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5 laghi di Ivrea
Scritto da Somadaj   
Mercoledì 17 Luglio 2019 15:25

 

 

 

 

   5 laghi di Ivrea     04 – 09 – 2011              

  

 

      Eh, quel che è scritto è scritto. Ho scritto 5 laghi, e 5 laghi sia. Sono però perplesso. Il meteo dice pioggia… e le minacciose nubi che premono sopra la città paiono confermare le pessimistiche previsioni. Come la metto con Mersì? Però forse… chissà… magari a Ivrea vi è persino il sole…

Così, monologando tra me e me, metto in moto Poppolina e imbocco l’autostrada per Aosta. Il cielo sopra la mia testa direi che si presenta a onde: una striscia nera nera, il breve intervallo di una striscia leggermente meno nera, una nera nera, una meno nera nera, una nera nera, una…… Va bè, così via andando. Insomma, il volto inquietante di ondate tipo tsunami. E poco prima di Ivrea una di queste onde nere nere mi becca in pieno facendomi tremolare la trippa! Non trema solo per me, ma pure per quelle auto che mi sfrecciano accanto ai 200 all’ora. Basta una pozza, e l’auto vola. Tanti anni fa ho perso un amico in questo modo. Aquaplaning, ed io la fortuna non la sfido, tanto arrivo per tempo ugualmente.

Paracqua? Con me?… Chi è Paracqua?……… Ah, ricordo: il più vecch… il più anziano ombrellaio di Torino, bandiera Podistichina per eccellenza. No, non è con me, probabilmente queste vacanze montane lo stanno impegnando oltre ed ancora di più. Un quadrisnonno ha sempre un mare di lavoro nella famiglia Suino. Raccogliere gli adorati tronchi e tronchetti che poi con libidinosa cura vengono tagliati e accatastati, scendere a valle a fare la spesa, raccogliere ospiti da condurre all’ostello-albergue-fermatidanoi che conduce la figlia Ester, vegliare nipotini dormienti (facile) oppure no (molto meno…), tosare pecore e cinghiali da allevamento, nonché condurre al pascolo le pregiate trote di Bassamura.

Insomma, è Parinot a cui se desideri fare un regalo di cuore devi fargli avere pancali da demolire, chiodi da raddrizzare, foglie – buttate a terra per le vie del borgo – da raccogliere per la scuola, eccetera. 

L’Aleksej Grigor’evic Stachanov made in Italy, insomma.

 Piove quando posteggio nel piazzale sterrato posto accanto al campo sportivo. I primi Podistichini che incontro, nel posteggio stesso, sono Flavio, Sabrina + e il piccolo Lorenzo. Direi un tris+ dei più migliori e simpatici assai. E anche di più. 

Fotografare tenendo l’ombrello è cosa possibile unicamente con Mersì. Sono certo che rimpiangerò moltissimo la sua estrema tascabilità e maneggevolezza. Sarebbe stata il top con un sensore quattro terzi che le avrebbe concesso velocità e nitidezza. E forse colori, che spesso trovo orribili. Per questo genere di foto uno zoom come il suo, 28-145, è perfetto, anche se non lo è più per le gare di montagna, nei programmi di domani.

L’Eletta non dovrebbe teoricamente patire l’acqua, per cui l’ombrello, allora, non servirà più. Resteranno “contro” unicamente il peso e le pizzose dimensioni (se penso alla qualità delle foto che Mersì mi ha oggi offerto, però, sono pronto a sopportare una reflex di 15 chili!…).

Quando mi muovo per andare alla ricerca del primo punto cliiick, l’ondata di pioggia è passata. Cammino serenamente rosicchiando un panino con bistecchina alla milanese, panata, ma mi ingozzo presto così che diverrà panino da due morsi e via. Sufficienti a non ridurmi a morto di fame.

Il fatto che non vi sia il sole è persino cosa positiva; si evita la violenza degli schiaffi di luce. Peccato che Mersì richieda un minimo impossibile da reggere per lei: 800 ISO, e pure di più servirebbero…

Concluse che sono le “Foto-Guardrail”, volgo le Cascadia verso il punto di ristoro posto poco dopo il superamento dell’ultimo lago, se non vado errando (un modo mio classico di andare) quello di Cascinette.

Lasciate che le ho per mesi nel “TendiCascadia”, le mountain-trail ora paiono andare bene come calzata, però… però scopro oggi che sono scarpe che mi stancano il piede.

