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Largo ai giovani
Erano stati in molti ad avere dubbi sul cross di Ivrea dedicato esclusivamente alle categorie giovanili, i risultati hanno dato ragione agli organizzatori, che hanno creduto nella risposta del vivaio.
La 16^ edizione dell’Ivrea Cross Country è stata un trionfo: 520 giovanissimi sul prato del De Witt a darsi battaglia per la conquista dei titoli regionali Cadetti e Ragazzi.
D’altra parte i dati del Trofeo regionale giovanile su quattro prove parlano da soli, a Castell’Alfero il 6 gennaio si erano classificati in 300, 600 a San Biagio e 600 a Verbania, un totale di oltre 2000 partecipanti che farebbero invidia ai cross degli adulti.
Sul bel percorso tutto in vista all’interno dello stadio i primi a partire alle 10 sono gli 80 Cadetti, da percorrere 2500 metri; va subito in testa Mattia Galliano del Roata Chiusani, dominatore del Trofeo, alle sue spalle i verbanesi Lorenzo Caretti e Leonardo Appetito; Galliano all’inizio del secondo giro se ne va e vince in 8’47” con 4” su Caretti che ha staccato Appetito, terzo in 9’03” con pochi metri su un terzetto che arriva spalla a spalla, il tortonese Widly Nocenti e i pinerolesi Samuele Barale e Giacomo Bruno.
E’ quindi la volta delle 80 Cadette su 2000 metri, anche in questa gara nessuno scampo per le avversarie di Assia El Maazi del Runner Team Volpiano sempre in testa e prima in 6’57” con 11” sull’avversaria di sempre Noemi Bouchard del Valpellice; completa il podio a 19” Beatrice Mondino del Saluzzo.
Oltre 100 i Ragazzi al via su 1200 metri; al comando due varaitesi, Elia Mattio e Simone Giolitti, che si stacca nel finale e viene quasi raggiunto dall’astigiano Girma Lombardo; Mattio vince in 4’09” con 4” su Giolitti e 6” su Lombardo.
Sono altrettante le Ragazze a misurarsi sulla stessa distanza; gara molto combattuta tra la saluzzese Elisabetta Galliano e la dronerese Bianca Mandrile, che si conclude in volata con la Galliano che vince gara e titolo in 4’35”; dopo 5” volata a quattro per il bronzo, la spunta la biellese Elisa Isacco precedendo la verbanese Matilde Bonino, l’alessandrina Elena Bistagnino e la novarese Martina Canazza, figlia d’arte, in rappresentanza di quasi tutte le Province a riprova di una risposta corale delle società.
Gran finale con le gare riservate ai 160 Esordienti, un mare di piccolissimi atleti in erba, una festa per gli occhi e per il cuore, il nostro futuro al quale, troppo spesso, non pensiamo.
Sebastiano Scuderi
1° Trofeo Decathlon - OlimpiaCross 14 – 02 – 2016
Diario della Domenica
Un cross dietro casa, alla periferia di Settimo non lontana dal parco commerciale Settimo Cielo Retail Park dove, appunto, vi è un grande magazzino della Decathlon. Di già, nel 2014, Omar Riccardi, appoggiandosi alla Settimese di cui faceva parte, aveva accanto alla struttura della azienda portato i podisti a sgambettare (vedi il servizio su FotoSport 2014 – 9 marzo) gabolando un percorso assai intrigante. Ora ci ritenta l'OlimpiaAtletica di Michele Iacovelli, disegnando il percorso sul parco Castelverde.
Sono ormai quasi vent'anni che risiedo alla Falchera, e prima del maledetto Patatrak il giro che mi conduceva a Settimo (poco più di 10 km) era quasi un classico. Addirittura misurato con la ruota segnando su di una cartina i vari punti chilometrici. Ho così visto il nascere ed il moltiplicarsi delle villette e dei palazzi, così come ho visto sbocciare il parco (pure frequentato, come la ciclabile che si snoda alle porte di Borgaro, nei tentativi di ripresa).
Il timore era la pioggia, ma gli addetti celesti preposti alla delicata incombenza hanno usato la cortesia di non tirare la catenella. Qualcuno ha sostenuto che in realtà fossero in birreria a festeggiare il sorpasso juventino del Napoli, ma non ci voglio credere; gli angeli sono angeli, via. In queste faccende gli addetti alla pioggia sono solamente distratti, ed a quanto pare non da soli pochi giorni.
Piuttosto occorre indagare su quelli addetti allo sport calcistico, persino troppo svegli... da un lato (tra le tante, ho pure la sfiga di tifare Toro. Probabilmente, neppur troppo sotto sotto, amo soffrire).
Paracqua passa a prendermi ritardando di un po', riapparendo all'orizzonte quando ormai maturava in me la decisione di risalire in casa per prendere chiavi e libretto di Poppolina. “Sai, non ricordavo di preciso la strada così che sono andato a Leinì. Un signore gentile è poi salito con me conducendomi sin qui. Mi ha lasciato i documenti, ma tanto non porto mai con me granché di euro...”. Uno così dove mai trovarlo? È certamente unico al mondo!
Poco posteggio, è la primissima riflessione giunti che siamo al luogo del raduno. Qualche auto negli spazi all'interno del parco ancora ci starebbe, ma qui è là sono di già poste fettucce a sbarrare l'ingresso ai non addetti ai lavori. Poco male perchè Paracqua scopre un posto ove solamente la sua PandaAmiat 4x4 poteva infilarvici (nel caso quella della figlia perchè la sua è in montagna... ma non c'è alcuna differenza nell'interno; prima di sedermi debbo spostare un bambolotto semidistrutto ed una scatola di pennarelli vuota, mentre i piedi li appoggio su una custodia catene da neve ed una marea di carte di caramelle, ahahah (in quella personale di Paracqua sotto i sedili crescono i funghi, ma qui non ne ho veduti. A me piacciono tantissimo).
