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Ghilead-web n° 19

               Le fotografie le trovate postate negli album della pagina FOTOSPORT

                                              Gli articoli non firmati sono miei

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

corriVolvera    22 – 11 – 2015                                                        Diario della Domenica

Il sogno bambino è quello di raggiungere la luna con il triciclo, ed è sogno che rende meno vuote, insipide le giornate. Certo, un sogno, ma è fortuna grande quella di saper ancora coltivare sogni, per fantastici e impossibili che siano. Poi, giorni fa, la voce malandrina dell'amico che ti sveglia riportandoti nel reale. Non è lieto momento davvero quando il desiderio-sogno era salire sin da lei per disegnarle sul volto un sorriso, ma un bambino, fortunatamente, è bambino e presto novello sogno ne colmerà la mente. Non sarà più la luna, vero, ma anche raggiungere l'altro capo del mondo può pur sempre essere una vincente fantasticheria di vita. Non lasciar mai spegnere i sogni è ottimo antibiotico contro il nulla della noia, della malinconia

Non era nella mente la corriVolvera, come purtroppo lo sono oggi la quasi totalità delle gare legato come sono ad un “dopo” che mi distrugge il bello dell'evento. Il divertimento, la gioia dello scatto se ne sono da tempo volate via, e probabilmente non fosse per Paracqua le assenze sarebbero ben più numerose. La vita fortunatamente continua, e pur occorre adattarsi alle limitazioni, interne od esterne che siano, che a volte essa comporta. Ma facile non è quando i vent'anni con il loro carico di forza assoluta sono lontani e le vere motivazioni bruciate.

La giornata è molto bella, ma questa mattina mi sono trovato per la prima volta in questo finir dell'anno a dover grattare il gelo dai vetri di Dyanett Lenticchia. Mi è parso strano in quanto, benché ancor in abiti quasi estivi, non ho percepito un freddo particolare. Neppure alle mani, da sempre nude o nelle più gravose condizioni di scatto solo parzialmente vestite (guantini da “ciclista” con le dita lasciate libere. Se occorre, di infilarsi nel naso, eheheh).

Gara UISP con 348 concorrenti a tagliare il traguardo, contro i 253 della “folle del Ruffini”, gara FIDAL. È questo un conto-parallelo che la “guerra” combattuta dalle opposte fazioni rende interessante. È facile prevedere un crescere della prima a discapito della seconda data la maggior reattività della UISP nonché dei minori costi che richiede a società ed iscritti. Aspettiamoci un nuovo balzello statale in soccorso alla Federazione Nazionale di Atletica.

Fermare Giuseppe Fiorentini onde avere la giusta quadratura del cerchio non è cosa facile. L'organizzare questa gara pare renderlo agitatissimo, quasi “tarantolato”. Ho dovuto placcarlo duro per ottenere un: “Alla rotonda si svolta a destra, si fa un giro per il paese, si ripassa sul traguardo per imboccare la rotonda sulla sinistra e concludere la gara arrivando di là...” . Peccato che io, probabilmente distratto, abbia inteso la prima rotonda impegnata pure nella partenza, mentre invece lo era unicamente per la svolta a sinistra dell'otto disegnato. Prima svolta a destra a visitar paesello alla seconda rotonda, ed io come un balengo ad attendere postato alla prima!...

Nell'andare alla ricerca della seconda postazione click non azzardo proseguire oltre il punto che mi pare discreto. Non è lontano dal traguardo, ma non scorgo fotografi nei dintorni. Unico neo la larghezza dello stradone, cosa che disperde assai l'andare dei concorrenti. Con il senno del poi, visto il tempo a disposizione, avrei potuto tentare la ricerca di qualcosina di meglio. A mia discolpa lo stato di frustrazione che vivo, stato che quasi mi fa vergognare di presentarmi con una reflex al collo. E tanto per accennare agli scatti a favore dei primi tre sul podio...

raffica di 5 scatti al vincitore: il primo ok, il secondo manifesta i primi cedimenti, 3° 4° e 5° fuori fuoco. Il secondo (raffica di 3 scatti. Ormai temo nel tenere la sequenza troppo a lungo): primi due fuori fuoco, terzo in presunta fase di avvicinamento all'ok. Il terzo assoluto, raffica di 3 scatti: primo fuori fuoco, 2° e 3° ok. Scattare con Disgraziata2 ed azzeccarci con l'AF, che l'esposizione è un di più “ciliegina”, è come vincere al lotto!

