Ghilead-web n° 44 |
Le fotografie le trovate postate negli album della pagina FOTOSPORT Gli articoli non firmati sono miei
3° Ritrovo Sociale Cral GTT 02-06-2019 Diario della Domenica
Va beh, mi farò una ciclo-passeggiata allo scopo di scoprire novella postazione click in quanto, si direbbe dalla cartina pubblicata sul volantino (vedi qui accanto), l’anello di gara pare si svolga, al mio cervello sempliciotto, in senso destrorso. Non è affatto cattiva l’idea, anzi la direi ottima. Un modo per offrire a chi corre prospettive diverse di medesimi luoghi.
Mi concentro su 7d2 fingendo professionale attenzione quando alle mie spalle odo una voce chiedere alla volontaria all’incrocio di cosa è in attesa. È voce che conosco, per cui mi volto mentre una calda emozione scorre nelle vene: Paolo Noire!
Non sono in grado di elencarne meriti sportivi e sociali, ma quelli umani emergono trasparenti dallo sguardo, dalla voce pacata e dal sorriso. Per conoscerlo meglio dovreste andare a trovarlo in tipografia ( QUI ), locali che ben rappresentano la personalità di Paolo: estrema pulizia ed ordine occhieggiano ovunque, la cortesia ed il sorriso non sono optional bensì tradizionale biglietto da visita. E se gradite un caffè non vi sarà negato.
“La bici a pedalata assistita? Certo che si, perché essa mi permette di essere attivo, mi permette di percorrere strade oggi altrimenti impercorribili, di godere ancora della compagnia di amici e apprezzare giornate gradevolissime”. In sintesi: lui è invecchiato bene, io no. Il correre nel suo Gruppo Sportivo resterà nei ricordi più belli della mia vita.
Direi scarsino il numero dei partecipanti (246 all’arrivo), 897 gli scatti del solo passaggio a metà gara. Cliccare la partenza significa toppare un novello punto click. Primo maschietto Antonio Giardiello (31’10”), secondo Bruno Santachiara a1’30” e terzo Andrea Riu a 1’36”. Nelle femminucce vedo una Ana Capustin in ripresa (34’43”), seguita da Claudia Guidotto a 39” e Laurella Rao a 2’51”.
Una gara “volante”... 09-06-2019 Diario della Domenica La Correndo nelle Caserme è nel programma. Postazione click nei pressi della caserma Cernaia, zona ricca di giurassici ricordi affettivi (portici, antica caffetteria, Rosy...), nonché fattibile date le odierne condizioni psicofisiche.
Certo, esistono le non competitive serali, corse che essenzialmente si svolgono in agresti paesini sfruttando feste patronali e temperature più miti, ma che senso hanno per me? Fattibili, le serali, se vissute come gite in compagnia di amici, ma fare km in solitudine, sventagliare raffiche di kalashnikov in solitudine raccogliendo immagini ed immagini di sgambettatori sconosciuti e gruppi famigliari che nulla sanno di Podoandando non direi proprio essere il massimo della goduria. Mi serve l’Album della Correndo nelle Caserme, così come mi serve fare del moto con la becana. Questo malgrado sabato abbia scoperto che la Correndo nelle Caserme è gara fantasma, inesistente! Attraversa una discreta parte della Torino Centrale, ma a parte uno schizzo stilizzato del percorso riportato sul volantino, schizzo che dice praticamente nulla (corso Vinzaglio, corso Galileo Ferraris o che? Senso di marcia?), tracce del percorso non esistono da nessuna parte. Cerco notizie della gara sul sito dell’Interforze, Interforze impegnate in primissima persona: niente. Cerco su laStampa, sul web note sulle edizioni precedenti, cerco sul sito del Comune… Niente niente niente! Possibile, mi chiedo, che si chiudano strade senza sentirsi in dovere di avvertire la cittadinanza? Eppure, leggo, nella edizione dell’anno scorso i partecipanti erano 700, mica una trentina. Che si tratti di un percorso “volante”? Cioè che si corra sui tetti della città così da non intralciare il traffico? L’unico recapito evidenziato è quello del Generale Riccardo Martusciello, ma vado a rompere i marroni ad un Generale di certo già non poco impegnato nei preparativi? E se poi piove? Solo con il Chiodo mi posso recare nel centro della città conservando libertà di movimento, ed i meteo non appaiono tutti concordi. Accanto a quelli che annunciano pioggia al