Un giretto attorno al laghetto del parco correndo il rischio di essere inghiottito dalle sabbie mobili essendomi inoltrato alla ricerca di scorci al di fuori del tracciato. Ne esco gettandomi a terra e rotolando su me stesso (ormai ci riesco molto bene...) sino ad uscire dal pantano. Il cartello DANGER lo scopro solamente molto più tardi...
Certamente OlimpiaCampestre non ha suono “musicale” come OlimpiaCross, ma qui del cross non vedo assolutamente nulla. Più selvaggio e impegnativo quello organizzato dal trailer Omar, più intrigante certamente pur se questo nel suo sviluppo è piacevolmente disegnato. Scorrevole, veloce, con due prestigiosi protagonisti nella batteria dei 35-40-45: Max Di Gioia e Gabriele Abate, atleti usi al trail vero, duro da farti rizzare i capelli, dove il correre spalla spalla con gli angeli non è unicamente un modo di dire. Hanno battagliato, Max in particolare perchè Gabriele mi è parso passeggiare, con ragazzini di 20 anni e poco più (sino ai 34). Max buon secondo assoluto (a 2” dal primo), Gabriele al punto click era quarto a 5 metri dal terzo, impegnato, mi è parso, nella fase di scarico... (i click a lui dedicati... fuori fuoco, maledetta carretta).
Primo un giovanissimo (22 anni), Stefano Chiavarino, secondo RinghioMax, terzo Fabio Novaria. Ovviamente, ricordo, non tengo conto delle categorie bensì unicamente del passaggio sul traguardo.
La batteria che vedeva impegnate le fanciulline ha visto la vittoria di Federica Scidà, tallonata a 5” da una determinatissima, ed in palla, Laura Fornelli. Terza Giorgia Murdolo. Che in questo inizio di stagione sto cominciando a conoscere.
Si rivede in pista, dopo diversi mesi di fermata al box, Genio Bocchino. Certamente lontano dal rendimento standard, comunque di già buona cosa lo sgambettare. “La corsa non ti allunga la vita, ma...”, celeberrimo ed azzeccato “login” a chiusura del suo Piemonte in Corsa, che appena l'uscio di casa si socchiude mette giustamente in pratica. Nel passarmi accanto grida: “Ti debbo parlare”. Qualche video da pubblicare o, molto più probabilmente, qualche mia timidissima, e ovviamente bellissima, fan che si rivolge a lui in cerca di raccomandazione? Il ruolo di C.M.V.B è a tutt'oggi ancora scoperto...
Il colpo basso me lo assesta quando sono impegnato nel chiedere a quelli della Croce Rossa se per caso sono stati impegnati nel soccorrere un vecchietto svampito. “Non ti perdere la trasmissione di questo mercoledì; manderò in onda un breve filmato del 1887 che ti vede impegnato, al cross di Settimo, nella batteria degli ottantenni: avevi ancora la barba tutta nera!...”. Ho preferito nascondergli che oggi non si presenta più così semplicemente perchè la tingo; come per la barba giovanile detta Dei-7-Giorni, la tinta adottata fa molto trendy e si rivela utilissima per cuccare.
Dopo i grandi inizia l'esibizione degli atleti formato mignon. Un click alla partenza della prima batteria, poi cerco Paracqua per tornare a casa. Lo troverò alle due del pomeriggio, quando di già il timore di un rapimento da parte degli alieni (chi mai potrebbe rapirlo?) si è trasformato in certezza. “Ero lì al traguardo, non mi hai visto? No, il telefonino non l'ho portato...”.
CLASSIFICA (da AtleticaValPellice)
6 - I capponi di Renzo
“Lascio pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe a capo in giù, nella mano di un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente (....) e dava loro di fiere scosse, e faceva sbalzare quelle teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”
E’ il mirabile ritratto pennellato dal Manzoni della condizione dei quattro capponi che Renzo portava all’avvocato Azzeccagarbugli a pagamento della sua consulenza, ritratto che dovrebbe essere appeso negli uffici della Federazione, degli Enti e anche degli organizzatori.
Oggi solo in Piemonte ci sono in calendario ogni anno almeno 500 manifestazioni non stadia, metà FIDAL e metà tra EPS e naif, tutti alla caccia del “cliente”, ma tutti questi soggetti sanno cosa vuole il podista ? Ogni società organizzatrice ritiene di operare nel migliore dei modi (‘o scarrafone è bello a mamma soja), ma si fa un esame di coscienza ?
Certo non è facile né agevole organizzare una manifestazione, prima di tutto l’iter burocratico: richiesta annuale di inserimento nel calendario indicando una data di riserva, anche se quasi sempre la data indicata non è negoziabile perché legata a qualche avvenimento sul territorio.
Invio del regolamento della manifestazione e discussione sulle modifiche. Richiesta agli organi competenti (Comune, Regione, ANAS , Carabinieri, Polizia eccetera). Reperimento dei fondi, reclutamento dei collaboratori non solo interni, ma anche e soprattutto esterni (Protezione Civile, ANA, Carabinieri in pensione, eccetera), medico di servizio e ambulanza con defibrillatore, acquisto dei premi al minor costo possibile e pagamento delle tasse alla FIDAL o all’EPS, organizzazione e logistica dei servizi e infine il momento della verità, il giorno della gara, con l’inevitabile bilancio a posteriori: numero dei partecipanti in linea con le previsioni, nessun incidente significativo, chiusura in pareggio, tutto è andato bene, ma spesso non è così e l’organizzatore si chiede il perché, è qui che bisogna intervenire.
Capire esattamente cosa chiede il “podista” non è facile, ogni persona ragiona in base alla propria educazione, alla propria cultura ed ha esigenze e scala di valori diverse dagli altri.