Sul podio maschile sale Giancarlo De Vincenzo, al secondo posto Alessandro Arnaudo (a 12”) ed al terzo Domenico Amorosi (a 28”).

Nella fanciulline Maria Laura Fornelli precede Federica Collino (a 48”) ed Elisa Rullo (a 1',15”)..

Ovviamente nessuno di questi conosco, con l'eccezione di Federica Collino, vista più volte pure nelle gare FIDAL.

Foto a fianco: El Cucador con il bottino della mattinata.

                                                      CLASSIFICA

 

 

Premiazione Podistica Campionato 2015      22 – 11 – 2015 

Beh, per chi ormai quasi odia le ammucchiate chiuso come si è nel proprio guscio è strappo non da poco questo della Premiazione. Ma è pur sempre, questa della Podistica, creatura che sento fortemente mia, vissuta spalla spalla con ilGian e MauroFon nelle fasi iniziali dell'avventura. Ora non seguo più come un tempo la squadra nei suoi spostamenti-gare; è diventata realtà troppo grande per i miei gusti, cosa che ha raffreddato il contatto umano. Niente più aggregante pranzo sociale ed il mitico “Mangia & Balla” organizzato dal Piccolo Lord, così come nulla più “Gita dell'insalata di riso”, sempre opera del piccolo Pullansapiens di Taverna.

In occasione delle ricorrenze, agli atleti si aggiungono famigliari, parenti, amici, tanto da rendere impossibile qualsiasi azzardo festereccio che vada oltre alla sala conferenze di una qualche associazione o cral.

È giusto così, purtroppo, dati i costi gestionali che una società deve sostenere se non ha un super sponsor a coprire le spalle. Oppure diversi atleti e no che per amore dei colori sociali si autotassano per mantenerla in vita.

Il tempo di scaricare le immagini scattate alla corriVolvera su ex AlanDrake, dare una veloce occhiata, strapparmi qualche capello e via, a raccogliere Paracqua. Con Dyanett Lenticchia che fa qualche capriccio: non regge il minimo, il motore si spegne ad ogni semaforo che affronto costringendomi ad un ormai desueto punta-tacco (punta sul freno, tacco a sgasare sull'accelleratore). Mai manifestato detto difetto; che abbia compreso la primigenia intenzione di far fare qualche pass... qualche ruotata a Poppolina? Mah, di già mi vedo costretto a posteggiarle lontane l'una dall'altra onde evitare di trovarmi a piedi, che se pure questa precauzione è inutile allora regalerò Popp.... (meglio non farmi sentire) alla Protezione Civile (che con Dyanett è per me viaggiare nel tempo!...).

Alle 16 giungiamo all'Istituto Sociale e scendiamo nella sala teatro... trovandola di già piena zeppa. Fortunatamente sono ancora liberi alcuni posti in piedi, così che mi accomodo in uno di essi. Paracqua trova invece, vantaggi che a volte offre l'età vetusta, un'anima pia che gli cede la poltroncina.

Uso ad arrivare senza eccessivi ghirigori al dunque, soffro un cicinin le lungaggini proprie delle manifestazioni modello premiazioni. I filmati e le avventure dei vari atleti in terre nostrane e pure no, il podista-attore-comico che intrattiene con varie gag, quello che descrive la gara organizzata la domenica che viene ed invita gli amici ad iscriversi (è per beneficenza, che quando si avvicinano le feste natalizie si usa far così), il premio per il più piccolo atleta, quello per il più alto, per la ragazzina dai capelli biondi e per quella dai capelli neri, per la suocera del più anziano, per chi ha fatto più km nell'arco dei 12 mesi e per chi invece in un mese, per chi ama la Nutella e chi invece la Maria, eccetera eccetera eccetera.