pomeriggio, altri pronosticano pioviggini pure al mattino. Chiaramente gara da sbianchettare senza indugio, il primo pensiero. Ma il Buco Album?... Quando al mattino scruto fuori dalla finestra effettivamente pioviggina, mentre il cielo è parecchio carico di nubi minacciose. Ho tutto pronto, ormai mi sono alzato per cui mangiucchio un paio di fette biscottate intingendole nel tè mentre smanetto alla ricerca di tutti i meteo presenti in TV. Poco più poco meno le 7,15 mi affaccio ancora: il cielo si è schiarito di un po', ma ora piove… Smetterà presto, il cielo si schiarirà ulteriormente presentandosi ora “a pecorelle”, pecorelle strette strette in formato mattonelle che nelle fessure lasciano intravvedere lame di luce. Ma ormai sono mentalmente scarico e tutti i segnali negativi ricevuti consigliano di lasciar perdere. Se mai cadessi dal Chiodo sfasciando 7d2? Se annegassi sotto una bomba d’acqua oppure finissi investito da un carro armato dell’Esercito? Mi togliessero mai altri 6 punti dalla patente perché seguendo la gara ho fatto una svolta a destra? I rischi mi paiono eccessivi, così ritiro con ordine ogni cosa e mugugnando tra me e me diviso come sono tra la rinuncia all’Album e la consapevolezza dei pericoli evitati, ridistendo lo scafandro sul letto e tiro giù le saracinesche degli occhi. Gara Volante o Terrestre che sia importante è che gli amici che la corrono ne traggano sano divertimento. Per me questa mattina niente revival a portar malinconie, niente scatti alle graziose e sempre sorridenti puledrine dell’Interforze... ma nulla m’impedisce ora di almeno sognarle!
Parco Falchera 16-06-2019 Diario della Domenica
“Questo no, questo no, questo neppure...”. Taglia taglia e mi ritrovo per l’ennesima volta senza nulla nelle mani. Più che stanco sono annoiato a morte ed il dolorino all’anca destra che da qualche mese appare e scompare, direi che ormai è diventato fisso. Da quando ho sbattuto nel Co-Efferalgan è iniziato un continuo rotolare verso il basso, e l’imperdonabile è che so cosa fare per rallentare e magari invertire il tutto, ma invece di operare mi accovaccio in un angolo a mugolare e leccare le ferite.
Poche decine di minuti e mi trovo a pensare: “Quando sarà finito e collegato con ciclopiste ad altri Parchi (quando…) sarà una vera goduria”. Ora è pieno di reti che dividono il Parco in due parti, quella quasi (quasi…) finita e quella “cantierizzata”, dei laghetti. Ora possiede un’unica entrata-uscita, e qui gli sterrati sono compatti e di “grana fine”, vi sono panchine e cestini per rifiuti e i prati appaiono un cicinin curati, anche se per quanto giri e rigiri non riesco a trovare tracce di fontanelle.
Le reti dividono la parte utilizzabile da quella ancora in lavorazione, ma in una di essa scorgo infine, ben mimetizzato, uno stretto passaggio ciclo-pedonale. E lo varco. Alcune parti di sterrato sono di già buone, ma il più si presenta ruvido, pietroso, mentre alcune tracce sono di già invase da sterpaglie, erba che supera l’altezza del ginocchio. Al momento non vedo collinette a creare vita e movimento - è piatto come un tavolo di bigliardo - ma non è detto che negli sviluppi futuri non sia contemplato lo scarico di rifiuti atti allo scopo.
I programmi, se ben ricordo quanto letto anni fa, prevedono addirittura la creazione di una spiaggia e l’uso nel laghetto di natanti vari. Di certo, al ritmo odierno, non vedrò mai la realizzazione in toto del Parco, e riguardo i laghetti l’esperienza mi dice che come aperti, se lo saranno, presto verranno cintati, vietati. Chiusi al primo annegato. Sono uscito di casa per un giretto-test, e con me non ho assolutamente nulla a proteggere le spalle da eventuali guai. Non ho con me orologio, documenti, tamponi e molletta per possibili epistassi, occhiali anti moscerini, macchina fotografica e magari il Garmin. Inutile sottolineare che appena giungo sotto casa e smetto di PodoCiclare mi ritrovo in un mare di sudore. Ci torno verso sera con Mersì, a fare qualche scatto.
Domenica 23, Festa degli Aquiloni
Ad alto volume ritmi per ventenni frequentatori di Rave Party, gioventù di cui qui non vi è ombra.