Sembra impossibile ma è così. Le ho messe per portarle un po’ fuori casa, per farle prender aria nel verde, e invece di ringraziarmi… Potrebbe, chissà, essere una incompatibilità alla colla usata per confezionarle. Anni fa mi era successo con un paio di scarpe usate per lavoro. Eh, purtroppo non le fanno più le scarpe di una volta. 

Nell’andare verso il punto-ristoro scopro cartelli che indicano questo pezzo di strada come parte della via Francigena, e pure incontro tre donne ed un uomo (non in gruppo, due escluse che formano così un bi-gruppo), che dallo stile e dagli zaini traboccanti di mercanzia direi essere pellegrini. Sono tutti di mezza età, sorridenti e aperti al dialogo, come è giusto che sia per pellegrini veri.

Foto del punto ristoro e punto spugnaggio, e nel luogo dove decido di stabilire la seconda postazione cliiick, quella mobile che mi condurrà a passo di gambero all’arrivo, incontro un distinto signore di tre quarti d’età che attende il passaggio della gara. Come forse saprete, fra i tanto difetti che ho vi è pure quello di avvicinare le persone tentando un approccio a base di bla bla. Chiaramente non ne ricordo più il nome, ma che ha un figlio che corre si, un figlio che si sta preparando per la Ivrea-Mombarone.

Mi dice più volte che quello è proprio il punto giusto per fotografare gli atleti, commenta e disquisisce soddisfatto sul passo atletico di Young, il primo a transitare dalla postazione. Poco prima del passaggio dei primi, però, stoppa nella suddetta postazione “la migliore” una famigliola in bicicletta: Mammut, Papput e Figliut. Così – è più aperto di me – nel secondo cliiick del gruppo famigliare chiede di esserne integrato. Fortissimo. 

Non vi sono eccessive problematiche – luce esclusa e 800 ISO sempre inseriti – sino a poco prima dell’innesto con la trafficatissima statale, o via di scorrimento che sia.

Splik, splak, ciak, goccioloni tipo 2 euro che in fase di accelerazione si spiaccicano sui tegoli rotti del tetto, sui bruscoli secchi dell’orto, sul fico e sul moro… e pure su Mersì, che dapprima tento di proteggere con il palmo della mano, poi chiedo soccorso all’incrocio affollato di tifosi e mi faccio sfilare dallo zainetto Ghilead l’ombrello made in Cina.

Oltre la pioggia aggressiva, vi è un’ulteriore calo della luminosità ed una via con un mare di ondate d’auto! (ondate perché alle due estremità i vigili le fermano per far sfilare gli atleti, ed appena si presenta un buco aprono la porta). Danzare con l’ombrello sotto la pioggia torrenziale fra un’auto e l’altra tentando di fotografare è cosa folle; rischio veramente le ossa essendo principalmente concentrato sugli amici da cliccare.

Molte le foto non scattate o buttate. Alcune di quelle “ciucche” le ho messe ugualmente sull’album a significare il momento.

Fortunatamente l’ondata pian piano si smorza, ed infine l’acqua cessa. Giusto in tempo per iniziare il “mini-trail” che conduce alla chiesa-cappella. Che a percorrerlo con l’ombrello aperto avrebbe fatto ridere pure i polli…

Come solito nulla so del comportamento della squadra e neppure dei singoli. Da quando godono di un proprio sito lì si recano giustamente i Podistichini. Dovrei andare a sgattare qua e la e riportare, ma i doppioni che così nascono da sempre non mi sono graditi 

Il mio lavoro sul campo e l’essere “multisquadra” contribuisce ancor più ad aumentare il divario. Podoandando è infatti nato con l’intento di essere a disposizione di tutti gli amici podisti. 

Prima di alzare le tende passo al traguardo ed alla premiazione. Non ho mai, per principio, fotografato il podio; lì a fotografare sono in 100, e gli atleti sono statici, mi dicono molto poco. Però piove, e forse i fotografi sono a farsi un caffè, perché sento gridare dal tavolo degli organizzatori un: “Ma non c’è un fotografo, perbacco!…”. Così scatto un cliiick al podio maschile, per poi accorgermi che in tutta fretta un fotografo, direi come me un fai-da-te, ha iniziato a fare qualche click. 

Risolto che si è il problema, non ho atteso il podio femminile ed ho alzato i tacchi. Da una ventina di minuti lo sciacquone celeste è stato nuovamente tirato…

 

                                     

Il servizio fotografico è postato alla pagina FOTOSPORT

   

 
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