I bambini, si sa, sono soggetti che faticano a stare fermi così che presto inizio a sollevarmi sulle punte dei piedi. Op op op, poi due passetti avanti e due indietro. Ancora op op op e qualche spostamento laterale. Troppo non mi posso muovere perchè lo spazio libero è angusto, e per di più temo di perdere il posto. Accanto a me è Lucia, che se avessi due anni in meno le farei un corteggiamento selvaggio (sono “vedovo” del sogno Numero One...).

Per quanto mi trovi in abbigliamento pressoché estivo data la prevista fornace, dopo 15 minuti comincio a salir di temperatura. Non è unicamente la presenza della fanciulla, è che non solo incidono su questo i termosifoni accesi bensì il riscaldamento globale innescato dai molti presenti. Spero proprio, quando sarà, di non finire all'Inferno: anche nudo non resisterei vivo per più di 2 minuti!

Disquisire sull'andare della festa no, non ne sarei proprio in grado. Sono ormai lontano dalla vita della squadra, e non ho neppure pensato di farmi dare da ilGian il programma premiazione. Che sarebbe un po' come svolgere un tema avvalendosi del menu pizzeria: una sbirciatina e sopra ci posso scrivere due pagine. Sarà per la prossima.

Potrei descrivere, invece, con abbondanza di particolari l'esilarante viaggio di ritorno verso casa, ma questo, per chi non conosce bene gli attori (Filippide e Paracqua) creerebbe eccessivi punti interrogativi. Sta di fatto, brevemente, che Filippide, il postino volante fu GSPTtino, chiede un passaggio verso casa. Ex atleta, due metri di altezza per 150 chili circa di sanguigna carne rossa (ha occupato tutto il sedile posteriore della povera Dyanett, e che fatica spingerlo dentro!), personaggio dotato di voce stentorea, sangue caliente e parlantina alla kalashnikov. Un pezzo da 90 con la caratteristica della barba in-coltivata a porcospino e l'assillante impellenza di abbracciarti e baciarti. Come essere bloccato da un lottatore di sumo e calpestato in viso da un paio di scarpette chiodate!

Niente di speciale l'ingrasso, che chi smette di fare sport detto rischio corre, nessuna motivazione di sfotto... non fosse che la sua passione politica lo rende facile bersaglio per un senza patria e bandiera come me.

Chi abbraccia senza se e senza ma, come si usa dire, una bandiera (fosse anche quella di una squadra calcistica) non può fare a meno di prendere la cosa-di-cuore seriamente, e questo pure se si rende conto che qualcuno lo sta probabilmente prendendo per i fondelli. Mi basta sparare contro il suo credo le più galattiche balle per vedergli colorar di rosso i bargilli e sentir la di già sonora voce salire di tono, tanto su da farmi temere per i vetri di Dyanett. Fantastico, e se ci aggiungo che il fervore lo conduce ad una leggera balbuzie è l'apoteosi dell'ahahah!

Presi alla sprovvista come siamo stati dalla sua richiesta, però, non abbiamo potuto evitare di battezzare abbondantemente i sedili della povera Dyanett, questo ovviamente mentre le lacrime scorrevano a fiume lungo il viso e l'aria rifiutava di scendere a distendere i polmoni.

Come abbia fatto la piccola francesina ad accompagnarci a casa senza danni non l'ho ancora ben realizzato. Giurerei però, posteggiata sotto casa che l'ho, di sentirla sommessamente ridacchiare.

Le immagini allegate hanno unicamente scopo illustrativo. Scattate con Mersì al massimo degli ISO, e quelle del palco... dal fondo della sala! Ma direi che vale 100 Ricoh K-3!!!

 

 

 

Dialoghi con Pavese – WHY?

Notte di San Lorenzo, davanti la calma fissità del lago, alle spalle il filare di cipressi a guardia di San Rocco, coi suoi gradoni di tombe distese sul colle.