Quarant’ anni fa ci si spogliava in macchina, i più pudichi attaccando sui vetri le pagine del Giornale dei Podisti, bastava correre in compagnia, oggi c’è una varietà di richieste, che chiede un’ offerta differenziata, è ora di passare ad una classificazione QUALITATIVA, una specie di progetto “5 stelle” assegnando una stella a chi offre il minimo dei servizi necessari per lo svolgimento di una manifestazione, aumentando di una “stella” per ogni pacchetto di offerte secondo una scala stabilita. In questo modo sul dispositivo di ogni manifestazione il “cliente” vede automaticamente il livello della manifestazione a cui intende partecipare sulla base delle stelle che vedrà stampate. Naturalmente ad ogni stella deve corrispondere una tassa d’iscrizione adeguata, ad esempio 4 euro una stella a chi offre solo assistenza e ristoro e così crescendo fino alle 5 stelle dove è previsto tutto fino al massaggio pre e post gara. Ogni anno la Commissione monitoraggio manifestazioni dovrà confermare o meno il grado della manifestazione.
La Federazione deve impostare un autentico rapporto di collaborazione con gli organizzatori fornendo assistenza prima, durante e dopo la manifestazione, soprattutto snellendo al massimo l’iter burocratico, la maggior parte delle manifestazioni è ripetitiva, ogni anno basterebbe cambiare la data e il numero di approvazione; è inutile riportare i regolamenti generali, quello che interessa al podista è la data, il luogo, gli orari, le categorie con i premi, i servizi garantiti, le modalità d’iscrizione e la tassa relativa.
E infine la tassa di approvazione a cui si è aggiunta negli ultimi anni quella di partecipazione, odiata come la tassa sul macinato.
La tassa, tecnicamente parlando, è un qualcosa che si versa come corrispettivo di una prestazione, in realtà è diventata un’imposta mascherata, cioè non viene pagato solo il servizio, ma anche una parte delle spese di funzionamento della Federazione, senza questo accorgimento il costo dell’affiliazione delle società sarebbe molto superiore alle 300 euro attualmente richieste, con effetti devastanti e contrarie al risultato che si vuole ottenere.
E’ ora di mettersi intorno a un tavolo e trovare le soluzioni più idonee per garantire non solo la sopravvivenza, ma il rifiorire del podismo, come quando al via della Stratorino eravamo in VENTIMILA.
JANO
4° cross Rubbertex 28 – 02 – 2016 Diario della Domenica
”Italia flagellata dal maltempo in questo fine settimana... Si prevedono piogge intense sino a lunedì 29... Vento forte e bombe d'acqua sulla penisola nel week-end... Tormente di neve anche a basse quote... eccetera eccetera”. Era ovvio che pensassi di restare a dormire, proprio come ha fatto Paracqua che affatto ha sollevato la cornetta del telefono per prender con me appuntamento. Ho comunque impostato la sveglia così da permettermi per tempo un'occhiatina al di là della finestra onde prender ponderata decisione. E benissimo ho fatto: non piove.
La gara è comunque di già stata scelta da un paio di giorni: 4° cross Rubbertex! Probabile, anche se non primigenia, scelta in quanto Borgaretto, oltre che cross di già fotografato migliaia di volte, è gara “lontana e lunga”. Nel senso che molte di più sono le batterie così come i concorrenti, il che tradotto in pratica significa tempo e molto, molto lavoro a seguire. Quando K-3II ci azzecca fa splendide immagini; peccato ne toppi il 50% almeno!...
In ogni caso quella dei “cross” corsi su mini-parchi cittadini sono in fondo occasioni per scoprire novelle realtà ad un tiro di schioppo da casa. Domenica che viene c'è Grugliasco, correndo in un parco probabilmente conosciuto anni fa nel vagabondare pedatorio con l'amico Teotino. Scrivo “probabilmente” perchè molto spesso, quando venivo da lui a Collegno, i percorsi erano disegnati sul momento seguendo la fantasia. Da me era la classica Pellerina, che la domenica sul lungo si correva sulle mille strade e sentieri che offre la nostra collina.
Potrebbe essere vincente il cross di domenica 13 marzo a Rosta, paesino situato alle pendici della Morenica di Rivoli. Spero possa essere disegnando includendo almeno qualche parte dei piedi...
Il cielo mi osserva con fare intimidatorio quando esco dalla portina di casa, ma ormai sono fuori e quanto mai deciso a far mio questo 4° cross Rubbertex. Unico inconveniente che mi procura la minaccia è quello di costringermi ad usare Poppolina invece del Chiodo.
Lentamente gli UISPitini cominciano a calibrar l'occhio riguardo la mia silenziosa presenza, e le jum jum si sciolgono sorridendo a K-3II. È molto bello questo, in quanto il sorriso è per me premio ambitissimo, premio che ripaga dello stress che seguirà ad una sana mattinata di click. Ora comincio a vedere le jum jum “prima” di scorgere le immagini sul monitor di AlanDrake, e questa non è poca cosa credetemi. Ancora non conosco molti nomi, ma pian piano rimedierò pure a questo handicap.
Il piccolo parco che ospita questo “cross” è una rivelazione per me. Ci sarò passato accanto milioni di volte quando, spinto il Chiodo sulla salitella che da corso Vercelli mi conduce sul controviale di corso Grosseto, mi stoppo per non esser preso sotto da chi esce dalla superstrada che conduce (che qui finisce, nel caso) a Caselle. Ecco, proprio lì, dall'altra parte del guardrail che ne difende i confini, inizia il parco Rubbertex, parco che si allarga sino alle spalle della concessionaria auto Spazio.
Il percorso non è soltanto uno zigo-zago, ma comprende pure lunghi rettilinei qua e là interrotti da rapidi cambi di direzione, di mutamenti di marcia repentini. Direi essere discretamente veloce, mentre sul tardi qua e là presenta qualche punto fangoso. In ogni caso i primi corrono su di una morbida moquette, alla faccia del vero cross.
Due solamente le batterie, cosa che agevola moltissimo il mio lavoro. Prima batteria che vede impegnati tutti i giovani (sino a quelli di “mezza età”, i 55), la seconda con tutte le categorie femminili, più allievi/e ed i parinot 60 e oltre. Ovviamente è pratica attuabile in quanto i concorrenti si aggirano di media sui 250-350, che amministrarne 5-600 è tutt'altra cosa. Gare a misura d'uomo, le classificherei, dove si strappa più facilmente un sorriso.
