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Val Germanasca
Scritto da Elena Sardu   
Giovedì 11 Luglio 2019 09:36

 

 

 

Val Germanasca

                      Gita al rifugio Lago Verde (2583 mt) e Gran Guglia (2819 mt)     

 

 

 la_meta_della_nostra_gita_la_gran_guglia   01

      Ci ha subito affascinato la sagoma della Gran Guglia che, con quella parete scoscesa si staglia elegante nella testata della Val Germanasca; così, svegliati all’alba e preparato gli zaini, saliamo in auto.
     Da Torino imbocchiamo la statale per la Val Chisone, ed arrivati all’abitato di Perosa Argentina, seguiamo l’indicazione per la Val Germanasca. Percorsala tutta ed attraversato Prali, continuiamo verso la seggiovia per i 13 laghi, superata la quale giungiamo nella piccola frazione di Ribba (1550mt). Qui preferiamo lasciare l’auto(dato che la carrozzabile è piuttosto sconnessa) riempiendo le borracce presso la fontana nella piazzetta.
     Ci incamminiamo salendo per due lunghi tornanti arrivando a Bo’ Da Col : un vasto pianoro con un laghetto che a Luglio si riempie di girini e ranocchiette saltellanti .
     Si segue la stradina che di lì a poco si trasforma in sentiero salendo dritto in mezzo a rododendri e larici. Ecco il pianoro di Freibourgio (2136 mt ), formato da ampi pascoli dove le mucche sono le vere signore del luogo. Qui troviamo i resti di vecchie costruzioni di avamposti militari abbandonati. Il panorama è sempre più spettacolare, la vegetazione si dirada, attraversiamo tutta la conca, finalmente riusciamo ad ammirare appieno la meta della nostra gita: La Gran Guglia.
     Ora ci aspetta uno stretto canalino detritico e subito dopo, vicino al torrente (Germanasca) mantenendoci nei pressi dello stesso, superiamo ripiani ed alcuni canaloni fino ad arrivare al vasto anfiteatro del Funset.
il_rifugio_lago_verde_con_il_lago_ghiacciato  02     Il paesaggio è mozzafiato, ci ripaga della fatica di essere arrivati fino lì: piccoli laghetti e conche verdissime sormontati da un cielo incredibilmente blu. Con la scusa ci fermiamo per un sorso d’acqua e fissiamo nella mente questi luoghi per poi rivivere questi momenti quando saremo in città, magari lunedì al lavoro, sorprendendoci imbambolati a fissare il vuoto.
le_mucche_sono_le_vere_signore_del_luogo   03     Ma ripreso il cammino la mulattiera si sdoppia: noi volgiamo a sinistra (segnavia 23 blu) per un sentiero inizialmente pianeggiante ma che poi sale con numerose svolte fra gli ultimi pascoli e qui, finalmente, scorgiamo il rifugio e a pochi metri il Lago Verde ancora per metà ghiacciato. Sullo sfondo alla loro sinistra la Gran Guglia sempre più maestosa e vicina.
     L’appetito diventa fame sentendo un profumo di brasato che giunge dalla cucina. Posati gli zaini entriamo. L’atmosfera nei rifugi è sempre allegra e calda: i profumi che sanno di vino, chiodi di garofano e formaggio ci avvolgono.
il_suggestivo_sentiero_verso_la_ciocca   04     Portano una ciotolona di polenta fumante, una di spezzatino, ed un piatto di tome di diversa stagionatura. Inizialmente ci serviamo voraci, ma dopo un bis di ciotole ci arrendiamo anche perché la gita non è ancora finita. Ci vuole un caffè per uscire dal torpore post pranzo. L’aria frizzantina fuori dal rifugio ed il peso degli zaini sulle spalle risveglia la nostra voglia di avventura e proseguiamo il cammino.
     Attraversato il ruscello, ecco che giungiamo su dei dossi erbosi, fino ad arrivare ad un ripido pendio di detriti piuttosto faticoso da risalire, il cosiddetto “ciaplè”. Faticoso, soprattutto, dopo essersi rimpinzati di polenta!
     Al termine ecco il colletto della Gran Guglia: qui si scorge solo una traccia fino ad arrivare le rocce che portano alla cima. A questo punto bisogna “mettere le mani”, arrampicare, se si vuole arrivare alla croce sulla cima, ma ci accorgiamo che non si tratta di pochi metri e occorre munirsi di corda ed imbrago per salire in sicurezza .
Anche se tecnicamente non è difficoltoso (passaggi di III° grado ) una caduta da lì potrebbe essere pericolosa.
ci_siamo_divertiti_a_suonare_la_campana    05     Domenico non si è fermato: veloce, è salito fino in cima, lui ha fatto la scuola di alpinismo e conquistato pareti ben più difficili (essendo modesto non lo dice). Io sono molto fifona ed inesperta e senza corda, casco, ed imbrago non vado da nessuna parte!
     Mia figlia Chiara vuole seguire il padre ma le è bastato vedere il mio sguardo di disapprovazione per convincersi a restare sotto con me. Se si vuole salire la vetta è consigliabile avere qualche nozione di arrampicata e portarsi l’occorrente.
     Il sentiero poi procede verso l’oggetto più emblematico della Gran Guglia: la “Ciocca”. Questa campana è messa a ricordo dei morti in montagna.
Così con il desiderio di tirare la corda per sentire i suoi rintocchi scendiamo giù per un suggestivo sentiero panoramico.
E’ stato divertente suonare la Ciocca, i suoi assordanti “DON DON” hanno rimbombato in tutta la vallata fino a poco prima silenziosa.
     Con uno sguardo all’orologio ci rendiamo conto che è meglio incamminarsi seguendo il sentiero che scende verso valle. Ormai sono passate quasi 8 ore dalla partenza!
     Le gambe sono un po’ indolenzite ma siamo felici di avere passato una indimenticabile giornata, torniamo perciò alla “civiltà” con la promessa di ripetere questa escursione la prossima estate, attrezzate, per salire io e Chiara fino alla croce.
 
                                                                                                               Elena Sardu & Domenico Mastropasqua
  

 

 

 

 

 
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