Nel chiarore della lama di luna la sagoma di un uomo dai folti capelli neri, i leggeri occhiali sul viso affilato e sofferto “Ma... è lei dottor Pavese ? ”

“Dammi pure del tu, dove mi trovo io adesso non esiste alcuna forma”

“Posso farti una domanda ? “

“Non è detto che io risponda”

“ Il suicidio, perchè ? ”

Un lungo silenzio quindi con voce appena percettibile

    “ Vedi the question non è to be or not to be ma why. Percepiamo la vita come un crudele accidente generato dal caso e guidato dal destino. Un microscopico spermatozoo buca un altrettanto minuscolo uovo e da quel momento comincia una reazione a catena incontrollabile, che crea un ammasso ordinato di cellule; non importa la causa che ha portato a questa situazione, se gli attori erano consenzienti o no, se veramente volevano che ciò accadesse, è un fatto naturale che sfugge al controllo. Ma questo vale per quasi tutti gli esseri viventi, come accade quel qualcosa in più che distingue l’Uomo ? Ormai è assodato che l’universo è attraversato da impulsi di tutti i generi, molti dei quali sfuggono ai nostri sensi, perchè allora rifiutare la possibilità che ci siano delle essenze emanate da un generatore ? Il cervello a un certo punto della sua formazione ne capta una e l’imprigiona, da questo momento comincia l’avventura umana, in cui il corpo segue la sua natura materiale e l’essenza tende a tornare al suo Generatore con tutti i problemi e contrasti conseguenti alla casualità che domina la vita. Puoi nascere a New York o a Medina o in un villaggio sperduto del Nepal, puoi capitare in una famiglia di contadini o di petrolieri, puoi essere sano o con qualche handicap, non dipende certo da te. Sei costretto per circa un anno ad imparare dei suoni strani che ti permettono di entrare in relazione con altre persone, con altre realtà nelle quali ti devi confrontare. Ti imbottiscono di nozioni, di precetti, di superstizioni che chiamano religione, forse questo è stato il motivo determinante che mi ha impedito di ammettere l’esistenza di Dio. La religione è un tentativo umano di spiegare il Generatore, che per sua natura non può essere definito nè compreso. I Greci immaginavano gli dei con le stesse pulsioni umane, solo che erano immortali, gli Ebrei vedono la divinità come un’indefinibile potenza giusta e spietata, i Musulmani come un contabile pignolo, basta seguire i precetti e sarai salvo, i Cristiani come un padre canuto, buono e pronto a perdonare, ma sono tutte visioni riduttive, peccato che tutti pretendano di imporle come verità assolute. 

Il secondo problema è l’educazione, cioè dove vogliono condurti, se a realizzare le aspirazioni della tua essenza o solo a diventare una rotella dell’ingranaggio che manda avanti il grande inganno. 

Arriva poi il momento che, senza tua volontà, la natura segue la sue regole e, improvvisamente, vieni attratto dall’altro sesso come un animale qualunque, ma l’essenza che è in te, condizionata dalla religione e dall’educazione, ti frena e tenta di stabilire un contatto, cercando delle affinità, e, dunque, ti presenti per quello che sei veramente nella tua nudità, miseria, inermità; puoi essere fortunato, ma il più delle volte “I’ll never forget you” e sei di nuovo solo, svuotato, perduto nella tua angoscia. 

Se sei fortunato provochi a tua volta la reazione e comincia la giostra crudele per un altro insoddisfatto. Che senso ha ?”

.........................................................................................................................

“Esprimi un desiderio, sta cadendo una stella !!!”

E’ stato un sogno, chissà ???

                                                                                                                                                                                       JANO 

 

 

un Po di corsa        13 – 12 – 2015                                                  Diario della Domenica

Non resistevo più senza la boccata d'aria della domenica mattina! Non che mi mancasse la tensione procurata da Disgraziata2 ed il pesantissimo lavoro a seguire; mi mancava l'allegria che il gioco della corsa reca con se, allegria che malgrado il costante, sottile magone che accompagna ogni Ex, è estremamente tonificante. Mi mancavano i sorrisi di chi corre senza tenere gli occhi chiusi, di chi dalla corsa trae benefici fisici e “spirituali” e non unicamente insegue sogni di gloria paesana. Mi mancava il multicolorato Mondo Podismo e tutto il suo gran fermento di gioventù. Anche ottantenne, se si vuole, perché è risaputo che il cuore (maledizione!) non invecchia proprio mai. In particolar modo in chi pratica o ha praticato per anni sport e non scorda il frizza frizza che esso mette nelle vene.