Nei maschietti-big il successo premia Fabio Novaria, seguito a pochi secondi, 2 (che mi paiono pochi dati i metri che li separano, ma così riporta la classifica), dal compagno di squadra - Durbano Gas Energy - Paolo Boggio. Terzo a 28” è Alessandro Ariotto
Nelle femminucce “solito” successo di una tonica Maria Fornelli, dominatrice incontrastata, direi, di questi cross UISP, seguita a 49” da Valeria Nota ed a 52” da Susanna Michelotti.
Sono certo che Paracqua si morderà le orecchie quando saprà cosa ha perso rimanendo a dormire. Ad inizio settimana si era parlato di Borgaretto, questo è vero, ma una mattinata serena come questa l'avrebbe gustata moltissimo. Sarà per Grugliasco, sarà per Rosta, dove troverò la concorrenza del fotografo ufficiale scelto da Tommaso: la PhotoFile di Corso Francia. Chissà se scatti a carico della Tiger organizzatrice oppure a pagamento. Certo che Podoandando a volte si rivela un bel rompiballe!
CLASSIFICA (da AtleticaValPellice)
7 – Carneade chi era costui ?
Cosa è il GGG (Gruppo Giudici Gare) ? è l’organismo della Federazione, che ha il compito di controllare le manifestazioni di atletica leggera, completa autonomia giudicante e competenza tecnica esclusiva nell’applicare le norme del R.T.I., nei regolamenti particolari delle manifestazioni e nelle disposizioni degli organi federali competenti, senza alcun vincolo di subordinazione.
Si può dire che i Giudici sono un tutt’uno con l’atletica fin dal 776 a.c. quando in Grecia nacquero i Giochi Olimpici, gli Ellanoidici costituivano l’organo giudicante chiamato a controllare il corretto svolgimento delle gare. Erano personaggi di grande carisma, stimati per autorevolezza e condotta irreprensibile, e di potere pressoché assoluto. Con la rinascita dei Giochi nel 1896 tornò con uguale nobiltà la figura del Giudice, i primi Italiani furono Alberto Alberti e Eugenio Benucci nel 1906 ad Atene. Altra data storica il 12 gennaio 1936 quando per la prima volta fu deliberata la divisa ufficiale: pantaloni, calze, cintura e scarpe bianche con camicia nera (dati i tempi).
Questo breve excursus storico mette in evidenza come giustamente la figura e il ruolo del giudice siano l’essenza stessa dell’Atletica, non ci può essere gara senza che ci siano i risultati e chi garantisce la correttezza del loro conseguimento è solo ed esclusivamente il giudice.
Per questo motivo è garantita al GGG autonomia funzionale, organizzativa ed operativa interna. A livello regionale i giudici hanno una loro struttura autonoma con un Consiglio Regionale presieduto dal Fiduciario Regionale. Esiste poi una Commissione Regionale, che predispone il piano del fabbisogno economico relativo al funzionamento del Gruppo e coordina le attività regionali in armonia con il calendario approvato dal Comitato Regionale. Per questo motivo la stesura del calendario annuale regionale viene concordata con la Commissione e ogni eventuale inserimento nel corso dell’anno viene accettato eccezionalmente solo col suo benestare, anche se questo può comportare la perdita di qualche manifestazione.
I nostri giudici sono quasi tutti ex atleti che portano nel loro lavoro oltre la passione anche le conoscenze dei regolamenti e l’esperienza acquisite negli anni di militanza attiva. Svolgono un’opera di volontariato altamente qualificata e meritoria oltre che di grande responsabilità e sono per questo apprezzati da tutti gli sportivi degni di tale nome, sono la “benemerita” dell’Atletica.
Questo il quadro da idillio politicamente corretto, in realtà solo fino a tre anni fa dovevano pagare la tessera annuale di adesione alla FIDAL, prestano la loro opera gratuitamente e se devono spostarsi con un mezzo ricevono un rimborso benzina irrisorio, partecipano a corsi di formazione e aggiornamento, stanno sui campi di gara almeno sei ore e hanno la responsabilità di tutto quanto avviene durante le manifestazioni.
Nel calcio si smette di fare l’arbitro a 45 anni, l’età media dei giudici è 60 anni, è indispensabile reclutare nuovi giudici, ma anche i pochi giovani che accettano di fare il corso, dopo al massimo un paio d’anni si allontanano, occorre trovare un sistema che renda motivante il mestiere di giudice, sia dal punto di vista dell’immagine che del ritorno economico, anche in considerazione dell’evoluzione informatica nella gestione sul campo dei vari concorsi e gare.
Anche qui si paga un errore di impostazione, come esiste una Federazione Cronometristi autonoma e nel calcio esiste l’AIA, Associazione Italiana Arbitri, così si sarebbe dovuta creare una Associazione Italiana Giudici Atletica Leggera realmente autonoma a cui la FIDAL o gli EPS dovrebbero rivolgersi per la gestione delle manifestazioni competitive pagando il servizio.
Si può ancora correre ai ripari stabilendo un piano di remunerazione in base al lavoro svolto, si potrebbero catalogare i loro compiti su tre livelli a seconda dell’impegno richiesto con un gettone di presenza, importo da concordare, per ogni livello.
Ma esiste una forte resistenza anche all’interno del GGG, il motivo ? il tabù del dilettantismo, di questo tabù ne parlerò più avanti.
Ma non basta, le norme per essere efficaci devono essere supportate dalla SANZIONE, la giustizia deve essere RAPIDA ed applicabile nel più breve tempo possibile.
Occorre una riforma del sistema giudiziario con la costituzione di una Commissione Giudicante Regionale che si riunisca ogni lunedì, esamini i referti inviati dai Delegati Tecnici ed irroghi le sanzioni relative, da multe a squalifiche individuali e di società, entro 48 ore, in questo modo si fornirebbe uno strumento di grande impatto ai GGG con maggiore rispetto, o almeno timore, da parte dei tesserati.