Clicco una volta, due volte, tre... niente: Mersì, negli scatti prima perfettamente funzionante (su Auto, lampadina verde che si accende , bip e clack quando scatto) ora è muta. Provo, riprovo e comincio a smoccolare. Durante questi tentativi scorgo un ragazzo con la canna da pesca che si siede ai bordi del laghetto (vedi click), ma che accortosi di me si alza venendomi incontro. Sui 20-25 anni, decisamente di origini slave o giù di lì. Faccio finta di niente continuando a trafficare con Mersì, e quando alzo la testa è a due metri da me. Questa zona è ancora deserta, i parin che utilizzano il Parco sono tutti nella parte “finita”, quelle con le panchine e l’erba meno trascurata, per cui…
Il pensiero che mi percorre ora la mente è un impasto di rabbia e tristezza; si è presentato a me quasi fosse il padrone del laghetto ed io un estraneo indesiderato. Qui, a casa mia. Non avrei mai mollato, lo so, per quanta paura potessi avere, per quanto la posta, nelle condizioni in cui mi trovo, potesse essere altissima. E tanta tristezza nei riguardi di una certa Italia sempre pronta a calare le braghe, a voltare la testa dall’altra parte, a sfogare frustrazioni su quei figli sorpresi nell’atto di rubare la marmellata. Una salutare doccia fresca-tiepida a levar sozzura pure dalla mente, ed un distendermi sulla panca a inversione cercando nella gradevolezza dell’atto pensieri leggeri.
Mersì ancora una volta rotta? Penso di no, ma lo scherzo che mi ha fatto pare impossibile; è passata alla funzione silenziata, operazione per la quale, mettere o togliere, è necessario entrare nel Menu!!!
Google Maps Come nel Giurassico, senza eccessivamente soffrirne, mesi uguali l’uno all’altro. Escludendo quelli della prima infanzia in cui mio padrino Piero e la zia Anna mi portavano con loro a Corio Canavese o a Finalmarina così che il cuginetto Sergio avesse un compagno di giochi. Il resto, sempre negli anni giovanili, con gli amici in tenda qua e là, vacanze brevi e intense. Ultima vacanza un agosto di oltre 40 anni fa a Gatteo Mare, terribile ricordo di caos e rumori affrontati e sopportati stoicamente con l’aiuto di indimenticabili “bomboloni” e fritture di pesce. Purtroppo le bici a volte affittate nel tentativo di sottrarmi alla bolgia erano chiodi veramente pazzeschi, tanto che il Chiodo che cavalco attualmente al loro paragone farebbe la figura di una Specialissima degna di Chris Froome.
Ora in vacanza ci potrei andare quando voglio, non fosse che in tanti anni di inattività (leggere Patatrac Co-efferalgan) il salvadanaio si è vuotato. Forse è meglio così, forse è meglio non uscire troppo di casa; non essendoci abituato potrei avere delle crisi di rigetto… E Google Maps cosa c’entra con tutto questo? È scoperta recente che in questo periodo di lunga assenza dai campi gara sto utilizzando spesso, unitamente a YouTube. Finestre aperte su di un mondo ancora una volta negato, con Google Maps usato come Macchina del Tempo.
Un viaggio nei giorni di ieri visti nelle condizioni di oggi. Il primo viaggio mi ha condotto, direi ovviamente, nell’età adolescenziale a rivivere momenti di studio, di lavoro e… del primo utopico amore! Sono andato nel negozio (in corso Tassoni, spalla spalla al 53 dove risiedeva la famiglia Tozzi. Franco Tozzi il primo, Umberto il secondo e più famoso cantautore) curato dalla mamma, nel cortile dei giochi, nell’officina del babbo, nella scuola di Avviamento al Lavoro ed in quella di Arti Grafiche, sin su a sbirciare il balcone e la finestra di Lei, alloggio dove ancor oggi abita. Poi palmo palmo a battere strade e stradine del Borgo Campidoglio, allargandomi sino a Piazza Risorgimento, all’alloggio dove abitava la sorellina, a Piazza Bernini. Strade e stradine dove ho consumato decine e decine di suole di scarpe. Borgo vissuto una vita, con una miriade di ricordi ad affollarmi la mente, borgo abbandonato forzatamente vent’anni fa per approdare qui alla Falchera. Ma non solo il Campidoglio, ma tutta la Torino dove tengo ricordi oppure luoghi che destano in me curiosità, per poi salire in collina seguendo le tracce dei mille percorsi fatti correndo. Guardando incredulo, ora che mi trascino camminando si e no per 5-6 km, i km e km fatti in scioltezza la domenica calpestando strade, stradine e tosti sentieri. Ho vissuto momenti magici senza rendermene conto.