Il Chiodo mi sorride quando lo faccio uscire dal box-cantina. È creatura docile che vive dello spazio che gli disegno attorno, che malgrado gli anni portati sulle spalle dopo gli ultimi interventi medici subiti si è ripreso alla grande.

L'iniziale programma è quello di passare alle otto da Paracqua così da pedalare serenamente insieme alla volta del PalaVela o giù di lì, poi mi sovviene che nel personale programma del sabato sera c'è una Pizzata con relativo andare a letto non propriamente con le galline, per cui rendo elastica la cosa con un appuntamento meno greve al ponte Umberto I, all'inizio del Parco del Valentino dove svetta l'arco di trionfo dedicato all'Artiglieria. Il timore di una notte poco serena viene fugato, ma il risveglio è... quello delle galline, per cui è sul più presto del previsto che inizio la passeggiatina cicloamatoriale.

Ronzo molto spesso attorno al luogo prescelto senza scorgere però l'ombra dell'amico, pedalo su e giù sino a quando l'arrivo dell'orda si fa vicino, dopodiché mi trasferisco al punto click localizzato forzatamente in zona. In ogni caso buonicchio..

Paracqua lo contatto ad album concluso e relazione iniziata: ha toppato di già al primo incrocio così da trovarsi dopo un paio d'ore “dalle parti” del Parco Ruffini...

Sono qui appostato per la caccia, ma ovviamente non ho affatto intenzione di fotografare tutti i concorrenti. I primi della 10 km, fermandomi poco oltre il passaggio delle prime 3-4 fanciulline, e così pure per i concorrenti della maratonina. Ho portato a +8 lo sforamento della microregolazione AF di Disgraziata2, anche se ormai so bene esser questo distorto mettere a fuoco problematica irrisolvibile se non operando su qualche difettoso organo della tripperia. Dal 2 novembre la FOWA-LTR è diventata desaparecida, quasi che la vittima di questa lunga storia non sia io bensì loro. Passate le feste contatterò qualche associazione a difesa dei consumatori, e un avvocato.

Purtroppo queste lungaggini m'impediscono di prendere una decisione: sarà la Nikon D7200? Io ci spero, ma non è affatto scontato. Sarà forzatamente la K-3 II? Allora la proverò un paio di volte prima di sbarazzarmene svendendola a qualcuno. Sarà nulla? Tutto, visto l'andazzo, al momento è possibile. Non desidero trovarmi con due reflex sul groppone, ma se non sarà Nikon (assistenza a Torino, che quella in Francia è pura pazzia), sarà Fujifilm X-T1 (assistenza a Milano), in prima posizione a precedere la Canon 7D Mark II. Sempre sperando che la luna non mi cada sui piedi...

La giornata grigia mi pone alcuni problemini in più del solito. Testo una compensazione a +0,3, ma le immagini mi paiono troppo chiare, giusto l'opposto di quelle non compensate che mi paiono scure... Prendo la questione come un test così che espongo la 10 km. a +0,3 e la mezza a zero. Non amo le foto “sbiadite”, preferisco i contrasti forti ma non oso regolare altri possibili parametri; ancora non ho compreso quale intenda sia, per Disgraziata2, la corretta esposizione!

A parte l'altalenare di questa, scurirò quelle +0,3, ed alleggerirò di un cicinin quelle scattate senza compensazione, ahahah. Fortunatamente poco meno di 600 sono le immagini portate a casa.

Oggi non azzardo alcun commento “tecnico” (!) ahahah, è gara non competitiva, presumo, e le assenze di peso ritengo siano notevoli. Ne approfittano i Podistichini, che ottengono lusinghieri piazzamenti. Un secondo ed un 5° nella 10, un 4° nella 21.

Nelle femminucce si conferma in palla Federica Scidà, prima di categoria, decima assoluta.

Ad occhio mi paiono molti i concorrenti, ma quando scorro le classifiche mi accorgo di essere stato eccessivamente ottimista: 1453 quelli della corta, 690 i mezzi maratoneti.

Tirando le somme:

primo maschietto nella 10 km Franco Chiera, secondo a 14” il Podistichino Gianluca Territo, terzo Giorgio Ioppolo a 31”.