JANO
1° cross di Grugliasco 06 – 03 – 2016 Diario della Domenica
Un novello cross UISP, una edizione n° 1 a manifestare il desiderio di correre anche sotto casa tentando forse di limitare i costi e parimenti convincere i “liberi” locali a farsi irregimentare in qualche Società.
Quelle dei giardini cittadini trasformati in campi da “cross” così da svolgervi gare pedestri è moda, direi, discretamente recente. Non che sollevino in me gridolini di gioia (questi, abituato come fui ai VERI cross, mi sembrano gabbie) ma pur di evitare levatacce e di risparmiar benzina, ben vengano.
Del cross hanno nulla, e poco o nulla hanno pure della campestre la quale, oltre all'apertura che solitamente concede allo sguardo, offre qualche fossetto e dossetto da superare. E magari la ciliegina delle buse, mentre qui puoi trovare invece qualche siringa... L'unica cosa che le rende affini è... il verde dell'erba, ahahah.
Ecco, ora che detto “incip” ho buttato giù sabato sera, vediamo di farci contraddire da questo 1° cross di Grugliasco!
Una leggera nebbiolina mi accoglie quando metto il becco fuori di casa. Leggera leggera, ma che “lattigina” il cielo rendendo ovattata e umida l'atmosfera. Stranamente mi sento nervoso, quasi che invece di nebbiolina stagnante si trattasse di vento. Una serie di insoddisfazioni e problematiche che s'inseguono nella mente, la consapevolezza di dover intraprendere azioni che non rientrano nella mia indole, quel dannato aglio che mi presenta ogni stagione come fosse primavera. Che pizza anche lui. Eppure mi piace da morire...
Scendo così sul presto, ed arrivo sotto casa di Paracqua 10 minuti prima dell'ora dell'aggancio mentre lui, per difetto, si fa attendere 10 minuti. L'errore è mio: con il compagno di merende mai dire “7,30, al più tardi 7,35-40”. Per lui è come dire 7,40-45!
Piacevolissima sorpresa giunti che siamo al parco Porporati: sono presenti collinette! No, non ho mai calpestato i prati di questo parco (ammesso che 20 anni fa di già esistesse), così che oggi colmo una lacuna. Senza aver accanto Teresio, senza andare di corsa, ma con un amico comune parimenti gradito.
Dopo i soliti scatti di apertura ci avviamo alla sua scoperta, con Paracqua che mi stupisce non fermandosi dopo i classici 300 metri. Il “Mi fermo qui” lo dice dopo una passeggiata di una ventina di minuti, fermandosi al culmine di una collinetta.
Direi essere, il parco Porporati, una mini-mini Pellerina dove il tracciato per un “cross” può rivelarsi gradevolmente mosso. O meglio, più che mosso musicalmente andante. Sufficiente per esser selettivo nei riguardi di chi, magari poco allenato su terreni che tavoli da biliardo non sono, desidera affrontarlo alla bersagliera. Come visto fare da alcune fanciulle in seguito miserevolmente crollate.
La prima batteria, quella dei 50-55-60, si corre sotto un'atmosfera ancora grigia ma che man mano va schiarendo nei colori. Meno male; K-3II, come le disgraziate progenitrici, ha difetti di vista (e fosse solo questo...) e la luce scarsa la manda facilmente in tilt.
Sabato ho provveduto ad aumentare ancora la micro-regolazione Front-Back Focus. +3 al Trofeo Decathlon, +5 alla Rubbertex, +6 oggi, qui a Grugliasco. Altra modifica fatta (pure dal Trofeo Decathlon) è uscire dalla classica impostazione “media ponderata al centro”. Ho impostato l'area attiva AF (Matrix x Nikon) sui 27 punti in automatico e, come da tempo opero, lasciato determinato scatto e diaframma così deputando alla fotocamera la scelta degli ISO. È impossibile, data la mutevolezza delle inquadrature, impostare completamente la funzione manuale.
E oggi, inaspettatamente, K-3II si è comportata con (relativo) giudizio. Pochissime, sfumate messe a fuoco DIETRO, buon inseguimento dei soggetti, meno esposizioni ballerine (almeno alla luce del sole, che la prima batteria è stata così così). Però occorre riconoscere che questa è stata mattinata pressoché perfetta per fotografare. Il sole non è quello estivo, accecante, bensì morbido ed alla giusta altezza, e neppure vi sono riflessi atti a confonder troppo l'AF. Si, non sono mancati gli alberi, eheheh, bestia nera per le K-3. Almeno quelle mie...
Dati i difetti sempre riscontrati (che con Mercì mai si sono presentati), ho pure tenuto una posizione meno vicina a tutti voi, cosa che però è forzatura in quanto abituato a vivere la gara “dal di dentro”. Se questo porterà evidenti miglioramenti, mi adatterò.
Dei maschietti, essendo quella giovanile (J/P/S M35-49-45) la più veloce e curandomi unicamente dei primi assoluti, sullo scalino più alto del podio sale oggi Domenico Amorosi, seguito a 16” da Davide Rispoli (sono M40-44), mentre 3° è un M18-34: Marco Suleiman (16',43”).
Classico assolo di Maria Fornelli nelle femminucce, seguita a Elisa Sartoretto a 13” e Valeria Nota a 44”.
CLASSIFICA /da AtleticaValPellice)
La settimana che precede il cross di Rosta è purtroppo segnata da un lutto che colpisce da vicino. Carmelo Trovato, compagno di squadra nel GSPTtorino, martedì 8 marzo si è silenziosamente allontanato da noi. Dice Eugenio Bocchino di lui, ricordandolo nella sua trasmissione del mercoledì: “un uomo dolcissimo”. Di certo sempre sorridente e socievole, piacevole compagno delle domeniche trascorse sui campi gara. Nonché delle cene e delle gite sociali e... a-sociali.
