluto darmi uno schiaffo... prestazionale?                          

     CLASSIFICA      (da AtleticaValPellice)

 

 

 

le barzellette de a

 

 

 

 

 

 

20 - ahahah-a

 

 

 
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