Federica Scidàcome detto, sullo scalino più alto del podio fanciulle, Antonella Gravino a seguirla (1',08”), mentre Sarah L'Epee chiude con un ritardo di 1',23”

Nella maratonina il primo maschietto a tagliare il traguardoFlavio Ponzina, ferma il cronometro a 1h,12',30”, a 49” Valerio Vecchiè, a 1',41” Bruno Pasqualini.

A mettere in riga le fanciulline nella 21 una tosta Guardiaparco travestita da Babba Natale, Raffaella Miravalle, in 1h,29',00”, seguita da Paola Bazzano (1h,29',54”) e Federica Machetta (1h,34',26”). Che potete scorgere qui a fianco.

                                             CLASSIFICA

 

 

 

Pentax-Ricoh K-3II... e tre!

Niente Nikon D7200, è di un brand diverso. Malgrado le insistenti richieste non sono riuscito a togliere il ragno dal buco (e pensare che siamo in Italia...). Che fare allora? Iniziare una diatriba coinvolgendo avvocati e Associazioni Consumatori? Se non fosse giunta una mail del tecnico responsabile della Pentax-LTR martedì mattina (22-12) che ripeteva non essere possibile cambiare la K-3 con la Nikon D7200 e rinnovava l'offerta della K-3II, nel pomeriggio avrei avuto le prime dritte da un avvocato.

L'intenzione originale era di attendere una risposta alle mie richieste sino alla fine dell'anno, ma giunta che è in anticipo sul supposto, anche se in ritardissimo rispetto al mio continuo bussare, non avevo altra scelta.

Se non accetto resto con Disgraziata2 nelle mani, mentre la FOWA-LTR può sempre difendersi con il dire che il massimo possibile loro lo hanno fatto. Il che è vero, anche se lo stress subito in questi due anni è stato per me così greve da temere fortemente un domani ancora Pentax-Ricoh.

A differenza della K-3 prima maniera, questa seconda ha adottato modifiche che reputo inutili e persino dannose, come ad esempio togliere il flash per mettere un GPS. È stata pure aggiunta una funzione in grado di sfornare immagini ad altissimadefinizione (unicamente usando il cavalletto e fotografando massi!...), ed è stato migliorato l'Astrotracer (fotografare il cielo senza strisce-stelle dovute alla rotazione del pianeta), ma a parte il mio “chi-se-ne-frega che è soggettivo, ti vuoi mettere a fotografare il cielo a Torino? Anche godendo di una terrazza in cima ad un grattacielo, l'inquinamento luminoso e quello dell'aria dove lo mettiamo?

Dovevano metter mano, seriamente, al sistema AF ed a quello dell'esposizione, dovevano fare un passo avanti rispetto alla concorrenza dotando la fotocamera di un display basculante, cosa che nelle fotocamere di un certo livello le case IN non hanno mai adottato (timido accenno ora con la FF Nikon D750). Ma vai tu a comprendere le politiche commerciali.

Dicono sia migliorato l'AF-C, quello ad inseguimento soggetto, ma quanto letto qua e là mi lascia dubbioso e preoccupato. Qualcuno dice si, altri no, per cui è solamente con una prova sul campo che meglio comprenderò. Ovviamente nulla di nulla riguardo il famigerato “capteur de lumiére”, il sensore di luce che conduce la danza dell'esposizione ballerina.

Saranno vero test le campestri, e speriamo che la luna sorrida invece di cadermi ancora sui piedi!

 

 

 

1 - CAMBIARE PASSO

Sabato scorso il Presidente del CONI Giovanni Malagò, a Milano, in una delle tante celebrazioni che si fanno in questi giorni ha detto a proposito dell’Atletica: “E’ stata sicuramente una stagione negativa, è indispensabile cambiare passo”

Non occorre essere il Presidente del CONI per vedere quello che è sotto gli occhi di tutti, la figura umiliante rimediata in Cina, il distacco evidente tra le prestazioni dei nostri migliori rappresentanti e quelle delle altre nazioni, tranne nella corsa in montagna dove si è avuto il coraggio di cambiare radicalmente i vertici e, quindi, la mentalità.