Ne pubblico qui a fianco una immagine, salvata dal disastro del primo HD esterno unicamente perchè con altre raccolta in un CD. I dati dello scatto: ore 10 e 02 del 20 maggio 2007. La gara è quella di San Mauro.
cross di Rosta 13 – 03 – 2016 Diario della Domenica
È vero, non posso pretendere week-end baciati dal sole chiedendo, ovviamente, che questi nelle ore dello scatto sia della giusta intensità e posto alla giusta altezza, ma la pur amata pioggia no, quando scatto deve chiudere la saracinesca e attendere. È la qualità dello scatto che in primis mi preoccupa, è la pizza dell'ombrello aperto e la limitazione nei movimenti che l'acqua comporta. Eppure i meteo mostrano preoccupanti immagini di un'alba umida che va bene, prevedendo schiarite unicamente nel pomeriggio.
Quando metto in moto Poppolina non piove ma il cielo è nero assai, presentandosi con il ventre gonfio gonfio. Mi auguro si tratti di “aria” più che non di acqua, ma indubbiamente sono indispettito pensando al sole di ieri.
Un po' di pioggerellina durante il viaggio, ma al ritrovo presso l'Agriturismo “la Soldanella” si presenta sulla pelle con la leggerezza che possiede la nebbiolina. Cosa che spinge a fare un salto fotodocumentaristico all'Abbazia Sant'Antonio di Ranverso (al momento chiusa per lavori), giusto giusto prospiciente la fattoria. Per saperne di più clicca QUI. È il sito de “la Soldanella”, ma in esso, sotto la voce “vicino a noi”, sono comprese alcune pagine dedicata a detta Abbazia. Così come ad Avigliana, alla Sacra di San Michele, al Castello di Rivoli, eccetera.
Nel ritornare all'Agriturismo il cielo sopra di noi evidenzia una crepa, ma fortunatamente è cosa da poco anche se sufficiente, proprio perchè pare poca cosa, a bagnarmi per benino.
La partecipazione a questo cross è purtroppo inficiata da una contemporanea gara di importanza nazionale che si tiene a Sinalunga (Siena). Non è gara “dietro la porta”, ma importante assai dal momento che è Campionato Nazionale di cross UISP. In ogni caso chi assente è ha perso una buonissima opportunità; quella di scoprire un cross assai intrigante, piacevolmente vario nella sua agreste bellezza. Purtroppo il tempo trascorso a fotografare l'Abbazia di Ranverso mi ha tolto l'opportunità di visitare dall'interno l'Agriturismo che ci ha ospitato, così come il percorso.
Forse il bar l'avrei visitato in quanto assalito, nel ritorno dall'Abbazia, da una crisi da fame che mi ha tagliato le gambe. Due volte questa mi ha sorpreso a Candiolo, e da allora con me ho sempre qualche soccorritore nello zainetto... scordato di incamerare oggi! Il solito problema: al mattino presto fatico moltissimo a mandar giù un boccone.
Nel caso non ho visitato il bar perchè soccorso prima di crollare a terra stecchito da un TIGERrino che mi ha portato tre fette biscottate con miele.
Del percorso avrei desiderato conoscere la parte che si accosta alle sponde della Dora Riparia, del lato che più si avvicina alle falde del Musinè, ma come detto non ne ho avuto la possibilità. E mi spiace veramente perchè direi essere parte del percorso intrigante, ubriacante nelle serpentine conclusive che ho potuto scorgere e fotografare. Sarà per un domani se la luna non mi cade sulla testa...
Dei concorrenti maschili non so come solito che dire, mentre nelle femminucce ho scorto una vispa e pimpante Laurella. Della quale, mi pare “giusto e doveroso” dato il carattere di K-3II, è completamente fuori fuoco la sequenza che la ritrae diretta all'arrivo!!!
Non temete, non ho alcun desiderio di ritornare su questa dannata K-3 della quale riporto unicamente una riga tratta dalla risposta ad una mia mail. Risposta firmata dal Product Manager della FOWA (lodevole comunque il fatto che mi abbia degnato di essa): “Non vorrei però che ci fosse stato un fraintendimento nel termine “fotografia d’azione” interpretando “d’azione” esclusivamente come sinonimo di “sportiva” e non come stile di fotografia outdoor, in tutte le condizioni di scatto anche le più disagiate e meno confortevoli”.
Non fosse il fatto che “Outdoor” significa semplicemente “fotografia all'aperto”, mentre ben diverso è invece il riportato “fotografia d'azione”, funzione questa supportata da una veloce raffica (sino a più di 8 scatti al secondo), e da un discreto buffer. A peggiorare la situazione “outdoor” il fatto che in condizioni di luce scarsa la K-3 va in bambola. Ma su cosa potrò o meno fare saprò qualcosa dall'avvocato, che se mi sarà possibile farò causa per Pubblicità Ingannevole (non scordate la ciliegina dell' “assistenza tecnica presso la LTR di Torino-Monacalieri” mentre essa si trova nella realtà in Francia...).
Alle spalle di Laurella Rao (16',34”) giunge Cinzia Allasia, altra eterna ragazzina (17',50”), mentre terza a tagliare il traguardo è Daniela Negro (18',12”). Dati della classifica ufficiale.
Notata la rincorsa di un'atleta dalla partenza “attardata”, una F 45 dell'ATP, Paola Balzanti (è l'unica ATP presente), protagonista di una notevole e volitiva rimonta.
In pista con me almeno due fotografi “ufficiali” della POTHOfile. Che però non mi rendono visibili le foto (a pagamento) senza registrazione al sito. In ogni caso Tommaso, alla domanda postagli in occasione del cross di Grugliasco, mi aveva risposto non esservi problemi alla mia presenza in quanto il fotografo è amico e, se non vado a mal ricordare, pure atleta della squadra.
Però i loro scatti li avrei visionati volentieri: vi è sempre da imparare nella vita, ed io sono per natura curioso.
CLASSIFICA (da AtleticaValPellice)
L'ULTIMA MARATONA
Beppe era l'anima della squadra, quello che proponeva le gare più dure e fantasiose. Grazie a lui avevo conosciuto a 44 anni la Maratona.
"Non aver paura, ragazzo, vieni con me e vedrai che finiremo in tre ore e mezzo senza sforzo". E fu così che nel 1985 ebbi il battesimo del fuoco a Feletto in 3h30'26".