E poi, per un “fotografo” come me, ci sono le gare! Così, tanto per citarne una recente, sono andato a visionare la gara di Cafasse, la Cà Bianca. Ho rifatto la parte di percorso vissuta sulla pelle, e mi sono spinto avanti per accertarmi sull’oltre. Se non mi fossi fermato qui, cosa avrei trovato più avanti? Dove potrei fermarmi l’anno prossimo? Nelle gare alpine, però, non si percorrono sentieri se non quelli “spina dorsale”, quelli, cioè, sufficientemente importanti da giustificarne la presenza. I sentieri e sentierini che da esso si dipartono molto spesso non sono percorribili. Questo ad un accertamento non superficiale ma neppure estremamente approfondito. Ho ripercorso la gara di Piossasco e quella di Baudenasca trovando conferme al fatto che per un “fotografo di movimento” è una pacchia avere a disposizione detto strumento. Sempre che esistano cartine del percorso e… frecce a indicare la direzione di marcia! Insomma, se ancora non lo avete fatto, divertitevi a trovare luoghi nuovi accanto a voi oppure a visitare con dovizia di particolari luoghi che vi prefiggete di “calpestare” di persona. Google Maps vi aspetta!!!
FotoSport 2013 Dopo lunga malattia è tornato a vivere Podoandando. Vivere nel senso che posso nuovamente gestire le pagine come desidero. Ancora qualche ritocchino di poca importanza, poi si chiuderà il “vecchio” nella speranza che questo renda più rapida l’apertura del sito. Nel frattempo ho caricato FotoSport 2013. Non sono mai tornato indietro a rivedere album di ieri, come mai mi sono voltato indietro a rivangare nel passato. Mai, sino a questo agosto 2019. Senso di solitudine, depressione, vecchiaia? Scoperta di mezzi straordinari o casualità? Anche il tempo libero trascorso forzatamente in casa a causa del calore e del dolore all’anca destra ha avuto la sua parte di colpa. Di Google Maps ne ho scritto sopra, mentre FotoSport 2013 mi ha spinto a riguardare pure il 2010, l’11 e il 12 (gli altri li guarderò nella pausa invernale...) e condotto la mente al 2008/2009, alle migliaia di scatti perduti con l’andare in tilt dell’HD esterno. Scatti che comprendevano pure i primi, preziosi due anni di vita della Podistica Torino.
Potrei metterci mano oggi sistemandone una parte ma, oltre ad essere lavoro pazzesco, il passato è passato e la loro funzione è ormai conclusa. Solamente Genio Bocchino può in esse passare a cercar qualche immagine di amici che ci hanno lasciato. La seconda cosa che dolorosamente mi ha colpito è l’amore con il quale ho operato nello scattarle, tacconarle e pubblicarle. Km e km in macchina in ogni condizione di tempo inseguendo settimanalmente ogni manifestazione, ricerca di un di più da offrire agli amici in nome di quel gagliardetto di famiglia che recita ”Vi è più felicità nel dare che nel ricevere”, il desiderio, mai soddisfatto, di eseguire foto “diversamente belle”. Il dolore manifestato per quell’amore è dovuto essenzialmente al fatto che oggi quell’amore non lo possiedo più, oggi che tra le mani ho una reflex non perfetta ma velocissima, che non mi sbaglia quasi mai colpo, un computer con doppio processore che mi permetterebbe, sapessi usarlo, cose marziane.
È migliorata la qualità, ma il cuore è andato a farsi friggere! Comunque sia anche questo scorrere foto di un ieri neppure eccessivamente lontano ha provocato in me forti emozioni. Il rivedere, sorridenti e tonici in corsa, amici addormentatisi nella morte ieri o poco più di ieri lascia una ferita profonda, conduce a riflettere sulla precarietà della vita, a quell’eternità che abbiamo nel cuore così brutalmente smentita dai fatti. Lo sappiamo bene che un giorno o l’altro questo mondo lo dobbiamo lasciare, ma tanto fatichiamo ad accettare questa “regola” che la dimentichiamo da subito. Di amici scomparsi conosco le ragioni, ma di moltissimi altri no. Alcuni li rivedo in manifestazioni di Trail, di corsa in montagna, di altri invece dovrei chiedere a Genio. Un agosto direi inaspettatamente, per una ragione o per l’altra, dedicato al revival, un ieri rivisto con una insalata russa di sensazioni spalmata su fegato e cuore. Tra pochi giorni sarà settembre, inizierà la seconda ed ultima parte della stagione podistica e io speriamo che me la cavo a creare qualche motivazione meno aleatoria delle precedenti così da riprender contatto con il mondo dei viventi.
Un revival tratto da un vecchio Ghilead cartaceo
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