Il finale di stagione è poi da incubo col deferimento di 26 quasi sicuri olimpici per mancato rispetto della normativa antidoping, non si tratta solo di un problema burocratico, come si è cercato di minimizzare, ma di un comportamento superficiale inaccettabile da atleti pagati coi soldi dei contribuenti alle società militari come finanziamento al “dilettantismo di stato”.

Chi pratica l’atletica sa benissimo che il problema vero non è la gara in se stessa, ma tutto l’allenamento necessario per ottenere determinati risultati, soprattutto in gare come la maratona, per poter sostenere carichi di lavoro pesantissimi alcuni atleti si dopano non in gara, ma in allenamento, è quindi indispensabile che gli organi di vigilanza sappiano dove si trova l’atleta per poter effettuare controlli in qualunque momento, ecco quindi l’obbligo per gli atleti di vertice di comunicare la propria reperibilità entro 36 ore dall’avvenuto spostamento di domicilio.

Se non si rispetta tale regola e si viene scoperti il deferimento è fondamentale per assicurare credibilità ai controlli.

Vedremo l’evolversi della situazione, ma i precedenti non inducono all’ottimismo, minimo un anno pende sul capo dei 26 e con chi andremo a Rio de Janeiro ? e se ci andremo in quali condizioni ?

Ultima tegola lo scioglimento del Comitato Regionale FIDAL della Basilicata per truffa nei confronti della Regione, uno squallido capitolo dell’arte di arrangiarsi messo in piedi da alcune società per accaparrarsi i contributi della Regione falsificando la partecipazione alle Maratone Internazionali dei propri atleti.

Cambiare passo si può, occorre avere l’umiltà di riconoscere la stato di letargo in cui si trova l’Atletica oggi, esaminare spassionatamente tutti gli aspetti che ne condizionano lo svolgimento, positivi e negativi, pensare gli interventi praticabili stabilendo le priorità, le risorse, le innovazioni, dandosi un programma da sviluppare in un orizzonte temporale medio e lungo e poi iniziare uscendo dagli schemi come Alessandro Magno a Gordio, che, non riuscendo a sciogliere il nodo, estrasse la spada e lo tagliò di netto.

                                                                                                                                                              JANO

 

 

2 - L’ATLETICA ITALIANA NON C’E’ PIU’

Oggi, Santo Stefano, ad Ascoli Piceno nella chiesa di Sant’Angelo Magno verrà dato l’ultimo saluto a Carlo Vittori, uno dei tecnici più grandi che ha avuto l’Italia, basti ricordare le imprese di due suoi pupilli, Pietro Mennea e Marcello Fiasconaro.

Brusco e alieno da ogni compromesso non ha mai risparmiato le critiche anche feroci al “sistema”, poco dopo aver appreso della richiesta di squalifica per doping per 26 atleti azzurri ha esclamato:

«L'atletica italiana non c'è più già da un bel pezzo, è dai tempi del generale Gianni Gola fino ad oggi che i risultati sono stati sempre peggio», come dargli torto ?

La mia prima tessera FIDAL risale al lontano 1955, la mia vita è stata un tutt’uno con l’atletica, come atleta, come dirigente di società, con incarichi federali regionali da oltre 20 anni e dal ’94 anche come giornalista sportivo di un paio di testate locali, ritengo quindi di poter parlare della nostra Atletica con cognizione di causa e, soprattutto, con amore misto a durezza e amarezza, come il grande Vittori, che concluse il suo intervento con una domanda provocatoria:“ma quando lo cacciano questo Giomi ?”.

Gianni Gola imperò per 16 anni, suo vice presidente vicario, Alfio Giomi, dall’89 al 2002; alle elezioni del 2004 si andò a votare col “mal di Gola” e fu eletto, con grandi speranze, il nostro Franco Arese, che resse il timone per otto anni, ma la situazione non migliorò anzi… le stesse accuse e gli stessi mugugni risuonarono alle elezioni del 2012, che videro salire al trono Alfio Giomi con due lustri in più sul pizzetto e i pochi capelli bianchi, il “nuovo che avanza”.