Alla riunione del giovedì sera in Corso Dante arrivava alle 9 con la fida e paziente Elisa e il "carburante", Arneis, Dolcetto o Grignolino a seconda dell'ispirazione.
Fu per questo che alla riapertura di settembre mi sorpresi non poco della sua assenza. "Sarà rimasto nel suo cascinale di S. Damiano - pensai - lo vedrò domenica a Ivrea per la 5 Laghi". Ma non fu così e dopo settembre passò anche ottobre. Lo rividi il 6 gennaio a Cafasse per il Cross del Buon Anno, in "borghese", dimagrito e stranamente silenzioso.
Finita la gara, mentre mi stavo cambiando, mi si avvicinò. "Seba, sei mio amico?". Lo guardai sorpreso: "Beppe dopo 20 anni mi fai questa domanda? Siamo poco meno che fratelli". "Ho bisogno del tuo aiuto, ma mi devi giurare su ciò che hai di più caro che non ne farai parola con nessuno". "Beppe sono a tua disposizione e conta sul mio silenzio, te lo giuro solennemente". "Mi hanno dato sei mesi di vita. Come sai ad aprile ci sarà la Maratona di Torino e io le ho corse tutte, voglio fare anche l'ultima, ma non so in che condizioni sarò; tu devi venire con me e assistermi fino alla fine". Rimasi senza parole, dissi solo "Beppe, se non ci sentiamo più l'appuntamento è per il 21 aprile al Palavela".
Solita allegra confusione di atleti, familiari e accompagnatori in Via Ventimiglia sotto un cielo imbronciato, fin dalle prime ore del mattino. Fra le maglie multicolori quando arrivo verso le 8 cerco quella biancazzurra dei miei compagni e fra tutti Beppe, sperando in cuor mio che ci abbia ripensato, ma lo vedo ancor più sottile e triste dell'ultima volta. "Beppe sei pronto?" "Avevi qualche dubbio?" Depositiamo le borse con gli indumenti e andiamo alla partenza tenendoci verso il fondo. Alle 8,50 il colpo di cannone.
La fiumana multicolore si allunga verso Moncalieri, Beppe caracolla lentamente e io con lui. A Strada del Drosso siamo nelle retrovie, ma continuiamo senza problemi fino a Orbassano. Poi sulla salita di Rivalta Beppe comincia a camminare, riprende a correre lentamente a Rivoli e continua così fino a Leumann, dove passiamo poco prima di mezzogiorno. A Grugliasco rallenta ancora e al rientro in Torino va quasi al passo. In via Po strascica i piedi. " Dai Beppe mancano solo 7 km e poi è finita". Un sorriso stiracchiato, e continua penosamente fino all'ingresso del Valentino. Pochi metri più in là davanti al Cerea va giù secco. Mi chino per tirarlo su. "Il pettorale…" "Cosa?" "Prendi il pettorale e vai al traguardo, almeno lui deve arrivare, ti prego vai, per me è finita". Obbedisco con la morte nel cuore e riprendo a correre; sulla salitella del Borgo Medievale incontro i nostri che fanno servizio: "Antonio chiama l'ambulanza, c'è Beppe che sta male". Corso Bramante, l'ultimo rifornimento, via Genova, via Ventimiglia, mi fermo di colpo. Prendo il pettorale di Beppe e lo spillo sul mio. Ecco il tappeto rosso dell'arrivo. Lo speacker annuncia: "Al limite delle 6 ore il numero 1684, Giuseppe Aimar, un bell'applauso, ce l'hai fatta Beppe !".
JANO
Trana Primavera 20 – 03 – 2016 Diario della Domenica
Eccomi qui ancora una volta alla classica che, diciamo, apre le gare su strada di questa nostra stagione 2016. Salutati gli amati cross-campestri, è la volta delle avventure segnate dal duro e, molto presto, rovente asfalto. Non faccio salti di gioia in quanto la stagione nella quale vado a immergermi è per me dichiaratamente ostile. Inizierò con l'allergia per finire di squagliare in un mare di sudore e debolezza. I mesi estivi, quelli tanto attesi e amati dalle “genti comuni”, Somadaj le vive rinchiuso in una cella frigorifera (pagando il giusto un vicino supermercato mi permette di restare in essa dalla tarda mattinata alle prime ore pomeridiane...). Quest'anno, dicono gli informatissimi addetti meteo, sarà un anno estremamente torrido, da Guinnes dei Primati. Se dovrò raddoppiare le ore nel supermercato finirò definitivamente sul lastrico.
Cielo sereno qua e là sporcato da tenui filamenti lattiginosi, temperatura che ha abbandonato il frescolino-andante-con-moto per rivestire panni decisamente primaverili. Ricordo che qualche anno fa qui mi ero presentato di già indossando i pantaloncini corti, oggi evitati per rispetto dei presenti. Ma ci stavano tutti.
Paracqua pare sereno, ma le domande che mi pone mentre Poppolina ci conduce alla volta delle terre di Sir Renzo di Avigliana denunciano pensieri inquietanti. Dopo l'iniziale ciao ciao, inizia con il chiedermi come sto, cosa anche comprensibile dato che nella telefonata di ieri sera avevo accennato di inizio sensazioni allergia-malessere, solamente che questa volta continua con un: “Hai mai pensato alla morte?...”. “Cavolo – rispondo – mica ho ancora i tuoi 88 anni (ne ha in realtà 83, ma gode se gliene aggiungo qualcuno).
Chiaramente la mia fibrillazione deve cominciare inspiegabilmente a turbarlo. “Se ti sentissi male, cosa potrei fare io?...”. Mollo il volante per stringere fortemente, con ambe le mani, proprio lì: “Che importa mai? Se “partissi” in questo momento ci spiaccicheremo contro qualche macchina, ed anche per te sarebbero problemi”. L'arcano del pensier macabro lo svela poco prima di giungere a Trana; questa notte ha fatto un sogno bruttissimo rivivendo momenti tragici della giovinezza, quando bambino venne affrontato da un omone nero che, minacciandolo di morte se avesse parlato, gli strappò il gelato dalle mani. Il sogno raccontato forse non è esattamente così, ma tanto stavo ridendo della sua “notte angosciante” che al momento non ricordo con precisione i particolari. Ma non sono lontano nel tradurre il senso del virtuale vissuto questa notte dal compagno di merende.
Gazebo, e Podistica presente con 124 iscritti a sorreggere il Sir. Da molto non vedo tanti Podistichini insieme; solitamente fanno trasferte in terre lontane, terre che non conoscono Podoandando e che certamente non vado ad informare distribuendo volantini. Per la semplice ed ovvia ragione che mi manca la Coniglietta-Modella-Velina-Badante, Podista e... “volantineggiatrice”, ahahah. Quest'anno però, dice il Gian (oggi degradato a vicepresidente), lasceremo perdere il Giappone e l'Indonesia per dedicarci a gare prossime alla città (quale, Calcutta?...).
Nel vicino (3 aprile) la Podistica si godrà la Vivicittà.
Paracqua, giunti che siamo nella piazza-raccolta-concorrenti, non vuole accompagnarmi nei quattro passi necessari per trovare novelle postazioni click. “Ho ancora le gambe che tremano...”. Forse perchè gli ho detto che questa mattina è data per presente anche Lady Lory? Non vuole perdere l'eventuale rendez-vous? Loredana è la sua passione per nulla segreta, cosa che mi permette alcuni innocenti sfottò.
In ogni caso la sua presenza pareva ovvia dato che il suo nome si legge negli iscritti della Tranese (così come la desaparecida Scricciolo). Forse la fanciulla (Lady Lory) si sta segretamente allenando, magari al Moncenisio, per la Giaveno-Aquila, gara che pare amare? O forse è il Sir che tenta di far numero inserendo a piacer suo questo o quello? Chissà se con questi dubbi riuscirò a dormire questa notte...
Trovar novelle postazioni click qui a Trana mi è impresa sempre più ardua. Il controluce, tanto meno con questa macchinetta da caffè che tengo tra le mani, mi è decisamente ostico. Occorre compensare, ma il risultato del click è impossibile da scorgere sul display. Su esso, ingrandendo l'immagine, posso unicamente trarre pallida idea del fuori fuoco. Decido infine di prender posizione all'uscita dal “budello” che si immette con una curva a 90 gradi sulla statale, salvo il fatto che, a pochi minuti dal via, sento l'ometto addetto a gestire il traffico dire ad un giovane che gli ha posto domanda una cosa sconvolgente. Mi avvicino per ottener conferma, e lui sicurissimo: : “Quando escono di qui svoltano a destra e ripetono il giro... “. E poi?
Riguardo il seguito nutre dubbi, ma non è certissimo si svolti infine a sinistra per imboccare la statale che, in salita, attraversa Trana. Mi pare di trovarmi a Ciriè, depistato dagli ometti in modo osceno, ma ormai non ho tempo per chieder conferme o smentite. E mi piazzo in una posizione utile a qualsiasi situazione di percorso. Vicinissimo, però, a chi corre, cosa nefanda per l'attrezzo agricolo che porto appeso al collo.
Ovviamente l'ometto deve aver sognato ancor peggio di Paracqua perchè nulla è cambiato nel percorso, ma la frittata è ormai cosa fatta.
Il secondo punto click lo posto nello sterrato che corre accanto al Sangone. Il sole è deciso e tecnica consiglierebbe di smorzarne gli ardori compensando un cicinin, ma siamo alle solite: questa è fotocam... caffettiera anarchica della quale ancora non ho compreso cosa intenda per giusta esposizione. Ne possiede tre: una sovraesposta, una (al mio occhio) giusta ed una terza sottoesposta. Differenze meno marcate della K-3 senza il II (2...), ma pur sempre presenti.
Mi consolo, però, prendendo visione il mercoledì degli scatti di un giovane fotografo che “placco” nel ritorno a gambero verso il traguardo. Era postato 200 metri davanti a me lungo lo sterrato, si chiama Fabio (se desideri conoscerlo clicca QUI) ed è alla sua prima esperienza “podistica”. Un bel giovane (ma l'odierna gioventù a me pare tutta bellissima), atletico quanto basta per dedicarsi alle scalate su roccia. Ama e frequenta la montagna, fotografa avvenimenti sportivi e quant'altro gli viene richiesto. Ha una Nikon D750, una FF (formato classico 24x36) di buona caratura che possiede, tra le prime FF, il tanto da me agognato display orientabile.
Di scatti ne ha fatti solamente 239, e li vende a 5 euro. Almeno, cerca di venderli perchè il risultato ottenuto con questa Nikon formato pieno sono apparsi ai miei occhi “discretamente” deficitari. Direi di scorgervi tratti di somiglianza con questa mia maledettissima K-3.
Come la K-3 sforna ottime fotografie quando non si trova, direi, sotto pressione. Non ha sbagliato la messa a fuoco, ma diversi scatti nella esposizione direi proprio di si. Poi mi si dirà che “Vede quel podista? Ha la maglietta bianca mentre questa invece è nera. Vede questo ramo? confonde l'esposimetro...”.
Comincio a credere che la fotocamera che cerco appartenga al regno dei sogni...
Successo nei maschietti, apparentemente in scioltezza, di Abdelhadi Laaouina (31',42”), seguito a 5” da Alessandro Boschi ed a 13” dal sempre grintoso Max Di Gioia. Cliccato per la prima volta in maglia Podistichina Bruno Santachiara, 4° in 43',01”.
Nelle fanciulle ritrova il primo scalino del podio la Regina Grazia Cammalleri (39',43”), seguita da Elisa Rullo (40'.16”) e... Rosy Rullo (40',21”). Non so se sono sorelle o che; Elisa corre per la Tiger Sport, mentre Rosy veste la maglia del G.S. Des Amis.
CLASSIFICA (da AtleticaValPellice)
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