Il problema però non è tanto negli uomini, quanto nel sistema atletica, se si vuole cambiare passo occorre un intervento in profondità con riforme che vadano a curare i mali cronici, che si sono venuti ad aggravare in decenni e decenni di politica sportiva col motto “finchè la barca va”

                                                                                                                   JANO

 

 

3 - LA BARCA NON VA PIU’

E’ sotto gli occhi di tutti che in quasi trent’anni l’Atletica da regina di tutti gli sport è scaduta a Cenerentola, io stesso due anni fa ho dovuto appendere la penna al chiodo non essendoci più alcuna testata sportiva disposta a concederle anche solo mezza pagina, eppure si sono succeduti alla sua guida tre Presidenti diversi e settanta consiglieri in ben sette legislature.

Per stabilire una diagnosi e proporre una terapia occorre aver presente l’anamnesi del “paziente”. Negli anni ’50 tutta l’Italia era in fase di espansione, gli sport praticati erano pochi e l’atletica era la base di tutti gli sport. Negli anni ’60 le grandi aziende italiane investirono nell’atletica assumendo gli atleti come dipendenti, avevano il permesso retribuito per gli allenamenti e per le partecipazioni alle gare nazionali e internazionali; al termine della carriera, se lo volevano, restavano in azienda. La crisi energetica degli anni ’70 pose termine a questa “pacchia”, che venne sostituita dal “dilettantismo di Stato” come nei paesi sovietici, cioè gli atleti migliori vengono arruolati dai Corpi Militari e anziché fare i carabinieri, i poliziotti, i finanzieri, i soldati, i forestali, gli avieri e le guardie carcerarie, praticano il loro sport olimpico, è il sistema ipocrita escogitato dallo Stato per finanziare lo sport più o meno “dilettantistico”.

Questo sistema in oltre trent’anni ha provocato il depauperamento delle società “civili” con relativa demotivazione e conseguenti disinvestimenti, la Federazione potendo contare su un gruppetto di atleti che, comunque, a livello internazionale riusciva ancora ad ottenere qualche risultato, si accontentò della situazione non rendendosi conto che in questo modo si sarebbe asciugato il bacino dei praticanti; è come curare il delta del Po senza pensare alla sorgente di Pian del Re.

Oggi non vale neanche più questa motivazione, gli atleti si dannano l’anima per passare al “posto fisso” e poi si accontentano di ottenere il punteggio tabellare minimo per non essere “congedati”.

La base di ogni Federazione è il VIVAIO, il CONI ha creato un sistema teoricamente valido, col riconoscimento degli Enti di Promozione che devono affiancare le Federazioni nell’avvicinare i giovani alla pratica sportiva.

In realtà per quanto riguarda l’Atletica assistiamo a una stortura gravissima conseguente ad un altro fenomeno colpevolmente sottovalutato e quindi trascurato dalla FIDAL, IL PODISMO.

Esattamente la data di nascita è il 2 dicembre 1973, prima domenica di blocco del traffico automobilistico a causa della crisi energetica, nacque spontaneamente e ben presto fu un successo, nessuna regola, solo premio di partecipazione o un piatto di agnolotti e un bicchiere di vino.

Ma ben presto ci fu chi cominciò a dare i premi ai primi arrivati, poi ci fu chi disse “bella forza lui ha 30 anni e io 50, non è leale” e così si passò alla prima divisione in categorie: Amatori fino ai 40 anni e Veterani oltre, ma non bastava ancora, si passò alla divisione in dieci e poi in cinque anni con premi sempre più numerosi e conseguente lievitazione delle spese per l’organizzatore.

Nel 1982 uscirono le norme sulla tutela sanitaria con obblighi diversi per chi pratica sport agonistico e chi no, lo Stato fu costretto a regolamentare il fenomeno e chiese l’intervento del CONI che stabilì che la FIDAL è soggetto istituzionale designato all’organizzazione e al controllo delle manifestazioni competitive - agonistiche di atletica leggera sul territorio italiano (D. lgs n. 242/99).

C’erano però anche gli Enti di Promozione Sportiva che organizzavano manifestazione nominalmente non agonistiche, ma con modalità competitive; si formarono quindi due “mercati” paralleli i cui confini furono sempre più vicini e sfumati fino a sovrapporsi e fu l’inizio del caos.

                                                                                                                                                JANO

 

   

             

 
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